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LICEO SCIENTIFICO “FERMI” – BARI

Devolution e divenire cosmico

Liceo Scientifico Fermi (Bari) - 21-12-2001

 

“E pur si muove!” G.Galilei

Documento di analisi della “Proposta Bertagna” elaborato all’interno del Liceo Scientifico “Fermi” di Bari e sottoscritto da oltre 80 docenti dell’Istituto.



Da un esame della proposta di riforma della scuola del ministro Moratti, emergono i seguenti punti dai quali si evidenzia l’impalcatura generale della proposta:

1. Sulla base del referendum sul federalismo del 7 ottobre scorso e la conseguente possibile modifica costituzionale, si ribadisce il nuovo protagonismo regionale in materia di istruzione. Nella proposta del ministro si parla non più di Stato ma di Repubblica (p.11) con uno slittamento del significato nel senso della devolution amministrativa e legislativa che sposta l’asse decisionale sulle regioni e le aree territoriali nell’ambito dell’istruzione e in particolare della formazione professionale.
2. Il percorso di istruzione complessivo consta di 12 anni e pertanto si riduce di un anno rispetto all’attuale, in particolare si porta da 5 a 4 anni la scuola secondaria superiore.
3. A 14 anni il percorso di apprendimento si biforca in un ramo “alto” a carattere liceale e in uno di avviamento professionale per l’apprendistato lavorativo. Quest’ultimo non prevede sbocco universitario.
4. Il sistema educativo “integrato”, cioè con il concorso di scuole pubbliche e private, contempla tre percorsi formativi:
- il primo viene delegato alle famiglie e alle altre istituzioni sociali extrascolastiche, perché ogni elemento sociale diventi “risorsa culturale ed educativa”;
- il secondo, obbligatorio per tutti: è quello della scuola propriamente detta: qui si effettua un taglio delle ore annuali di lezione, dalle 1100-1200 ca. attuali (da 30 a 36 ore settimanali) alle 825 complessive annuali (25 ore settimanali). Il taglio delle ore complessive prevede un’ulteriore suddivisione ( 20 ore settimanali a quota annuale e 5 ore settimanali a quota locale).
- il terzo, quello facoltativo, o dell’eccellenza, o dei “laboratori”, viene gestito dal territorio e dalla competizione fra scuole e praticamente prevede l’ utilizzo di quelle 300 ore complessive ‘tagliate’ al punto 2. Con la differenza che quel tempo scuola che fino ad ora è stato patrimonio di tutti, nella proposta diventa facoltativo, dunque sarà riservato a chi lo “voglia”. Sarà gratuito, da 0 a 300 ore; mentre scatterà il pagamento per un servizio ulteriore. Verrà gestito dal territorio, cioè dalla competizione fra le scuole, che allo scopo potranno organizzarsi in rete, e da altre agenzie.

Ne consegue che:
- i docenti saranno “flessibilmente” utilizzati tramite: a) accorpamento di discipline, b) “eliminazione di discipline che passeranno dalle 13-18 attuali nei licei al massimo a 8-10” ( G:Bertagna, Corriere della Sera, 6/12/2001), c) spostamenti di alcune discipline al percorso n.3, quello facoltativo, come, pare, ed.fisica, disegno, e altre.Infatti (sic! p.38).
- maggior carico di incombenze ma inferiore retribuzione; sfaldamento dell’orario di cattedra ma prolungamento dell’orario di servizio fino a 24 ore sett.; incremento del fondo d’istituto ma vincolato all’economia sulle retribuzioni stipendiali;
- svalutazione del primato scolastico in campo formativo e competizione con altre agenzie formative esterne alla scuola pubblica abilitate, grazie alla contemporanea legge di parità scolastica, non solo a rilasciare diplomi e a certificare competenze, ma addirittura a far parte di diritto degli OO.CC. della scuola.

Tra “flessibilità” e “razionalizzazione”, lo scopo della riforma è, dunque, esclusivamente quello di risparmiare denaro.
Tale scopo favorisce la Confindustria rendendo disponibile a basso costo risorse lavorative pronte e flessibili (“In tale quadro, i percorsi di formazione secondaria, proprio perché ispirati da una solida sensibilità pedagogica e culturale, dovranno presentare una duplice finalità: la prima adattiva, ovvero rispondere alla domanda di professionalità che emerge dal mercato del lavoro; la seconda innovativa, ovvero creare le condizioni per modificare forme e contenuti delle professionalità esistenti, anticipando bisogni e dinamiche economiche e sociali ancora incoative.”, p.58).
Sacrifica, invece, senza scrupoli la primaria funzione sociale della scuola che dovrebbe, al contrario, offrire una reale uguaglianza di partenza, anche per valorizzare, in uscita, talenti e meriti in modo socialmente traversale.

Tale proposta,infatti,con l’esplicito riferimento al rinnovato sistema di organizzazione che va oltre il Taylorismo (pag.58) e procede verso “la qualità totale”, da un lato, svaluta il valore legale del titolo di studio, dall’altro, inserisce la scuola in un’ottica aziendale, poiché come già ci aveva detto G. Lombardi, in un intervento su Mondo Economico del 30/4/94, (Cfr. nella proposta la ricorsività di termini quali: negoziare, contrattare, ottimizzare).

In sintesi, l’impianto complessivo della riforma implica:


1. Devoluzione in materia di istruzione e in particolare di formazione professionale con subordinazione della scuola alle realtà locali.Si dovrà “negoziare”(pag.39; 40 e passim) con le famiglie il percorso formativo dei figli. privilegiando quindi dunque, obiettivamente, gli interlocutori più forti , economicamente e socialmente.
2. Privatizzazione della scuola pubblica e pubblicizzazione delle scuole private.
3. Subordinazione degli interessi della popolazione in tutte le sue fasce di censo e di estrazione sociale agli interessi del mercato e dell’industria.
4. Svalutazione dell’ istruzione a sommatoria di risultati.
5. Riduzione del concetto di formazione a quello di formazione professionale.
6. Taglio drastico di posti di lavoro: esasperazione della conflittualità dei docenti per la conservazione del posto; riduzione di garanzie stipendiali e sociali per i lavoratori della scuola, i cui compiti,contemporaneamente perdono professionalità e acquisiscono genericità, e si subordinano, così, alle situazioni contingenti della scuola di servizio.
7. Proliferazione di “patenti” e “patentini” certificanti sedicenti crediti formativi che rendono obsoleto il concetto di titolo di studio e introducono quello di profilo educativo culturale e professionale che potrà essere diverso (perché risultato di un percorso –puzzle ) in teoria da un alunno all’altro, non nel rispetto della persona ma per l’esigenza del mercato.
8. Precarizzazione del lavoro. E’ evidente come in tal maniera nessun titolo acquisito può più essere garanzia di sicurezza a tempo non determinato.

