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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 
 
 
 

a Trento si prepara il libro bianco del Consiglio d’Europa
Consolida partecipa ai lavori di stesura del documento che conterrà le linee guida e le modalità di intervento contro il bullismo


Il bullismo è al centro dei lavori di un team di esperti selezionati dal Consiglio d’Europa per portare a termine un ambizioso progetto per la lotta e la prevenzione della violenza tra i giovani nelle sue diverse forme e manifestazioni. Aumenta infatti la preoccupazione per la crescente diffusione di fenomeni come atti vandalici e aggressioni, ma anche abuso di alcool e altre sostanze stupefacenti all’interno della scuola, della famiglia e, più in generale, della società.

Ebbene, il Consiglio d’Europa ha selezionato per l’Italia il progetto portato avanti dal Consorzio di cooperative sociali trentino Consolida, che ha così potuto esportare la sua esperienza sul campo in questo settore. “E’ stata scelta la realtà trentina – ha spiegato Pietro Scarpa, vicepresidente di Consolida e responsabile dell’area Infanzia e Adolescenza – per capire cosa riesce a realizzare per far fronte al problema della violenza una società benestante, dove esistono strutture pubbliche, private e sociali ben avviate. Il progetto messo in piedi da Consolida è partito proprio da qui, ovvero dall’integrazione e messa in rete delle strutture esistenti”. Il progetto sul bullismo è culminato anche in una mostra interattiva, ospitata a Trento per 40 giorni, nella quale si sono “formati” circa 6.000 bambini e 220 tra insegnanti e operatori.
“In realtà - afferma Scarpa - la selezione premia un’esperienza ben più complessa e articolata che le cooperative sociali e il consorzio hanno maturato in campo giovanile realizzando una molteplicità di servizi che spaziano dai centri diurni agli appartamenti protetti, dagli interventi domiciliari all’educativa di strada”.
In Trentino i fenomeni di bullismo, inteso come prepotenza continuata che logora nel tempo, interessano un bambino su tre, coinvolto come bullo o come vittima. O almeno questo il dato riportato oggi dallo psicologo Oliviero Facchinetti, autore insieme a Manuela Lavelli e Ute Pancher dell’unica ricerca esistente in provincia sull’argomento (ha coinvolto 1.696 alunni delle scuole elementari e medie inferiori). “Il nostro lavoro – ha proseguito lo psicologo – ha rilevato che non ci sono differenze tra la città e le valli, così come tra le grandi scuole e quelle più piccole”. Né che ci sia una correlazione diretta tra prepotenti o vittime con alcune devianze maturate da adulti (nonnismo, depressione ecc.), almeno che il fatto di bullismo non si verifichi proprio in adolescenza, tra i 14 e i 15 anni. “In questi casi – spiega Facchinetti – il prepotente ha tre volte di possibilità in più di avere prima o poi problemi con la giustizia”. E la vittima con la depressione.

L’obiettivo finale del progetto del Consiglio d’Europa è la stesura di un Libro Bianco “Responses to everyday violence in a democratic society” che conterrà, come ha spiegato Lauri Sivonen, responsabile del progetto, raccomandazioni politiche, linee guida generali, esempi pratici e modalità di intervento concrete suggerite ai governi nazionali.
 
Si tratta insomma del manuale che sarà consegnato a tutti i Paesi d’Europa per essere utilizzato come vademecum per la futura assegnazione di fondi strutturali in materia.
Il gruppo di lavoro è costituito da due membri del Consiglio d’Europa – che ha tra i suoi impegni prioritari quello di dare applicazione e di salvaguardare i principi sanciti dalla Convenzione Europea dei diritti dell’uomo - e dai rappresentanti di otto organizzazioni dei diversi Paesi membri che negli ultimi anni si sono impegnate a combattere le diverse forme di disagio e violenza.
L’idea che ha portato alla costituzione di questo team è quella di riunire esperti che possono scambiare esperienze, capacità e competenze e identificare strumenti efficaci da estendere a tutta l’Europa.

Oltre al progetto italiano di Consolida. sono stati scelti il Programma Escolhas per il Portogallo; il Centro di supporto per le giovani vittime del crimine per la Svezia; la Piattaforma contro la Violenza nella famiglia per l’Austria; il Centro Porta Aperta per la Bulgaria; le Attività Educative per la Croazia; la Prevenzione della Violenza per la Germania e le Strategie di sicurezza locale e prevenzione del crimine per la Slovenia.




NOME PROGETTO Progetto bullismo

LUOGO DI PROGETTO Provincia Autonoma di Trento, Regione Trentino -  Alto Adige, Italia
PAROLE CHIAVE Educazione, prevenzione, contrasto, rete, buone prassi
SAPERI Propri delle organizzazioni che hanno partecipato al progetto
OBIETTIVI
OBIETTIVO GENERALE
Obiettivo principale è la progettazione e realizzazione di attività-azioni volte allo studio, alla prevenzione e al contrasto del fenomeno del bullismo attraverso la costruzione di un tavolo di lavoro tra i diversi soggetti operanti sul territorio provinciale che si occupano a vario titolo di minori.
OBIETTIVI SPECIFICI
La sensibilizzazione e il coinvolgimento del maggior numero di minori e delle loro famiglie presenti sul territorio attraverso le attività-azioni che il progetto prevede.
Contestualizzare le attività di studio,prevenzione e di contrasto al fenomeno bullismo sul territorio provinciale attraverso il confronto tra i diversi soggetti
Partendo da un confronto e da una messa in rete delle esperienze e delle conoscenze già maturate sul fenomeno del bullismo, all’interno di ogni singolo servizio, si cercherà di costruire il quadro complessivo rispetto alle azioni e agli interventi che al momento vengono attuati.
Sarà compito del tavolo di lavoro e degli operatori chiamati a parteciparvi quello di promuovere l’integrazione tra i diversi servizi e porre le basi per una progettualità condivisa.
ORGANIZZAZIONE DI PROGETTO PROMOTORE DEL PROGETTO
Consolida: Consorzio provinciale della cooperazione sociale (Cooperative Progetto 92, Casa Zambiasi, Kaleidoscopio, Ephedra).
Via Segantini, 10 38100 Trento Italia
Telefono 0461/235723 fax 0461/237166
Responsabile: Pietro Scarpa – area infanzia adolescenza
PARTECIPANO AL PROGETTO
Servizio Istruzione e Assistenza Scolastica
Sovrintendenza Scolastica
Ufficio per l’Educazione  Cooperativa ( Federazione Trentina Cooperative )
Ufficio di Servizio Sociale per i Minorenni di Trento
Tribunale per i Minorenni di Trento
Comune di Trento (Servizio Attività Sociali)
Progetto Formazione ( Forum trentino per la Pace)
ENTI FINANZIATORI
Provincia Autonoma di Trento, Regione Trentino Alto- Adige, Consolida, sponsorizzazioni private
LINEE PROGETTUALI
Le linee progettuali per il perseguimento degli obiettivi del progetto bullismo si sostanziano nella realizzazione di una serie di ATTIVITA’ – AZIONI  che avranno una ricaduta immediata sui minori e sulle loro famiglie e nella promozione del LAVORO DELLA RETE dei soggetti coinvolti nel progetto.
ATTIVITA’- AZIONI
Le attività – azioni progettate e realizzate dalla rete sono quattro:
Realizzazione di una mostra interattiva sul tema del bullismo: l’attività rivolta alla scuola, alla famiglia e a tutti quei soggetti privati o pubblici che operano con bambini e ragazzi di età compresa tra i 9 i 13 anni. La mostra è un insieme di moduli dove i bambini e i ragazzi autonomamente e a piccoli gruppi, possono “imparare facendo”, cimentandosi in giochi di ruolo, problem-solving, autovalutazioni, attività di cooperazione e di simulazione di situazioni possibili relative alle interazioni tra persone. La mostra si prefigge il raggiungimento di diversi obiettivi educativi e psico-pedagogici:
Conoscitivi (esistono varie abilità socio affettive; la prepotenza è un comportamento inaccettabile; alla prevaricazione si può reagire correttamente)
Percettivi e di esperienza (diversi atteggiamenti e diverse abilità sono alla base di differenti comportamenti sociali; si può scegliere tra diverse abilità comunicative e si possono migliorare le proprie abilità)
Comportamentali (i comportamenti sociali possono essere esplorati, nominati, ammirati o criticati; è possibile assumere adeguati comportamenti quando si è vittima di prepotenza o si assiste ad atti di prepotenza).
Ogni visitatore potrà seguire il percorso e annotare i propri comportamenti su una guida di autovalutazione, strumento valido da cui partire per sviluppare, in classe e in altri contesti, percorsi mirati a livello individuale o di gruppo. Sarà inoltre a disposizione di insegnanti ed educatori materiale e documentazione scientifica specifica per facilitarli nella successiva rielaborazione dei temi della mostra sulla base delle indicazioni emerse durante la visita.
Sarà possibile inoltre per i visitatori della mostra la visione di due film in videocassetta inerenti alla tematica.
Realizzazione di un convegno per la presentazione di una ricerca svolta dal servizio Attività Sociali del Comune di Trento sul tema del bullismo in collaborazione con l’Università di Verona.
Realizzazione di un’ attività, di convegno o di seminario, sul tema della mediazione penale promossa dall’Ufficio di Servizio Sociale per i Minorenni di Trento in collaborazione con il Tribunale dei Minorenni.
Realizzazione di un’ attività, di seminario o di convegno, inerente all’educazione cooperativa  promossa da parte dell’ Ufficio Scuola Cooperativa.

