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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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UNA DEDICA IMPORTANTE

Il  3 dicembre 2002 ha assunto una valenza particolare  per due ordini di motivi :

1) è stata  l’occasione per  l’inizio delle celebrazioni relative al 2003  “ Anno europeo delle persone disabili “, secondo quanto  ha  stabilito  la  Commissione Europea ,in collaborazione con il Forum europeo dei disabili;

2) costituisce il momento conclusivo  di una campagna integrata  di comunicazione sul tema “ Non discriminazione : progettazione per tutti “, svoltasi nel corso del triennio 2000/ 2002 .

Il dedicare un anno intero alle persone disabili è una risposta  importante ed autorevole ad un interrogativo che insegnanti e studiosi del “ problema  handicap “   si pongono da tempo : chi è handicappato? Tra le varie  “risposte “ ,quella che mi è parsa più pertinente alla complessità della situazione ed anche più esaustiva, è stata fornita dal prof. Canevaro << […] la costruzione di un ambiente di apprendimento può voler  dire ridurre l’handicap che costituisce il disagio  e ridurre l’handicap che è il disagio . Possono esservi dei momenti critici in questo percorso e bisogna fare in modo che non siano esasperati >>(1)

Handicappata   è la persona alla quale l’ambiente socio -culturale in cui opera e vive e la società in senso lato, non hanno consentito di eliminare o ,quantomeno, di ridurre la situazione di difficoltà derivante dal suo deficit; alla malattia, alla menomazione non sempre è possibile trovare rimedio,ma alle loro conseguenze sul piano umano e sociale è certamente possibile: basta volerlo.  Ecco allora che la società deve attivarsi affinchè le abilità “ diverse “ di “ quella “ persona  siano valorizzate in modo tale da consentirle di non vivere negativamente il proprio deficit ; ed una delle molte iniziative che la società può attivare   è costituita da un’opera capillare di sensibilizzazione , di conoscenza delle varie “ situazioni di disagio “ nelle quali vengono a trovarsi quelle  persone  con deficit che non trovano ad esso una risposta adeguata .

Le istituzioni scolastiche, le amministrazioni comunali,provinciali ed i Consigli regionali si sono impegnate,soprattutto nel corso di questi ultimi mesi dell’anno, affinché l’importante iniziativa della Commissione Europea non passasse inosservata oppure le si dedicasse qualche dibattito molto teorico ,che non avrebbe portato contributi positivi alla soluzione del problema . Sono state attivate “ buone prassi”, progettati interventi concreti che hanno avuto e dovranno avere lo scopo di eliminare gli stereotipi, le false concezioni  sui soggetti “ diversamente abili “ . Fra tutti  i luoghi comuni   il più semplice ed il più ovvio che si deve eliminare subito è questo: ritenere che definire” handicappato” un soggetto oppure  ritenerlo “diversamente abile”, non cambi nulla . Ed è un gravissimo errore non solo concettuale ,ma soprattutto  di carattere socio-pedagogico  :  in quanto  se si progetta  un intervento  teso al potenziamento di  “ quelle “ particolari abilità  piuttosto che  mantenere l’ ” esistente “ ,eccome se la situazione cambia ,eccome  se si inizia un percorso  che porterà il soggetto “ diversamente abile”  a dare il meglio di sé e ad essere un membro attivo nella società.

La decisione assunta dalla Commissione Europea deve costituire ,quindi, un occasione importantissima per iniziare un “ cambiamento di rotta “da parte di tutta la società civile  nei confronti  delle persone  che la natura o la sfortuna  hanno  dotate di caratteristiche diverse da quelle della maggior parte dei loro simili .

Tornando  all’assunto di partenza  si può affermare che “ handicappato “ e  “ diversamente abile “ non sono sinonimi in quanto fanno riferimento a due “ filosofie “ , a due “ scuole di pensiero “ che riguardano l’essere umano in quanto persona 

Ugo Avalle
docente di Pedagogia speciale


1)     A. Canevaro, Pedagogia speciale. La riduzione dell’handicap, Mondatori, Milano, 1999, pag. 45


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