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WELFARE

(dal Redattore Sociale)

 

Oltre 5 miliardi di euro destinati ai servizi sociali dai comuni italiani

Dati Istat. La spesa pro-capite è pari a 92 euro ed è più alta nelle regioni settentrionali: 134 euro spesi dai comuni del Nord-est contro i 27 del Sud. L'assistenza riguarda soprattutto famiglie con minori, anziani e disabili: più dell'80%

 

ROMA – Ammonta a 5 miliardi 377 milioni di euro la cifra erogata dai Comuni per i servizi sociali nel 2004. La spesa pro-capite nazionale è pari a 92 euro ed è mediamente più alta nelle regioni settentrionali. A fornire questi dati è la seconda indagine censuaria dell’Istat dedicata agli interventi dei Comuni singoli e associati. Le informazioni raccolte sono articolate in sette aree di utenza dei servizi: famiglia e minori, disabili, dipendenze, anziani, immigrati, disagio adulti, utenza con più di una problematica. Gli interventi e i servizi sociali sono riconducibili a tre macro-aree: interventi e servizi di supporto, trasferimenti in denaro, strutture. Tra i principali risultati emersi si vede che i comuni del Centro e del Mezzogiorno gestiscono singolarmente la maggior parte delle attività socio-assistenziali; infatti le quote di spesa impegnate direttamente sono superiori all’85% e prossime al 100% in alcune regioni del Mezzogiorno. I comuni del Nord, invece, per adempiere alle loro funzioni socio-assistenziali si avvalgono di varie forme associative intercomunali e la quota di spesa impegnata dai singoli comuni è inferiore al 70%. L’assistenza fornita dai comuni riguarda principalmente le famiglie con minori, anziani e disabili. Su queste aree di utenza si concentra più dell’80% delle risorse impegnate, mentre i servizi destinati alle altre tipologie di beneficiari assorbono quote di spesa molto più contenute: il 7% per le politiche di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale, il 2% per gli immigrati, l’1% per i tossicodipendenti.

 

La spesa totale per l’assistenza sociale è pari allo 0,4% del Pil. Dal confronto con la prima rilevazione sull’argomento, riferita all’anno precedente, la cifra (5 miliardi 377 milioni di euro) risulta aumentata del 3,4%, mentre è rimasto invariato il rapporto fra spesa e Prodotto interno lordo. Il rapporto fra le risorse impegnate e la popolazione residente consente di inquadrare con maggior nitidezza le differenze territoriali che caratterizzano fortemente il fenomeno. Il valore più elevato si è registrato nel Nord-est, dove i comuni hanno speso mediamente in un anno 134 euro per abitante, contro una media nazionale di 92 euro. I comuni del Sud, al contrario, spendono appena 38 euro pro-capite per erogare servizi e interventi socio-assistenziali, evidenziando una netta distanza dal resto del paese e difficoltà persistenti a prendersi carico delle necessità di assistenza dei propri cittadini. In Calabria, con appena 27 euro per abitante, si raggiunge il livello più basso e non molto distante si colloca la Campania, con meno di 32 euro per abitante. Tra le regioni del Mezzogiorno il valore più alto è quello della Sardegna, con una spesa superiore alla media nazionale (circa 100 euro per abitante) e paragonabile a diverse regioni del Centro e del Nord. La spesa pro-capite più alta in Italia risulta quella della Valle d'Aosta (343 euro); seguono in graduatoria le province autonome di Bolzano e Trento, con valori ben al di sopra di 200 euro per abitante. In tutte le altre regioni del Nord e del Centro i valori sono compresi fra poco più di 100 e poco meno di 150 euro, con le sole eccezioni del Veneto (94 euro), delle Marche (quasi 93 euro) e dell’Umbria (77 euro).

 

Più diffusa al Nord la gestione associata a livello sovracomunale degli interventi e dei servizi sociali. A livello nazionale la spesa per i servizi sociali è gestita dai singoli comuni per circa il 76%, mentre circa il 17% della spesa risulta impegnata dai comuni in forma associata e quasi il 7% è gestita dai distretti socio-sanitari delle Asl per delega dei comuni. I comuni del Nord si avvalgono in misura consistente di varie forme associative intercomunali: i consorzi, i comprensori, le comunità montane, le unioni di comuni, gli ambiti sociali. La quota di spesa impegnata dagli enti associativi, infatti, è superiore al 30% in tutto il Nord Italia, con le sole eccezioni della Lombardia e dell’Emilia Romagna, dove è poco inferiore al 20%. Nelle regioni del Mezzogiorno, al contrario, i servizi socio-assistenziali sono gestiti quasi esclusivamente dai comuni singoli, con le sole eccezioni dell’Abruzzo e della Campania, dove quote importanti di spesa sono affidate ad enti associativi (il 33% e il 22% rispettivamente). Fra le regioni del Centro, la Toscana e l’Umbria sembrano aver avviato una gestione dei servizi spesso condivisa fra più comuni (nel caso della Toscana soprattutto attraverso la delega ai distretti socio-sanitari delle Asl). Marche e Lazio vedono invece una assoluta prevalenza dei comuni singoli rispetto alle associazioni.

 

L’indagine è stata svolta con il coinvolgimento della Ragioneria generale dello Stato (Rgs) e, quindi, del Ministero dell'economia e delle finanze (Mef), del Ministero della solidarietà sociale e il Centro Interregionale per il Sistema informatico e statistico (Cisis) con alcuni enti locali (Liguria, Piemonte, Veneto, Provincia di Trento, Emilia Romagna, Toscana, Marche). L'unità di rilevazione dell'indagine è costituita dai Comuni singoli e dalle loro associazioni quali comprensori e consorzi, oltre che da Comunità montane e da distretti socio-sanitari/Asl che affiancano i Comuni singoli e talvolta li sostituiscono.


Statistiche in breve
Periodo di riferimento: Anno 2004
Diffuso il: 04 aprile 2007

L’indagine censuaria sugli interventi e servizi sociali dei Comuni singoli e associati rileva informazioni sugli utenti e sulla spesa sostenuta dai Comuni per i servizi che erogano da soli e/o in associazione con altri, secondo un modello di organizzazione che può variare non soltanto tra le regioni, ma anche all'interno della stessa Regione.

Oltre al coinvolgimento della Ragioneria generale dello Stato (RGS) e, quindi, del Ministero dell'economia e delle finanze (MEF), hanno partecipato direttamente alla rilevazione il Ministero della solidarietà sociali e il Centro Interregionale per il Sistema Informatico e Statistico (CISIS) con alcuni enti locali (Liguria, Piemonte, Veneto, Provincia di Trento, Emilia Romagna, Toscana, Marche).
L'unità di rilevazione dell'indagine è costituita dai Comuni singoli e dalle loro associazioni quali comprensori e consorzi, oltre che da Comunità montane e da distretti socio-sanitari/ASL che affiancano i Comuni singoli e talvolta li sostituiscono.

Le informazioni raccolte sono articolate in sette aree di utenza dei servizi: famiglia e minori, disabili, dipendenze, anziani, immigrati, disagio adulti, multiutenza. Gli interventi e i servizi sociali sono riconducibili a tre macro-aree: interventi e servizi di supporto, trasferimenti in denaro, strutture.
I dati vengono presentati a livello regionale e di ripartizione geografica.

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Testo integrale
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Tavole
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Indice delle tavole
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Note metodologiche
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L'indagine: questionario e guida
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