PERTANTO, I DOCENTI SOTTOSCRITTI


1. RESPINGONO COMPLETAMENTE IL PROGETTO DI RIFORMA DEL MINISTRO MORATTI CHE COMPORTA

- DISTRUZIONE DELLA SCUOLA PUBBLICA
- TAGLI DRASTICI DI POSTI DI LAVORO
- PRECARIZZAZIONE DEL LAVORO DEI DOCENTI

2. RIVENDICANO IL DIRITTO AL PIENO RICONOSCIMENTO PROFESSIONALE

3. RIBADISCONO LA DIGNITA’ E LA NON SVENDIBILITA’ DEI FINI EDUCATIVI E SOCIALI DELLA SCUOLA PUBBLICA AD ALCUN RICATTO ECONOMICISTICO E INTERESSE PRIVATO.


Breve annotazione in calce.

A consolazione di questo preoccupante scenario, si riportano le testuali parole del documento ministeriale che recita:
“D’altra parte non esiste una conoscenza o un’abilità stabilita che sia riconducibile in maniera univoca e biunivoca ad una sola ed esclusiva dimensione disciplinare: ogni conoscenza e ogni abilità è sempre una complessità che si contestualizza in una serie di rimandi che giungono fino all’unità della cultura umana e che, dunque, mostrano sempre visibili segni di relazione con dimensioni non solo logico-formali (pluri e interdisciplinari), ma anche affettive, estetiche, etiche, sociali, tecniche, perfino religiose (se , come ha ammonito Bettelheim, non è nemmeno possibile insegnare le tecniche della lettura se chi le apprende non le inserisce in una più grande e generale motivazione alla propria salvezza) (sic!, corsivo nostro).”(pp.38-39)

Lo stesso documento, nel paragrafo successivo, con una discesa di tono dall’ “escatologico-profetico” al “colloquial-animalesco”, parla della definizione degli standard di qualità del servizio la cui funzione "è permettere alla comunità sociali, alle famiglie e agli studenti di esercitare non soltanto il tradizionale diritto al mugugno, ma ben più corposi e non evanescenti servizi ( “esercitare” corposi servizi ?!!!!!) consacrati (torna il lessico sacrale !) a veri e propri interessi legittimi da rivendicare, protetti dalla legge. (Boh!?)" (p.39).

E così, tra orizzonti metafisici ed esternazioni onomatopeiche, il docente si estinguerà (o si evolverà, a seconda dei punti di vista) nel nulla del divenire cosmico!

Bari, 13 dicembre 2001

 

COMUNICATO STAMPA


L'assemblea dei Docenti appartenenti a 17 Istituti Scolastici della Città di Bari, convocati su iniziativa delle Rappresentanze Sindacali Unitarie (R.S.U.) e dei Docenti del Liceo Scientifico "Fermi" ed Istituto Professionale "Gorjux" di Bari ha Costituito un "Comitato Cittadino di Bari per la Scuola", aperto a Personale della scuola, Genitori, Studenti e semplici Cittadini.

Dalla dibattito è emerso un profondo dissenso sul disegno complessivodella riforma della scuola proposta dal Governo così come contenuto in un documento dei Docenti del Liceo "Fermi".

Il Comitato ha l'obiettivo di coordinare a livelli cittadino il Dissenso sulla Proposta del Ministro "Moratti" che al suo interno contiene:

  a) L'attacco ai principi sanciti dalla Costituzione sulla scuola pubblica;

  b) Il progressivo indebolimento della formazione del cittadino, del diritto allo studio e della libertà d'insegnamento e dell'invasivo condizionamento della scuola dalle realtà aziendali;

  c) I tagli al personale scolastico e peggioramento della qualità dell'insegnamento;

  d) Un modello di Istruzione Professionale ridimensionato qualitativamente e quantitativamente (riduzione a 4 anni);

  e) La precarizzazione dei Docenti di sostegno con gravi danni agli alunni portatori di Handicap.

Il Comitato sta organizzando una serie di iniziative d'informazione e sensibilizzazione nelle scuole, nel territorio anche in previsione dell'assemblea cittadina prevista per il 24 Gennaio p.v alle ore 16,30 presso il Liceo Socrate di Bari (Sede di Via D'Aquino 4 nei pressi di Via C.Rosalba), convocata dal coordinamento delle R.S.U..

Inoltre il "Comitato Cittadino di Bari per la Scuola" denuncia il tentativo in atto da parte del Governo di decidere la riforma per Decreti Delegati e pertanto invita il presidente della Repubblica "Ciampi", il presidente del Consiglio dei Ministri, i segretari ed i responsabili di tutti i Sindacati, i segretari dei Partiti Politici, i Capigruppo del Parlamento Nazionale a sventare il tentativo di soffocare il dibattito sulla riforma, in corso da anni.

Infine il "Comitato Cittadino di Bari per la Scuola", invita tutti gli istituti della Provincia di Bari ad aderire con analoghe iniziative onde poter rendere più ampio ed incisivo il dissenso alla riforma "Moratti".

 

Bari, 16 gennaio 2002

______________________________________
Per il "Comitato Cittadino di Bari per la Scuola"

Leonardo Scorza
( palecce@tin.it )

                                                COMUNICATO STAMPA



LA ASSEMBLEA DEI LAVORATORI E DELLE R.S.U. DELLA SCUOLA DELLA             PROVINCIA DI BARI

aperta alla partecipazione attiva di genitori, studenti, associazioni democratiche, riunitasi il 24 gennaio 2002 presso il liceo Socrate, in continuità con i precedenti incontri, promossi sia dalle R.S.U., sia da coordinamenti di scuole,


RIBADISCE


A) LA DENUNCIA DELLE LINEE DI POLITICA SCOLASTICA MESSE IN ATTO DALL'ATTUALE GOVERNO:
·        nella legge finanziaria (aumento del numero degli alunni per
classe, abolizione di fatto del valore legale del titolo di studio),
·        con il disegno di legge Moratti che abolisce l'obbligo scolastico
attaccando violentemente il diritto allo studio, fondamentale diritto di
cittadinanza costituzionalmente garantito, opera una rapida discriminazione
di classe con la divisione prematura tra licei e istruzione professionale
demandata in blocco alle Regioni;
·        con la abolizione della democrazia scolastica e la definitiva
aziendalizzazione della scuola la cui gestione è affidata ad un consiglio di
amministrazione, vanificando partecipazione, poteri, competenze di
insegnanti, studenti, genitori.

