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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

LETTERA  APERTA

ai cittadini ed alle forze istituzionali e sociali di Salerno,

una città  addormentata

dietro le false sicurezze della “tolleranza zero”

 

Cosa sta succedendo a Salerno?

Una città da sempre attenta alla condizione dei cittadini più deboli e  poveri, animata da una società civile viva e partecipe, organizzata in tante  realtà di volontariato e promozione sociale, viva nelle comunità ecclesiali, nei movimenti politici di base,  nelle organizzazioni sociali e culturali,   nei servizi concreti promossi dal terzo settore.

Giornali e tv locali a Salerno da giorni pongono in evidenza il bisogno di “sicurezza”, che vede il Sindaco come suo principale alfiere, sempre  in prima linea.

Si è cominciato coi lavavetri, ma “molti mesi prima di Firenze”, afferma con una punta di orgoglio il primo cittadino di Salerno, sempre più calato nella sua parte di “sceriffo” – come viene definito dalla stampa e dalle voci di popolo –   e faro della collettività, tra i plausi della maggioranza inerte di una città, spaventata e assediata fin dentro le sue mura…

Stesso trattamento per gli zingari, allontanati nei mesi passati con forza dalle nostre periferie. Una città che ha, dunque,  reagito in anticipo rispetto alle altre metropoli italiane. E quanto accaduto a Roma, e le recenti misure governative sembrano dar ragione e rafforzare questo atteggiamento, dove criminalità organizzata, delinquenza comune, povertà strutturale, squilibri planetari, finiscono tutti dentro il grande calderone della “tolleranza zero”. A livello locale, nazionale ed internazionale.

 

Ultimamente a Salerno nel bersaglio sono finiti i clochard, e,  clamorosamente, qualche giorno fa, persino  i bambini che giocano nelle piazze.  In particolare nella decorosa Piazza Flavio Gioia.

Di ieri la notizia dello sgombero forzato di un gruppo di disperati che alloggiavano abusivamente sotto un ponte, così come di un blitz in litoranea, a caccia di prostitute e rom da allontanare dai “confini” del territorio salernitano.

Come se bastasse cacciar via dal territorio gli emarginati per fare pulizia, per far ordine, per allontanare la delinquenza e il degrado, per avere benessere e tranquillità.

La triste verità è che, oggi, a Salerno, si preferiscono i presidi della forze dell’ordine ai presidi sociali.

 

La morte di Don Oreste Benzi, profeta dell’accoglienza degli emarginati e degli ultimi, per un attimo apre uno scenario su come una società, civile e non solo impaurita, dovrebbe farsi carico dei problemi degli ultimi, nell’ascolto, nella comprensione dei problemi, nella condivisione con quanti fanno fatica, nella rimozione delle cause strutturali scatenanti il degrado e l’emarginazione.

 

Ma la repressione del disagio, più che la comprensione di dove esso ha origine ed il lavoro umile e concreto per strapparlo alla radice, non è il peggio che c’è in città. E’ forse solo il suo aspetto più visibile ed eclatante.

 

I servizi sociali, quelli che non fanno rumore ma che costruiscono brandelli di accoglienza, condivisione, risposta ai bisogni fondamentali della gente,  sono allo stremo delle forze. Quasi del tutto esternalizzati ad un “terzo settore” debole e precarizzato, che non ce la fa più, oberato dai debiti contratti per non chiudere centri di accoglienza, mense, case famiglia, centri socio-educativi, servizi per le famiglie in difficoltà,  causati in parte dai ritardi nei pagamenti da parte delle amministrazioni comunali, dalle ASL, ma più in generale dalla residualità dell’attenzione e delle risorse economiche poste in gioco.

Per non parlare delle vecchie e nuove “istituzionalizzazioni”, del tentativo di rinchiudere nel ghetto o in “posti riservati”, disabili, matti,  bambini in difficoltà, extra-comunitari, soluzioni apparentemente “alternative” alle politiche di allontanamento.

Se non per motivi di sicurezza e di decoro, per evidenti ragioni di mercato.

 

Sbaglia chi concentra i meriti, così come gli  errori e le responsabilità su di una sola persona. Non basta più dividersi tra chi sta dalla parte del pianista e chi gli spara contro.

C’è bisogno a Salerno di riaccendere i motori: i cittadini, i movimenti,  la società civile organizzata non può più avere alibi. C’è bisogno di ascoltare il grido dei poveri, di capire, di discutere, di tornare a sporcarsi le mani, di riorganizzare la speranza, di lavorare per il cambiamento.

In una città addormentata, dietro le false sicurezze della “tolleranza zero”.

 

 

                      “IL MOTORE AD ARIA” *

 

 

Si gradisce la pubblicazione dei contenuti di questa lettera, che nei prossimi giorni sarà fatta firmare da cittadini ed organizzazioni salernitane

 

* “IL MOTORE AD ARIA” è  un’articolata iniziativa, promossa da MOVI,  MOVIMENTO DI VOLONTARIATO ITALIANO – L’IPOTENUSA -  OASI – IMPEGNO E SOLIDARIETA’ – PAIDEIA.

“IL MOTORE AD ARIA” sarà presentato alla stampa nei prossimi giorni, ed  interesserà le forze civili ed istituzionali della nostra città

 

 

Per informazioni e contatti, rivolgersi a:

Paolo Romano, responsabile Regionale MOVI Campania

Cell. 339 7855833 – 335 1449646 – tel. 089 722887

E-mail : paoloromano.ipotenusa@fastwebnet.it


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