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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo

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Reddito minimo di inserimento

Reddito minimo di inserimento: che bilancio è possibile stilare? E quale futuro si prospetta? La rivista Prospettive Sociali e Sanitarie affronta l’argomento nel suo ultimo numero, a distanza di circa due mesi dal convegno di Milano su "Reddito minimo di inserimento in Italia", promosso dall'osservatorio sulla povertà urbana dell'università "Bicocca" e Laboratorio di Politica sociale di Milano.


E’ Emanuele Ranci Ortigosa, dell’Irs, a tracciare i possibili scenari futuri per il Rmi. Ortigosa ricorda l’esperienza francese del 1988 e la decisione dell’Italia, dieci anni più tardi, di portare anche da noi il reddito minimo di inserimento, attraverso una sperimentazione biennale (1999-2000) in trentanove Comuni. Comuni collocati per la maggior parte nel Mezzogiorno e di ridotte dimensioni. Un fatto, questo, che secondo Ranci Ortigosa mirava a convogliare le risorse economiche verso aree dove la povertà era più diffusa, “ma così facendo si collocava la sperimentazione nelle situazioni di maggiore difficoltà per il positivo decollo del nuovo istituto”.


Al momento, tuttavia, il problema é: fra pochi mesi si concluderà il secondo biennio di sperimentazione e ancora non si sa cosa accadrà. Il Dpef, infatti, non prevede il rifinanziamento dell’istituto e i trecento comuni dove la sperimentazione è in corso (tanti sono diventati con il secondo biennio) sono preoccupati per l’interruzione di un processo di sviluppo e per i possibili contraccolpi sociali. “Ritengo che il Rmi vada assunto e generalizzato – afferma Ranci Ortigosa – in termini istituzionalmente adeguati e coerenti al nuovo sistema costituzionale. Il Rmi non può certamente essere introdotto come misura generale attraverso finanziamenti vincolati erogati dallo Stato ai Comuni. Il Rmi, come ogni altra misura di politica sociale, ha ora la sua fonte normativa e programmatoria nelle Regioni. Rimane però, come competenza del livello nazionale, la garanzia su tutto il territorio nazionale dei diritti civili e sociali dei cittadini, tramite la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni, comprese quelle sociali concernenti tali direttive, oggetto oggi di considerazione congiunta fra Stato e Regioni e auspicabilmente autonomie locali, assicurabili con il concorso finanziario dello Stato, delle Regioni, dei Comuni. L’integrazione dei redditi insufficienti per consentire una vita dignitosa a ogni famiglia e l’attivazione di misure nei confronti dei componenti che ne necessitano e possono utilizzarle mi pare siano il primo cruciale “livello di assistenza” da assicurare a ogni individuo e a ogni nucleo familiare (...)”.


“Anche in campo sociale – continua Ortigosa – emergono altre tematiche, sostenute da interlocutori più forti, attrezzati e competenti di quelli che si muovono attorno al Rmi. Addurre critiche quali la scarsa produzione di occupazione stabile ad opera degli interventi Rmi è pretestuoso e fuorviante. Il Rmi è, infatti, misura di politica sociale contro la povertà, non è un ammortizzatore sociale attinente le politiche del lavoro. Ha altre finalità e non può essere bocciato o promosso su quanta occupazione produca, o ha prodotto, per di più in contesti dove la disoccupazione è piaga cronica e diffusa”.


“Si affermi una soglia di reddito familiare come diritto soggettivo – continua Ranci Ortigosa – si affermi come diritto soggettivo una valutazione della condizione personale e familiare e l’offerta di conseguenti misure di inserimento. Tali determinazioni sono di livello e competenza nazionale e vanno concertate nella Conferenza Stato-Regioni e nella Conferenza unificata. Toccherà poi alle Regioni esprimere orientamenti e criteri per la realizzazione dei Liveas, e ai Comuni assicurare concretamente tali Liveas tramite il sistema integrato di interventi e servizi sociali programmati e operanti negli ambiti zonali. Si pone ovviamente il problema delle risorse disponibili per la realizzazione dei Liveas e, entro questi, del Rmi. Dato che il fondo sociale viene alimentato da più fonti, si tratta di vedere quale concorso fra Stato, Regioni e Comuni può alimentare la copertura dei Liveas e, entro questi, del Rmi nella sua duplice dimensione di assistenza e di promozione.