LAVORO DELLA RETE
Partendo dalle attività - azioni, la rete attraverso il tavolo di lavoro sarà chiamata a fare una valutazione qualitativa e quantitativa relativa allo studio, alla prevenzione e delle azioni di contrasto al fenomeno del bullismo.
Il tavolo di lavoro sarà chiamato a promuovere l’integrazione delle azioni proposte dai vari soggetti sul territorio, idearne  di nuove, integrare e riqualificare se necessario quelle che sono in atto e capire quali di esse potrebbero essere qualificanti per tutto il sistema rete.
FORMAZIONE
 Il progetto bullismo prevede a supporto sia delle attività - azioni che del lavoro della rete alcune attività formative:
Convegno di studio specifico sul tema del bullismo proposto dal Comune di Trento con la presentazione di una ricerca.
Momento formativo per insegnanti, educatori ed operatori propedeutico a tutta l’attività del tavolo e soprattutto della mostra.Saranno offerti in tale senso 6 incontri di docenza ognuno di 3 ore sulla comunicazione interpersonale, alfabetizzazione socio affettiva, indicazioni operative per l’approfondimento del fenomeno sulla base delle sollecitazioni proposte dalla mostra
Formazione per il gruppo delle guide della mostra, formato da un equipe di educatori, insegnanti ed educatori provenienti dai servizi del territorio, per acquisire metodologie adeguate per la gestione delle visite della mostra.Saranno due incontri per conoscere la mostra, sulla simulazione di un percorso di accompagnamento di alunni, gruppi bambini, sull’individuazione e l’acquisizione di competenze adeguate.
Autoformazione del tavolo di lavoro attraverso lo scambio di saperi ed esperienze.
COSTO -  BUDGET
100.000 EURO
RISULTATI
Il progetto di sviluppo della cooperazione sociale nel settore dell’infanzia e dell’adolescenza attraverso l’azione specifica  del PROGETTO BULLISMO è stata finalizzata ad un obiettivo generale che è quello di inserire la  cooperazione sociale in modo stabile e riconosciuto all’interno del sistema scolastico / educativo trentino, proponendo per essa un ruolo specifico legato alla promozione dell’educazione come pratica per il miglioramento della qualità della vita non solo degli adolescenti (i destinatari ultimi dei servizi), ma anche delle famiglie e delle comunità dove essi vivono.
La promozione del consorzio e delle sue associate sul territorio provinciale. E’ stato importante per le cooperative e per  il movimento che esse rappresentano essere riconosciute come soggetti attivi, qualificati e motivati nell’ambito della promozione delle politiche rivolte ai minori e alle loro famiglie dai diversi soggetti pubblici e privati che abitano il territorio.
E’ stata offerta  alle cooperative aderenti al consorzio ed al consorzio stesso la possibilità di aumentare la rete di rapporti sul territorio provinciale soprattutto con la scuola. In tal senso il progetto mettendo in contatto le cooperative e le scuole è stato elemento d’innovazione e sviluppo di nuovi servizi nei territori di riferimento delle cooperative. La scuola rappresenta infatti per le cooperative sociali aderenti all’area infanzia adolescenza un partner importante per l’esistenza stessa delle cooperative . Sovrintendenza scolastica  e servizio formazione e addestramento professionale della PAT hanno dato in questo ultimo periodo adesioni di partenariato su progetti consortili ( bando 285/97 legge Turco promozione infanzia adolescenza ).
Si è creata una rete di soggetti istituzionali e non che tramite una metodologia e modalità di lavoro di tipo cooperativo ha potuto leggere e confrontarsi con i bisogni del territorio
Creazione di un tavolo permanente  tra differenti istituzioni pubbliche e private sulle tematiche del disagio dei minori e delle loro famiglie.
Attivazione di una rete che lavora in un ottica preventiva, di contrasto, di ricerca sul fenomeno del bullismo ( visto come sintomo di un disagio più diffuso all’interno della società e delle famiglie
FATTORI CHE HANNO AGEVOLATO IL PROGETTO
L’ampio respiro che il progetto ha da subito dimostrato
Le competenze maturate sul tema del bullismo dei diversi partner
L’obiettivo di Consolida di costruire una rete territoriale e locale
La progettazione ha tenuto presente i principi della legge sull’assistenza 328 nazionale
Finanziamento da diverse fonti e per le diverse competenze
OSTACOLI AL PROGETTO
Poca flessibilità organizzativa degli enti  pubblici partecipanti
Tempi lunghi di progetto e di azione dell’ente pubblico


Bullying: the Italian project
http://www.vivoscuola.it/tematiche/disagio/bullying.asp

