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Visita della Signora Franca Ciampi all'Associazione "La Nostra Famiglia"

Bosisio Parini (LC), via Don Luigi Monza, 20

giovedì 8 maggio 2003

E’ un momento importante per l'Associazione, in quanto testimonia la grande attenzione della Signora Ciampi nei confronti dei bambini con disabilità e il suo interesse per la "cittadella di Bosisio", un ospedale "friendly" pensato e costruito attorno a chi soffre.

E’ inoltre una festa tutta al femminile, in quanto la moglie del Capo dello Stato incontra una grande realtà, frutto dell’opera di altre donne, le Piccole Apostole della Carità.

Ad accogliere la Signora Ciampi ci saranno innanzitutto i bambini, poi genitori, operatori e i massimi vertici dell’Associazione: la Presidente Zaira Spreafico, la Direttrice Generale Gabriella Zanella, il Presidente dell’IRCCS "Medea" Domenico Galbiati e il Direttore Scientifico Nereo Bresolin.

La Signora Ciampi visiterà quindi il 4° padiglione, dove si svolgono attività di riabilitazione nel campo delle disabilità infantili e di ricerca nel settore delle neuroscienze.

E' ormai consolidato il rapporto tra il Quirinale e l’Associazione: già il Presidente Oscar Luigi Scalfaro aveva visitato per quattro volte un centro de "La Nostra Famiglia" conferendo inoltre alla Presidente Zaira Spreafico l'Onorificenza di Grande Ufficiale dell'Ordine "Al merito della Repubblica Italiana", per essersi particolarmente distinta come donna impegnata in attività svolte a fini sociali, filantropici ed umanitari.

Nell’autunno 2001, il Presidente Carlo Azeglio Ciampi aveva ricevuto in visita privata una delegazione dell’Associazione, a conferma della sua particolare sensibilità e attenzione nei confronti della sanità in generale, e dell'handicap in particolare.

La visita della Signora Ciampi conferma ulteriormente un interesse che sottolinea la necessità irrinunciabile di strutture che abbiano come scopo primario lo sviluppo della scienza a favore dei bambini disabili.

 

 

"La Nostra Famiglia" di Bosisio Parini:

"Family and Child FRIENDLY HOSPITAL"

Gli Ospedali di alta specialità dell'Istituto di Ricovero e Cura a carattere Scientifico "E.Medea" e i Centri di Riabilitazione Territoriali dell’ Associazione "La Nostra Famiglia" hanno una caratteristica comune: la loro missione è farsi carico del bambino portatore di una disabilità, non solo per la riabilitazione di tale disabilità, ma anche per condividerne e alleviarne la sofferenza che la accompagna, sia essa fisica, psicologica o esistenziale.

Quindi le strutture sanitarie ad alta specializzazione, organizzate in Italia o in altri Paesi del mondo da "La Nostra Famiglia", hanno una caratteristica comune e inconfondibile: sono, e amiamo chiamarle, "Family and Child FRIENDLY HOSPITALS": Ospedali Amici del bambino e della sua famiglia.-

Che cos'è un "FRIENDLY HOSPITAL"?

E' prima di tutto un luogo in cui ogni persona si sente accolta "come in famiglia" e dove tutto concorre a far sentire a proprio agio il piccolo paziente e chi lo accompagna.

E' un luogo in cui ad un rapporto connotato da grande professionalità e competenza si associa quello connotato da altrettanta umanità, ascolto e condivisione.

E' un luogo costruito e mantenuto pensando a soddisfare le esigenze non solo di chi vi lavora, ma anche di chi dovrà "abitarlo" e soggiornarvi per qualche tempo: il bambino e il familiare, prevalentemente la mamma.

E' un luogo nel quale la bellezza che si apprezza nella proprietà, adeguatezza e cura dell'ambiente è il segno esteriore di un altro tipo di bellezza: quella che scaturisce

dal veder operare l'intelligenza degli uomini a servizio del bene altrui;

dal rigore intellettuale e metodologico con cui si affrontano i problemi;

dal vedere operare insieme una comunità di persone per uno scopo condiviso;

dal constatare che c'è chi, a differenza di altri, "si accorge" o "presta attenzione" alla persona sofferente.

Friendly Hospital è un luogo dove il cammino verso il bambino disabile e la sua famiglia è fatto dispiegando tutta la potenza - consapevolmente relativa - del nostro sapere scientifico, adattando tale sapere alle nuove conoscenze e alle nuove tecniche. Un luogo cioè dove dall'esperienza diretta si possano trarre nuove regole e modelli di intervento;

Friendly Hospital è uno spazio di vita dove una comunità di operatori applica e sperimenta insieme alla persona disabile e alla sua famiglia le tecniche più accurate di intervento, selezionando quelle modalità di adattamento da verificare e da applicare poi nella quotidianità di vita;

Friendly Hospital è un luogo, infine, dove l'esterno -ciò che sta nella società- è continuamente presente e non escluso: un ospedale aperto, in osmosi con l'ambiente.

Il FRIENDLY HOSPITAL: la famiglia, il gioco, la scuola

Un Ospedale per la riabilitazione infantile (RH) deve avere come obiettivo anche quello di migliorare le risorse della famiglia, fornendo, quali aiuti specifici:

tecniche per imparare a gestire bambini con particolare difficoltà

competenze per migliorare la capacità di comunicazione e condivisione tra i coniugi, che si vedono caricati, con la disabilità del figlio, di una responsabilità più grande.

