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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 
il corpo umano è una password


 


Rodotà: il corpo umano è una password
 

Con la consueta chiarezza il Garante della Privacy racconta l'attività 2002 insistendo su biometrica, genetica in internet, localizzazione delle persone attraverso il telefono. Tecnologie tanto importanti quanto inquietanti
Aumenta la "pressione" per l'utilizzo dei dati personali sia nell'ambito della sicurezza sia in quello commerciale, accompagnata da un'evoluzione tecnologica e scientifica che "congiunge campi fino a ieri lontani come l'elettronica e la genetica" e che "sembra rendere vana ogni pretesa di offrire tutele giuridiche".

Questa la sintesi del dettagliato quadro disegnato dal Garante della Privacy Stefano Rodotà ieri in occasione della presentazione della Relazione Annuale 2002 (su questa pagina è disponibile il documento nel suo complesso).

Secondo Rodotà, non c'è una ricetta semplice per governare queste trasformazioni, come dimostra la complessa questione dello spam, affrontata anche dalla direttiva europea 58/02, "in occasione della quale la scelta per l'opt-in, per il consenso degli interessati, ha prevalso". Una direttiva che si discosta dalle scelte degli Stati Uniti, paese che però ora ha "scoperto che lo spamming (...) ha ormai superato il 40% del traffico su Internet" e nel quale la "Federal Trade Commission accerta che il 66% di questi messaggi contiene "elementi di falsità", percentuale che arriva al 90% per le offerte finanziarie o di investimento."

"Oggi - spiega Rodotà - la tutela dei dati personali non riguarda soltanto la divulgazione impropria delle nostre informazioni. Consiste anche nella difesa della sfera privata contro invasioni che violano il diritto alla tranquillità, cancellano il diritto di non sapere".

E in questo quadro si incarna il problema-opportunità di quello che Rodotà definisce "Corpo elettronico", i cui dati sono distribuiti in diverse banche dati mantenute in luoghi diversi, dove la "nuova cittadinanza" non è più "il segno di un legame territoriale o di sangue" ma un "fascio di poteri e doveri che appartengono ad ogni persona".

Sulle banche dati il Garante ha insistito a lungo, dicendosi pronto ad intervenire "se, per esempio, si costituissero banche dati contenenti tutte le prescrizioni mediche con indicazione nominativa delle persone alle quali si riferiscono, si creerebbe un sistema ad alto rischio sociale, al quale potrebbero sottrarsi soltanto coloro i quali decidessero di non utilizzare il sistema sanitario nazionale e di pagare direttamente i farmaci. Non permetteremo la trasformazione della protezione dei dati personali in un privilegio per i più abbienti".

Ma, al centro della relazione di Rodotà, è collocata la genetica, lo sfruttamento commerciale via internet e le prospettive, e i pericoli, che si aprono.
Il corpo della persona, quello fisico, è oggi secondo Rodotà "al centro di una attenzione che vuole scandagliarne ogni recesso, utilizzarne ogni possibilità. Qui l'intreccio tra elettronica, biologia e genetica ha già aperto scenari nuovi, insieme promettenti e inquietanti. Qui si gioca una partita essenziale per il futuro della protezione dei dati, la cui intensità diviene anche la condizione perché ciascuno possa godere delle grandi promesse della genetica".

"Il corpo - insiste il Garante - sta diventando una password, la fisicità prende il posto delle astratte parole chiave, impronte digitali, iride, tratti del volto, Dna: si ricorre sempre più frequentemente a questi dati biometrici non solo per finalità di identificazione o come chiave per l'accesso a diversi servizi, ma anche come elementi per classificazioni, per controlli ulteriori rispetto al momento dell'identificazione".

"E il corpo - continua Rodotà - può essere predisposto per essere seguito e localizzato permanentemente. Alcuni genitori inglesi, traumatizzati da rapimenti e violenze sui bambini, hanno chiesto che sotto la pelle dei loro figli venga inserito un chip elettronico proprio per poter sapere in ogni momento dove si trovano. La sorveglianza sociale si affida ad una sorta di guinzaglio elettronico, il corpo umano viene assimilato ad un qualsiasi oggetto in movimento, controllabile a distanza con una tecnologia satellitare".

La domanda che consegue a queste novità tecnologiche, derive che Rodotà definisce "particolarmente inquietanti" è quella di sempre: "Le finalità di identificazione, sorveglianza, sicurezza delle transazioni possono davvero giustificare qualsiasi utilizzazione del corpo umano resa possibile dall'innovazione tecnologica?"

