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WELFARE….15 gennaio 2002

Ricercatori concordi: la legge sull’assistenza bloccata dalla mancata approvazione dei decreti attuativi

 

Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali  Legge quadro di riforma dell'assistenza

 

L'approvazione della legge quadro sull'assistenza (L.328/00)è stato evento atteso con ansia dagli operatori del settore, il tutto dopo un iter lungo e difficoltoso. La riforma, assieme al Fondo sociale nazionale, è sempre stata ritenuta il caposaldo del cammino verso un nuovo Stato sociale non pensionistico.

 
Il testo della norma, che ha unificato numerose proposte di legge, contiene alcuni capisaldi irrinunciabili.
Per prima cosa viene consolidato il nuovo ruolo per l'ente locale: la legge 328 costituisce il naturale completamento dell'evoluzione normativa già in corso con le leggi Bassanini, la legge 285/97 (infanzia), la legge 45/99 (droga), la legge per il contrasto delle povertà e altre ancora, fino al decreto legislativo n.112/98 che disciplina il trasferimento di compiti e funzioni a regioni ed enti locali anche nel comparto dei 'Servizi alla persona e alla comunità.

 
La legge in questione non è una legge di riordino ma una legge di riforma, che definisce il passaggio dal paradigma assistenziale e dal modello categoriale a un sistema di protezione sociale attiva. Alla sua base vi è il principio dell'universalismo selettivo mentre il testo contiene l'opzione di fondo del welfare municipale e comunitario, orientato a una cultura della cittadinanza. Inoltre, viene riaffermato il principio del "governare di più, gestire di meno": si tratta di una legge ad impronta fortemente federalista perché declina la responsabilità istituzionale a partire dai Comuni, cui vengono affidati poteri reali di governo e regia del sistema locale di protezione sociale.

 
Altri aspetti importanti della legge quadro: il principio fondativo del sistema è quello della sussidiarietà, sia in senso verticale che orizzontale; i diritti soggettivi si intendono fondati su livelli essenziali di prestazioni o standard omogenei di servizi; si punta a promuovere un sistema di qualità dei servizi per l'accreditamento istituzionale.

 

Cronaca dal Redattore Sociale:

 

15 gennaio 2002…La presentazione presso l'Università di Milano-Bicocca del rapporto annuale sulle politiche contro la povertà e l’esclusione sociale (rapporto redatto dalla Commissione indagine esclusione sociale, dimessasi nelle scorse settimane) è stata l’occasione per tornare sullo stato di attuazione della legge 328 del 2000, la legge-quadro sull’assistenza.

 

Chiara Saraceno, presidente della commissione stessa, era presente all’Università di Milano-Bicocca, ha affermato: “La critica mossa dal rapporto indica che le misure adottate mancano l’obiettivo di toccare i redditi più bassi in assoluto, in particolare le detrazioni fiscali toccano i redditi modesti ma non i più bassi. Si tratta di misure ininfluenti per chi è sotto ad una soglia minima. Il rapporto indica che sta crescendo la povertà dei minori e delle famiglie con minori, e sottolinea la grave assenza di incentivi in sostegno di famiglie con figli minori”.


Da parte sua Francesca Zajczyk, direttore della Facoltà di Sociologia del’Università Bicocca, mostrando i dati del rapporto ha commentato: “L’Italia, insieme all’Inghilterra, presenta la condizione di maggiore problematicità per i minori e la condizione di povertà in età infantile significa un maggiore rischio che la povertà rimanga anche nell’età adulta”.


Maurizio Ferrera, ha partecipato alla stesura del rapporto sulla povertà presentato all’Università di Milano-Bicocca. Ha dichiarato: “Nel rapporto abbiamo fatto il punto sullo stato di realizzazione della legge quadro sui sistemi sociali. Nella legge quadro sono indicati una trentina di provvedimenti attuativi che dovevano essere realizzati gradualmente; solo in rarissimi casi abbiamo verificato che le scadenze sano state rispettate. Solo sei o sette provvedimenti sono stati approvati e spesso anche al ministero non erano in grado di dirci a che punto fossero le varie approvazioni. Si sente una forte mancanza di una cabina di regia che coordini la realizzazione della legge”.