B) TALE ATTACCO SI INQUADRA IN UN DISEGNO PIU' GENERALE DI ABROGAZIONE DI FATTO DEI PRINCIPI FONDAMENTALI DELLA COSTITUZIONE REALIZZATA IN NOME DI UN LIBERISMO ASSAI POCO LIBERALE CHE TENDE IN PARTICOLARE A COLPIRE, CON LA SCUOLA PUBBLICA, LA SANITA', LA GIUSTIZIA E I DIRITTI DEI LAVORATORI.

IN QUESTA PROSPETTIVA

la assemblea esprime una adesione convinta allo sciopero del 15 febbraio e rammenta che l'art.36 della costituzione recita:
"il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa."

e sollecita la apertura del tavolo contrattuale di categoria e la definizione di piattaforme che non possono essere elaborate senza un confronto franco e aperto con i lavoratori e le loro rappresentanze.

Punti irrinunciabili sono costituita da:

recupero salariale nello spirito dell' art.36 nonché degli standard europei ormai facilmente misurabili grazie alla comune traduzione in euro;

 revisione dell'organizzazione del lavoro delineata dall'ultima finanziaria;

 revisione della normativa sulla 'autonomia scolastica  e rilancio degli istituti di autentica partecipazione ed effettivo autogoverno.

 

LA ASSEMBLEA DECIDE:



1) di organizzare assemblee pomeridiane aperte a studenti, genitori e tutti i cittadini, nelle scuole di Bari, secondo il seguente calendario:

·        I Gruppo - Mercoledì 30.01.02 H. 16,30: Fermi, Gorjux, Tridente, G. Cesare, Cartesio;

·        II Gruppo - Giovedì 31.01.02 H. 16,30:      Re David, Marconi, Santarella, Lombardi, Flacco, Perotti, Fiore;

·        III Gruppo - Venerdì 1.2.02 H. 16,30: Majorana, Ipssar Castellana, Bianchi Dottula, Salvemini, Scacchi, Socrate.

Ogni assemblea sarà gestita e organizzata, in contemporanea, presso le singole scuole.



2) di convocare contemporaneamente, a cura delle R.S.U. delle singole scuole, il giorno 5 FEBBRAIO ASSEMBLEE dei lavoratori per affrontare la grave situazione in atto e definire le modalita' di partecipazione allo sciopero;



3) di indire una MANIFESTAZIONE DI LOTTA dei lavoratori della scuola e di tutti i cittadini interessati alla difesa e al rilancio della scuola della costituzione repubblicana per il giorno 6 FEBBRAIO, cui seguirà il 14 FEBBRAIO una FIACCOLATA DI LOTTA per scortare le
delegazioni in partenza per la manifestazione romana del 15 febbraio;



4) la CONVOCAZIONE DEI CONSIGLI DI ISTITUTO per affrontare con i cittadini
genitori e cittadini studenti delle singole scuole PROPOSTE DI MODIFICA DELLA PROPOSTA DI LEGGE MORATTI E DI RILANCIO DELLA DEMOCRAZIA SCOLASTICA.

 

Bari, 24-01-2002

ALTRE SCUOLE

Condividiamo le ragioni della protesta

Liceo Scientifico "Santi Savarino" (Partinico - Palermo) - 23-12-2001


In data 15/12/2001 l'assemblea congiunta di genitori, docenti e studenti del Liceo Scientifico "Santi Savarino", è pervenuta alle seguenti conclusioni:

1. Sono condivisibili i motivi della protesta messa in atto dagli studenti contro i progetti di riforma della Scuola del ministro Moratti;

2. La funzione educativa della scuola pubblica va difesa rispetto ai tentativi di dequalificazione, a vantaggio della scuola privata, che si vogliono porre in atto con l'introduzione della cosiddetta "parità scolastica" e con lo storno di fondi che andrebbero investiti per il potenziamento della scuola pubblica;

3. Non è certo diminuendo di un anno il ciclo scolastico superiore che si può pervenire a un livello di istruzione completo e qualificato: la passata esperienza degli istituti magistrali, a quanto pare, non ha insegnato molto; la riduzione del monte ore d'insegnamento o la ventilata eliminazione di alcune materie fondamentali non possono certamente comportare l'ampliamento del quadro formativo e informativo;

4. La soluzione di una commissione di docenti interni, con presidente esterno, per svolgere l'esame di stato, serve solo a ridurre l'esame a una semplice e inutile farsa, dal momento che i docenti potrebbero valutare i propri alunni con un semplice scrutinio. Soprattutto si corre il rischio di una forte disparità tra i candidati delle scuole private e quelli della scuola pubblica;

5. Il criterio della concorrenzialità tra le scuole, anziché della corrispondenza dell'interscambio culturale, nasconde il rischio che ogni istituto, pur di non perdere iscritti, allenti i criteri di valutazione attraverso promozioni generalizzate e non qualificate;

6. L'abolizione dell'articolo 18 e la sua eventuale estensione alla scuola finirebbe con il ridurre i docenti alla mercè e all'arbitrio dei capi d'istituto ed a mettere in discussione la garanzia del posto di lavoro.

Si invitano pertanto tutte le realtà scolastiche e le loro componenti a stabilire contatti con il nostro Liceo per portare avanti con maggiore efficacia azioni di protesta e di lotta.

