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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

 

''Primo Rapporto Nazionale'': Eurispes e Fondazione Liberal indagano sul mondo dell'struzione

 

E' stato presentato questa mattina a Roma il "Primo Rapporto Nazionale sulla Scuola", che esplora il mondo dell’istruzione con l'intento di rintracciare buone pratiche e nodi critici. Lo studio è realizzato in occasione del Secondo Meeting Internazionale della Fondazione Liberal, sul tema “L’educazione e l’istruzione nel XXI secolo. La civiltà, la qualità, la libertà”, che avrà luogo a Milano dal 15 al 18 maggio 2003 e nella volontà degli estensori avrà una continuità a cadenza annuale.


"L’approccio metodologico prescelto – afferma il Gian Maria Fara, presidente di Eurispes - ha richiesto una particolare sensibilità di analisi e per questo si è proceduto a costituire un modello integrato di osservazione in grado di ascoltare i principali protagonisti del sistema scuola: genitori, studenti, docenti, dirigenti scolastici, rappresentanti delle associazioni sindacali e professionali, esperti, educatori e formatori. Si sono volute rilevare inoltre – prosegue Fara - le opinioni dei genitori sul funzionamento complessivo del sistema scolastico, sul rapporto tra la scuola pubblica e la scuola privata, sui limiti e criticità di sistema, sulla professionalità dei docenti, sull’autonomia didattica, organizzativa e gestionale della scuola italiana e sulla recente Riforma Moratti. Inoltre, si sono verificati il grado di motivazione e il livello di interesse degli studenti per la storia, raccogliendo, in particolare, le loro opinioni sulle modalità tecnico-didattiche di insegnamento della disciplina”.


Lo studio è composto da cinque sezione: Il rapporto con il futuro, Le risorse umane, materiali e ambientali, La scuola dell’autonomia tra centralismo e decentramento, Aspettative e gradimento dei cittadini sul sistema scolastico italiano e Il rapporto col passato: cultura, valori, storia (indagine campionaria realizzata tra gli studenti). Rispetto a questa impostazione Redattore Sociale ha evidenziato i dati che riguardano più da vicino il mondo del disagio, come la realtà degli alunni disabili o l'integrazione degli immigrati.

 

Oltre 146mila gli alunni disabili: 7 volte più numerosi coloro che proseguono gli studi oltre l'obbligo rispetto agli anni '90

 

Sono oltre 146.000 gli alunni disabili presenti nella scuole statali italiane nell'anno del 2002-2003 e attualmente coloro che proseguono gli studi oltre l’obbligo scolastico sono 7 volte più numerosi rispetto all’inizio degli anni ‘90. Secondo il “Primo rapporto nazionale sulla scuola”, realizzato dalla Fondazione Liberal e dall’Eurispes e presentato oggi a Roma, in Italia il grado di integrazione degli alunni disabili è buono ed i risultati delle scelte compiute nel Paese in questo senso “sono ormai molto vicini agli obiettivi prefissati". Del 2% di bambini disabili sul totale, infatti, l’1,84% va a scuola ed è anche cresciuto il livello di istruzione (il 38% dei disabili tra 15 ed i 44 possiede un diploma o una laurea). L’incremento, secondo l’indagine, è stato superiore, più rapido ed ha riguardato in misura maggiore le donne rispetto a quello registrato fra gli individui non disabili.
Ad essere iscritti nelle scuole italiane sono soprattutto bambini e ragazzi che mostrano un “disagio psico-fisico”, il più diffuso tra gli alunni; i disabili sensoriali (visivo e uditivo) sono invece molto pochi - lo 0,1% - sulla presenza complessiva di disabili nelle scuole.


Secondo i dati forniti dall’indagine la percentuale di alunni disabili tra gli iscritti nelle scuole non statali è circa un terzo (0,67%) di quella relativa alle scuole statali (1,81%).
In generale la scelta del tipo di scuola cade principalmente sugli istituti professionali (63,21%), tecnici (18,46%) e artistici (9,54%); infine, i licei classici e scientifici (8,8%). Fra le scuole di istruzione professionale poi, si prediligono gli istituti professionali per l’agricoltura e l’ambiente, per l’industria edile ed quelli per i servizi commerciali e della pubblicità.