 
Il rapporto ha sottolineato lo stato di progressivo impoverimento anche delle fasce più giovani e dei minori e Maurizio Ferrera, che ha partecipato alla stesura del rapporto sulla povertà, ha dichiarato: “Nel rapporto abbiamo fatto il punto sullo stato di realizzazione della legge quadro sui sistemi sociali. Nella legge quadro sono indicati una trentina di provvedimenti attuativi che dovevano essere realizzati gradualmente; solo in rarissimi casi abbiamo verificato che le scadenze sano state rispettate. Solo sei o sette provvedimenti sono stati approvati e spesso anche al ministero non erano in grado di dirci a che punto fossero le varie approvazioni. Si sente una forte mancanza di una cabina di regia che coordini la realizzazione della legge”.


Tito Boeri, economista dell’università Bocconi, ha concordato con Ferrera, sostenendo che “in questo modo la legge quadro rimarrà una bella dichiarazione di intenti”.

 

E aggiunge: “L’Europa avrà un sempre maggior ruolo nelle politiche sociali dei vari paesi; la tendenza comune sarà probabilmente di un reddito minimo di inserimento omogeneo nei vari paesi, tentativo per raggiungere i più poveri. Dispiace solo che la sperimentazione sul reddito minimo in Italia, a mio parere, sia stata fatta senza le necessarie tecniche di controllo e analisi per capirne l’efficacia”.

********************

Dei circa trenta provvedimenti enunciati da Ferrera, al settembre 2001 sette erano i decreti previsti dalla legge 328 e approvati. Si tratta della nomina ad opera del Ministero della Solidarietà sociale della Commissione tecnica per il sistema informativo sui servizi sociali;

- del decreto ministeriale per determinare la quota di servizi riservata per anziani non autosufficienti;

- del decreto ministeriale annuale con cui si stabilisce la ripartizione delle risorse del Fondo nazionale per le politiche sociali (dal 2002 materia della legge finanziaria);

- dell’atto di indirizzo e coordinamento per permettere alle Regioni di regolare i rapporti tra enti locali e terzo settore per l’affidamento dei servizi alla persona;

- dell’atto di indirizzo e coordinamento del Consiglio dei Ministri per i criteri di riparto dei finanziamenti urgenti per le situazioni di povertà estrema;

- del Piano nazionale triennale degli interventi e servizi sociali;

- del Regolamento per definire le figure sociali da formare con corsi di laurea e regionali.

 

Oltre a questi, era in bozza anche l’adeguamento della disciplina regionale ai dettati del decreto legislativo in materia di Ipab.


Rimangono ancora inattuali, dunque, circa venti decreti, anche molto importanti. Come:

- la determinazione degli ambiti territoriali, delle modalità e degli strumenti per la gestione del sistema locale dei servizi sociali a rete;

- il decreto per definire i profili professionali delle figure professionali sociali;

- l’adozione da parte di tutte le regioni del Piano degli interventi e dei servizi sociali;

- il decreto per l’individuazione dei requisiti minimi per l’autorizzazione all’esercizio dei servizi e delle strutture a ciclo residenziale e per le comunità di tipo familiare con sede in abitazioni civili, un provvedimento legislativo che riporti modalità, termini e risorse per l’estensione del reddito minimo di inserimento come misura generale di contrasto alla povertà e altri ancora.


Ciò ha fatto sì che la legge 328 non potesse essere compiutamente applicata in tutti i suoi aspetti e ha contribuito al fallimento di parte delle politiche di lotta alla povertà.