Name/Title of the project:: “Bullying” (Progetto “BULLISMO”)
Location (neighbourhood, city, region, country): Autonomous province of Trento, TRENTINO-ALTO ADIGE region, Italy
Keywords (5 words maximum which refer to methodology, target group and themes):
Education, prevention, combat, network, best practices
Background (leading to the implementation of the project): Specific to the organisations taking part in the project
Goals of the project:
General Objective
The project’s main objective is to put in place activities focusing on the study, prevention and combating of bullying.  This will be addressed by setting up a working party comprising various stakeholders in various capacities in the juvenile sector within the province.
Specific Objectives
To raise the awareness of and involve the largest possible number of children and their families in the area, through the actions and activities carried out under the project.
To place the studies, prevention activities and anti-bullying actions firmly in the provincial context, by means of a pooling of knowledge among several of the key players.
To gain a general picture of the experiences and skills relating to the phenomenon of bullying acquired by each service in the light of the action taken, by means of a pooling of knowledge and networking.
To promote, via the working party and others involved, the integration of the various services, and lay the foundations for joint projects.
Organisation responsible for the project (include contact details)
“Consolida”. Consorzio provinciale della cooperazione sociale (Cooperative Progetto 92, Casa Zambiasi, Kaleidoscopio, Ephedra)
Via Segantini, 10
38100 TRENTO
Italia
Telephone: 0641 / 23 57 23; Fax: 0461 / 23 71 66
E-mail: consolida@consolida.it
Person responsible: Mr Pietro SCARPA – Childhood and adolescence sector
Partnerships
Servizio Istruzione e assistenza scolastica (Education and school assistance department)
Sovrintendenza scolastica (School inspectorate)
Ufficio per l’Educazione Cooperativa (Federazione Trentina Cooperative) (Office for co-operation education – Trentino Region Federation of Co-operatives)
Ufficio di Servizio Sociale per i Minorenni di Trento (Trento social service office for children)
Tribunale per i Minorenni di Trento (Trento juvenile court)
Comune di Trento (Servizio Attività Sociali) (Trento municipality – Social activities department)
Progetto Formazione (Forum trentino per la pace) (Training project – Trentino forum for peace)
Implementation strategy
Project Guidelines
The main thrust of the project is to put in place a series of ACTIVITIES and ACTIONS which will have immediate results for the children and their families, and to encourage NETWORKING among those involved in the project.
Activities – Actions
There are four activities and actions planned or already initiated:
An interactive exhibition on bullying: aimed at schools, families and all public and private stakeholders working with children between the ages of 9 and 13.  The exhibition comprises modular rooms where children can “learn by doing” either in small groups or individually, through role-playing, problem-solving, self-assessment, co-operation activities and simulated inter-personal interaction.  The educational and psychological aims of the exhibition are:
cognitive (= there are several socio-emotional skills; arrogance is unacceptable; there is an appropriate way of reacting to provocation);
perceptive and empirical (= underlying various forms of social behaviour are different attitudes and skills; it is possible to choose among several communication skills and improve one’s skills);
behavioural (social behaviour can be explored, identified, admired or criticised; appropriate behaviour can be adopted in the face of injustice committed against oneself or others).
Each visitor can progress at an individual level and note his or her behaviour in a self-assessment book, which is an effective resource for developing, in school and elsewhere, precise individual and group progression.  A variety of material and documents will be made available to teachers and educators to enable them to explore further the themes dealt with at the exhibition, drawing on matters that came to light during the visit.
The exhibition will also offer visitors the opportunity to see two videos.
A colloquy to present the results of research into bullying by the Social Activities Department of the Trento municipal council in co-operation with the University of Verona.
A colloquy or seminar on mediation, to be organised by the Trento Social Service Office for Children.
A colloquy or seminar on education in co-operation, to be organised by the Office for Co-operation Education.
Networking
On the basis of the activities and actions undertaken, the network, via the working party, will be required to make a qualitative and quantitative assessment of the studies, prevention activities and anti-bullying measures.
The working party will be responsible for promoting co-ordination of the activities proposed by the various stakeholders within the region, putting forward others, co-ordinating and re-aligning where necessary those under way, and identifying ways of reorienting the network as a whole.
Training
It is planned that the “Bullying” project will also use the following training activities in support of its action and networking initiatives:
Ad hoc study colloquy on bullying, run by Trento municipal council, in which it will present the results of its research;
Introductory training opportunities for teachers, educators and workers covering the activities of the working party and the exhibition.  These will comprise six 3-hour lessons covering inter-personal communication, social skills and practical ideas for further development on the basis of approaches suggested by the exhibition;
Training for the group of exhibition guides, comprising a team of educators, teachers and workers from the services in the region, in appropriate methods for exhibition visitor management.  Two sessions are planned to familiarise them with the exhibition (including a simulated visit accompanying pupils and children) and to identify and acquire the necessary skills.
Self-training of the working party by means of a pooling of knowledge and experience.
Budget (costs and financing):
Financing
Autonomous province of Trento, Trentino-Alto Adige Region, “Consolida”, private sponsors.
Costs – Budget
€ 100,000.00 (hundred thousand euros)
Results (concrete results and their impact):
The project’s general aim of developing social co-operation in the fields of childhood and adolescence through the specific approach of the “Bullying” project is to integrate on an ongoing and acknowledged basis the concept of social co-operation into the school/educational system in the Trentino region.  It has been proposed that this could be brought about by assigning a specific role to the promotion of education as a means of improving the quality of life not only of adolescents (the ultimate beneficiaries of the services) but also of the families and communities in which they live.
Promoting the consortium and its associates in the province.  The fact of being acknowledged by the various public and private stakeholders in the province as qualified and motivated operators promoting policies geared to minors and their families was of paramount importance for the co-operatives and the movements they represent.
The co-operatives which joined the consortium, and the latter itself, have been able to step up their relations within the province, in particular with the school sector.  In this regard the project – by linking the co-operatives with schools – has been an innovative factor which has helped develop new services in the areas of interest to the co-operatives themselves.  For social co-operatives working in the field of childhood and adolescence, schools are a key and vital partner.  The Inspectorate and Vocational Training Department of the Autonomous Province of Trento have just become partners of the consortium
projects (Opinion No. 285/97 – Turco laws on the promotion of childhood and adolescence).
A network of institutional and non-institutional stakeholders has been set up, fully in tune with the requirements of the region and able to address them using co-operative working methods;
A permanent discussion forum grouping together various private and public bodies has been set up, to look at the question of the unease felt by children and their families;
A network focusing on prevention of, combating and research into bullying has been set up.  Here, bullying is viewed as a symptom of a deeper unrest affecting society and families.
Factors which contributed to the success of the project:
The immediately perceptible wide scope of the project
The know-how in this field acquired by the various partners
Consolida’s aim of setting up a regional and local network
The fact that the project took on board the principles set out in Law No. 328 on national assistance
Multi-sourced financing directed towards different skills.
Obstacles and/or limitations:
Lack of organisational flexibility in the public bodies involved
Long delays by local authorities in the various project and implementation stages
The different organisational methods of the various partners



Il Consiglio d'Europa perpara un libro bianco e ha selezionato per l'Italia il progetto portato avanti dal Consorzio di cooperative sociali trentino Consolida

Il bullismo è al centro dei lavori di un team di esperti selezionati dal Consiglio d'Europa per portare a termine un ambizioso progetto per la lotta e la prevenzione della violenza tra i giovani nelle sue diverse forme e manifestazioni. Aumenta infatti la preoccupazione per la crescente diffusione di fenomeni come atti vandalici e aggressioni, ma anche abuso di alcool e altre sostanze stupefacenti all'interno della scuola, della famiglia e, più in generale, della società.
Ebbene, il Consiglio d'Europa ha selezionato per l'Italia il progetto portato avanti dal Consorzio di cooperative sociali trentino Consolida, che ha così potuto esportare la sua esperienza sul campo in questo settore.
 “E' stata scelta la realtà trentina – ha spiegato Pietro Scarpa, vicepresidente di Consolida e responsabile dell'area Infanzia e Adolescenza – per capire cosa riesce a realizzare per far fronte al problema della violenza una società benestante, dove esistono strutture pubbliche, private e sociali ben avviate. Il progetto messo in piedi da Consolida è partito proprio da qui, ovvero dall'integrazione e messa in rete delle strutture esistenti”. Il progetto sul bullismo è culminato anche in una mostra interattiva, ospitata a Trento per 40 giorni, nella quale si sono “formati” circa 6.000 bambini e 220 tra insegnanti e operatori.
“In realtà - afferma Scarpa - la selezione premia un'esperienza ben più complessa e articolata che le cooperative sociali e il consorzio hanno maturato in campo giovanile realizzando una molteplicità di servizi che spaziano dai centri diurni agli appartamenti protetti, dagli interventi domiciliari all'educativa di strada”.
In Trentino i fenomeni di bullismo, inteso come prepotenza continuata che logora nel tempo, interessano un bambino su tre, coinvolto come bullo o come vittima. O almeno questo il dato riportato oggi dallo psicologo Oliviero Facchinetti, autore insieme a Manuela Lavelli e Ute Pancher dell'unica ricerca esistente in provincia sull'argomento (ha coinvolto 1.696 alunni delle scuole elementari e medie inferiori). “Il nostro lavoro – ha proseguito lo psicologo – ha rilevato che non ci sono differenze tra la città e le valli, così come tra le grandi scuole e quelle più piccole”. Né che ci sia una correlazione diretta tra prepotenti o vittime con alcune devianze maturate da adulti (nonnismo, depressione ecc.), almeno che il fatto di bullismo non si verifichi proprio in adolescenza, tra i 14 e i 15 anni. “In questi casi – spiega Facchinetti – il prepotente ha tre volte di possibilità in più di avere prima o poi problemi con la giustizia”. E la vittima con la depressione.


