L’anima degli anziani fra memoria e nostalgia

 

Il 23 giugno 1998 ho partecipato al forum di Repubblica sulla pazzia.

Mi sono lanciata , "senza rete", in un’affermazione provocatoria:

" La pazzia non esiste. Ciò che alcuni chiamano pazzia e' spesso solo una manifestazione di dolore per il misconoscimento dell' identita' da parte delle persone che si amano."

 

 

Con allegato : "Mantova 19 giugno, Palazzo del Te"

Nadia Scardeoni

Verona 20 giugno 1996

Quando l' "armonia" intercede tra gli elementi che ci sovrastano, sentiamo una grande pace, quasi il lieto presagio di una possibile futura saggezza.

Oggi, sotto il loggiato del Palazzo del Te, dentro l'armonia evocata dalle serene architetture di Giulio Romano, si é prodotto un evento di vera eleganza letteraria con la presentazione del libro di Edgarda Ferri: "Giovanna la Pazza".

Prima, il cielo plumbeo, con energiche folate di vento, ci ha esposti all'incertezza, creando un'attesa appropriata verso l'inafferrabile disagio che il titolo estrae: la pazzia, quella cosa un pò lucida e un pò ammiccante di cui nessuno sa parlare con composta scienza.

Un epiteto?

Lo psichiatra Vittorino Andreoli, catturato dalla bellezza del libro, é entrato in solidarietà con l'Autrice che ha voluto cimentarsi nei dettagli della vita privata della Regina di Castiglia per un'insofferenza recidivante verso la "storia" dei libri di storia che hanno registrato la condanna di pazzia emessa dal padre, dal marito e dal figlio, privata e pubblica, grazie al sostegno del loro potere istituzionale.

Forse tutti i poteri si sono adunati per inquisire il cuore, la mente della "ribelle", con leggi, calepini e sorridente indulgenza, compiacendosi di relegarla in una torre.

Ecco che ci viene oggi, in parte, sciolto un enigma che il tempo ormai rasserenato, avvolge in un'atmosfera di quiete.

Dietro l'esedra, il cielo si é fatto azzurrino e le nuvole stanno ferme ritagliate d'oro nell'ora dolce del tramonto.

Giovanna, "l'inquisita", é interrogata con vergine delicatezza da due persone amiche che guardano alle cause della sua follia per affidarci un'altra storia.

La storia di una regina chiusa nella torre della sua intelligenza e della sua capacità d'amare che forse, Filippo d'Asburgo aveva suscitato per errore, oltre la ragion di stato.

Siamo molte donne. Forse c'era l'attesa di una battaglia al femminile ma....non é così.

E' una provocazione più vasta che interpella uomini, donne, padri, madri, figli e poi le istituzioni civili, morali e religiose, senza enfasi, senza pretestuose certezze.

La "sopa dorada", un dessert del 500, chiude l'evento lasciandoci anche nel gusto, una dolce e profumata speranza affinché si aprano più sapienti sentieri dell'essere, quei percorsi solidali che ci fanno incontrare, senza l'inciampo delle pietre lisce e levigate dei sepolcri imbiancati, il nostro vero volto.

Solo allora ciò che ci distingue sarà occasione di ricchezza e la banalità che giudica e condanna alla follia avrà come ricompensa il proprio vuoto d'amore.

http://www.repubblica.it/forum/legge180

 

Emergono …spontanee alcune riflessioni:

La ricerca dell’armonia è il frutto di una cura esistenziale sapiente e reca in sé un dono prezioso: la pace dell’anima l’armonia è allora il contrario della follia? E se l’arte , nella sua capacità di realizzare forme armoniche, ci affina percettivamente, può essere terapeutica?

 

Qualcuno sa parlare della follia….con "composta scienza"? ovvero l’unità storica fisica psicologica spirituale della persona umana può essere colta da una radiografia alle circonvoluzioni cerebrali?

Quanto dista la storia dei "libri di storia" dalla "storia vera"?

Giovanna di Castiglia riceve una triplice condanna di follia a lungo termine ……

Il "potere" esercitato come forma di coercizione e di alienazione, velato e corroborato dalle istituzioni, esaspera induce alla reazione .

