9  MAGGIO
a cura di Nadia Scardeoni 

Alle 13.30, in via Caetani, quasi a metà strada tra i palazzi del Pci e della Dc, in una Reanault R4 rossa viene trovato il cadavere di Aldo Moro. L'autopsia stabilirà che il presidente della Dc è stato ucciso tra le 6 e le 7 del mattino.

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http://digilander.iol.it/prclongo/prigionia.html
LE LETTERE DI ALDO MORO DALLA "PRIGIONE DEL POPOLO"

80) A Eleonora Moro
(recapitata il 5 maggio)
l’ultima lettera di Moro
Tutto sia calmo.  Le sole reazioni polemiche contro la D.C. Luca no al funerale.
Mia dolcissima Noretta,

dopo un momento di esilissimo ottimismo, dovuto forse ad un mio equivoco circa quel che mi si veniva dicendo, siamo ormai, credo, al momento conclusivo.  Non mi pare il caso di discutere della cosa in sé e dell'incredibilità di una sanzione che cade sulla mia mitezza e la mia moderazione.  Certo ho sbagliato, a fin di bene, nel definire l'indirizzo della mia vita.  Ma ormai non si può cambiare.  Resta solo di riconoscere che tu avevi ragione.  Si può solo dire che forse saremmo stati in altro modo puniti, noi e i nostri piccoli.  Vorrei restasse ben chiara la piena responsabilità della D.C. con il suo assurdo ed incredibile comportamento.  Essa va detto con fermezza così come si deve rifiutare eventuale medaglia che si suole dare in questo caso. E' poi vero che moltissimi amici (ma non ne so i nomi) o ingannati dall'idea che il parlare mi danneggiasse o preoccupati delle loro personali posizioni, non si sono mossi come avrebbero dovuto.  Cento sole firme raccolte avrebbero costretto a trattare. E questo è tutto per il passato.  Per il futuro c'è in questo momento una tenerezza infinita per voi, il ricordo di tutti e di ciascuno, un amore grande grande carico di ricordi apparentemente insignificanti e in realtà preziosi.  Uniti nel mio ricordo vivete insieme.  Mi parrà di essere tra voi.  Per carità, vivete in una unica casa, anche Emma se è possibile e fate ricorso ai buoni e cari amici, che ringrazierai tanto, per le vostre esigenze. Bacia e carezza per me tutti, volto per volto, occhi per occhi, capelli per capelli.  A ciascuno una mia immensa tenerezza che passa per le tue mani.  Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e incomprensibile.  Sono le vie del Signore.
Ricordami a tutti i parenti ed amici con immenso affetto ed a te e tutti un caldissimo abbraccio pegno di un amore eterno.  Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo.  Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo.  Amore mio, sentimi sempre con te e tienmi stretto.  Bacia e carezza Fida, Demi, Luca (tanto tanto Luca)
Anna Mario il piccolo non nato Agnese Giovanni.  Sono tanto grato per quello che hanno fatto.
Tutto è inutile, quando non si vuole aprire la porta.
Il Papa ha fatto pochino: forse ne avrà scrupolo*

*La lettera è priva di firma

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http://www.apolis.com/moro/moro/memoriale/indice.htm
INDICE DEL MEMORIALE

 PRIMA PARTE: L'INTERROGATORIO

 Nota redazionale

 I : La crisi del 1964: il Presidente della Repubblica Segni e il piano del Gen. De Lorenzo.
 II : La cosiddetta strategia della tensione e la strage di Piazza Fontana.
 III : La riforma dei servizi segreti.
 IV : I finanziamenti alla Democrazia Cristiana.
 V : Il prestito all'Italia del Fondo monetario internazionale.
 VI : Lo scandalo Lockheed.
 VII : L'accordo per la formazione dell'ultimo governo Andreotti.
 VIII : Gli ambasciatori americani a Roma.
 IX : La Presidenza della Repubblica.
 X : Ristrutturazione e rinnovamento della Democrazia Cristiana.
 XI : La famiglia Agnelli.
 XII : L'elezione di Medici alla Montedison.
 XIII : La Dc e il potere finanziario.
 XIV : Sull'esistenza di una strategia antiguerriglia della Nato.
 XV : L'On. Cossiga, l'Arma dei carabinieri.
 XVI : Sulla indipendenza della stampa italiana.

 Parte seconda: memorie e altre riflessioni.
 1. - La Costituente, De Gasperi e l'espulsione del PCI dalla maggioranza.
 2. - Ancora sulla strategia della tensione e il ruolo dell'On. Moro all'interno del partito.
 3. - L'emergenza italiana: il governo programmatico-parlamentare e la politica della fermezza.
 4. - La politica dell'Italia in Medio Oriente.
 5. - La nomina dell'On. Moro alla presidenza della DC.
 6. - Su Taviani.
 7. - Su Fanfani e Andreotti.
 8. - Su Andreatta e la formazione dell'ultimo Gabinetto Andreotti.
 9. - Il congedo dalla DC: degenerazione umana e politica di un partito.