 

Una scelta si propone: procedere alla revisione generale delle erogazioni monetarie, prevista alla legge 328/00, o adottare semplicemente il Rmi come ulteriore misura di protezione per tutti coloro che non beneficiano delle altre attuali tutele del reddito, anche se queste sono prive della dimensione di inserimento sociale? Personalmente opto per la prima ipotesi, perché più equitativa, più omogenea al sistema dei Liveas, integrabile anche con misure volte a coprire oneri aggiuntivi propri di specifiche condizioni personali o sociali. Il Rmi non può essere, infatti, una misura isolata e sovraccaricata di funzioni. E’ una rete estrema di protezione e promozione complementare ad altre erogazioni monetarie, e ovviamente allo sviluppo dei sistemi territoriali dei servizi sociali che la stessa attuazione del Rmi richiede e stimola. Imboccare questa strada offrirebbe maggiore stimolo a un riordino complessivo del sistema delle erogazioni monetarie che ne decentrasse anche sul territorio risorse e gestione”.


Sempre per Ranci Ortigosa, “una revisione generale delle erogazioni monetarie gestite e finanziate tanto dallo Stato che dalle Regioni e dai Comuni consentirebbe anche di contenere le risorse aggiuntive che la generalizzazione del Rmi richiederebbe. La valutazione da noi condotta stimava il fabbisogno aggiuntivo in una cifra compresa fra i 2300 e i 3000 milioni di euro (...). Certo, il problema delle risorse c’è e non è ignorabile, ma può essere anche affrontato con una certa gradualità, definendo un livello di partenza abbastanza contenuto, ma in crescita programmata e scadenzata verso una soglia “a regime” dignitosa ed equa. Ritengo anche che tale soglia debba relazionarsi al costo della vita che nel nostro Paese è assai differenziato, non solo tra Nord e Sud ma anche tra contesti urbani e rurali (...)”.


In conclusione, per Ranci Ortigosa, “Il Rmi non è la panacea della miseria e dell’emarginazione sociale. Ci offre però l’opportunità di prendere seriamente atto di queste realtà e di intraprendere politiche e azioni di contrasto immediato e di promozione attiva. Nell’attuale fase storica e politica può essere un test, un indicatore, di qual'è la nostra sensibilità etica e la nostra cultura civile, sociale e politica”.

 

RMI: Reddito minimo di inserimento

È una misura che si rivolge in primo luogo a soggetti adulti in età di lavoro e alle loro famiglie, finalizzata a ridurre il disagio economico integrando il reddito, ed a fornire risorse di diversa natura affinché gli individui e le famiglie riescano a contrastare autonomamente i rischi di riproduzione familiare della povertà. L’ottenimento del RMI è subordinato alla stipula di un contratto di inserimento (sociale e/o lavorativo) tra il beneficiario e l’ente o l’agenzia che lo gestisce. Nel caso di inserimento lavorativo le attività consistono in recuperi o integrazioni formative, tirocini, stage lavorativi ecc.

(Piano Nazionale per l’inclusione 2001)

 

Reddito minimo di inserimento: nel 1999/2000 presentate oltre 55mila domande di accesso. Oltre 25mila i nuclei familiari in carico

 

Sempre sulla rivista Prospettive Sociali e Sanitarie, Sergio Pasquinelli riprende il bilancio del primo biennio di sperimentazione del Reddito minimo di inserimento, tracciato dal Dipartimento affari sociali nel maggio del 2001. Afferma Pasquinelli: “A conclusione dei due anni di sperimentazione, si può affermare che, nei 39 Comuni dove la sperimentazione si è realizzata, si sono certo manifestate diverse difficoltà, ma che nella maggior parte di essi si osservano cambiamenti e innovazioni significativi, sia in termini culturali, sia organizzativi e amministrativi, di diversa entità naturalmente, a seconda delle differenti situazioni di partenza. Si riscontra cioè l’avvio di un processo evolutivo apprezzato tanto dai beneficiari quanto dagli operatori e dai dirigenti dei servizi, dai soggetti del territorio, dagli amministratori coinvolti”.