Nell’ultimo decennio l’incremento più significativo si è registrato nelle scuole materne e superiori: nella scuola dell’infanzia gli alunni disabili sono lo 0,97% del totale, nella scuola elementare sono il 2,09%, nella scuola media sono 2,67%. Secondo Eurispes l’elevamento dell’obbligo scolastico ha contribuito in misura significativa all’aumento del numero di alunni disabili all’interno della scuola secondaria.


Una maggiore integrazione si registra nel Lazio (2,23% la percentuale degli alunni disabili), la più bassa in Basilicata (1,32%) e secondo l’indagine all’origine di queste differenze c’è “una disomogeneità nella valutazione delle certificazioni dell’handicap”. Lo studio inoltre sottolinea come nel tempo la presenza di alunni con disabilità sia aumentata soprattutto in alcune regioni: Molise (70,4%), Emilia Romagna (57,9%) e Campania (53,8%).

 

In sei anni cresciuti del 35% gli insegnanti di sostegno, ma il 27,5% segue 4 alunni

 

I posti di sostegno per gli alunni disabili sono aumentati dall’anno scolastico 1997/98 a quello del 2002/03 del 35,1%, ma in misura diversa da regione a regione. L’incremento maggiore in Campania (72%) e Molise (63,1%), quello minore nel Lazio (10,2%) e in Umbria (15,3%).


Nell’anno scolastico 2001/02 gli insegnanti su posti di sostegno sono stati 70.741, di cui 28.165 supplenti; le regioni in cui è presente il maggior numero di insegnanti di sostegno sono la Sicilia, la Basilicata e la Puglia, mentre risulta più bassa nel Lazio, in Abruzzo ed in Veneto. Attualmente c’è in media un insegnate ogni due alunni disabili (il rapporto è di 1,57 nelle scuole d’infanzia e 2,06 nelle scuole medie); sul totale degli alunni i posti di sostegno invece sono pari a 1 su 102,11 (il rapporto previsto dovrebbe invece essere di 1 a 138). Il loro numero dipende anche dalla gravità della disabilità degli alunni presenti: i docenti che hanno seguito un singolo alunno (poiché il suo handicap lo richiede) nell’anno 2001/02 sono stati il 19,7% nella scuola statale, mentre nel 52,8% dei casi ad un docente sono stati assegnati 2 o 3 alunni e nel 27,5% 4 alunni. L’assegnazione di un docente ad un unico alunno disabile risulta nettamente più frequente nella scuola d’infanzia (33,85%).


Secondo questo studio, il rapporto tra alunni disabili e docenti di sostegno risulta più alto alle medie inferiori (2,12) ed alle superiori (2,04). Prendendo in analisi l’area disciplinare di riferimento nella scuola media inferiore e superiore statale, si osserva che la maggioranza dei docenti di sostegno proviene dal settore delle Scienze Motorie (25,56%), seguono quello linguistico - letterario (15,13%), delle Lingue straniere (10,58%), Arte e disegno (9,2%), Tecnologico (8,99%).

 

 

Livello di prestigio sociale attribuito alla professione dell'insegnante - Anno 2002

Livello di prestigio sociale

Valori %

Basso

26,7

Medio-basso

50,4

Medio-alto

14,5

Alto

0,4

Non risposta

8,0

Totale

100,0

 

 

Motivi di soddisfazione e insoddisfazione dell'insegnante - Anno 2002

Motivi

Valori percentuali

Soddisfazione

Insoddisfazione

Non risposta

Totale

Lo stipendio è motivo di ...

4,6

72,5

22,9

100,0

I rapporti con i colleghi sono motivo di ...

40,1

14,1

45,8

100,0

I rapporti con gli studenti sono motivo di ...

79,0

4,6

16,4

100,0

Le strutture/dotazioni scolastiche sono motivo di ...