L'obiettivo finale del progetto del Consiglio d'Europa è la stesura di un Libro Bianco “Responses to everyday violence in a democratic society” che conterrà, come ha spiegato Lauri Sivonen, responsabile del progetto, raccomandazioni politiche, linee guida generali, esempi pratici e modalità di intervento concrete suggerite ai governi nazionali. Si tratta insomma del manuale che sarà consegnato a tutti i Paesi d'Europa per essere utilizzato come vademecum per la futura assegnazione di fondi strutturali in materia.
Il gruppo di lavoro è costituito da due membri del Consiglio d'Europa – che ha tra i suoi impegni prioritari quello di dare applicazione e di salvaguardare i principi sanciti dalla Convenzione Europea dei diritti dell'uomo - e dai rappresentanti di otto organizzazioni dei diversi Paesi membri che negli ultimi anni si sono impegnate a combattere le diverse forme di disagio e violenza.
L'idea che ha portato alla costituzione di questo team è quella di riunire esperti che possono scambiare esperienze, capacità e competenze e identificare strumenti efficaci da estendere a tutta l'Europa.
Oltre al progetto italiano di Consolida. sono stati scelti il Programma Escolhas per il Portogallo; il Centro di supporto per le giovani vittime del crimine per la Svezia; la Piattaforma contro la Violenza nella famiglia per l'Austria; il Centro Porta Aperta per la Bulgaria; le Attività Educative per la Croazia; la Prevenzione della Violenza per la Germania e le Strategie di sicurezza locale e prevenzione del crimine per la Slovenia.










International day against violence towards women: statement from the Deputy Secretary General of the Council of Europe
Strasbourg, 25.11.2003 - To mark the International Day for the Elimination of Violence against Women - held every 25 November - the Deputy Secretary General of the Council of Europe, Maud de Boer-Buquicchio, has issued the following statement:
"All of the studies show that women are the main victims of violence in everyday life, which illustrates the inequality between members of the two sexes. A true democracy would not tolerate such a thing. It is up to States to guarantee women the right not to suffer any violence, in whatever form and whoever the perpetrator, and to punish - in a dissuasive manner - those who are guilty of such acts. This phenomenon affects not only interpersonal relationships, but also has negative social, economic and cultural repercussions. Today, violence has no place either in the family or the wider community.
"The Council of Europe is currently preparing a number of responses to the problem. A convention on the trafficking of human beings - which primarily affects women - is in the process of being prepared. At the end of 2004, when our project 'Responses to everyday violence in a democratic society' reaches its conclusion, we shall have collected the answers of the 45 Council of Europe member States to the questionnaire prepared on the basis of Committee of Ministers Recommendation (2002) 5 on the protection of women against violence. We shall then have a clear picture of the situation, which will allow us to identify common problems and possible solutions at the European level.
"Our Organisation is in the process of producing a publication entitled 'Violence against women in Europe', which contains concrete recommendations for effectively tackling the problem. The eradication of violence is everybody's business, but only firm political support and a multidisciplinary approach will allow us to achieve this aim," said the Deputy Secretary General.
Press Contact
Council of Europe Spokesperson and Press Division
Tel. +33 3 88 41 25 60  - Fax. +33 3 88 41 39 11
E-mail: PressUnit@coe.int

 
Youth and violence
Activities

Youth work with boys and young men
as a contribution to the prevention of everyday violence
Experts’ seminar, European Youth Centre Budapest, 18-22 March 2003


Youth work with fan clubs
as a means of preventing violence in and around sports arenas
Experts’ seminar, European Youth Centre Budapest, 24-28 September 2003




Youth work with boys and young men
as a contribution to the prevention of everyday violence
Experts’ seminar, European Youth Centre Budapest, 18-22 March 2003
Violence is the most common form of violation of human rights affecting all human beings. Young people are more vulnerable to it and its consequences. Their exposure to violence starts at a very young age, often at home, and continues throughout the socialisation process. Domestic violence, gang and street violence, bullying and mobbing in schools are some of the forms of violence faced by young people in their everyday lives. As a consequence many young people find themselves victims or perpetrators of violence, and often one young person will have both roles.
Boys and young men frequently figure as actual or potential perpetrators of violence. This might be the reason for their position as victims of violence or their role as advocates of a non-violent culture often being neglected. Growing up as a boy in a rapidly changing society means a permanent struggle to comply with imposed images of strength, success and courage demanded from men on the one hand, and the attempt to find a place in society corresponding to the individual boy’s aspirations and capacities on the other. On a day to day basis, the fight for power in the hierarchy of peer-groups or the judgement of personal performance by solely physical and/or economic criteria work against a culture of peace and human rights. Hence, there is an urgent need to support boys and young men in finding their place in society, offering options and alternatives to competitive and aggressive behaviour.
Objectives
To promote greater understanding and awareness of young men’s issues and needs in relation to dealing with violence.
 To exchange and develop models of good practice for “youth work with boys and young men”.
 To explore and examine male identity and related behaviour.
To promote youth work with boys and young men as an educational means of preventing violence.
 To contribute to the development of violence prevention strategies at European, national and local levels.
 To contribute to the development of the Human Rights Education Resource Centre by providing educational material, resources and contacts relating to youth work done with boys and young men in Europe.
The seminar will bring together some 60 participants actively involved in or supporting work with boys and young men, including youth leaders, youth workers, NGO representatives and representatives of local authorities. The seminar is organised in co-operation with the Council of Europe’s Integrated Project “Responses to everyday violence in a democratic society.” 


Youth work with fan clubs
as a means of preventing violence in and around sports arenas
Experts’ seminar, European Youth Centre Budapest, 24-28 September 2003
The phenomenon of violence in and around sports arenas is not a new one, but it has slowly permeated different sports events and made its way to so many stadiums that it puts at risk the value and ethics of professional and amateur sports alike. The manifestations of violence perpetrated by sports fans and supporters are increasingly taking over the positive side of fan clubs and supporter activities. In some cases, this violence comes mixed with racism and aggressive forms of nationalism, all incompatible with the universal values of sport and of human rights.
Adequate legal and judicial responses are essential so that these crimes do not remain unpunished or the victims oppressed a second time. The Council of Europe has worked towards this aim by creating the European Convention on Spectator Violence and Misbehaviour at Sports Events and in particular at Football Matches.
Legal and judicial measures are, however, not sufficient. Experts acknowledge that the nature of the problem is complex and, therefore, requires a variety of measures. Among such measures are projects and activities that work with football fan clubs and supporters in order to prevent spectator violence and, together, to seek alternative responses to the needs of those target groups. In good youth work practice, this often requires an immersion in the groups, an understanding of the sub-cultures involved and the readiness to question stereotypes and prejudice regarding sports fans.
Objectives:
To address violence faced by, and the violent behaviour of, young people related to sports events and club support.
 To examine the causes of violent behaviour and explore different ways to overcome them.
 To support specific forms of youth work with fan clubs and their members.
 To collect and value different forms and examples of good practice from work with fan clubs against everyday violence.
Forty people, experienced in various types of projects with sports fans across Europe, will be able to participate. Further information and application forms will be available at the web sites of the HRE Youth Programme http://www.coe.int/hre  and of the Directorate of Youth and Sport http://www.coe.int/youth
The seminar will be run in co-operation with the Sports Department and will contribute to the Council of Europe’s Secretary General Integrated Project on “Responses to violence in everyday life in a democratic society”.
http://eycb.coe.int/eycbwwwroot/hre/open1.html?url=/eycbwwwroot/hre/eng/youthviol_act.asp
 
link
 
allegato
 

 

Il progetto Pre.Gio ha una storia di 6 anni di interventi interistituzionali rivolti a minori e preadolescenti e fra le tante azioni prevede anche la collaborazione con alcune scuole elementari e medie inferiori della città di Trento. Iniziato nel 1997 come consulenza psicologica ad una scuola media all’interno di un progetto di educazione alla legalità, ha visto negli anni ampliarsi la gamma di servizi ed azioni offerti in risposta alle esigenze man mano manifestate dal territorio.

