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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

Ricerca di ''On the Road'' sul rapporto tra prostituzione ed uso di stupefacenti. Un fenomeno sottaciuto

 

Una ricerca su prostituzione e uso di sostanze stupefacenti quella realizzata dall’associazione On the Road, che viene presentata oggi nell’ambito del Seminari dedicato a ''Dipendenze e prostituzione: le buone pratiche''. Un lavoro realizzato sul campo, nei luoghi dove le persone si prostituiscono e dove operano i servizi socio-sanitari.


Affermano i relatori: “Appare quantomeno singolare come in Italia, nonostante la nascita di studi ad hoc sulla prostituzione, alcuni elementi strutturalmente connessi ad essa non siano mai stati analizzati, in particolare la connessione esistente tra prostituzione e uso di sostanze psicotrope”. Di conseguenza secondo gli operatori non esistono servizi, pubblici o del privato-sociale, in grado di fronteggrare e dare risposte a questo fenomeno complesso.
Secondo l’associazione, nell’analizzare questo tipo di relazione è possibile rintracciare due distinti tipi di soggetti e motivazioni: coloro che si prostituiscono per ottenere sostanze, o il denaro sufficiente per acquistarle, e coloro che si drogano per affrontare le situazioni e le difficoltà collegate all’esercizio della prostituzione. E, alla luce delle informazioni riportate, non è in discussione l’esistenza di una relazione tra prostituzione e uso di sostanze, quanto piuttosto il fatto che, spesso, il fenomeno è sottaciuto, non rilevato o non evidenziato.
Il gruppo di lavoro che ha realizzato l’indagine (formato sia da persone esperte nell’ambito della prostituzione che da personale esperto nel campo delle dipendenze) si è trovato nell’oggettiva difficoltà di impostare il lavoro su un modello che consentisse di ottenere dati quantitativi. Il lavoro, allora, tiene conto soprattutto degli aspetti “qualitativi” del fenomeno. E, in definitiva, il modello adottato è stato suddiviso in tre assi principali: un’analisi esplorativa sul rapporto tra uso di sostanze e prostituzione, attraverso l’intervista a persone che si prostituiscono per strada; una mappatura sui luoghi della prostituzione e il tentativo di quantificarne il numero di soggetti che si prostituiscono in strada; un’analisi dei nodi problematici che emergono dai servizi nell’affrontare appunto il binomio prostituzione-tossicodipendenza.

 

Indagine On The Road: per moltissime donne il primo approccio con la droga è iniziato sulla strada

 

Dalla ricerca dell'associazione "On the Road" sul legame tra prostituzione ed uso di sostanze stupefacenti emerge che per una parte rilevante del target group l'approccio con le sostanze avviene in un periodo d’età che va dall’inizio dell'adolescenza sino al periodo della giovinezza, a seconda dei contesti e delle esperienze di vita. Tuttavia, viene rilevato, “se è vero che molti uomini (prostituti e transessuali) hanno iniziato il loro rapporto con le sostanze in fase giovanile, per moltissime donne il primo approccio è iniziato in concomitanza con l’attività prostituiva. Diversamente, la tipologia di droga assunta varia in relazione all’età della prima assunzione e ad aspetti relativi alla cultura di provenienza”.


Ad esempio, mentre la cannabis (“spinello”) è facilmente individuabile come l’elemento prioritario di iniziazione con le sostanze da parte di transessuali e uomini prostituti, l’alcool, soprattutto per le persone provenienti dall’est Europa, è un elemento che si intreccia fortemente con la cultura locale, “tanto che durante le interviste non è assolutamente percepita o classificata come una sostanza psicotropa, anzi, a essa sono spesso associati i ricordi “piacevoli” di vita, con la famiglia, con le amiche, durante le feste”.