(seguono firme delle varie componenti della scuola, genitori, alunni e docenti)

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E' un attacco alla scuola pubblica

Liceo Scientifico Pacinotti (Cagliari) - 21-12-2001


Alcune considerazioni sull’attacco alla scuola pubblica

Assistiamo ad un attacco alla scuola pubblica, senza precedenti nella storia della Repubblica, da parte di questo governo di centro destra, che tende a disarticolare il suo impianto laico e pluralista a vantaggio delle scuole private.
Il primo provvedimento di questo governo sulla scuola, il D. L. 255, ha equiparato, ai fini del reclutamento degli insegnanti nella scuola statale, il servizio di insegnamento prestato nelle scuole pubbliche a quello prestato nelle scuole private.
La finanziaria 2002 prevede dei tagli sostanziali per la scuola pubblica, in particolare gli stanziamenti per il rinnovo contrattuale degli insegnanti non prevedono neanche la copertura dell’inflazione reale. Alla faccia di quelli che speravano che questo governo avrebbe adeguato le retribuzioni a quelle europee. Si favorisce l’esternalizzazione dei servizi riducendo il personale Ata ( sono stati tagliati 16000 lavoratori ) e mettendo, in questo modo, a rischio la stessa apertura pomeridiana degli istituti e quindi lo stesso ampliamento dell’offerta formativa. Un altro disegno di legge prevede l’assunzione nei ruoli dello Stato degli insegnanti di religione sulla base delle valutazioni dell’ordinario diocesano, che a discrezione concederà o revocherà l’idoneità all’insegnamento della religione cattolica.
Preoccupa, non poco, l’istituzione di una commissione per la deontologia professionale con a capo monsignor Tonini, che avrebbe come compito la scrittura di un codice comportamentale per gli insegnanti della scuola pubblica con pesanti limitazioni alla libertà d’insegnamento sancita dalla Costituzione e gravi commistioni tra morale cattolica e deontologia professionale.
Il gruppo di lavoro Bertagna a fine novembre ha licenziato un documento di 80 pagine, all’interno del quale si profila una scuola duale : formazione liceale per le classi dirigenti e formazione per l’avviamento al lavoro per la massa. Bisogna avere la consapevolezza che questa impostazione rappresenta un arretramento per la scuola italiana di almeno 40 anni. E’ preoccupante soprattutto il fatto che i ragazzi, qualora dovesse passare questa sciagurata controriforma, dovrebbero scegliere tra il tredicesimo e il quattordicesimo anno di età se studiare da classe dirigente o entrare a far parte della classe lavoratrice più o meno dequalificata; così facendo la scuola abdicherebbe alla sua funzione di educazione alla cittadinanza e al diritto di inclusione sociale che, pur con molti limiti, ha assolto in questi decenni.
Il vulnus più grave è comunque rappresentato dal progetto che, attraverso il mal posto principio di sussidiarietà o meglio nel quadro della devoluzione di competenze dallo Stato alle Regioni, prevede, come hanno già fatto alcuni Presidenti delle Regioni (Formigoni e Storace), il finanziamento, attraverso buoni scuola, delle famiglie che mandano i loro figli nelle scuole private. Basti dire che lo scorso anno Formigoni ha destinato cento miliardi a 70.000 studenti delle scuole private appartenenti a famiglie che hanno redditi superiori ai 140 milioni annui. . Infatti l’obiettivo del centrodestra in nome del principio di sussidiarietà tra pubblico e privato, (questo è vero anche per la sanità) è quello di introdurre il mercato all’interno del servizio scolastico nazionale, abbassando così la qualità della scuola pubblica a vantaggio di scuole private per ricchi, alle quali i figli dei lavoratori, nonostante i buoni scuola, dati i costi elevati, non potrebbero comunque accedere. Per non parlare del venir meno di uno dei principi fondamentali della nostra scuola pubblica, ovvero il pluralismo democratico, per il quale tutte le idee hanno diritto di cittadinanza e di confronto. Ben altra cosa sarebbe nelle scuole confessionali o confindustriali. La scuola deve essere, per le nuove generazioni, in primo luogo un esercizio di convivenza democratica, uno strumento d’educazione alla cittadinanza, un’opportunità d’inclusione sociale, non un luogo dove si erigono steccati ideologici e sociali. Questo è tanto più vero con l’approssimarsi di una società multietnica, nella quale sarebbe molto grave e sicuramente un fattore di regressione se ogni etnia o gruppo religioso istituisse una propria scuola.


Tutto questo in spregio dell’art. 33 della Costituzione repubblicana che recita “…….. senza oneri per lo Stato “.
E’ altresì grave la disposizione che modifica la composizione delle commissioni per gli esami, in quanto favorisce i “ diplomifici privati” e determina la svalutazione del valore legale del titolo di studio. Per non parlare dell’istituzione di un numero verde dove gli studenti possono denunciare gli insegnanti che esprimono valutazioni critiche sull’operato del governo, configurandosi in questo modo la creazione di vere e proprie liste di proscrizione. Né bisogna dimenticare l’attacco, avvenuto meno di un anno fa, da parte del presidente Storace alla libertà d’insegnamento a proposito dell’adozione dei manuali di storia contemporanea.
All’interno di questo scenario la riforma Moratti prevede una riduzione del monte ore complessivo, nell’arco del ciclo secondario di secondo grado, dalle attuali 5000 a 3300 ore con una perdita del 34 %. Se poi si tiene conto del fatto che, nel collegato alla finanziaria, il ministro prevede un aumento dell’orario cattedra oltre le attuali 18, anche se, grazie alla mobilitazione della categoria, solo facoltativa, e comunque l’onere di sostituire i colleghi assenti fino a tre settimane, ci rendiamo conto che la riduzione di ben 200.000 insegnanti in dieci anni prospettata dal documento Bertagna in nome della razionalizzazione rappresenti un attacco pesante alla qualità della scuola pubblica. Gravissima è l’eliminazione di alcune discipline come l’educazione fisica, il latino allo scientifico, la matematica e le scienze al classico che diventerebbero opzionali, da svolgere in controturno e probabilmente a pagamento.
Per quanto riguarda la scuola media di primo grado bisogna dire che, ad una analisi attenta, emerge il fatto che la sua autonomia è solo fittizia, infatti, visto che i primi due cicli sono strutturati in quattro bienni, il primo anno di media viene accorpato all’ultimo di elementare, mentre gli altri due prevedono l’introduzione anticipata della sperimentazione di segmenti propedeutici agli indirizzi opzionali della secondaria, questo sarà vero soprattutto per chi deciderà di uscire dal percorso scolastico per entrare in quello della formazione professionale.
La formazione professionale si articolerà in due canali, uno di tre anni con la qualifica a 17 anni, qualora lo studente abbia frequentato gli ultimi due anni di materna e uno di quattro con il conseguimento del diploma; ambedue con una frequenza in alternanza scuola lavoro e con uno svuotamento delle tematiche culturali che dovrebbero ispirare la formazione di un cittadino in grado di interagire in modo significativo con la realtà che lo circonda. In definitiva un percorso tutto pensato per soddisfare le richieste, nella migliore delle ipotesi, del mercato del lavoro o per essere più espliciti di confindustria.
Per questo riteniamo fondamentale che gli insegnanti, gli studenti, i genitori e tutte le forze sociali sinceramente democratiche siano attive nel denunciare e contrastare con forza quest’attacco alla scuola pubblica, ai suoi valori di democrazia, pluralismo e partecipazione, come baluardo di civiltà e di progresso per tutti i cittadini a partire dai lavoratori disagiati e meno abbienti.