 

È da sempre stato caratterizzato da interventi rivolti direttamente all'utenza (sportello di spazio ascolto psicologico presso le scuole, interventi con classi, incontri con genitori), interventi rivolti agli insegnanti (consulenza psicologica per casi di disagio socio educativo, gruppi di lavoro per interventi antibullismo, percorsi emotivo relazionali con classi, ecc.), interventi tesi all'integrazione interistituzionale (equipe multiprofessionale su base territoriale, gruppi di lavoro per gli specifici ambiti territoriali, ecc.) e la consulenza a progetti specifici nelle scuole.

Le problematiche relative alla devianza ed alla violenza (nelle sue varie forme, dal bullismo ai comportamenti antisociali), nel loro intrecciarsi con le varie forme di disagio espresse dai nuclei famigliari multiproblematici e da alcuni settori dell'immigrazione hanno da sempre rappresentato il focus dell’azione.

L'esperienza di questi anni ha permesso di mettere a punto una serie di modalità operative caratterizzate dalla forte collaborazione tra istituzioni coinvolte nella relazione con i preadolescenti, ottimizzando le risorse e le diverse specificità professionali caratterizzanti i diversi servizi e istituzioni. L'accompagnare il più possibile gli interventi rivolti all'utenza con attività di ricerca finalizzata a meglio comprendere le esigenze e le caratteristiche dei fenomeni da gestire e verificare gli esiti delle varie azioni ha contribuito negli anni a rendere maggiormente efficaci anche gli interventi preventivi.

 

La programmazione per progetti: motivazioni, risorse e strategie.

 

I motivi della ricerca a Trento

 

L’interesse per il fenomeno del bullismo e delle prepotenze risale al 1998 quando, al termine del primo anno di sperimentazione del Progetto "Ragazzi & Gardolo", (attivato per rispondere ad una domanda esplicita della Scuola media di risorse e professionalità in presenza di sempre più numerosi comportamenti di bullismo e vandalismo), che prevedeva una serie di azioni preventive fra cui la consulenza psicologica alla scuola media di Gardolo (quartieri a nord della città), si evidenziò che oltre un terzo delle richieste di consulenza e di intervento avevano come oggetto problemi di comportamento e gestione dei conflitti tra alunni.

Su questi temi convergevano le richieste dei ragazzi (nelle consulenze individuali o di gruppo), quelle di alcuni genitori, parte di quelle dei docenti ed in buona misura gli interventi con le classi.

Venne allora costituito un gruppo di lavoro da parte dei docenti della scuola per approfondire la conoscenza del problema e indagare la situazione scolastica, con il contributo del consulente Oliviero Facchinetti.

Venne adattato un questionario per i ragazzi e venne fatta una prima rilevazione.

Tale rilevazione mise in luce molto chiaramente l’estensione del fenomeno. Particolarmente interessante fu rilevare che gli alunni si aspettavano dai docenti interventi per migliorare la situazione dei conflitti e delle prepotenze, anche se complessivamente agli stessi veniva riferito molto poco di quello che effettivamente accadeva (coerentemente con quanto per altro evidenziano le ricerche nazionali e internazionali).

A fine anno scolastico venne proposta la somministrazione di un ulteriore questionario che indagava i singoli comportamenti e la loro frequenza.

L’anno successivo si costituì un altro gruppo di lavoro interno alla scuola per approfondire i risvolti organizzativi ed educativi di una politica scolastica antibullismo; a fine percorso il gruppo mise a punto una serie di indicazioni rivolte ai docenti per il controllo dei momenti di pausa dalle lezioni e la gestione degli episodi di prepotenza.

Nel frattempo si sperimentarono percorsi brevi con qualche classe e interventi individualizzati di supporto alla vittima con alcuni alunni, sia nella scuola media che nelle elementari, incontri di approfondimento seminariale con docenti ed una somministrazione dello stesso questionario alla fine dell’ anno scolastico alle medie ed alle elementari.

I dati di quelle rilevazioni e i percorsi successivamente sperimentati con le classi (sia alle medie che, in modo più approfondito, alle elementari) hanno evidenziato che gli interventi per la riduzione del bullismo, oltre a migliorare il clima di classe, possono avere anche valenza preventiva per gli alunni con comportamenti di disagio e di rischio psico sociale.

I tempi erano a nostro parere maturi per estendere l’indagine anche ad altre zone e scuole della città e per promuovere sperimentazioni mirate con alcuni docenti motivati.

L’attivazione nell’anno scol. 2000-2001 del progetto Pre.Gio con l’estensione della sperimentazione ad altre zone a rischio della città ha rappresentato il contenitore naturale anche per l’indagine sul bullismo.

 

 

 

 

 

La richiesta da parte di una laureanda in Scienze dell’educazione di poter collaborare con il Servizio Attività Sociali per una tesi sul bullismo è stata l’occasione per effettuare la ricerca, in collaborazione con la prof.ssa Manuela Lavelli, docente presso il Dipartimento di Psicologia e Antropologia culturale dell'Università di Verona, garantendo, noi riteniamo, un elevato livello di approfondimento e di validazione alla ricerca.

Obiettivi / Esiti

 

La ricerca sul bullismo è stata pensata anzitutto come opportunità di sensibilizzazione e coinvolgimento dei docenti. Il tipo di strumento predisposto ha infatti consentito la somministrazione del questionario da parte degli insegnanti e prima dell’indagine si sono organizzati incontri tematici nelle singole scuole coinvolte.

L’indagine è stata effettuata nelle scuole in cui a vario titolo erano già in atto azioni previste dal progetto Pre.Gio, cioè scuole che negli scorsi anni avevano chiesto collaborazione al Servizio Attività Sociali e dove sono stati attivati efficaci processi di collaborazione interistituzionale o si sono costituiti gruppi di lavoro territoriali.

Alla luce anche dell’interesse mostrato dalle scuole coinvolte, nelle quali si sono tenuti incontri di restituzione dei dati ai collegi docenti o a gruppi ristretti di insegnanti interessati, la ricerca ha risposto agli obiettivi che ci eravamo prefissati :

 

· estendere la sperimentazione effettuata ad altre zone della città

· conoscere la percezione che i ragazzi ed i bambini hanno dei rapporti di forza tra coetanei nell’ambiente scolastico, luogo primario di socializzazione

· consolidare percorsi e interventi di collaborazione con le scuole per attivare azioni rivolte alla riduzione del disagio ed alla promozione del benessere sociale migliorando le competenze socio relazionali dei ragazzi

· individualizzare le azioni per la riduzione del bullismo sulla base delle caratteristiche della singola scuola

· rilevare alcune specificità delle singole classi al fine di attivare interventi mirati

· individuare gli alunni con ruoli maggiormente connotati nella percezione dei coetanei, con i quali effettuare ulteriori approfondite indagini e interventi mirati

· avere una prima rilevazione estesa come punto di riferimento per successive indagini e per la verifica di eventuali interventi futuri

· confrontare i dati con altre ricerche qualificate nazionali.

 

Strategie

Il percorso che l’Amministrazione ha percorso in questi ultimi tre anni sul territorio e nelle comunità delle zone nord e sud della città ha dimostrato e "insegnato" ai responsabili e agli attori che hanno lavorato nei e per progetti, la complessità dell’agire in rete. Fin dall’inizio pur condividendo finalità, obiettivi e motivazioni forti, la conflittualità, l’autoreferenzialità e la presenza di varie e diverse professionalità o ruoli hanno talvolta rallentato i processi in atto, mettendo in crisi l’impianto progettuale e relazionale.