“Per alcuni, soprattutto uomini prostituti, la trasgressione è vissuta non come un processo naturale di crescita verso la maturità, ma come la ricerca spasmodica di limiti che vengono sempre più dilatati. – si legge nella ricerca - Se la causa scatenante per molti consumatori è la percezione del tempo “a orizzonte cieco”, in cui non esistono confini di certezza, la loro mancanza, dunque, porta a vivere e a “consumare” subito tutte le esperienze possibili, senza lasciarsi sfuggire nulla”. Diversamente, il consumo di droghe leggere corrisponde ad un’esigenza di evasione, di fuga e divertimento: viene considerata una scelta reversibile che corrisponde a bisogni non profondi, non centrali, e si attua in occasioni particolari.
In tendenza con le ricerche attuali, secondo la ricerca sembra che la socializzazione e la stabilizzazione delle sostanze sia un fenomeno più maschile che femminile; infatti le donne intervistate riportano un’esperienza di consumo occasionale e finalizzata ad una socializzazione consapevole dei rischi e non distruttiva: anche quando la socializzazione avviene in ambito prostitutivo, esso viene gestito e controllato senza eccessi. “L’esperienza di socializzazione delle sostanze sembra limitarsi a qualche sporadica esperienza e senza continuità. Si riscontra tuttavia una reticenza e una discrezione nella narrazione che sottende la paura del giudizio e la posizione down (clandestinità, sfruttamento, scarsa conoscenza della legge) dell’intervistato/a. Per molti degli individui intervistati la socializzazione della sostanza ha una storia precedente e indipendente dalla prostituzione”. In particolare le droghe leggere ed alcool vengono ad assumere un significato perchè contrastano il logorio nevrotico dell’esperienza quotidiana, contrastano lo stress e permettono di tirarsi su, di rilassarsi, di non aver ansie. Per i consumatori in questo caso, la droga leggera non è un surrogato all’autonomia personale, ma un modo per sostenere il peso e calmare l’inquietudine che ne deriva.

E quando la socializzazione avviene sulla strada, considerando il gruppo target (la maggior parte dichiara di aver usato sostanze in momenti di depressione, sconforto, angoscia), le sostanze (hashish, marijuana, super alcoolici) assumono sempre di più un valore di supporto, ma anche di valorizzazione. “Anche per questo, in alcuni casi, esse rappresentano un medium per una fase di transizione verso il consumo di sostanze pesanti e quindi verso la dipendenza”.
In generale, gli elementi scatenanti l’avvicinamento sono la curiosità e il tentativo di dare un significato al proprio sé, valorizzandolo. Tra i consumatori è la curiosità il motivo dominante, e la facilità di reperire sostanze sulla strada (o direttamente da chi spaccia o attraverso i clienti), rende la socializzazione della sostanza immediata. Se la curiosità è il motivo dominante tra i consumatori, tra i dipendenti diventa la valorizzazione del sé; l’iniziazione assume in questo caso una prova del proprio valore nei confronti degli altri, essa è dunque una sfida relazionale. La valorizzazione di sé è invece il motivo più forte tra i dipendenti, (diventare più grande, dimostrare come si è forti, o adulti, o più coraggioso; necessità di appartenere ad un gruppo, di farsi accettare..) raramente ha un valore di autorealizzazione nella trasgressione.
Sempre secondo la ricerca, la prima sperimentazione non avviene mai in maniera casuale, ma è il risultato di una complessa successione di esperienze psicologiche e sociali.

 

La dipendenza, la paura più grande. Aggiungere marginalità alla marginalità già vissuta

 

Ai rischi legati al "mestiere", se ne associano altri che dipendono direttamente dall’effetto "disinibitorio" delle sostanze di cui si fa uso. Dalle interviste realizzate dagli operatori dell’Associazione On The Road emerge come l’uso di sostanze durante l’esercizio della prostituzione sia associato a numerose forme di rischio (sia percepite che vissute), di tipo sociale e sanitario. Se ad esempio si è consapevoli dei rischi connessi con un rapporto sessuale senza l’uso del profilattico, non viene percepito nello stesso modo che le droghe abbassano il grado di controllo di una persona, i sui tempi di reazione, il livello di attenzione, modificando stati di coscienza e i comportamenti.


Secondo l’indagine si verifica ad esempio l’incapacità rispettare il tempo da trascorrere con il cliente. “Accade di frequente – si legge - che le persone sotto l’effetto di sostanze rimangono con il cliente per intere ore senza rendersene conto, poiché alcune sostanze possono limitare la percezione del tempo”. Collegata a questo aspetto vi è anche l’incapacità di gestire il rapporto con il cliente, il quale può approfittare delle situazioni di temporanea disabilità emotiva del soggetto.