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XVI tema - Sulla indipendenza della stampa italiana.
(Comm. stragi, II 154-155; Numerazione tematica 16)

La stampa italiana costituisce un enorme problema sia per quanto riguarda il suo ordinamento e sviluppo, sia per quanto riguarda la sua indipendenza. Il tema fu già posto da Einaudi alla Costituente, ma né allora né dopo si è riusciti a risolvere questo enorme problema di libertà e dei diritti umani. Non so come giocherà la nuova legge sulla stampa; ma è certo che la gestione giornalistica è talmente costosa da essere proibitiva. La D.C. trascina a fatica i due ultimi giornali residui (Mattino e Gazzettino Veneto), mentre analoga fatica per sopravvivere fa la Gazzetta del Popolo che è di un gruppo (piccolo gruppo) amico. Da qui la necessità in cui essa si trova di fare ricorso, in un modo o nell'altro, a Rizzoli che le permette di non chiudere. Ch'io sappia, Bodrato ha problemi di rappezzamento, non una strategia da far valere. Deve affidarsi quindi non alla propria stampa, ma alla benevolenza (sempre misurata e discutibile) di quella altrui. Il Paese è così dominato da cinque o sei testate. Questi giorni hanno dimostrato come sia facile chiudere il mercato delle opinioni. Non solo non troverai opinioni, ma neppure notizie. Forse è questo un aspetto particolare di una crisi economica, che non può non essere anche una crisi editoriale. Infatti su 20-25 seri giornali è difficile bloccare; su 5 o 6 sì.
Rizzoli è abile giocatore e dominerà fino al limite del possibile con un apporto che è difficile immaginare italiano se non nella firma. La stessa macabra grande edizione sulla mia esecuzione può rientrare in una logica, della quale forse non è necessario dare ulteriori indicazioni.
Solo un istante mi soffermo sul Messaggero, conteso tra comunisti (forse Scalfari, forse Pratesi) e socialisti cui era stato dato nel quadro di un pacifico rapporto di
centro-sinistra, poi deterioratosi, lasciando il giornale in grandi incertezze e, per così dire, diviso in pagine, ciascuna data in appalto a qualcuno (idealmente, s'intende).  La tensione tra Caracciolo e Rizzoli è forte ed il Messaggero è fortemente desiderato da entrambi o, quanto meno, è desiderato che non passi nel dominio dell'altro. La D.C. cerca di non impegnarsi. Il Tempo, che segue la D.C., è in grossa difficoltà. Stampa, Corriere, Resto, Nazione e, per la sua proprietà, il Giorno hanno una posizione normale. Ma per il resto è tutto in discussione.

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DA:
http://www.ecn.org/rete.sprigionare/moro/R140398d.html

Il 16 marzo 1978 venne rapito il presidente della Dc. Nell'agguato vennero uccisi i cinque uomini della scorta
Quei lunghi 55 giorni della tragedia Moro

16 marzo, ore 9.15. In via Mario Fani i brigatisti rossi rapiscono il presidente della Dc Aldo Moro. Poche ore dopo Moro avrebbe dovuto partecipare, a Montecitorio, al dibattito sulla fiducia al quarto governo Andreotti. Nell'agguato vengono uccisi i carabinieri Domenico Ricci e Oreste Leonardi e i tre poliziotti dell'auto di scorta Raffaele Jozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi.

16 marzo, ore 10. Le Brigate rosse telefonano all'Ansa e comunicano di aver rapito il presidente della Dc.

16 marzo, ore 10. Il preidente della Camera Pietro Ingrao sospende la seduta e anuncia il rapimento di Aldo Moro.

16 marzo, ore 11. Cgil, Cisl e Uil proclamano lo sciopero generale.

18 marzo. Dopo i funerali degli uomini della scorta di Moro, alle 12 le Brigate rosse telefonano al quotidiano romano "Il Messaggero" e indicano una cabina telefonica in cui viene trovato il "Comunicato n.1" con la fotografia del presidente della Dc. Le Brigate rosse comunicano che Moro è in una "prigione del popolo" in quanto reponsabile "dei programmi controrivoluzionari della borghesia imperialista".

19 marzo. Dalla finestra del suo studio Paolo VI lancia il primo appello ai rapitori di Moro.

20 marzo. A Torino, durante il processo a Renato Curcio, le Brigate rosse rivendicano la responsabilità politica del rapimento.

21 marzo. Il governo approva il decreto antiterrorismo: trent'anni di carcere per i terroristi, ergastolo in caso di morte dell'ostaggio; la polizia può fermare, interrogare e ascoltare le telefonate sospette.

23 marzo. Il Pci comunica la sua posizione ufficiale: lo Stato non deve trattare con le Brigate rosse.

25 marzo. A Torino, Roma, Milano e Genova le Brigate rosse fanno trovare il "Comunicato n.2", in cui annunciano di aver cominciato il "processo popolare" contro
Moro.

29 marzo. "Sono sotto un dominio pieno e incontrollato dei terroristi". Le Br fanno trovare il "Comunicato n.3": una lettera al ministro degli Interni Francesco Cossiga in cui Moro accenna alla possibilità di uno scambio.