A posteriori, dalle verifiche collegiali effettuate e dal numero rilevante di attori entrati e che hanno chiesto di entrare nel percorso progettuale territoriale possiamo rilevare che gli ostacoli incontrati hanno positivamente "formato" la capacità di consolidare la rete e favorito l’acquisizione di modalità di lavoro sempre più orientate al potenziamento dell’efficacia e dell’efficienza degli interventi con un pieno utilizzo delle diverse competenze e caratteristiche professionali.

A tale risultato si è giunti con una regia forte, che ha attuato prioritariamente le seguenti strategie.

Per quando riguarda la scuola e il territorio:

· la conoscenza degli interventi delle altre istituzioni o agenzie

· il confrontare le logiche proprie di ogni singola istituzione o agenzia con le altre

· l’entrare a pieno titolo nella rete dei servizi

· l’ elaborare interventi multifocali

· essere rappresentativi di un "territorio" privilegiato di rilevazione e di intervento

· passare dalla logica del cercare in tutti i modi di avere risorse per poter intervenire, alla logica dell’interveniamo insieme con la stessa finalità.

Per quanto riguarda le equipe:

· la costruzione di gruppi di lavoro con gli attori direttamente coinvolti nella stessa area d’intervento

· il concordare diagnosi, interventi, verifiche

· l’operare con sistematicità

· il gestire la complessità interistituzionale, affrontando anche i conflitti con estrema forza e chiarezza.

Per favorire tutto ciò è stato necessario per tutti gli attori coinvolti:

· costruire un chiaro e forte mandato istituzionale

· assumersi la responsabilità istituzionale, individuale e gruppale

· sperimentare e potenziare professionalità

· disponibilità a condividere

· cogestire le aree prossimali senza perdere identità professionale.

Il lavorare su progetti cosa ci ha insegnato

…………………sulle politiche d’intervento attuali e future

attraverso la progettazione partecipativa, sostenere percorsi formativi e metodologici all’interno delle scuole di ogni ordine e grado (comprese le professionali), supportando la progettazione e la formazione in itinere degli insegnanti e dei dirigenti. L’esperienza fatta ci ha insegnato che il coinvolgimento di un maggior numero di docenti nel riconoscimento dell’importanza di interventi preventivi favorisce una miglior vivibilità nelle scuole migliorando i rapporti fra coetanei, le relazioni interne alla scuola e potenzia la capacità degli insegnanti di attuare interventi chiari e continuativi.

favorire sul territorio la costituzione di equipès territoriali multiprofessionali per l’analisi della casistica. L’esperienza fatta ha dimostrato una migliore gestione dei casi multiproblematici con una riduzione dei tempi della presa in carico, l’ottimizzazione delle risorse, la coerenza negli interventi e la sperimentazione di modalità efficaci ed efficienti di lavoro di gruppo oltrechè l’attivazione di interventi preventivi per la popolazione minorile del territorio

potenziare la consulenza psicologica nelle scuole (spazio ascolto alunni, insegnanti, genitori) e percorsi classi. Anche gli ultimi dati acquisiti in sede di verifica confermano quanto già espresso negli scorsi anni, cioè che la consulenza psicologica clinica orientata all’inserimento scolastico e la presenza nelle scuole permette l’accesso ed il conseguente intervento con una fascia di utenza ed una tipologia di problemi che difficilmente si rivolge ai servizi territoriali. Anche se la consulenza non prevede approfondimenti diagnostici o vere prese in carico (di competenza del Servizio sanitario) si configura comunque come intervento di prevenzione sulle fasce a rischio

attivare interventi extraistituzionali ed extrafamiliari con preadolescenti e adolescenti. Bisogna "pensare" ad una programmazione a 360° che proponga azioni per la popolazione (residenzialità, luoghi di socialità, servizi educativi, formativi, del tempo libero, politiche d’inclusione) e attività di prevenzione formale ed informale nei quartieri.

istituire gruppi interistituzionali per l’analisi e la progettazione "locale"

potenziare i progetti che recuperano le risorse informali del territorio e la loro messa in rete

costituire un sistema di analisi, ricerca e valutazione che permetta di identificare i problemi. La ricerca intrapresa sul bullismo ha dimostrato come possa essere produttivo per l’ente locale intraprendere attività di ricerca scientifica per avere elementi per la programmazione delle politiche territoriali e di supporto all’operatività (rilevando le specificità delle diverse aree territoriali e attivando interventi mirati e contestualizzati).

………….…sul ruolo dell’Amministrazione comunale

avere capacità e professionalità di ascolto e di lettura dei problemi e delle criticità che provengono dal territorio

facilitare la messa in rete di progetti ed interventi che provengono dal territorio o dalle istituzioni territoriali

supportare la progettualità di gruppi informali o delle istituzioni che intendono perseguire finalità di prevenzione nella comunità

raccogliere e monitorare tutti gli elementi che possono dare informazioni all’Amministrazione Comunale per la programmazione delle politiche sociali

predisporre risorse di staff e finanziarie per interventi ed azioni previsti dalla programmazione

verificare e valutare l’ impatto ambientale di ogni intervento anche di processo (non solo quelli con oneri finanziari)

formare professionalità "progettuali e di processo" all’interno dell’Amministrazione Comunale

risolvere i conflitti che si possono determinare nei rapporti interistituzionali, mediando strategicamente le situazioni per l’efficacia degli interventi

assumersi la responsabilità di alcuni processi e rispondere in prima persona alla comunità

essere presenti e farsi riconoscere come istituzione che opera e vuol operare in una logica di benessere della comunità.

 

 

Un’esperienza operativa: interventi antibullismo

 

Come già ricordato a proposito dei motivi della ricerca, fin dai primi anni di attivazione della consulenza psicologica alle scuole medie inferiori la maggior parte delle richieste degli alunni ha riguardato i conflitti tra coetanei ed i problemi correlati alle prepotenze; i docenti chiedevano invece aiuto per la gestione di classi con forte irrequietezza e mancanza di rispetto delle norme di convivenza sociale.

 

È dall’analisi della domanda di aiuto che si sono sviluppate le varie azioni tese a dare risposta al disagio dei bambini e dei ragazzi, e, di conseguenza, dei loro genitori e dei docenti. La voce degli alunni (nei vari modi con cui viene raccolta, dai questionari allo spazio ascolto) è stata ed è tutt’ora la fonte principale di valutazione per la scelta delle direzioni in cui andare; rappresenta inoltre una fonte indiretta di sostegno agli operatori nei momenti, inevitabili, di difficoltà o di resistenza da parte dell’uno o dell’altro dei soggetti (persone o istituzioni) chiamati in causa.

La ricerca del 2001 ha rappresentato un punto di svolta nel proporre alle scuole ed ai genitori interventi maggiormente strutturati, insieme alla convinzione che ci fosse bisogno di un salto di qualità che desse forza alle azioni intraprese e permettesse di meglio affrontare le molte resistenze che si incontrano quando si cerca di intervenire per modificare equilibri e abitudini consolidati.

Dalla ricerca all’estensione in più scuole degli interventi diretti con le classi il passo è stato breve, grazie alla risposta interessata di dirigenti scolastici e insegnanti. La proposta dei "percorsi emotivo relazionali con classi" ha rappresentato il consolidamento e la formalizzazione di una lunga serie di interventi attuati negli anni nel tentativo di modificare situazioni di disagio relazionale intervenendo nelle classi in stretta collaborazione con gli insegnanti e, nel limite del possibile, con gli alunni stessi. Gli esiti di questa sperimentazione sono stati complessivamente positivi e, con una serie di modifiche atti a migliorarne l’efficacia, vengono riproposti anche per il corrente anno scolastico.