Il 19 e il 20 dicembre a Roma si terranno gli stati generali della scuola, voluti dal ministro Moratti; è bene che la categoria non demandi ai soli studenti, che in questo momento occupano più di 800 scuole, l’onere di portare avanti una battaglia giusta e doverosa, prima ancora che per la difesa del posto di lavoro, la tutela della libertà e della qualità dell’insegnamento, per la salvaguardia della scuola pubblica, come bene di tutti e per tutti.


Cagliari lì 18 dicembre 2001

I docenti, gli studenti e gli operatori del Liceo PACINOTTI di Cagliari riuniti in Assemblea

 

La voce del "Cagnazzi"

Liceo Classico Cagnazzi (Altamura) - 17-12-2001

 

Le opinioni dei docenti e quelle degli alunni del Liceo “Cagnazzi” di Altamura sul documento Bertagna


LE OPINIONI DEI DOCENTI
I docenti del liceo “Cagnazzi” hanno discusso il documento Bertagna in una seduta del collegio appositamente convocato in data 12.12.01.
Una prima osservazione unanimemente condivisa riguarda la scarsa considerazione riservata alla scuola militante da parte del Ministro che si è premurata di invitare agli Stati generali docenti universitari e ragazzi delle consulte provinciali, ma non di raccogliere i pareri di docenti e capi d’istituto.
Noi comunque facciamo conoscere le nostre valutazioni entrando nel merito del documento, anche perché -­ d’accordo con i genitori - abbiamo impegnato gli alunni ad una riflessione seria alternativa alla rituale autogestione.
Per brevità riportiamo schematicamente soltanto le opinioni che non ricalcano quelle già presenti nei vari forum.
1- L’intero documento è molto interessante per tutti coloro che vogliano guardare la scuola non soltanto nelle sue singole articolazioni, ma anche nel contesto di una filosofia di sfondo: infatti assai valide sono le linee di orientamento pedagogico e le indicazioni afferenti alla psicologia cognitiva. Notevole importanza si riconosce all’extra-scuola e ai sistemi informali e non-formali che influiscono in modo significativo e statisticamente documentato sul successo/insuccesso scolastico. Si rileva positivamente anche l’ affermata necessità di coordinare la normativa statale vigente con quelle regionali, ridefinendole in attuazione della legge costituzionale sul Federalismo n 3 del 18/10/2001 .
2 - I docenti guardano con attenzione ­ in attesa di più precise indicazioni alle ipotesi di:
. nuovi ritmi, scadenze e modalità per verifiche e valutazioni (pgg.16 -36 );
. attribuzioni di crediti e debiti (anche in relazione alla condotta) con possibilità di ripetenza (pag. 40)
3 ­ I docenti ritengono eccessiva l’enfasi posta sull’istruzione tecnico-professionale (p. 19) e sul lavoro a 17 anni. Sembra ­ en pendent ­ troppo ottimistico e ingenuo pensare che la possibilità del passaggio dall’istruzione alla formazione e viceversa possa essere praticata nel doppio senso di marcia. E’ vero che da un percorso liceale si può agevolmente passare ad uno professionalizzante, ma non è concretamente praticabile in modo altrettanto facile il percorso inverso: anche perché per i giovani avviati ad attività professionalizzanti si riduce la disponibilità psicologica e cognitiva verso percorsi che conducono a competenze non immediatamente spendibili per il lavoro e per altre legittime esigenze la cui soddisfazione viene in genere differita nel tempo dai liceali.
3.1 - Perciò si auspica uno sforzo comune per innalzare lo zoccolo di cultura generale e l’obbligo si istruzione in percorsi di tipo liceale oltre il 14° anno di età.
3.2 - Mentre si ritiene opportuna l’uscita da scuola un anno prima ­ a 18 anni anziché a 19 : non tanto per l’allineamento ad alcuni paesi europei, ma perché non si deve protrarre oltre il necessario la scuola secondaria, si ritiene errato ridurre il segmento superiore del percorso scolastico. Meglio integrare nel percorso l’ultimo anno della scuola materna.
4 - All’ Università si accede previo l’accertamento della congruenza tra gli studi compiuti e certificati (p.31) e quelli che si intende intraprendere.Se non vi è congruenza si deovranno frequentare moduli di riallineamento organizzati da scuola e Università in collaborazione tra loro. Questo punto e parecchi altri del documento autorizzano un certo fastidio per l’eccessiva invadenza dell’Università nella scuola secondaria. Se si scorre, infatti l’elenco degli esperti chiamati a prospettare la nuova scuola vi si trova una sproporzione tra docenti delle superiori e docenti universitari. Detto con chiarezza: non vorremmo che la scuola superiore sia il luogo per l’ impiego e le esercitazioni dei dottorini che si annoiano nei corridoi delle università.
4.1 ­ I docenti contestano con vivacità l’opinione non troppo velata nel documento secondo cui l’ università deve essere una cosa seria mentre la scuola può rimanere il luogo di sperimentalismi vari dove (vedi pag.39) può anche sfumare la specificità professionale dei docenti: basta infatti che “la programmazione didattica collegiale” lo voglia perché avvenga il miracolo per cui un docente di matematica promuova “sensibilità estetiche, conoscenze geografiche, riflessioni morali…atteggiamenti sociali…dimensioni affettive…religiose ”.
Il gruppo Bertagna, insomma, legittima, non si capisce per quali fini, moralismi, invadenze psicopatogene, sbavature elementarizzanti che offendono la sensibilità dei docenti i quali sono dotati di un profilo culturale e professionale ben definito e certificato . Se il giovane così formato non entrerà a 17 anni nel mercato del lavoro, sarà poi messo a punto nei moduli di riallineamento, perché comunque all’Università non si va senza il doppiopetto d’ordinanza.
5 -- Parlando di piani di studio si individuano (pag.37) i profili terminali degli alunni, con riferimento alle differenze specifiche esistenti tra i diversi licei e si citano obiettivi specifici di apprendimento. (a pag. 39) Si parla esplicitamente di discipline, di contenuti (ma non dimentichiamo che i docenti possono ben programmaticamente debordare dalla specificità della classe di abilitazione che li legittima docenti). A tal proposito i docenti avanzano perplessità per la citazione di alcune discipline e lo slittamento di altre in laboratori facoltativi.
6 - Anche il personale deve essere gestito in modo flessibile: in questo contesto (pag.50) si ipotizza una diversa strutturazione dei team docenti alle elementari. Il tutto con una certa frettolosità che suscita qualche apprensione.
7 - Ragionando su percorsi e risultati il Grl afferma che contano più i risultati che i percorsi attraverso cui si raggiungono (pag.31) e sposta all’attenzione dai luoghi della istruzione/formazione alla certificazione delle competenze finali: qui si colloca un passaggio critico in quanto si nega ogni esclusività di percorso e si auspica una solidarietà cooperativa fra tutte le esperienze e i luoghi formativi, indipendentemente dal fatto che siano statali o privati (pag.32).
Qualche perplessità si può tuttavia rappresentare: è proprio vero che i risultati sono indipendenti dai processi? Anzi non è essenziale che siano garantite procedure e condizioni di insegnamento/apprendimento? Prima di ottenere i risultati è necessario che siano validate le procedure .
Su questo punto i docenti del “Cagnazzi” intervengono con unanime determinazione e si domandano preoccupati quale sia il paradigma per l’apprezzamento dei risultati e non esitano a chiamare machiavellismo la filosofia sottesa. Per questo occorre una riflessione che si estenda ai nuovi prospettati metodi e organismi di valutazione e ai nuovi organi collegiali, giacché un discorso frammentato può essere in sé confuso ma anche intenzionalmente confondente per ridurre l’attenzione critica.
8 - Qualche docente, pur non entrando nel merito dei singoli punti esprime preoccupazione per la strategia di fondo di tutta la linea ministeriale che separa istruzione e formazione , smonta la scuola pubblica, espone alla frantumazione culturale, legittima la clericalizzazione della scuola quando affida ad un prelato sia pure insigne la presidenza della commissione per il codice deontologico.
9 - Questa riforma - dice qualcuno -­ imita nel peggio la scuola statunitense ( chi ha i soldi farà istruire al meglio i propri figli) sviluppando cinicamente le premesse della della legge 30 /2000.
La scuola, si conclude, va comunque riformata, se è vero che le risultanze delle recenti indagini OCSE collocano alla 20° posizione tra i paesi OCSE ( al 23° posto per la matematica) , L’Italia che per essere uno dei G-8 ha dovuto subire le devastazioni non solo materiali di Genova nella scorsa estate.
Nel fare questo non si deve però trascurare che un’altra indagine (cfr.Corsera dell’11.12.01) dimostra che il 61% degli Italiani vuole una buona scuola pubblica.