Cosa fare, dunque? Il Garante si muove naturalmente sulla base delle leggi vigenti, spingendo sul "rispetto della dignità della persona", su quello dell'"identità personale" e dei "principi di finalità e proporzionalità", dove "solo ragioni sociali molto forti, e non una semplice convenienza organizzativa o economica, possono giustificare il ricorso alla biometria, che tuttavia non deve essere utilizzata per schedature centralizzate e di massa e deve sempre essere accompagnata da adeguati strumenti di controllo affidati anche agli stessi interessati". Il tutto condito da una forte attenzione, afferma Rodotà, sugli effetti "cosiddetti imprevisti o indesiderati" che spesso "sono conseguenze determinate da analisi incomplete o troppo interessate delle tecnologie alle quali si intende ricorrere".

Rodotà ha anche analizzato le implicazioni della genetica laddove possono tradursi in un restringimento dei diritti della persona, grazie in primis alla tecnologia

"La violazione della sfera privata, in sé gravissima - afferma Rodotà -diviene ancor più inquietante se si tiene conto del fatto che, grazie ai dati ricavabili da qualsiasi frammento di materiale genetico (saliva, capelli, pelle, sangue), è possibile ottenere informazioni relative non soltanto all'identità della persona, ma anche di tipo "predittivo". E, poiché il genoma costituisce il tramite tra le generazioni, i dati riguardanti una singola persona forniscono informazioni su tutti gli appartenenti al suo gruppo biologico".

"Passato, presente e futuro - avverte Rodotà - dunque possono essere scandagliati attraverso i dati genetici".


Interessante anche il passaggio in cui Rodotà afferma che "in un tempo in cui si puniscono con severità eccessiva violazioni della proprietà intellettuale, i legislatori debbano riflettere su questa possibilità di impadronirsi di un aspetto dell'identità altrui che tocca le radici stesse dell'esistenza individuale e di gruppo, prevedendo anche una adeguata tutela penale".

La condizione perché la ricerca genetica e tecnologica sia un beneficio per ciascuno, dunque, è che i dati genetici siano utilizzati solo ed esclusivamente per finalità palesi sulle quali la persona deve conservare i propri diritti, anche per evitare che i dati genetici "possano poi essere utilizzati da altri in modo discriminatorio".

A rischio dunque anche i test genetici via internet, che tante condanne hanno suscitato in mezzo mondo, test - spiega Rodotà - che "vengono spesso proposti come se si trattasse di un qualsiasi prodotto da supermercato: paghi due e scegli tre test in un elenco di malattie; offerte speciali, sconti, kit in omaggio".

Per questo il Garante ha condotto una indagine sui siti italiani della genetica che secondo Rodotà evidenzia la necessità per l'Italia di adottare la Convenzione europea di biomedicina, una normativa che in questo ambito "può assicurare pienezza di tutela alla libertà esistenziale ed al diritto fondamentale alla salute".

I "nuovi pericoli" per i diritti della persona però arrivano anche dalle tecnologie di localizzazione, alle quali Rodotà ha dedicato un importante intervento. Eccolo di seguito

Se il corpo investigato attraverso l'intima sua struttura genetica apre inquietanti prospettive, preoccupazioni nuove, secondo Rodotà, nascono dal diffondersi delle tecniche di localizzazione delle persone. I servizi di TLC adottano ormai sempre più strumenti diversi di localizzazione, "in particolare i chip che possono essere inseriti in qualsiasi prodotto e, come si è già ricordato, addirittura nel corpo umano".
Tutto questo secondo Rodotà individua "una dimensione nuova della sorveglianza, resa possibile dal mutamento sociale che ha portato il telefono mobile a divenire quasi una protesi della persona, un robustissimo e invisibile filo elettronico che permette di seguire ogni nostro movimento in qualsiasi labirinto".

Il tutto è naturalmente condito dall'interesse dell'industria per questi servizi, che consentono di ricostruire i comportamenti di clienti e utenti, dalla videosorveglianza e dalle "nuove forme di controllo capillare" che "non sono più limitate agli spazi pubblici, ci seguono implacabilmente anche nei luoghi più intimi, neppure la casa offre più un riparo".

Secondo Rodotà nemmeno "il consenso dell'interessato può rendere legittimo l'inserimento nel suo corpo di un chip che permetta di seguirne i movimenti, o il ricorso a chip che, inseriti in un prodotto, rendano poi possibile il controllo dei comportamenti di chi lo utilizza. Il 'guinzaglio elettronico' confligge con la dignità della persona".

Il Garante ha anche ricordato che, rispetto al telefono, rimane il diritto dell'utente a non essere localizzato, diritto "che consente di sottrarsi ad una opprimente forma di controllo sociale, senza stigmatizzazioni o discriminazioni nei confronti di chi concretamente esercita questo nuovo diritto".

