"Gli insegnamenti di Alex Langer"
(Postfazione)

di Nadia Scardeoni



Posso citarmi almeno una volta?

Si, questa volta voglio citarmi perché vorrei che fosse chiaro per noi tutti che cosa ho inteso dire con l'ultima frase della pre-fazione agli scritti di Alex Langer:

"Si tratta ora di sorreggere il ponte di Pian dei Giullari, fra Alex e la sua storia", nel libretto : "ALEX LANGER non siate tristi, continuate."

Che cosa ha voluto dirci Alex in questo suo continuo spezzarsi di fronte all'ambiguità di un mondo politico che, non solo non costruisce e quindi non sorregge i ponti che sono necessari per superare i grandi solchi che separano l'uomo da se stesso, la vita dalla morte, la pace dalla guerra, l'amore dal vuoto d'amore, se non che lui non ha tollerato tutto questo.


Non l'ha tollerato a tal punto che, nel momento in cui tutti i rivoli si sono ingrossati fino a diventare un grande fiume in piena, la furia delle acque, un tempo terse e gorgoglianti dentro argini frondosi, ha travolto tutti i ponti, senza risparmiare quell'ultimo esile, nodoso, palpitante arco che un ramo di albicocco aveva formato con il peso ormai leggero del corpo di Alex.

Il peso leggero di chi lasciava i gravami di un'esistenza che tutto ci offre tranne che l'essenziale, tutto ci insegna tranne che il libero pensiero, tutto ci chiama a dire tranne che la parola amore.

Allora anche Alex ha sbagliato, ha fatto un errore di sintesi, Lui che era ed è un maestro di sintesi.

Alex ha sbagliato albero perché al posto dell'albicocco doveva dirci con più chiarezza da che parte stava.

Alex stava e sta dalla parte dell'amore e , l'albero dell'amore è, tutti lo sappiamo, l'albero di giuda, detto volgarmente "siliquastro".

Un albero che ci insegna che l'amore, anche il più sbagliato, anche l'amore di chi ci tradisce è pur sempre amore. Alex allora non è morto suicidato ma è vivo per un tradimento perché l'amore gli ha concesso di vivere una vita piena ma nascosta, dove tutto si incurva dentro i rivoli più profondi della coscienza. Una vita senza esposizione, senza visibilità eclatante, una vita in cui parola-pensiero-azione hanno costruito l'intreccio più forte che l'uomo possa stringere perché la sua vita abbia un senso.

Allora cosa ci dice Alex nei sui scritti? Alex ci dice che siamo tutti dei traditori.

Noi tradiamo quotidianamente il nostro pensiero quando diciamo che non è il caso di sforzarci verso ciò che non è ancora realizzabile, perché non ne vale la pena.

Noi tradiamo il futuro quando amministriamo la materia senza capire che l'uomo è cosi bello quando è immateriale che niente al mondo può esserci di così... bello.

Noi tradiamo Dio quando pensiamo che Dio sia un giudice inflessibile che ci sta a guardare con occhio burbero se non ...righiamo dritto. Noi tradiamo noi stessi quando non capiamo che l'amore è la cosa più preziosa che abbiamo.


Alex, allora, non è morto.

Siamo noi che non siamo vivi; noi che fingiamo di fare tante cose utili senza capire che sono perfettamente inutili se non costruiscono ponti, questi meravigliosi getti di speranza verso l'ignoto che ancora non ci appartiene, ma che non ci apparterrà mai se nessuno di noi , non prova a dire, in un luogo qualsiasi del mondo : " dove stiamo andando ?"

Ma Alex ci ha detto anche che non possiamo dire tutto questo da soli.

L'ha detto a Petra Kelly, dopo la sua morte: "troppe sono le attese che ci si sente addosso, troppe le inadempienze e le delusioni. Troppo grande il carico d'amore per l'umanità e di amori umani che si intrecciano e non si risolvono, troppa la distanza tra ciò che si proclama e ciò che si riesce a compiere."

E allora il ponte da sorreggere , fra Alex e la sua storia, tutti l'abbiamo capito, è un ponte che non verrà mai edificato se non con una forte richiesta di senso della nostra vita, nel legame indissolubile di: " io e te" e "noi e gli altri" per costruire ciò che è giusto. Che cosa è giusto, Alex?


Tu, ci stai dicendo che è giusto qualsiasi atto di buona volontà, singolo o collettivo, che converta la logica stupida di un mondo che ha incarcerato i nostri pensieri, i nostri silenzi, le nostre soste, i nostri desideri, la nostra fantasia, i nostri sogni.

Ci hai reso consapevoli dell'esistenza di un limite che ci basti Ci hai detto che è bello donare il superfluo.

Che la libertà è fruire più che possedere

Che la storia degli uomini è preziosa e ci inchioda

Che il dialogo pacifico non conosce le differenze e infine

Che il governo degli uomini è un'arte pudica che solo pochi conoscono.

 

Tu ci hai dedicato tanta attenzione Alex, lascia allora che anche noi ti facciamo una dedica:

" .....e non lasciate che chi ha mani sterili partecipi alle vostre transazioni, perché costoro venderebbero le loro chiacchiere per la vostra fatica."

 

Verona, 2 novembre 1995