LE OPINIONI DEGLI ALUNNI
Gli alunni hanno espresso le loro opinioni e valutazioni nel corso di workshop di due ore svoltisi a gruppi di due classi nei giorni 10 e 13 Dicembre. Si è trattato di una attività autonomamente proposta agli alunni dal preside e dai docenti e organizzata di comune accordo .
Si riportano qui di seguito le sintesi stringate dei lavori ­ talora intenzionalmente ridotte ad una frase chiave - così come sono state consegnate dai vari gruppi.

III B
La classe nella sua totalità esprime il suo dissenso nei confronti della maggior parte dei punti esposti nella proposta di riforma avanzata dal Ministro dell’Istruzione L. Moratti.
In primo luogo la classe considera improponibile l’eliminazione delle materie del gruppo scientifico e la contraddittoria introduzione dello studio dell’economia nei licei classici.
Tale modifica porterebbe all’estinzione di questo indirizzo, che precluderebbe così l’accesso degli studenti frequentanti ad una qualsiasi facoltà scientifica. Allo stesso modo si dichiara contraria all’esclusione del latino, ritenuta disciplina caratterizzante del corso di studi liceale, dai licei scientifici.
In secondo luogo la classe manifesta la sua contrarietà nei confronti della proposta di un finanziamento al 90% delle scuole private, data l’insufficienza dei fondi già stanziati per quella pubblica.
Infine non si approva l’eliminazione di un anno di scuola secondaria superiore e propone l’anticipazione dell’inizio del corso di studi all’età di 5 anni, anziché a sei.
Gli unici punti che la classe approva sono quelli riguardanti lo studio fin dal primo anno della filosofia e della storia dell’arte nei licei e l’introduzione dell’inglese nelle scuole elementari.

III A
La classe si è espressa sul problema della riforma riconoscendo comunque l’effettiva necessità di uno svecchiamento del sistema scolastico italiano, in ritardo su quello europeo. Tuttavia non condividendo numerosi punti di essa: la nuova procedura dell’esame di maturità, l’eccessiva riduzione dei programmi, la rarcellizzazione estrema dell’offerta formativa nelle scuole superiori e il pericolo dell’eccessiva equiparazione della scuola privata a quella pubblica.

I B
“La scuola per tutti” questo è il motto con cui contestiamo la privatizzazione proposta dalla riforma Moratti.

IV C
La scuola pubblica va in pensione. Questo è il progetto del Ministro della Pubblica (forse privata ?!?!) Istruzione

Gruppo II B - V C
1) più studenti nel consiglio d’amministrazione
2) E’ impensabile intraprendere lo studio della filosofia dal IV ginnasio, quando ancora non si ha una buona conoscenza della storia greca.
3) Economia senza matematica? Illogico!
4) Da chi sarebbe composto il nuovo organo di valutazione degli studenti? Perché deve esautorare il consiglio di classe?
È inopportuno che nel liceo classico ci sia una riduzione, in particolare delle materie scientifiche e dell’educazione fisica (con strutture adeguate) necessarie per una formazione completa dello studente

Gruppo II D - V D
Scegliere tra latino e matematica … no grazie!
Gli studenti italiani hanno bisogno che al loro “rumore” seguano interventi DAVVERO efficaci che riportino nella scuola pubblica il “silenzio” dettato da una reale soddisfazione.

