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Il "Coordinamento docenti", riunitosi il 17 gennaio 2002 presso il Liceo Classico Garibaldi di Palermo, ribadisce la più netta e totale opposizione al progetto di riforma del sistema scolastico elaborato dal Gruppo ristretto di lavoro per conto del ministro dell’Istruzione L. Moratti.

Ø Rifiutiamo il sistema duale che separa istruzione e formazione: la scuola tutta, di ogni ordine e grado, ha il compito di formare, anche attraverso l’istruzione, cittadini capaci di un consapevole esercizio critico della propria autonomia culturale e umana.

Ø Rifiutiamo la trasformazione del Consiglio d’Istituto in Consiglio di amministrazione: la scuola non è un’azienda ma un sistema in cui interagiscono numerose componenti.

Ø Rifiutiamo il curriculum di 25 ore settimanali, la riduzione del numero delle discipline, il considerarne alcune "facoltative": il percorso formativo sarebbe così impoverito, si determinerebbero gravi perdite di posti di lavoro, sarebbe la dismissione della scuola italiana.

Ø Rifiutiamo la precocità della scelta degli studi secondari e chiediamo che questi ultimi si realizzino in un percorso di 5 anni effettivi: l’anno integrativo degli istituti magistrali è stato abolito proprio per i suoi esiti fallimentari.

Ø Chiediamo che, proprio per realizzare compiutamente l’autonomia scolastica e l’art.21 della L.59/97, venga immediatamente elevato a 16 anni di età l’obbligo scolastico, per portarlo a 18 anni nel più breve tempo possibile.

Ø Rifiutiamo il "sistema di valutazione degli apprendimenti", così come previsto nell’ipotesi Bertagna-Moratti, perchè non guarda alla scuola come sistema complesso; non si valuta la qualità della scuola utilizzando come unico criterio la quantità di nozioni possedute dagli studenti.

Ø Rifiutiamo il neodarwinismo delle "indicazioni di carattere attitudinale" che dovrebbero essere riportate nella "scheda di orientamento" del "portfolio" dello studente: la scuola non può limitarsi a prendere atto o, peggio, a sancire difficoltà e limiti degli allievi, ma ha il dovere di porre in essere tutte le strategie atte a superarli.

Ø Rifiutiamo l’accezione che gli estensori dell’ipotesi di riforma attribuiscono al concetto di "dimensione operativa del sapere" propria del percorso di formazione professionale; la scuola diverrebbe, in tal modo, una agenzia di certificazione di "competenze", mero addestramento, da consegnare alle imprese.

Ø Rifiutiamo la destinazione, diretta e indiretta, di ingenti risorse finanziarie alle scuole private, in nome di una presunta parità.

Ø Rifiutiamo la formazione delle Commissioni per gli Esami di Stato che, eliminando i Commissari esterni, rischia di dequalificare pesantemente il titolo di studio.


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