16,8

33,6

49,6

100,0

Fonte: Eurispes, 2002  

Crescono gli alunni immigrati, in Lombardia il maggior numero. Ancora limitata la presenza femminile

 

Rispetto ad altri paesi dell’Europa in Italia gi studenti stranieri sono ancora pochi (il 2,31% in meno) ma sono comunque in aumento (+ 23,3% in un anno): nel 2001/2002 gli alunni non italiani erano 181.767 (35mila in più rispetto al 2000/2001 e 155mila in più rispetto al 1991/1992), il 2,31% della popolazione scolastica totale (contro l’1,84% del 2000/2001 e lo 0,27% del 1991/1992). L’indagine condotta da Eurispes e Fondazione Liberal ha preso in esame anche il grado di integrazione scolastica degli immigrati.


La storia dell’immigrazione in Italia ha determinato una concentrazione degli alunni stranieri soprattutto alle elementari (42,17%), mentre rimane ancora bassa la percentuale di stranieri nelle scuole superiori (13,24%). Il 24,73% degli alunni con cittadinanza non italiana è concentrato in Lombardia, il 12,60% in Veneto, il 12,55% in Emilia Romagna; le quote più basse sono quelle relative a Molise (0,12%) e Basilicata (0,23%). L’incidenza più alta di alunni stranieri sulla popolazione scolastica complessiva si trova però in Emilia Romagna (4,8%), seguita da Umbria (4,31%), Lombardia (3,8%), Marche (3,8%) e Toscana (3,7%). Le province italiane più popolose in questo senso invece Milano (19.166) e Roma (11.863), seguite da Torino (7.640), Brescia, Vicenza, Treviso, Verona, Bologna, Firenze e Modena.


Limitata la presenza femminile fra gli alunni stranieri (45,82%) inferiore a quella maschile, ad eccezione le scuole superiori dove le studentesse di cittadinanza non italiana superano gli studenti (50,53%). Gli alunni stranieri sono residenti maggiormente nel Nord-Ovest (37,79%) e nel Nord-Est (28,88%); seguono il Centro (23,32%) e, con percentuali molto più basse, il Sud (7,04%) e le Isole (3,07%) e provengono da ben 186 paesi del mondo su 195 esistenti. Il 44,3% dall’Europa (il 2,7% Ue, il 41,6% non Ue), per il 28,4% dall’Africa (51.681), per il 15% dall’Asia (27.374), per il 12% dall’America (21.825) e solo per lo 0,1% da Oceania e apolidi (265). I paesi da cui proviene il numero più consistente di alunni rimangono l’Albania (32.268), il Marocco (28.072) e la ex-Jugoslavia (18.577). Gli stranieri scelgono prevalentemente gli istituti professionali (42,53%) e gli istituti tecnici (35,62%), e con frequenza nettamente minore gli istituti classici, scientifici e magistrali (18,32%) e artistici (3,53%).


L’indagine ha analizzato anche la distribuzione delle diverse etnie nelle province italiane: a Milano ci sono soprattutto studenti provenienti dalle Filippine (9,65%), a Roma quelli provenienti dalla Romania (14,42%); a Torino, Brescia, Bologna, Verona e Bergamo gli alunni stranieri più numerosi provengono dal Marocco; a Perugia sono invece originari dell’Albania, a Vicenza della ex-Jugoslavia, a Firenze della Cina. Milano e Roma sono anche le città nelle quali è rappresentato, nelle scuole, il maggior numero di cittadinanze straniere (rispettivamente 154 e 149).

 

Meno della metà dei laureati trova il lavoro per cui ha studiato. Italia all'ultimo posto per aspettative negate

 

Solo il 47% dei giovani laureati italiani trova il lavoro per il quale ha effettivamente studiato. Una situazione che regala all’Italia l’ultimo posto nella graduatoria, dopo la Grecia. E’ uno dei risultati dell’indagine della Fondazione Liberal e Eurispes che hanno presentato stamani il “Primo rapporto nazionale sulla scuola”.


Secondo il rapporto, su 100 laureati o diplomati universitari assunti dalle imprese, circa il 65,7% ha bisogno di formazione ulteriore, con picchi del 78,7% per coloro che provengono da corsi universitari del settore chimico e del 76% per quello informatico. Il che testimonia secondo gli esperti che “l’impianto della formazione universitaria italiana è ancora troppo teorico”. La laurea tuttavia è ancora sentita come un investimento che “aiuta a tutelarsi dai rischi di disoccupazione soprattutto nel Sud”: dal diploma di maturità alla laurea il tasso di occupazione sale del 3,6% nel Nord-Est e del ben 16,5% nel Sud-Italia, dove per i laureati è pari al 76,9%.