La radice della follia puo’ essere dunque una forma di reazione , fortemente connotata eticamente, e cioè ..ribellione?

Quanto dolore puo’ arrecare ad un animo aperto e sensibile un preordinato giudizio inquisitorio e il conseguente paradosso di una …. sorridente indulgenza?

L’epifania del tramonto della vita …puo’ indurre ad una più cedevole e saggia condotta relazionale?

Se invece di inquisire o far inquisire ci apriamo alla verità dell’altro , toccandolo con animo puro, vergine, immune da pregiudizi abbiamo una speranza di comporre una storia più autentica?

L’amore non recepito ….è l’amore più tradito????

I "sepolcri imbiancati" non sono la più cogente metafora del "vuoto d’amore"?

Il misconoscimento del " volto interiore ", può essere assunto come origine di massimo disagio relazionale ?

La follia …..cui prodest ?

 

 

 

Verona 21 settembre 2001

nadia scardeoni palumbo

 

_______________________________________________________________________________

http://www.aging.it/

 

 

Letture

INVECCHIAMENTO

Una rete di protezione

……….Il dossier si apre con una domanda: vivere in un ambiente ricco di affetti e di contatti sociali aiuta a prevenire la demenza?

La risposta non è così semplice. Bassuk, come abbiamo sentito, dice di sì. Altri, come l’italiana Laura Fratiglioni che lavora nel prestigioso Karolinska Institute di Stoccolma, sono d’accordo. In particolare, Laura Fratiglioni fa notare che le donne ultra settantenni hanno un rischio di demenza doppio rispetto agli uomini della stessa età……

http://www.enel.it/it/enel/magazine/boiler/boiler28/html/articoli/Bassoli-Demenza.asp

 

 

The Scientist 15[3]:1, Feb. 5, 2001

Scientists Seek Sense of Balance

Can rich social environments protect against dementia and cognitive decline?

……..

"We drew on our hypothesis that [absence of] a social network would be related to increased risk of dementias,"

"because people have started to wonder what are the mechanisms [tying] mental and physical outcomes to social isolation,"

 

http://www.the-scientist.com/yr2001/feb/emmett_p1_010205.html

 

…………..Stare in compagnia e fruire di una significativa rete di relazioni sociali riduce il rischio di demenza senile. E' quanto emerge da una recente ricerca, pubblicata nel 1999 sulla prestigiosa rivista Lancet, dalla dottoressa Laura Fratiglioni, dirigente del Gerontological Research Center del Karolinska Institutet di Stoccolma.

L'indagine è stata condotta su 1200 anziani, abitanti nel distretto di Kungsholmen, esaminati in condizioni di base e poi a distanza di 3 anni.

Dopo aver eliminato con una rigorosa analisi statistica la possibile interferenza di altre variabili (quali età, sesso, scolarità e livello intellettivo al basale), è stato dimostrato che gli elementi sociali che riducono il rischio sono i seguenti :

- vivere con il coniuge e/o i figli

- avere contatti frequenti e soddisfacenti con i nipoti ed i bambini in generale

- avere relazioni con amici e parenti.

Nel gruppo con buon relazioni interpersonali i nuovi casi di demenza sono stati 19 x 1000 persone x anno, mentre nel gruppo con isolamento sociale 160 x 1000 persone x anno.

Sebbene sia difficile individuare il preciso meccanismo biologico responsabile, è tuttavia presumibile che i rapporti sociali aiutano a mantenere attivo il cervello ed a generare emozioni, rallentando pertanto la insorgenza della malattia.

http://www.aging.it/invecchiamento_cerebrale/solitudine_e_demenza.htm

 

http://www.swif.uniba.it/lei/rassegna/010411b.htm

La terza età dell'inconscio Il nostro inconscio cambia con gli anni?

E' in libreria il primo manuale per curare l'anima degli anziani

.......Occorre ricordare che la vecchiaia è associata al concetto di perdita: è una perdita generale che coinvolge sia il corpo che la mente, ma anche gli affetti e il sociale. …..

 

http://www.adhikara.com/pagine/alzheimer_12.htm


La pagina
- Educazione&Scuola©