Dunque, attenzione sull’andamento del primo biennio di sperimentazione. I 39 Comuni interessati riflettono, per collocazione territoriale, la distribuzione della povertà nel nostro Paese. Ben 24 sono situati nelle regioni del Mezzogiorno, 10 nel centro Italia e solo 5 al Nord. In quattro dei 39 Comuni prima dell’avvio della sperimentazione del Rmi non veniva erogata alcuna forma di sussidio economico; in altri 17, nel corso del 1998, sono stati invece erogati esclusivamente contributi economici straordinari. Solo nei restanti 18 Comuni si riscontrava la presenza tanto di assistenza ordinaria continuativa quanto di assistenza straordinaria una tantum.


Nei due anni di sperimentazione sono state presentate 55.522 domande di accesso alla misura e di queste ne sono state accolte 34.730, ossia il 62,5%. Il tasso medio di incidenza delle domande accolte sul totale delle famiglie residenti nei 39 Comuni è risultato pari al 4,2%. Questo tasso registra il suo minimo a Rovigo, con l’1,1%, e i suoi livelli massimi (intorno al 40%) in 3 piccoli Comuni del Sud, con popolazione di circa 10mila abitanti ciascuno. Le soglie di incidenza dei beneficiari, secondo il rapporto, evidenziano in alcune situazioni locali serie carenze in merito alla gestione della misura e all’adeguatezza dei controlli”.
Al dicembre 2000 risultavano in carico al Rmi 25.591 nuclei familiari, caratterizzati per il 64% da coppie con figli, prevalentemente del Sud; per il 15% da famiglie monoparentali e per il 13,6% da persone sole, per lo più residenti al Nord. Alla stessa data erano inseriti in programmi di inserimento 37.087 persone, pari al 42,3% dei soggetti complessivamente in carico.


La tipologia di programmi più diffusa è costituita da programmi di integrazione socio-relazionale, che coinvolgono 8.783 individui, pari al 24% del totale. Tra gli altri, il Comune di Napoli ha ampiamente fatto ricorso a questa tipologia di interventi. Alle diverse attività di integrazione sociale si affiancano le attività di cura e sostegno intra-familiare (di minori, anziani non autosufficienti, ecc...) che riguardano 7351 persone (20,5% del totale). Relativamente bassa, soprattutto al Sud, la quota di programmi di tipo occupazionale (14,9%), tra i quali figurano anche attività di orientamento al lavoro, di accompagnamento all’inserimento lavorativo e di incontro tra domanda e offerta.


Pasquinelli sottolinea come “una serie di elementi convergono a far ritenere che l’introduzione del Rmi abbia concorso a contrastare e ridurre fenomeni di esclusione sociale nei Comuni interessati. L’impatto positivo si può cogliere in termini di iniziale superamento di un approccio discrezionale e anche clientelare ai problemi dell’assistenza; del tendenziale instaurarsi di rapporti più dignitosi e corretti fra amministrazioni e famiglie in stato di bisogno su criteri più certi e obiettivi e con modalità di gestione trasparenti; di responsabilizzazione dei beneficiari e di impegno e valorizzazione delle loro risorse personali e familiari; di diagnosi delle situazioni e di progettazione di interventi e percorsi di inserimento più professionali e personalizzate”.

 

 

Reddito Medio di Inserimento
Composizione delle famiglie in carico al 31/12/2000

Comuni

N. di fam. in carico

N. medio mebri per nucleo

Composizione familiare
(valori %)

 

 

 

soli

coppie senza figli

con figli

con figli e altri membri

monogen.

altre
tipol.