Solo il 54,9% degli immatricolati che hanno conseguito un diploma liceale giunge al conseguimento della laurea, la percentuale scende rispettivamente al 30,5% e al 22,7% per gli immatricolati provenienti dagli istituti tecnici e professionali. In media si laurea il 32,2% in meno degli immatricolati con diploma tecnico e il 24,4% dei diplomati professionali.

 

Dispersione: 240mila ragazzi di 15-18 anni lasciano ogni anno gli studi. Fenomeno più grave nelle Isole

 

Scolarizzazione inferiore a quella dei maggiori paesi europei ed un altissimo tasso di dispersione soprattutto nella scuola secondaria e nell’università: il sistema scolastico italiano, secondo i dati del “Primo Rapporto Nazionale sulla Scuola”, è dunque “ancora caratterizzato da ritardi ed inefficienza”. I dati dello studio di Eurispes e Fondazione Liberal indicano che in Italia 240mila ragazzi tra i 15 ed i 18 anni ogni anno lasciano gli studi ed il fenomeno riguarda soprattutto i maschi. Se nelle scuole elementari l’abbandono è minimo e stabile (0,08%) e secondo gli esperti è determinato in gran parte dagli alunni appartenenti a comunità nomadi e nelle scuole medie inferiori il valore è più alto (0,33%), ma non allarmante (anche se al Sud la percentuale sale allo 0,45% con la situazione più grave in Calabria: 0,70%), il fenomeno diviene preoccupante soprattutto alle scuole superiori. Qui la percentuale degli studenti non valutati è del 4,6% (in aumento rispetto al 4,5% del 2000/01) e l’incremento riguarda tutti i tipi di scuola superiore, con l’eccezione dei licei scientifici (in calo dal 2,1% all’1,8%). La situazione risulta grave in particolar modo negli istituti professionali (8,9%), seguiti dagli istituti d’arte (6,5%) mentre i meno interessati sembrano essere i licei scientifici, i classici (2,3%) e gli istituti magistrali (3,2%).


A rischio soprattutto i primi anni delle superiori perché secondo gli esperti “rappresentano il difficile impatto col nuovo corso, con un diverso ambiente, carico di lavoro e tipo di materie”: durante il primo anno infatti la percentuale media di abbandoni è del 6,4% (10,2% nelle Isole). Secondo questo studio la percentuale degli alunni delle superiori non valutati agli scrutini finali è particolarmente alta nelle Isole (7,1%), e più bassa al Centro (3,4%); i dati relativi al Nord ed al Sud sono molto vicini (4,3% e 4,6%).


L’indagine ha preso in esame anche le bocciature, altro indice della dispersione: fra gli alunni delle elementari la percentuale dei respinti sugli scrutinati è dello 0,7%, mentre la percentuale dei ripetenti sui frequentanti è dello 0,34%. Le bocciature risultano decisamente più frequenti alle scuole medie (il 4,43% degli scrutinati, i ripetenti sono invece il 3,59% ) ed ovviamente alle superiori (14,19% gli alunni respinti, 6,3% i ripetenti).


Dal punto di vista geografico non esistono particolari differenze nelle elementari, mentre nelle medie e nelle superiori gli osservatori hanno registrato particolari problematicità nelle Isole, dove la percentuale dei respinti alle medie è del 7,5%, ben sopra la media nazionale (4,4%); mentre alle superiori è del 17,5% (contro il 14,2%% della media nazionale). Anche il numero dei ripetenti sui frequentanti è superiore alla media nazionale in tutti e tre i gradi di scuola (0,67% alle elementari, 6,12% alle medie, 8,1% alle superiori). Molto vicini alla media del Paese invece i dati relativi al Centro ed al Nord-Ovest, più bassi quelli del Nord-Est ed al Sud.


Secondo gli esperti nell’analisi delle origini della dispersione scolastica va tenuto in considerazione l’aumento progressivo degli alunni stranieri nelle scuole italiane.


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