30 marzo. La direzione della Democrazia cristiana decide di respingere ogni trattativa. Comincia la "linea dura". Alcuni giorni dopo la stessa decisione verrà confermata dai cinque partiti della maggioranza.

2 aprile. Paolo VI, durante l'Angelus, rivolge il secondo appello alle Brigate rosse.

4 aprile. Il "Comunicato n.4" delle Brigate rosse è una copia della lettera di Moro al segretario della Dc Benigno Zaccagnini: "Moralmente sei tu ad essere al mio posto, dove materialmente sono io".

7 aprile. Il quotidiano milanese "Il Giorno" pubblica una lettera di Eleonora Moro: la moglie del presidente della Dc si dissocia dalla "linea dura" e dice di voler adottare una linea di comportamento autonoma.

10 aprile. "Comunicato n.5": una lettera autografa di Aldo Moro, in cui il presidente Dc sostiene l'ipotesi delle trattative e attacca il suo compagno di partito Taviani.

15 aprile. Il "Comunicato n.6" annuncia la fine del "processo popolare" ad Aldo Moro e decreta la sua condanna a morte.

17 aprile. Amnesty International si offre come mediatore, e il segretario dell'Onu Kurt Waldheim lancia il suo primo appello.

18 aprile. In via Gradoli 94, a Roma, viene scoperto un covo delle Brigate rosse. Un comunicato, il n.7, che poi si rivelerà falso, annuncia che Moro è stato ucciso: il suo
corpo si troverebbe nel lago della Duchessa.

20 aprile. Alla redazione di "Repubblica" arriva il vero "Comunicato n.7": Moro è fotografato con una copia del quotidano del 19 aprile. E' il comunicato dell'ultimatum: "Scambio di prigionieri o lo uccidiamo". Lo stesso giorno Moro scrive a Zaccagnini, e lo rimprovera per la sua intransigenza.

21 aprile. La direzione della Dc ribadisce la "linea dura", ma la famiglia di Moro chiede di accettare le condizioni della Br. La direzione del Psi rompe ogni indugio e si dichiara favorevole alle trattative.

22 aprile. Paolo VI lancia il suo terzo mesaggio: "Io scrivo a voi, uomini delle Brigate rosse...". Anche il seretario dell'Onu Waldheim rivolge il secondo appello alle Br.

24 aprile. Il "Comunicato n.8" detta le condizioni per la liberazione di Aldo Moro: la liberazione di tredici brigatisti detenuti, tra cui Renato Curcio.

29 aprile. Moro scrive alla Democrazia cristiana: "Lo scambio è la sola via d'uscita".

30 aprile. Moro scrive a Giovanni Leone, ad Amintore Fanfani, a Pietro Ingrao e a Bettino Craxi. Alle 16.30 un brigatista telefona a casa della famiglia Moro: per
salvare la vita al presidente della Dc serve un immediato intervento di Zaccagnini.

5 maggio. Andreotti ribadisce il "no" alle trattative. Poche ore dopo, nel "Comunicato n.9", la Brigate rosse scrivono: "Concludiamo la battaglia cominciata il 16 marzo eseguendo la sentenza a cui Aldo Moro è stato condannato".

7 maggio. Viene pubblicata la lettera di Aldo Moro alla moglie: "Cara Norina, ti bacio per l'ultima volta".

8 maggio. L'ultima lettera di Moro alla famiglia.

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PER GLI INSEGNANTI DI storia contemporanea

Ho consultato le pagine on-line di Repubblica - L'Avvenire e L'Unità e non ho trovato alcun accenno alla memoria dell'Uccisione di ALDO MORO.

Un caro saluto
Nadia Scardeoni
http://www.edscuola.com/interlinea.html

IL GIORNO DEI FATTI:
9 MAG 1978 - ASSASSINIO DI MORO

Roma, 9 mag. -(Adnkronos)- Dopo un sequestro durato 55 giorni, il cadavere del presidente democristiano Aldo Moro viene ritrovato nel portabagagli di una Renault rossa che le Brigate rosse hanno parcheggiato in via Caetani, a meta' strada tra le sedi della Dc e del Pci. Si conclude cosi' la piu' fosca vicenda della Prima repubblica, iniziata il 16 marzo con il rapimento di Moro e la strage di via Mario Fani. (Ast/Zn/Adnkronos)
09-MAG-01 08:06
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http://www.stpauls.it/fc98/1098fc/1098fc28.htm
http://www.sb.shuttle.de/istituzione/italia/moromultimedia.html
http://elezioni.freeweb.supereva.it/moro.htm?p
http://www.sb.shuttle.de/istituzione/italia/moropiombo.html
http://www.clarence.com/contents/societa/speciali/991111moro/
http://www.edit2000.com/maglie/cenni.html
http://www.politicaonline.com/ubb2/Forum3/HTML/000245.html
http://www.strano.net/stragi/crono96.htm
http://www.oikos.org/terforum/_ter/000001eb.htm