Gruppo II A - V A
Approviamo la fine della scuola superiore a 18 anni, per evitare che gli studenti italiani siano svantaggiati rispetto agli studenti europei che concludano il loro corso di studi superiori a 18 anni
Proponiamo però di non eliminare un anno, indispensabile per la formazione ultima del ragazzo, dalla scuola superiore ma di anticipare l’inizio della scuola elementare a 5 anni. Condanniamo i finanziamenti alle scuole private.
È una riforma assurda: ognuno deve mantenere le proprie competenze, non vogliamo il segregazionismo della scuola!

Gruppo I A - IV A
Diplomiamoci a 18 anni con la scuola secondaria a 5 anni.
La scuola privata non deve essere finanziata dallo stato. Piuttosto quei finanziamenti dovrebbero essere destinati al miglioramento delle scuole pubbliche.

Gruppo II A - V A
1) Approviamo la fine della scuola superiore a 18 anni, per evitare che gli studenti italiani siano svantaggiati rispetto agli studenti europei che concludono il loro corso di studi superiori a 18 anni.
2) Proponiamo, però, di non eliminare un anno - indispensabile per la formazione ultima del ragazzo - dalla scuola superiore, ma di anticipare a 5 anni l’inizio della scuola elementare.
3) Condanniamo i finanziamenti alle scuole private.

Gruppo I D - IV D
Durante l’incontro con la classe ginnasiale IV D del giorno 13/12/2001 abbiamo approfondito il problema della proposta della riforma Moratti che ci interessa da vicino. Dopo la lettura di una integrazione della riforma abbiamo avviato un dibattito al quale abbiamo partecipato tutti con grande interesse, traendo infine le seguenti conclusioni:
· La maggioranza è in disaccordo con la proposta Moratti di uguagliare la scuola italiana alle altre europee, poiché ha come scopo fondamentale quello di preparare i giovani “tutti” (anche coloro che hanno deciso di intraprendere un corso di studi più impegnativo) al mondo del lavoro, essendo ormai l’economia il pilastro della nostra società. Riteniamo quindi che la proposta potrebbe essere positiva se meno drastica, non applicata ai licei nei quali il quinto anno è fondamentale nel percorso formativo e di maturazione socio-culturale degli studenti.
· Siamo unanimemente in disaccordo con la proposta di affidare la valutazione finale del percorso formativo ad uno scrutinio interno alla scuola stessa con presidente esterno (solo ai fini della vigilanza e della correttezza degli atti).
· Non siamo convinti della validità dell’ulteriore proposta del Ministro Moratti di dare maggiore libertà nei programmi didattici dei docenti, perché secondo noi in questo modo si creerebbe confusione nelle discipline.

Gruppo II C - V B
Riguardo la “scuola del futuro” approviamo un’idea di riforma ma meno radicale e mirata alla formazione di tutti gli studenti (scuole private ­ pubbliche)

IV D
Noi, giovani del III millennio, non condividiamo che i professori diventino tuttologi, possano cioè insegnare e fare riferimenti ad una qualsiasi disciplina, quasi abolendo le loro varie specializzazioni.

Il Preside
Filippo Tarantino

LICEO CLASSICO STATALE “CAGNAZZI”
piazza Zanardelli, 30
70022 - ALTAMURA
Codice Fiscale 82014260721
Pref. 080 ( (tel.) 3111707 - : (fax) 3113053E

filtaran@tin.it - cagnazzi@tin.it
http://liceocagnazzi.cjb.net

Cari colleghi, studenti, genitori e presidi, se nel vostro istituto avete approvato documenti di risposta alla commissione Bertagna o alla riforma Moratti in genere, inviateli a Fuoriregistro, utilizzando il modulo online o scrivendo a Marino Bocchi. Comunque la pensiate e' importante che il Ministro ascolti la voce delle scuole.

Docenti Scuola dell'infanzia e proposte Brichetto

Massa Marittima 24 gennaio 2002

Gentile signor Ministro della P.I., ovvero, M.I.U.R.,

siamo un gruppo di insegnanti di scuola dell’infanzia e non sappiamo se siamo più indignate ,più deluse o più sconcertate in merito alle Sue proposte nei riguardi di questo ordine di scuola.

Deluse perché credevamo o speravamo che Lei e il governo di cui fa parte foste i rappresentanti autentici del cambiamento che tanto avete sbandierato nei mesi precedenti e in cui tanti italiani, tra cui molti insegnanti,hanno voluto credere.

Sconcertate perché la Sua proposta denota una profonda ignoranza culturale, psicologica e pedagogica e ,”ci consenta”, per chi si occupa di istruzione, questa è una mancanza inaccettabile,che indigna profondamente. 

Ha idea,signor Ministro,di quali sarebbero le conseguenze se la Sua idea geniale si concretizzasse?

Oltre alla profonda mancanza di rispetto verso una categoria professionale che da più di trent’anni ha lavorato con vero spirito di abnegazione,con serietà ed impegno,trasformando il vecchio asilo assistenziale in scuola, scuola vera, con un suo spessore culturale, un suo assetto pedagogico,una sua forte dignità, Lei, signor Ministro, dimostrerebbe una totale mancanza di rispetto nei confronti dei bambini,questi bambini su cui si sono spesi fiumi di parole piene di enfasi ma che ancora una volta vengono strumentalizzati,ancora una volta devono fare il capro espiatorio,le vittime sacrificali, ma che sarà mai?

Del resto si tratta di soggetti indifesi, non possono mica protestare,esprimere le loro rimostranze, organizzare un corteo,proclamare uno sciopero! Sono così inermi, così di bassa statura! E poi non hanno mica ancora diritto di voto…vero?

Ha idea,signor Ministro,dei problemi di tipo psicologico,metodologico e organizzativo che comporterebbe l’ingresso a scuola dei bambini di due anni (ah, e 4 mesi, mi scusi)? Senza considerare un altro aspetto importante,un’osservazione che vorremmo farle notare: Le sembra produttivo incoraggiare anche quelle famiglie che non hanno particolari esigenze di lavoro a “buttare fuori di casa” un bambino così piccolo?

