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Burnout, psicopatie e antidoti

- di Vittorio Lodolo D`Oria

 

Autodiagnosi - del 02/02/2004

Abbiamo finora parlato in modo generico dello stress psicofisico che colpisce gli insegnanti nell'esercizio della loro professione. Appare quindi opportuno approfondire le manifestazioni, che dapprima in modo silente o subdolo, e via via sempre più conclamato, esprimono il disagio dell' individuo. Riconoscere segni e sintomi del malessere rappresenta infatti il primo passo per affrontare il percorso alla ricerca di un rimedio o di una soluzione. Ciascuno di noi possiede una capacità reattiva individuale di fronte agli stimoli esterni ed è dunque normale che a cospetto di una medesima sollecitazione due persone reagiscano in modo differente proprio grazie alla specifica soglia di tolleranza. Tuttavia la letteratura internazionale ha permesso di ricostruire l' identikit delle personalità più esposte - e quindi predisposte - all' esaurimento nervoso. Queste possiedono una bassa autostima, sono costantemente preoccupate o si sentono incomprese; tendono a isolarsi, posseggono una vita privata povera di stimoli, tendono a manifestare comportamenti ossessivo-compulsivi a loro volta dettati da un perfezionismo esasperato. E ancora, sono tipicamente ansiose, nevrotiche, impulsive, litigiose, ambiziose, incapaci a mediare, aggressive, ostili, idealiste e con una forte componente onirica che le "sgancia" dalla realtà. Verosimilmente la lista è incompleta e a scanso d'equivoci è bene premettere che per diagnosticare una situazione di disagio non è necessario che tutte le suelencate condizioni siano contestualmente e contemporaneamente

presenti: una sola potrebbe essere sufficiente. In altre parole, dei segnali che il nostro corpo trasmette, nulla è trascurabile. Mentre siamo degli ineguagliabili "diagnosti" e "terapeuti" per quanto riguarda i nostri colleghi, e il nostro prossimo più in generale, diviene assai difficile esercitare un'obiettiva capacità di giudizio su noi stessi. Come è dunque possibile capire se apparteniamo ad una c ategoria a rischio? Ma soprattutto, come possiamo accorgerci per tempo se stiamo lentamente precipitando verso una situazione di non ritorno? Un buon sistema di difesa è rappresentato dalla conoscenza di noi stessi e dalle nostre reazioni. In altre parole, se mi irrito di fronte a una situazione che solitamente mi lascia indifferente significa che qualcosa in me sta cambiando. Se la mia reazione è smisurata rispetto allo stimolo che l'ha indotta, allora è possibile che qualcosa mi stia realmente sfuggendo di mano. In soccorso a questa sorta di autoanalisi possono venire in aiuto le nostre amicizie (persone nelle quali riponiamo la nostra fiducia) che servono a confortare la nostra capacità di giudizio che, talvolta - soprattutto se ci troviamo in forte difficoltà - può venire meno. Infatti la condivisione dei problemi appare come un ottimo sistema per: · verificare l'integrità della nostra capacità di giudizio · razionalizzare le difficoltà incontrate anzi ché "assolutizzarle" ponendole al centro dell'esistenza · scongiurare il rischio/tentazione d'isolarsi in una propria realtà virtuale. Veniamo infine a elencare i segni e sintomi che tipicamente accompagnano il disagio psico-fisico di un soggetto. La composizione della seguente lista è stata possibile a seguito dell' osservazione di circa quattromila casi (un migliaio di questi insegnanti) che si sono sottoposti a visita medico-collegiale per l'accertamento d' inabilità al lavoro per causa di salute. Degno di nota il fatto che non sono state rilevate differenze tra segni e sintomi nelle diverse categorie

professionali: come a dire che il disagio mentale si esprime in modo identico e prescinde dalla tipologia della professione esercitata. Tra le somatizzazioni più frequenti si riconoscono: · stanchezza cronica, insonnia, cefalea, gastrite, colite e talvolta la percezione di dolore a base psicogena. Più complesso il corredo di percezioni e atteggia menti mostrati dai pazienti di volta in volta: · senso di rabbia, fallimento, colpa o vergogna; incapacità a gestire il quotidiano (tenuta dei registri, scrutini, interrogazioni etc.); trasandatezza nella cura personale e trascuratezza nell'esercizio della professione; crisi di panico e d'ansia; disforia (repentini cambi d'umore); diffidenza; fobie; sentirsi spiato/osservato; cinismo; apatia; assenteismo; evitamento d'impegni; ossessioni e compulsioni; pessimismo cronico; facilità al pianto; dereismo spazio-temporale; scoppi e accessi d'ira; frequenti stravaganze; rivendicazioni e lamentele nei confronti dell'autorità diretta (dirigente scolastico); frequente ricorso all'autorità istituzionale (denunce ed esposti immotivati a Polizia, Procura, Presidenza della Repubblica etc.); manie di persecuzione; ricorso al dileggio o al sarcasmo; perdita dell'autocritica e dell'autocontrollo; diminuzione o perdita della libido. Un cenno a parte merita la percezione - avvertita da nume rosi pazienti - in base alla quale un soggetto si sente "mobbizzato". Nei casi più importanti - e oramai avanzati per manifesto disagio psichico - l'individuo osservato si ritiene infatti, e non del tutto a torto, oggetto di un'azione di mobbing. Il confine tra la psicopatia e il mobbing è difficile da tracciare da parte dell'interessato in quanto le due realtà, dal suo punto d'osservazione,

coincidono: infatti la persona che è a tutti gli effetti "attaccata" e messa all'indice dalla comunità circostante, ritiene tali atteggiamenti causa del proprio malessere anziché effetto. Esaurito anche questo secondo elenco è bene ricordare che, per parlare di disagio mentale, non è ovviamente necessario che coesistano contemporaneamente tutte le condizioni sopra riportate. Può sembrare poco confortante il quadro sin qui dipinto, ma apportare conoscenza e consapevolezza sulle nostre fragilità urge per potervi far fronte, senza scordare che un grande aiuto ci potrà esse re dato dall' autoironia con la quale sapremo condire il nostro vivere quotidiano.


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