Anche la raccolta dati sui movimenti di una persona dev'essere circoscritta nel tempo e giustificata da ragioni di sicurezza o di emergenza. Proprio come dev'essere limitata la conservazione dei dati del traffico telefonico o del traffico internet. A rischio, altrimenti, "non solo la libertà di "navigare" in rete, e dunque la versione nuova ed elettronica della libertà di circolazione, ma pure la libertà di manifestazione del pensiero e quella di associazione, vista la crescente vocazione di Internet ad essere proprio strumento di espressione e di organizzazione per milioni di persone".

Ma nella relazione del Garante non è mancato un attacco al Total Information Awareness americano, il potente strumento di data mining considerato da molti la prima vera realizzazione di uno degli strumenti di controllo ipotizzati da Orwell
Secondo Rodotà è necessario che l'Europa, capace di ritrovarsi sui diritti della persona, sappia far valere questi principi anche a proposito del "Total Information Awareness Program", cioè il "Programma per la conoscenza totale delle informazioni" che come noto l'amministrazione Bush "intende utilizzare per il controllo di tutte le comunicazioni di ogni cittadino del pianeta, eccezion fatta per gli americani".
Secondo Rodotà "è in corso un confronto tra diversi modelli di tutela delle libertà, con molte istituzioni e personalità degli Stati Uniti attentissime al modello europeo. Il dialogo può essere fecondo soprattutto se si ricorda che il modello europeo è stato costruito partendo da ingredienti importati dagli Stati Uniti, l'idea moderna di privacy e le autorità indipendenti".

Per riuscire a sfuggire al rischio di una "società della sorveglianza" secondo Rodotà occorre sottrarre lo spazio virtuale alla pura logica di mercato, "a quella che è stata chiamata la 'disneyzzazionè, che nega la sua natura di spazio pubblico". Ma anche lo spazio reale è sorvegliato e tutto questo costituisce il mutamento sociale in atto.

"La sorveglianza - insiste Rodotà - si trasferisce dall'eccezionale al quotidiano, dalle classi 'pericolosè alla generalità delle persone. La folla non è più solitaria e anonima. La digitalizzazione delle immagini, le tecniche di riconoscimento facciale consentono di estrarre il singolo dalla massa, di individuarlo e di seguirlo. Il data mining, l'incessante ricerca di informazioni sui comportamenti di ciascuno, genera una produzione continua di 'profilì individuali, familiari, di gruppo. La sorveglianza non conosce confini".

Con una chiarezza che non lascia adito a dubbi, Rodotà ha infine sottolineato come "questa inarrestabile pubblicizzazione degli spazi privati, questa continua esposizione a sguardi ignoti e indesiderati, incide sui comportamenti individuali e sociali. Sapersi scrutati riduce la spontaneità e la libertà. Riducendosi gli spazi liberi dal controllo, si è spinti a chiudersi in casa, e a difendere sempre più ferocemente quest'ultimo spazio privato, peraltro sempre meno al riparo da tecniche di sorveglianza sempre più sofisticate. Ma se libertà e spontaneità saranno confinate nei nostri spazi rigorosamente privati, saremo portati a considerare lontano e ostile tutto quel che sta nel mondo esterno. Qui può essere il germe di nuovi conflitti, e dunque di una permanente e più radicale insicurezza, che contraddice il più forte argomento addotto per legittimare la sorveglianza, appunto la sua vocazione a produrre sicurezza".

Rodotà ha concluso la sua relazione ricordando che tutto questo nuovo scenario impone il superamento della dimensione tradizionale degli stati nazionali, occorrono visioni sovranazionali, internazionali, planetarie, per dare una risposta politica e di libertà a pulsioni tecnologico-sociali che spesso vanno nella direzione esattamente opposta.
 