 

 

 

Le rilevazioni precedenti alla ricerca avevano dimostrato che i questionari con cui si indagavano singoli comportamenti ed in particolare la sezione di nomina tra pari costituiscono uno strumento utile anche per effettuare interventi con le classi, solitamente ben accolti da parte dei bambini e dei ragazzi, che partecipano con interesse a percorsi mirati al miglioramento della loro socialità.

 

La ricerca ha coinvolto circa 1700 alunni dalla terza elementare alla terza media, frequentanti alcune scuole delle zone nord, centro e sud della città e almeno un centinaio di docenti che hanno curato la somministrazione dei questionari.

 

E’ stato predisposto un questionario anonimo che riprendeva alcune voci delle precedenti rilevazioni e che si prestasse alla somministrazione da parte dei docenti di classe, sulla base di specifiche indicazioni. Il questionario si compone di una sezione di autovalutazione e una di nomina dei compagni.

La prima si compone di una serie di domande in cui vengono chieste le frequenze di una serie di comportamenti agiti e subiti durante la settimana. Alcune domande rilevano vari aspetti, separatamente per prepotenze fisiche o verbali, tra cui i luoghi in cui sono avvenuti gli episodi, se da parte di singoli o di gruppi, il sesso degli aggressori, la classe frequentata, se ed a chi vengono raccontate le prepotenze subite. Un gruppo di domande rileva il giudizio di gravità attribuito ai principali comportamenti.

La sezione di nomina dei pari indaga l'assegnazione di ruolo di prepotente o di persona che subisce, sempre con riferimento ad alcuni comportamenti principali.

 

 

Ai fini di rilevare il tipo e grado di prepotenze sono state considerate significative le risposte relative ai seguenti comportamenti: picchiare, offendere, obbligare a fare o dare qualcosa, rubare, rovinare oggetti, escludere dal gruppo, dire bugie sui compagni e prendere in giro. Sono stati costruiti indici fattoriali che hanno permesso di rilevare come il 35% degli alunni (38% alle elementari e 33% alle medie) si percepisca coinvolto con continuità nel fenomeno delle prepotenze.

I maschi risultano essere maggiormente coinvolti, soprattutto per quanto riguarda l’agire prepotenze con continuità (agire e agire/subire):

 

Prepotenze agite e subite %

Femmina

Maschio

Totale

Agisce prepotenze

6,2

13,4

10,0

Agisce e subisce prepotenze

7,0

13,3

10,2

Subisce prepotenze

14,2

15,2

14,7

Altro

72,6

58,1

65,1

Totale

100,0

100,0

100,0

 

Per quanto riguarda i luoghi si confermano i dati delle precedenti rilevazioni a Trento e quelli della letteratura: cortile come luogo privilegiato, seguito dalla classe e dai corridoi. Con il passaggio alle medie sembra che gli scontri più forti vengano gradualmente spostati fuori dall'ambiente scolastico (ad esempio il picchiare aumenta fuori dalla scuola) e la classe sembra diventare luogo sempre meno sicuro. Da rilevare che l'11% alle medie ed il 10% alle elementari di quanti riferiscono di essere stati picchiati o trattati male dicono che è avvenuto sull'autobus; percentuale da amplificare considerando che quel mezzo di trasporto è utilizzato solamente da una parte degli alunni.

Il picchiare rimane prerogativa dei maschi sia fra di loro che con le femmine; quando le femmine picchiano lo fanno prevalentemente fra di loro.

Chi picchia lo fa principalmente da solo, ma una volta su 3-4 lo fa in gruppo. Nel passaggio dalle elementari alle medie l'essere picchiati in gruppo per le femmine decresce, mentre per i maschi cresce in maniera significativa.

 

Alle elementari si viene picchiati prevalentemente da alunni della propria classe o di classi dello stesso grado e, in una percentuale variabile, ma in crescita nelle ultime classi, da alunni di classi superiori alla propria. Alle medie il fenomeno è simile, ma con un aumento di frequenza di quanti vengono picchiati da alunni delle classi superiori alla propria.

 

I bambini ed i ragazzi generalmente raccontano ciò che subiscono ad adulti e compagni, in primo luogo alla madre, poi agli amici, al padre e, in misura minore, agli insegnanti. In una logica di intervento è opportuno sapere che il 22% dei bambini delle elementari ed il 40% dei ragazzi delle medie dichiarano di non dire mai agli insegnanti di essere stati picchiati; e rispettivamente il 21% ed il 45% di essere stati trattati male. Con il crescere dell'età infatti raccontano sempre meno volentieri ciò che subiscono: l'1,2% dichiara di non raccontare mai niente a nessuno, il 3,7% dei ragazzi delle medie non ne parla con nessun adulto.

 

Alla sezione nominale del questionario ha risposto il 97% degli alunni delle elementari e l’88% di quelli delle medie, in misura simile maschi e femmine.

I dati delle nomine confermano come l’agire prepotenze sia comportamento preferenzialmente di tipo maschile, mentre il subire prepotenze coinvolge in misura maggiore le femmine alle elementari ed in misura simile maschi e femmine alle medie. Come parziale correttivo va comunque considerato che le prepotenze femminili sono spesso agite in modo indiretto con l’esclusione di amicizie ecc. e che tali comportamenti sono scarsamente rilevabili a questa età con semplici questionari.

 

La nomina dei pari si è rivelata strumento molto preciso nell’individuazione degli alunni ad alto rischio, sia per quanto riguarda le prepotenze agite che quelle subite. Parte degli alunni con ruolo fortemente connotato manifestano segnali di disagio socio educativo ed alcuni, in particolare alle medie, l’inizio di comportamenti "antisociali".

 

 

Nelle scuole elementari che nel 2001 hanno partecipato all'indagine sulle prepotenze sono stati attivati dei "percorsi emotivo relazionali con classi" secondo una metodologia sperimentata in passato, messa a punto considerando anche la letteratura e le principali ricerche inerenti il bullismo.

Hanno partecipato alla sperimentazione e ricerca 20 classi di scuola elementare, la cui suddivisione è riportata in diapositiva. I percorsi sono stati caratterizzati da una programmazione concordata in dettaglio con i docenti e dall'individualizzazione delle attività con obiettivi mirati alla situazione di ogni singola classe.

Gli strumenti di rilevazione sono stati somministrati ad inizio e verso fine anno scolastico, al termine degli interventi in tutte le classi. Il questionario per alunni è stato predisposto utilizzando i principali quesiti utilizzati della ricerca del 2001 ed ampliando in modo consistente la sezione nominale, con domande atte a rilevare lo status sociale di prepotente e vittima, nonché (con un minor numero di domande relative ai comportamenti) la popolarità, il rifiuto e la propensione alla prosocialità.

 

E’ stata scelta la modalità non anonima di somministrazione del questionario per permettere di rapportare i dati della sezione di autovalutazione (che riguarda l’autopercezione dei propri comportamenti) con quelli dell’attribuzione di ruolo attraverso le nomine dei compagni di classe. I dati dei questionari degli alunni sono poi stati messi in relazione con il questionario sui comportamenti prosociali e l’adattamento scolastico redatto dai docenti della classe.

Per le classi seconde elementari il questionario è stato semplificato adattandolo al livello di comprensione degli alunni e la somministrazione è stata curata dalle stesse insegnanti che avevano collaborato all’adattamento.

L’intero percorso con la singola classe viene valutato con il questionario di verifica a cura dei docenti.

L’insieme di strumenti utilizzati era finalizzato a verificare la ricaduta dei percorsi sia dal punto di vista degli alunni che da quello dei docenti.

 

 

Le classi che hanno partecipato al progetto sono state selezionate sulla base della disponibilità dei consigli di classe. Successivamente si è rilevato che l’insieme di queste classi (le quarte e le quinte) nella rilevazione del precedente anno avevano indici di coinvolgimento nelle prepotenze nettamente superiori all’intero campione, ad indicare che avevano spontaneamente aderito i docenti delle classi con maggiore conflittualità.