Ma il rischio maggiormente percepito dagli intervistati riguarda la dipendenza dalle droghe. Per molti intervistanti la paura maggiore è infatti di divenire quello che lo stereotipo comune identifica con il “tossico”, di aggiungere altra marginalità (la tossicodipendenza) alla situazione di marginalità già vissuta (la prostituzione).

 

Prostituzione e alcolismo

Due sono gli elementi che favoriscono la diffusione e l’uso di alcool tra coloro che si prostituiscono. In primo luogo il contesto dove le persone esercitano l’attività: la vita di strada spinge ad usare la sostanze come sostegno alla durezza della condizione stessa, e l’alcool ben si presta perché facilmente reperibile, economico e il cui consumo non è sanzionabile. L’altro elemento è la familiarità con la sostanza, acquisita nella cultura d’origine; emerge chiaramente infatti, come la diffusione di comportamenti alcooldipendenti sia una caratteristica soprattutto di donne provenienti dall’est Europa, soprattutto dalla Russia e Ucraina. E’ dalla connessione di questi due elementi che deve essere interpretato il consumo di alcool da parte delle persone che si prostituiscono. Da parte delle prostitute intervistate l’alcool sembra ripercorrere la stessa linea interpretativa e percettiva che hanno gli alcoolisti e i consumatori occasionali. E’ proprio il più facile accesso alla sostanza che ne fa un elemento privilegiato da parte di alcune donne che si prostituiscono: a differenze delle droghe che necessitano di uno spacciatore, l’alcool è immediatamente reperibile sul mercato e, soprattutto, a basso prezzo. “Il problema – si legge - sta nel fatto che tale sostanza, nonostante il facile accesso, produce dipendenza, ripercussioni fisiche, sociali e situazioni di disagio più ampie rispetto a quelle date dall’eroina, anche relativamente alla sicurezza e agli introiti derivanti dall’attività prostituiva, sebbene non vi sia una comunicazione sociale sufficientemente generalizzata”.


L’alcool è la sostanza più consumata dalle persone che si prostituiscono in strada (soprattutto donne) in quanto facilmente reperibile, culturalmente accettabile, non sanzionabile, condivisibile e, secondo chi la consuma, “controllabile”. E spesso non percepita come sostanza psicotropa. Le donne dell’est che, seppure considerano l’abuso di alcool socialmente sanzionabile, ne fanno un largo uso, sia per una sorta di costume culturale e come mezzo di socializzazione con le amiche, sia come mezzo strumentale alla condizione di prostituta (tollerare il freddo, sopportabilità della condizione). Dalle interviste emerge che la pericolosità della sostanza sta fondamentalmente in due elementi. Il primo elemento è collegato alla socializzazione con le altre persone che si prostituiscono; il secondo elemento è legato alla strada. Molte prostitute vivono in maniera angosciante l’attività prostituiva, paura, fatica, nervosismo, vengono esorcizzate attraverso l’ausilio dell’alcool, i cui effetti aiutano a sostenere gli elementi negativi, a far “sentire più forti”, a calmare quando si è nervosi. In sintesi all’alcool sono riconosciuti effetti “terapeutici”, contro fobie, paure, ansie, fatica.

Fonte: Associazione On The Road

 

Prostituzione e droga: Uso di sostanze psicotrope tra poliassunzione e polisperimentazione

 

La ricerca dell’associazione On the Road effettua una panoramica dei consumi, con riferimenti ai fenomeni della poliassunzione e della polisperimentazione, indicando quali sono le sostanze più diffuse tra chi è sulla strada.