Nichelino

232

2,7

32,3

8,6

27,2

2,2

25,9

3,9

Limbiate

121

2,9

22,3

5,8

32,2

1,7

28,9

9,1

Cologno Monzese

124

2,4

38,7

7,3

30,6

1,6

20,2

1,6

Rovigo 

137

2,0

47,4

5,1

19,7

2,2

16,8

8,8

Genova (Voltri/Pra)

325

2,8

23,4

9,2

26,8

1,5

36,6

2,5

Massa

543

24

36,2

6,2

25,0

2,4

27,0

3,3

Civita Castellana

131

2,3

29,0

7,6

29,8

1,5

31,3

0,8

Corchiano

18

n.d.

22,2

11,1

27,8

-

33,3

5,6

Monterosi

14

2,9

71

14,3

78,6

-

-

-

Onano

12

2,1

25,0

-

33,3

-

41,7

-

Gallese

20

2,0

4,0

-

3,0

-

3,0

-

Fabrica di Roma

38

2,4

18,4

18,4

21,1

5,3

36,8

-

Canepina

18

n.d.

27,8

16,7

5-

-

5,6

-

Pontecorvo

238

2,9

20,6

4,6

58,8

9,7

6,3

-

Alatri

258

2,0

14,7

5,4

54,3

1,6

20,2

3,9

Caserta

1.476

2,0

24,0

3,5

44,5

7,0

17,8

3,2

Orta di Atella

1.768

3,1

20,7

8,9

62,7

-

6,6

1,1

Napoli

3.695

4,8

0,6

0,6

7-

10,1

17,7

1,1

L'Aquila

607

n.d.

29,3

5,9

30,6

2,1

24,7

7,2

Isernia

202

3,6

12,9

9,9

46,0

2,5

19,8

8,9

Foggia 

2.649

3,5

10,6

4,7

59,9

3,7

20,5

0,6

Andria

1.497

3,6

6,0

9,0

78,9

1,0

5,1

-

Bernalda

211

3,2

15,2

16,1

68,7

-

-

-

Grassano

130

2,6

37,7

-

62,3

-

-

-

Isola di Capo Rizzuto

1.472

n.d.

9,1

4,4

86,5

-

-

-

Cutro

1.106

2,8

34,4

8,0

49,0

-

5,7

2,9

S. Giovanni in Fiore

1.095

2,9

22,9

6,8

54,5

0,1

12,0

3,7

Reggio Calabria

1.313

4,1

-

-

67,7

2,3

22,5

7,5

Nardodipace

60

3,1

13,3

6,7

71,7

-

8,3

-

Enna

694

n.d.

21,7

13,3

65,0

-

-

-

Barrafranca

632

3,3

9,2

12,2

69,1

1,6

7,4

0,5

Leonforte

623

2,9

17,8

6,3

67,9

2,1

5,5

0,5

Catenanuova

160

2,9

23,8

8,1

49,4

0,6

15,6

2,5

Agira

364

3,1

31,6

11,8

52,5

-

4,1

-

Centuripe

150

2,8

21,3

10,7

52,0

-

12,0

4,0

Catania (VII-IX-X)

2.165

n.d.

4,0

5,4

62,9

6,6

19,6

1,6

Sassari

726

4,1

-

-

62,9

6,3

23,1

7,6

S.Nicolò D'Arcidano

40

n.d.

9,5

3,6

75,0

11,9

-

-

Oristano

527

3,0

23,0

7,0

35,3

3,6

23,9

7,2

TOTALE

25.591

3,5

13,6

5,4

61,5

3,7

14,6

2,2

Nord

939

2,7

31,0

7,8

27,1

1,8

27,9

4,5

Centro

1.290

2,7

27,2

6,4

38,5

3,4

22,2

2,3

Sud e Isole

23.362

3,7

12,4

5,3

62,8

3,7

13,7

2,1

Fonte:  Irs, Fondazione Zancan, Cles, 2001

 

RMI - Distribuzione % dei principali esiti dei programmi al 31/12/2000

Aree regionali

ESITI

Trovata occupazione
(v.%)

Diploma scolastico
(v.%)

Diploma professionale
(v.%)

NORD

59,2

15,1

25,8

CENTRO

61,6

15,1

23,2

SUD e ISOLE

8,5

36,2

55,3

Fonte: IRS  

 

Reddito Minimo di Inserimento
La gestione delle domande al 31 dicembre 2000

Comuni

abitanti

domande presentate

domande accolte

% accolte presentate

Tot. beneficari

% benef. per ab.