 

Per quanto riguarda la relazione fra i diversi ruoli, il dato sicuramente più significativo riguarda lo status di vittima, che risulta correlato positivamente (r=0,591 p<0,000) con il rifiuto da parte dei compagni (ricavato dalle domande "non piacciono" e "vengono scelti per ultimi") e negativamente con la popolarità , (r= -0,3517).

L'indice di benessere è correlato negativamente con gli indici di prepotenza e vittimismo e con il rifiuto, in misura maggiore per gli indicatori soggettivi che per quelli nominali, a conferma che i soggetti coinvolti a vario titolo nel bullismo vivono peggio l'ambiente scolastico.

Significativi sono anche i dati relativi al questionario "Comportamenti prosociali dei bambini". La scala complessiva è correlata positivamente (T1 r=0,551, T2 r=0,435 p<0,000) con la nomina di comportamenti prosociali da parte dei coetanei (per quanto rilevati con due sole domande relative all'andare d'accordo e all'aiutare i compagni). La scala è correlata negativamente con tutti gli indici di bullismo, in misura maggiore per le vittime che per i prepotenti e in entrambi i casi, in misura maggiore per gli indici di nomina che per quelli di autovalutazione. Le correlazioni più significative sono a carico delle vittime (r = -0,407). La scala di adattamento scolastico è anch'essa correlata negativamente con gli indici di prepotenza e di vittimismo e positivamente con la nomina di prosocialità.

Altro elemento interessante è che sussiste un’altissima correlazione positiva tra le due somministrazioni della scala per insegnanti, mentre nelle nomine da parte dei compagni le correlazioni sono meno forti, a conferma che gli insegnanti recepiscono con minore rapidità e chiarezza i cambiamenti interni al gruppo degli alunni.

 

 

Gli elementi caratterizzanti i percorsi classe sono evidenziati nella diapositiva.

Operativamente sono consistiti in 20 ore complessive di consulenza psicologica e circa 10 ore di incontri con gli insegnanti di classe. Sono stati effettuati due incontri informativi e di programmazione iniziale con il gruppo di docenti di tutte le classi della singola scuola, un incontro di programmazione mirata per singola classe, cinque interventi di due ore ciascuno con la classe da parte dello psicologo in compresenza con i docenti, un incontro di verifica intermedia ed uno finale per singola classe, un incontro di verifica finale con tutti i docenti della singola scuola.

 

La definizione delle singole attività da effettuarsi nelle classi viene concordata con i docenti alla luce dei problemi da questi evidenziati e degli esiti della prima rilevazione. In tutte le classi è comunque prevista la restituzione agli alunni dei dati dei questionari per singola classe, garantendo l’anonimato. A seconda della risposta della classe e delle richieste formulate dagli alunni vengono proposte attività finalizzate che possono prevedere: momenti di discussione guidata, analisi e gestione di specifiche situazioni conflittuali, esperienze atte favorire una maggiore consapevolezza delle emozioni in gioco nei conflitti, ecc.

Nel momento in cui si affronta un preciso problema con gli alunni si opera per fasi: riconoscimento e individuazione del problema, analisi dei correlati emotivi e relazionali dello stesso, raccolta delle proposte per la sua soluzione da parte degli alunni, scelta delle azioni o attività da intraprendere per risolverlo, verifica degli esiti negli incontri successivi.

 

L’intervento è svolto il più possibile a livello di dinamiche sociali nella classe ed anche quando si analizzano conflitti tra singoli alunni lo si fa sempre con l’intervento dei compagni e trattando i temi che emergono come problemi comuni che, con diverse sfumature o intensità, possono riguardare tutti.

 

 

Il confronto tra rilevazione iniziale e rilevazione finale permette di trarre alcune valutazioni.

Complessivamente si assiste ad una riduzione dei soggetti coinvolti nelle prepotenze (da 33% a 25%), in particolar modo per chi dichiara di subire prepotenze con continuità.

 

Prepotenze autovalutazione %

Inizio anno

Fine anno

Agisco

5

4

Agisco/Subisco

8

6

Subisco

20

15

Altro

67

75

Totale

100

100

Chi² = 5,255 gdl 3 p=0,154

   

 

Considerando agire e subire separatamente, la differenza tra inizio e fine anno nel numero di alunni che dichiara di subire prepotenze con continuità è significativa (Chi² = 4,798 gdl 1 p=0,028).

Le nomine non subiscono variazioni nella distribuzione dei ruoli di prepotente e vittima; un cambiamento interessante e significativo riguarda la correlazione negativa tra vittima e popolarità, che si riduce molto dalla prima alla seconda rilevazione (da r= -0,3517 a r = -0,1816). Chi subisce continua a non piacere, ma nei suoi confronti si riduce la distanza, le vittime vengono scelte un po' di più come amiche o compagne. Questo dato è congruo con la tendenza alla diminuzione dell’indice di malessere e con la riduzione del vissuto di vittimismo.

Dall'analisi dei dati si può ipotizzare che gli interventi ed il percorso in generale abbiano contribuito ad una migliore percezione e attenzione verso chi subisce prepotenze, con una maggiore consapevolezza nelle classi quarte e riduzione del malessere nelle quinte.

Complessivamente si può ipotizzare un miglioramento della condizione di chi subisce prepotenze in termini di maggiore visibilità agli occhi dei compagni: leggero aumento nelle nomine, maggiore concordanza tra vissuto di subire e ruolo attribuito - dal 26 al 32%, aumento della correlazione negativa tra benessere e ruolo di vittima, riduzione della frequenza di vittima nell'autovalutazione, ecc.

Le frequenze generali di fine anno sono diventate congrue con quelle del campione della ricerca del 2001.

 

 

Raccogliendo le principali indicazioni emerse dagli incontri di verifica e dall’analisi dei questionari è stato in parte modificato il programma di intervento, aumentando il numero di incontri diretti con la classe (da cinque a sette-otto) e strutturando un breve percorso parallelo con i genitori.

I genitori sono stati il vero elemento critico nella precedente sperimentazione e si è pertanto deciso di curare maggiormente la loro informazione sulle attività che si andranno a svolgere nelle classi e di fare anche degli incontri verifica intermedia oltre che finale, nonché di coinvolgerli indirettamente (tramite i figli) durante il percorso (modalità già sperimentate con successo nella scuola in cui si opera da più anni).

In conclusione si può affermare che i percorsi attuati si collocano a metà strada fra l’intervento di promozione e l’intervento mirato alle situazioni con chiari segnali di disagio e di malessere. Le principali fasi del percorso sono: a) conoscenza o diagnosi (precisa analisi della situazione relazionale della singola classe); b) esplicitazione delle principali criticità (che spesso comporta dare visibilità a ruoli e comportamenti solitamente nascosti agli adulti); c) mobilizzazione (finalizzata a smuovere le principali rigidità relazionali fonte di sofferenza per alcuni); d) rielaborazione (recupero cognitivo teso all’aumento della consapevolezza ed alla rielaborazione di esperienze emotivamente coinvolgenti che possano essere state proposte); e) costruzione di modalità comunicative funzionali al cambiamento (finalizzata a fornire precise indicazioni e supporto agli alunni affinché vengano effettivamente modificate le abitudini relazionali disfunzionali).

I vari strumenti utilizzati e le metodiche di gestione della classe sono di volta in volta adattate alla fase evolutiva del gruppo e dei singoli, al problema su cui si sta lavorando, agli obiettivi individuati e al tipo di risposta fornita dagli alunni.

I cambiamenti osservabili dai docenti sul piano relazionale tendono a rientrare a distanza di tempo, a conferma che i movimenti positivi del gruppo classe vanno costantemente sostenuti e stimolati dalla figura adulta, senza la quale i bambini tendono a tornare alle vecchie modalità di rapporto che, per quanto causa di sofferenza per alcuni, risultano essere maggiormente strutturate e sostenute da abitudini consolidatesi nel tempo.

http://www.provincia.arezzo.it/Istruzione/data/_store/DOCFILE367%5B1%5D.doc


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