La povertà in Italia

 

L’incidenza della povertà viene calcolata sulla base del numero di famiglie (e relativi componenti) che presentano spese per consumi. Per la misurazione della povertà relativa viene utilizzata la definizione della International Standard of Poverty Line applicata ai dati per la spesa per consumo delle famiglie. Secondo questa definizione si definisce povera una famiglia di due persone la cui spesa mensile per consumi è pari o inferiore al consumo medio pro-capite del paese. In Italia tale valore nel 2000 è pari a 1 milione e 568 mila 791 lire mensili correnti. In Italia la valutazione del fenomeno povertà viene effettuata sulla base di entrambe le soglie (povertà assoluta e relativa) utilizzando i dati dell’indagine sui consumi delle famiglie.


Nel 2000 circa 2 milioni e 707 mila famiglie, pari al 12,3% del totale delle famiglie residenti, vivono in condizione di povertà relativa per un totale di 7 milioni 948 mila individui (il 13,9% dell’intera popolazione). A caratterizzare le famiglie dove è maggiormente diffuso il fenomeno della povertà relativa sono: la presenza di più figli, l’elevata dimensione, i bassi livelli di istruzione, l’esclusione dal mercato del lavoro, la presenza di anziani o anziano solo. A fronte di una sostanziale stabilità a livello nazionale tra il 1999 e il 2000 si osserva un aumento significativo dell’incidenza di povertà nel Nord, dove il valore passa dal 5% nel ’99 al 5,7% nel 2000. Le famiglie povere spendono in media 1 milione 216 mila lire mensili, il 22,5% in meno della soglia.


 La povertà assoluta: valore monetario di un paniere di beni e servizi indispensabili affinché una famiglia di data ampiezza possa raggiungere un livello di vita “socialmente accettabile” nel paese. Viene calcolato per ciascuna ampiezza familiare aggregando le componenti alimentare, per l’abitazione e residuale. Il suo valore monetario viene annualmente aggiornato tenendo conto della variazione dei prezzi di consumo (1 milione e 55 mila lire per il 2000). Vengono definite povere le famiglie che presentano una spesa media mensile familiare inferiore o uguale al valore del paniere.

 
La povertà assoluta tocca il 4,3% delle famiglie italiane (954 mila famiglie) per un totale di 2 milioni 937 mila individui. Nel Mezzogiorno l’incidenza è del 9,4% mentre nel Centro e nel Nord è pari rispettivamente al 2,7% e all’1,6%. L’intensità della povertà assoluta a livello nazionale è del 19,3%: nel centro e nel Mezzogiorno i valori sono prossimi al 20% mentre nelle regioni settentrionali l’intensità è pari al 15,4%. Le famiglie di 4 o più componenti sono quelle che presentano l’incidenza di povertà assoluta più alta pari al 7%. Anche le famiglie di altra tipologia con membri aggregati, e gli anziani sono categorie ad alto rischio di povertà assoluta con valori dell’incidenza rispettivamente del 7,6% e del 5,3%. È sempre nelle regioni del Mezzogiorno che si evidenzia una maggiore concentrazione del fenomeno, vi risiede infatti il 70,7% delle famiglie assolutamente povere.

Povertà Italia: povertà relativa tra le famiglie con minori

 

Povertà Italia: povertà relativa tra le famiglie con minori
Per ripartizione geografica - Anno 2000 

 

Nord

Centro

Mezzog.

Italia

Migliaia di unità

 

 

 

 

Famiglie con minori

2.709

1.188

2.660

6.556

Famiglie con minori povere

184

130

698

1.011

Minori

3.891

1.764

4.435

10.089

Minori poveri

290

198

1.216

1.704

Compos. percentuale

 

 

 

 

Famiglie con minori

41,3

18,1

40,6

100,0

Famiglie con minori povere

18,2

12,8

69,0

100,0

Minori

38,6

17,5

44,0

100,0

Minori poveri

17,0

11,6

71,4

100,0

Diffus. della povertà (%)

 

 

 

 

Famiglie con minori *

6,8

10,9

26,2

15,4

Minori **

7,4

11,3

27,4

16,9

Intensità della povertà (%)

 

 

 

 

Famiglie con minori

17,4

18,4

23,7

21,8

·          Famiglie con minori povere sul totale delle famiglie con minori
** Minori poveri sul totale dei minori
Fonte:  Istat "Indagine sui consumi delle famiglie 2000"

 

Povertà Italia: diffusione tra le famiglie con figli e attività lavorativa della persona di riferimento

Povertà Italia:  attività lavorativa della persona di riferimento tra le famiglie con figli - Anno 2000 

 

Lavoratore dipendente

Lav. autonomo

In cerca 
di occup.