La funzione e la figura dei genitori,già tanto precaria e traballante ci sembra proprio che non venga così rafforzata.Tutta quella retorica prosopopea sul valore della famiglia ,dei figli,della responsabilità educativa dei padri e delle madri…Balle, vero signor Ministro?

Analizzando poi l’altro punto della proposta,l’anticipo dell’ingresso alla scuola elementare,punto che sta molto a cuore a noi insegnanti della scuola dell’infanzia,la nostra domanda di nuovo è:ha idea signor Ministro di quali conseguenze psico-pedagogiche ci sarebbero nel mandare alla scuola elementare un bambino di cinque anni (ah, e quattro mesi, mi scusi)? 

Ha mai sentito parlare,oltre che di sviluppo cognitivo,anche di sviluppo motorio,affettivo, relazionale?
Ha mai sentito parlare di curva dell’attenzione,di ritmi di apprendimento,…..
Ha mai pensato che ogni bambino ha diritto alla sua infanzia e che nessun adulto mai dovrebbe commettere il crimine di derubarlo di un bene tanto prezioso e irripetibile in virtù di non si sa quale modello competitivo che lo vorrebbe efficiente ed efficace come un qualsiasi strumento tecnologico,un qualunque prodotto industriale?

Secondo lei cosa le risponderebbe, se potesse,un bambino di cinque anni,sapendo che qualcuno ha deciso che lui debba rinunciare ai suoi tempi,ai suoi ritmi,ai suoi spazi e ai suoi modi perché non c’è tempo da perdere,bisogna uniformarsi!bisogna equipararsi!

E allora presto a imparare a leggere a scrivere e a far di conto,a conoscere due,tre,quattro lingue,a solfeggiare sui computer tra hardware e software,via col bambino alfabetizzato, poliglotta, atletico, telematico compresso in un banco per quattro o cinque ore al giorno circondato solo da obiettivi e livelli da raggiungere. 

Già, cosa le risponderebbe quel bambino,signor Ministro? 

Tutte le conferenze più o meno internazionali,tutti i dibattiti con tanto di esperti più o meno tali,tutte le iniziative più accorate,la carta dei diritti del bambino,l’anno del bambino il telefono del bambino, la città del bambino,e le politiche per la tutela del bambino,e le associazioni dei genitori ,e le associazioni degli insegnanti e bla bla bla…..

Ancora balle, vero signor Ministro?

Crediamo che sia ora di piantarla di calpestare senza ritegno i bambini e gli insegnanti della scuola dell’infanzia,che sia ora di smettere di pensare che tanto a loro si può propinare tutto,che tanto loro stanno sempre zitti,chi li ha mai sentiti? 

Ma chi ha detto che la fascia di età tre-sei anni è determinante nella vita di un individuo,che è un periodo cruciale in cui si struttura la propria personalità,il proprio stile di apprendimento,l’immagine di sé,il grado di apertura verso il mondo,ecc ecc, ecc,ma chi l’ha detto?

Chi sono in fondo Piaget, Freud,Klein,Bruner,Bronfenbrenner,Gardner,ma chi sono?
Le è mai capitato signor Ministro di leggere,no,forse leggere è pretendere troppo,diciamo di sbirciare i Nuovi Orientamenti per la scuola materna?

Certo, se li avesse letti attentamente, comprenderebbe che con la Sua illuminata proposta quel documento, così importante e significativo, adesso possiamo anche mandarlo al macero,non è più credibile. 

Che soddisfazione per lei,vero signor Ministro?

La scuola dell’infanzia che si è guadagnata questa denominazione dopo anni di duro e appassionato lavoro,dimostrando una capacità di ricerca e sperimentazione, di riflessione, di autocritica, di saper cambiare,capacità che non si trovano in nessun altro ordine di scuola, (tra parentesi è la categoria che lavora di più ed è pagata di meno,sa?), si aspettava da lei signor Ministro la sospirata ufficializzazione, il suggello che ne decretasse legalmente il valore e l’importanza nella formazione e nell’educazione dei bambini peraltro già accreditata e consolidata: l‘obbligatorietà almeno dell’ultimo anno di scuola.

Pensavamo, speravamo che potesse essere Lei la persona che finalmente avrebbe capito e compiuto questo gesto di respiro epocale per la costruzione di una nuova scuola.

Che amarezza signor Ministro!

Invece Lei vuole ricacciare la scuola dell’infanzia al punto di partenza, come in un maledetto gioco dell’oca, cancellando in un colpo,quarant’anni di storia e di cultura.

Altro che scuola dell’infanzia,che termine improprio sta per diventare questa definizione,da ora in poi si tornerà a ritroso alla scuola materna, al giardino d’infanzia, all’asilo, alle sale di custodia. 

Altro che docenti formati all’università, piuttosto maestre giardiniere (magari ci correderanno di colorati annaffiatoi,guanti e cesoie,pronti per la coltivazione di bambini),assistenti,vigilatrici,guardiane. 

Quale inquietante scopo può nascondersi dietro questo sconsiderato gesto? 

Signor Ministro,sa cosa le diciamo? Nonostante il tono aspro della nostra protesta, vogliamo ancora sperare, non rassegnarci al peggio, vogliamo ancora concedere un margine di fiducia alla Sua capacità di riflettere e di rivedere la Sua posizione. 

Siamo convinte (quasi) che una persona come Lei, che ha saputo trovare così belle parole da rivolgere ai ragazzi all’inizio dell’anno scolastico, che ha proclamato in lungo e in largo la sua intenzione di ascoltare tutte le parti attivamente coinvolte nel mondo della scuola, sappia dimostrare la coerenza tra le parole e i fatti, sappia dimostrare quelle capacità di riflessione, di elasticità, di autocritica che appartengono alle menti più aperte, e così speriamo che ci ripensi,signor Ministro,che ascolti veramente anche chi è parte in causa e tutti i giorni convive nella scuola con i bambini e che ha tentato di fare di un lavoro una professione. 

Lo speriamo ,per noi, per i bambini, per la società intera. 

Vorremmo proprio poterla annoverare tra i migliori, tra coloro che conoscono l’arte di saper ritornare sui propri passi.

A proposito signor Ministro,ha mai passato una giornata in una scuola dell’infanzia?

Il corpo docente della Scuola dell’infanzia dell’Istituto Comprensivo di Massa Marittima (Gr)
ubung@tiscalinet.it 

 


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