Nichelino

45.609

518

352

68,0

620

1,4

Limbiate

32.469

196

148

75,5

340

1,0

Cologno Monzese

49.790

351

212

60,4

307

0,6

Rovigo 

50.925

276

217

78,6

250

0,5

Genova (Voltri/Pra)

39.000

709

537

75,7

898

2,3

Massa

67.999

1.295

834

64,4

1.288

1,9

Civita Castellana

15.992

213

186

87,3

303

1,9

Corchiano

3.319

65

37

56,9

43

1,3

Monterosi

2.232

26

19

73,1

14

0,6

Onano

1.211

24

20

83,3

25

2,1

Gallese

2.798

41

29

70,7

43

1,5

Fabrica di Roma

6.296

97

58

59,8

104

1,7

Canepina

3.072

35

28

80,0

46

1,5

Pontecorvo

13.345

375

238

63,5

694

5,2

Alatri

26.848

503

340

67,6

846

3,2

Caserta

73.797

2.320

1.851

79,8

4.582

6,2

Orta di Atella

12.154

2.400

1.830

76,3

6.188

50,9

Napoli

1.035.835

18.873

8.895

47,1

17.336

1,7

L'Aquila

69.516

1.008

839

83,2

1.618

2,3

Isernia

21.007

314

216

68,8

202

1,0

Foggia 

155.785

3.867

3.696

95,6

9.312

6,0

Andria

93.446

2.794

1.497

53,6

6.297

6,7

Bernalda

12.266

774

459

59,3

680

5,5

Grassano

5.929

191

130

68,1

371

6,3

Isola di Capo Rizzuto

12.721

1.856

1.620

87,3

1.472

11,6

Cutro

9.866

1.991

1.106

55,5

2.459

24,9

S. Giovanni in Fiore

18.821

1.749

1.488

85,1

3.098

16,5

Reggio Calabria

180.158

2.464

1.313

53,3

5.391

3,0

Nardodipace

1.532

115

79

68,7

219

14,3

Enna

28.532

904

694

76,8

2.025

7,1

Barrafranca

13.466

1.331

632

47,5

2.124

15,8

Leonforte

14.407

1.228

623

50,7

1.924

13,4

Catenanuova

5.031

348

238

68,4

472

9,4

Agira

8.941

559

437

78,2

1.009

11,3

Centuripe

6.239

324

291

89,8

415

6,7

Catania (VII-IX-X)

64.379

2.352

2.165

92,0

8.397

13,0

Sassari

121.038

2.129

785

36,9

2.959

2,4

S.Nicolò D'Arcidano

2.945

106

64

60,4

40

1,4

Oristano

33.066

801

527

65,8

1.405

4,3

 

 

 

 

 

 

 

TOTALE

2.361.782

55.522

34.730

62,6

85.818

3,6

Nord

217.793

2.050

1.466

71,5

2.415

1,1

Centro

143.112

2.674

1.789

66,9

3.406

2,4

Sud e Isole

2.000.877

50.798

31.475

620

79.997

4,0

Fonte:  Irs, Fondazione Zancan, Cles, 2001

 

Reddito minimo di inserimento: in due anni erogati 426 miliardi, circa 728mila lire a famiglia

 

Sempre per quel che concerne il bilancio del primo biennio di sperimentazione del Reddito minimo di inserimento, va detto che le dimissioni dalla misura, a fine dicembre 2000, indicavano una quota di uscite di circa il 10%. Tali ‘dimissioni’, tuttavia, sono il risultato di processi diversi. Ne sono stati individuati 3 tipi fondamentali: il superamento della condizione di bisogno (per esempio, perché è stato trovato un lavoro) nel 54,1% dei casi, l’abbandono dei programmi di inserimento per il 14% e altri motivi per il 31,9% (cambio di residenza, decesso, ricovero, ecc...). Sull’effettivo grado di riuscita della misura per determinare nuova occupazione, le testimonianze degli operatori sono diversificate. In Sicilia, Calabria e in altri Comuni del Meridione gli operatori affermano che non sempre vi è una correlazione tra Rmi e nuova occupazione.