Altro*

Italia

Coppia o monogenitore 
con solo figli minorenni

12,6%

10,7%

43,7%

19,3%

14,0%

Coppia con monogenitore 
con solo figli maggiorenni

9,1%

6,4%

29,2%

13,6%

11,5%

Totale famiglie

9,8%

7,9%

33,1%

14,6%

12,3%

* Comprende nuclei con persona di riferimento, pensionato, casalinga, benestante, 
militare di leva e studente
Fonte:  Istat "Indagine sui consumi delle famiglie 2000"

Povertà Italia: povertà relativa tra le famiglie con figli

 

Povertà Italia: povertà relativa tra le famiglie con figli
Per tipologia familiare e ripartizione geografica 
Anno 2000 - valori percentuali

 

Nord

Centro

Mezzog.

Italia

Tipologia familiare

 

 

 

 

Coppia con un figlio minore

5,8

8,5

18,5

10,0

Coppia con due figli minori

6,7

11,2

25,2

15,9

Coppia con tre o più figli minori

*

*

34,9

26,0

Monogenitore con solo figli minori

*

*

21,2

11,4

Monogenitori con solo 
figli maggiori

5,8

14,2

22,5

12,7

Coppia con solo figli maggiori

3,9

8,1

23,1

11,1

Altre tipologie familiari
con minori

7,9

13,0

31,4

19,4

Altre tipologie familiari senza minori

8,7

12,7

30,1

15,7

Totale famiglie

5,7

9,7

23,6

12,3

 

* Valore non significativo a causa della scarsa numerosità
Fonte:  Istat "Indagine sui consumi delle famiglie 2000"

Povertà Italia: diffusione per area geografica e caratteristiche della famiglia

 

Povertà Italia: diffusione della povertà 
Per area geografica e caratteristiche della famiglia
Anni 1997-2000 valori percentuali

 

Italia

Ampiezza della famiglia

1997

1998

1999

2000

1 componente

11,2

10,0

10,1

9,3

2 componenti

11,0

11,1

11,4

11,7

3 componenti

9,9

9,7

9,2

10,5

4 componenti

12,9

13,6

14,1

14,7

5 componenti

22,3

22,7

22,9

24,3

Famiglie con figli minori

 

 

 

 

Con 1 figlio minore

11,0

10,3

10,8

12,8

Con 2 figli minori

15,9

16,8

16,4

16,4

Con 3 o più figli minori

25,8

27,3

27,0

25,5

Con almeno un figlio minore

14,0

13,9

13,9

15,1

Famiglie con anziani

 

 

 

 

Con 1 anziano

14,7

13,4

14,9

13,5

Con 2 o più anziani

17,3

18,8

17,1

20,0

Con almeno un anziano

15,5

15,2

15,7

15,6

Tipologia familiare

 

 

 

 

Persona sola con meno di 65 anni

4,9

4,8

3,2

4,4

Persona sola con 65 anni e più

16,3

14,1

15,4

13,2

Coppia con p.r.* minore di 65 anni

5,7

5,6

5,1

4,8

Coppia con p.r.* con 65 anni e più

15,8

15,6

16,1

18,5

Coppia con un figlio

9,1

9,5

8,5

9,5

Coppia con 2 figli

12,8

13,3

13,5

14,5

Coppia con 3 o più figli

23,5

23,6

24,4

25,2

Monogenitore

12,1

11,7

14,2

13,0

Altre tipologie

14,9

15,9

16,3

17,6

* p.r. Persona di Riferimento, intestatario della scheda anagrafica
Fonte:  Istat "Indagine sui consumi delle famiglie 1997/2000"


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