Ma se l'ospedale dedicato alla riabilitazione del bambino è il luogo dove si sperimentano e si applicano le tecniche o le modalità di adattamento che devono poi essere trasposte nella vita quotidiana, è necessario ricomprendere anche quegli ambiti che fisiologicamente caratterizzano l'esistere di un bambino: il gioco e la scuola.

Non perché il gioco sia una terapia o perché la scuola debba essere snaturata dalla sua funzione, ma perché sono ambiti dove naturalmente debbono essere applicate quelle funzioni che risultano deficitarie nel disabile.

Come sperimentare nuove forme di relazione "amichevole" con l'ambiente scolastico, una volta terminato il periodo intensivo di cura? Noi abbiamo immaginato e stiamo sviluppando una forma di counseling via web quale tentativo per gettare un ponte fra due mondi.

L'Organizzazione Sanitaria che questo nostro tempo vuole mettere in atto è fortemente connotata dal considerare la malattia come un episodio da chiudere al più presto: poiché ciò è auspicabile, la brevità della degenza coincide con il livello di qualità della cura e conseguentemente con la sua corrispondente valorizzazione economica.

Il FRIENDLY HOSPITAL, invece, non abbandona il paziente alla dimissione ma sa che è necessario e doveroso "accompagnarlo" anche con interventi sanitari e sociali di lungo periodo. Anche in questo l'accostamento del termine "famiglia" all'ospedale di Riabilitazione e al rapporto tra ospedale e pazienti ha una sua pertinenza. Come pure quello di "comunità solidale", che deve sostituire il termine più generico di " società civile".

Il FRIENDLY HOSPITAL di Riabilitazione e le sue caratteristiche

Un Ospedale che si occupi di riabilitazione, per essere "friendly", deve centrare l'obiettivo di miglioramento reale del benessere del paziente.

Assurdo perciò non pensare che un ospedale amico, oggi, non debba essere "inondato" dal verde, non perché sia curativo, ma perché la nostra sensibilità sociale attribuisce al verde una componente fondamentale del nostro benessere.

Impossibile pensare ad un Ospedale amico senza sovrabbondanti benefit a disposizione del paziente.

Il FRIENDLY HOSPITAL di Riabilitazione e il territorio

Nessuna struttura ospedaliera vive senza la linfa che deriva da una continua presenza della società civile: la struttura ospedaliera va saldamente ancorata alla realtà territoriale in cui sorge. L’Ospedale "friendly" è quindi un luogo vivo, in osmosi con l'ambiente sociale, sensibile ai gusti dell'epoca, coerente rispetto alla tipologia di problemi di cui si deve occupare. E proprio la coerenza degli interventi, in un contesto di rapido sviluppo tecnologico, impone una crescente specializzazione: un territorio vivo sollecita la specificità e si preoccupa di mettere in rete le proprie risorse.

Dalla logica della competizione, dunque -in verità molto anomala, perché la cura è nata dalla solidarietà verso l'ammalato- alla logica della cooperazione.

IL FRIENDLY HOSPITAL come comunità etica che fa della ricerca un servizio alla persona

Le strutture ospedaliere per essere friendly non solo devono essere luoghi in osmosi con l'ambiente esterno, ma devono diventare cittadelle della scienza a favore della persona ammalata: "scienza e tecnica a servizio della carità" dice don Luigi Monza, Fondatore de "La Nostra Famiglia".

E proprio il quotidiano incontro con chi soffre può consentire di farci mettere al servizio dell’uomo tutto lo spaventoso potere della tecnica.

La ricerca scientifica inoltre, con il rigore che impone anche a livello metodologico e con la necessità di non dare mai nulla per definitivamente acquisito, può porre un freno al tragico opportunismo che sta trasformando l'incontro con l'altro che soffre in una banale incombenza quotidiana, soggetta a mutevoli convenienze.

Ricerca anche come antidoto al "capitalismo compassionevole", che sta snaturando concetti come solidarietà e prossimità; ricerca inoltre come argine all’assistenzialismo di una società opulenta che immagina così di tacitare la propria cattiva coscienza.

Perché esiste anche una ricerca "economicamente non produttiva" ma che è a vantaggio della collettività e come tale deve essere riconosciuta e finanziata dalla collettività. E quale occasione migliore di sperimentare tale evoluzione nei nuovi ospedali dedicati a quelle persone che istintivamente più scuotono le coscienze, cioè i malati terminali e i disabili, specie se bambini? Lavorare in questi settori è tutt'altro che un business economico, ma certamente è un investimento sociale di prim'ordine e perciò consono alla missione della nostra Istituzione.

Solo il bilancio sociale sarà allora l'unità di misura della attività svolta: integrazione territoriale, miglioramento dei parametri di benessere collettivi del territorio di riferimento, ricerca effettuata, sperimentazioni condotte, soddisfazione non solo del cliente ma anche di chi opera all'interno dell'ospedale. Solo allora l'ospedale sarà compiutamente "friendly".

IL Friendly Hospital è in definitiva l'opportunità che ci è offerta di vincere la sfida di riuscire a creare una comunità etica stretta attorno al metodo scientifico e alla passione per l'uomo, specie se piccolo, debole e in difficoltà.


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