 

Nello stesso tempo, altri affermano che l’inserimento di soggetti svantaggiati in un percorso di promozione sociale ha portato quantomeno a determinare una spirale positiva in termini di motivazioni. Comunque: almeno 873 beneficiari hanno trovato una occupazione; 2344 hanno conseguito il diploma di licenza elementare/media e 3588 hanno conseguito un diploma o un attestato professionale. A ciò va aggiunta l’opera di recupero scolastico che coinvolgevano più di 900 persone. Inoltre, grazie ai percorsi di inserimento almeno 800 famiglie (in particolare a Foggia, Genova, Catania, Napoli e altri) sono rientrate dalla morosità e dagli arretrati di pagamento. In diverse grandi città del Sud segnalata la diminuzione dei fenomeni di microcriminalità. Il Rmi ha poi permesso di prendere in carico cento persone senza fissa dimora, oltre 200 ex detenuti e diverse centinaia di persone non autosufficienti.


Infine i costi della sperimentazione. Le risorse complessivamente erogate alle famiglie nei 2 anni di sperimentazione ammontano a poco più di 426 miliardi, pari a un’erogazione media mensile di poco superiore a 728mila lire a famiglia. Di queste risorse, il 90% (pari a più di 390 miliardi) è stato destinato all’integrazione dei redditi di beneficiari residenti al Sud o nelle Isole. Oltre il 97% delle risorse complessivamente erogate alle famiglie è gravato sul Fondo nazionale per le politiche sociali, mentre la restante quota è stata sostenuta dalle singole amministrazioni comunali, che hanno compartecipato ai finanziamenti in misura diversa a seconda delle diverse disponibilità di budget.


E’ possibile stimare in oltre 12 miliardi e 250 milioni i costi complessivamente sostenuti dai Comuni per le gestione del primo biennio di sperimentazione, di cui all’incirca 6 miliardi per il personale. Sommando questo esborso agli oltre 11 miliardi di compartecipazione ai finanziamenti a carico dei fondi comunali, si è arrivati a 23 miliardi e mezzo di spesa complessiva dei 39 Comuni.


Per quanto riguarda il finanziamento per la seconda fase di sperimentazione, ha provveduto la finanziaria con 350 miliardi per il 2001 e 430 miliardi per il 2002. Tuttavia, le stime del fabbisogno finanziario necessario all’estensione del Rmi parlano di una somma oscillante tra i 4600 e i 6000 miliardi di lire. Cifra rilevante ma, secondo i promotori, non elevata in termini assoluti.
E, per il futuro, ruolo cruciale dovrà esser svolto dai Comuni, singoli o associati, a livello di ambito. Spetta ai piani di zona l’individuazione degli obiettivi strategici e delle priorità di intervento, nonché la definizione delle risorse sia organizzative che finanziarie: vanno definiti i livelli essenziali locali, i requisiti e le priorità di accesso, i criteri di accertamento, gli standard di qualità della Carta dei servizi.

 

 

RMI - Distribuzione % dei motivi prevalenti di uscita dalla misura al 31/12/2000

Motivi prevalenti

v.%

Superamento condizione di bisogno

54,1

Abbandono 

14,0

Altro motivo

31,9

Fonte: IRS  

RMI - Distribuzione % delle tipologie 
di programmi prevalenti al 31/12/2000

Tipologie di programmi

v.%

Occupazionale

14,9

Pubblica utilità

9,6

Formativo

11,6

Scolastico

14,5

Riabilitativo

2,3

Cura e sostegno familiare

20,5

Integrazione socio-relazionale

24,5

Fonte: IRS  


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