Eroina. L’eroina entra a far parte di quelle sostanze che riducono considerevolmente le sensazioni di dolore, di paura, di ansia sostituendole con sensazioni di calma, di sicurezza di insensibilità utili a chi esercita la prostituzione sulla strada. A fronte di una funzionalità all’attività, l’uso di eroina sistematico crea una situazione di tolleranza e di dipendenza. Con la dipendenza non vi è più il piacere, ma la dose giornaliera ha il solo scopo di sedare i dolori causati dall’astinenza. E’ la sostanza elettiva di uomini prostituti e transessuali; risultano invece minime le presenze in strada di donne dipendenti da eroina, in linea con i dati forniti dalle ricerche e dalla letteratura scientifica su genere e consumo, che sostengono la presenza minoritaria del target femminile coinvolto indipendenza da eroina. In defintiva: l’eroina consente di lavorare sulla strada con maggiore tranquillità, sopportando la fatica e il freddo, attenuando il senso del pericolo e del rischio, in breve sembra essere la droga più adatta per chi si prostituisce, per questo motivo per alcuni intervistati è la regina delle sostanze.


Cocaina. Molta letteratura internazionale, sostiene che la cocaina sia diffusissima tra i sex workers, in particolare uno studio recente ha dimostrato come le donne prostitute in particolare, siano spesso associate all’uso di cocaina, perché la loro attività prostituiva è legata prevalentemente all’acquisto di cocaina o crack (sex for crack trade). La cocaina è diffusissima perché sono soprattutto i clienti a portarla, ad offrirla come merce di scambio dei rapporti sessuali, che consente di frequente anche un consumo sociale della sostanza, sono molte le donne infatti che non l’acquistano, ma la consumano esclusivamente grazie ai rifornimenti dei clienti”. Il mercato dello spaccio proveniente dall’Albania è molto consistente, lo dimostrano i sequestri delle forze dell’ordine. Nonostante questo vi è una forte reticenza delle albanesi a parlarne, sia perché associata ad eventi drammatici della loro vita, alla tratta si associa lo spaccio e il traffico di sostanze stupefacenti, sia perchè la donna non conosce neppure le sostanze. Sebbene la tossicodipendenza sia un problema diffuso in Albania, non ha tuttavia una forte rappresentazione sociale, in particolare nella popolazione femminile; inoltre la cultura albanese è più reticente a parlare di queste argomentazioni. Le motivazioni e le modalità del consumo sono le più varie: da chi l’ha usata/usa perché costretta dal protettore, a chi invece ha una forma di dipendenza dalla stessa, anzi, la cocaina diviene la causa motivante la prostituzione.

Amfetamine, farmaci e psicofarmaci.

Negli ultimi dieci anni si sente sempre più spesso parlare di droghe sintetiche, droghe di sintesi, nuove droghe, pasticche. “Sono sostanze – si legge nella ricerca - che hanno gli stessi effetti di droghe più storiche quali LSD, e hanno un effetto stimolante nei confronti del sistema nervoso, togliendo le sensazioni di fatica, di stanchezza, di sonnolenza che spesso possono esserci sulla strada. Ha una immagine molto positiva tra chi le assume, dovuta probabilmente al fatto che non è invasiva come l’eroina quando si assume per via iniettiva, e spesso sono sotto forma di compresse. Il Plagine, un amfetamina anoressizzante, è molto comune tra le persone intervistate sia per uso personale sia perché l’ hanno vista assumere da proprie colleghe”. La quasi totalità degli psicofamarci utilizzati dai sex-workers appartengono al cosiddetto “mercato grigio” delle sostanze, cioè delle sostanze che sono normalmente in commercio, ma che si possono distribuire esclusivamente dietro presentazione di ricetta medica. E’ il caso del Roipnol, Tavor, Entumil, Enumil o Tolofen ma anche di altre sostanze citate durante l’intervista. L’uso degli psicofamarci deve essere considerato da due diversi punti di vista. In primo luogo vi è la ricerca della sperimentazione; è ricorrente la frase “si prova di tutto”, soprattutto tra le transessuali e le donne. Inoltre, l’uso di psicofarmaci è dato anche dalla disponibilità di mercato: a volte, ad esempio in mancanza di cocaina, la disponibilità di psicofarmaci può essere un sostitutivo momentaneo e a buon costo, dato che i costi degli psicofarmaci sono a più basso prezzo. Le transessuali meritano una trattazione a parte per quanto riguarda l’uso di farmaci, soprattutto legati alla propria condizione di transessualismo.


Fonte: Associazione On The Road


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