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Registrare l'esistenza: questo il progettone sul quale sta lavorando la DARPA, andando quindi ben oltre gli scopi e le procedure del già contestatissimo Total Information Awareness Program. In nome, naturalmente, della sicurezza
22/05/03 - News - Web - Una testa, un dossier.
Così si potrebbe sintetizzare lo scopo del più inquietante dei progetti finora messi in cantiere da DARPA (Defense Advanced Projects Research Agency), sigla che ormai tutto il mondo ha imparato a conoscere.
Ne parla diffusamente Wired ma naturalmente di cose se ne san poche e sul nuovo progetto della Difesa americana tutti saranno purtroppo costretti a dire la loro in assenza di informazioni essenziali. Già, perché l'idea di fondo di LifeLog, così si chiama il giochino che ronza in testa ai generali a stelle e strisce, è quello di registrare l'esistenza degli individui e renderla disponibile in pochi clic.
La "sala progetti" del Pentagono intende dare alla luce un sistemone capace di raccogliere informazioni su un individuo, sulle sue attività, sulla sua salute, sulle sue spese, sui suoi contatti, sulle sue relazioni e via elencando, indipendentemente dalla fonte e dall'origine del dato. Sfruttando i potenti mezzi di intercettazione, controllo e monitoraggio già attivati ed altri che potranno via via essere messi in campo, LifeLog consentirà a chi avrà accesso a questo "database" senza precedenti di visionare "la vita" di un individuo da una tastiera, nel giro di pochi secondi dalla richiesta dei dati. Si potrà capire cosa gli piace, cosa legge o ama guardare, chi frequenta e perché, da quando, quanto guadagna e come spende e via dicendo. Perché? Naturalmente per combattere il terrorismo.
A quanto pare, LifeLog è oggi poco più di un'idea ma l'infrastruttura sulla quale si baserà il suo funzionamento è, in effetti, per buona parte già attiva. Oltre all'intercettazione via Echelon, infatti, i servizi statunitensi già raccolgono informazioni in tutto il mondo attraverso un'enorme varietà di sistemi. A questo si deve aggiungere il tracciamento delle comunicazioni elettroniche che può essere messo in atto attraverso Carnivore sui network dei provider americani (che da soli gestiscono una parte enorme del traffico internet mondiale) nonché, naturalmente, gli ancora più potenti strumenti che sono in via di realizzazione per il temuto Total Information Awareness Program (TIA).
Scopo del TIA, come si ricorderà, è quello di consentire l'accesso veloce ai risultati dell'incrocio di dati anagrafici, commerciali, professionali e altro ancora dei singoli individui, ufficialmente per scoprire cellule terroristiche. Un apparato dalle estese capacità che ha provocato, tra le molte prese di posizione, anche la "scomunica" di Mitch Kapor, visionario dell'era digitale, fondatore della Electronic Frontier Foundation. Proprio in questi giorni DARPA ha inviato un dettagliato rapporto su TIA al Congresso americano, ribattezzandolo "Terrorism Information Awareness Program" e sperando con pagine di rassicurazioni di assicurarsi lo sblocco di importanti fondi per il suo sviluppo.
In ogni caso questi strumenti, accoppiati a più tradizionali sistemi di controllo e intercettazione e ai più avanzati sistemi di sicurezza (da quelli biometrici ai nuovi documenti elettronici), renderanno via via più facile il lavoro di LifeLog, che nel tempo potrà così sperare di soddisfare le speranze dei suoi ideatori.
Lo scenario che si apre è quello che inquieta tanti, e nei giorni scorsi ne ha parlato anche il Garante per la privacy Stefano Rodotà, e questa volta il progettone LifeLog potrebbe non finire in un cassetto come accaduto ad altri precedenti idee di "controllo globale" emerse in DARPA.
Ora DARPA sta infatti chiedendo l'interessamento di esponenti del mondo universitario e scientifico americano. Agli scienziati viene chiesto un progetto di fattibilità che possa portare in vita LifeLog entro un massimo di due anni. Addirittura sul sito DARPA esiste una pagina dedicata al progetto nella quale si parla di LifeLog in questi termini: "un sottosistema che cattura, archivia e rende accessibile il flusso dell'esperienza di un individuo e delle sue interazioni con il mondo" - "obiettivo di LifeLog è poter tracciare le fila della vita di un individuo in termini di eventi, situazioni, relazioni".
Ce n'è abbastanza per evocare i peggiori fantasmi della letteratura e della cinematografia apocalittica degli ultimi 50 anni.

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Una banca dati per controllare le menti
di Aldo Civico da "L'Unità" del 27 luglio 2003 - segnalato da

Il Pentagono sta sviluppando un progetto ambizioso. E pericoloso. L'idea è quella di raccogliere e codificare ogni bit di informazione concepibile riguardante la vita di una persona. Il progetto è denominato LifeLog ed è sollecitato dalla DARPA, l'agenzia per i progetti di ricerca di difesa avanzata del Pentagono. LifeLog invita scienziati americani a "sviluppare un sistema a base ontologica che catturi, immagazzini e renda accessibile il flusso di esperienze di un singolo individuo nella sua interazione con il mondo.
L'obiettivo di LifeLog è investigare i legami della vita di un individuo con riferimento a eventi, stati mentali e relazioni". Nella rivista "Wired", Noah Shachtman osserva che LifeLog "raccoglierà in una gigantesca banca dati tutto ciò che un individuo fa: ogni e-mail spedita e ricevuta, ogni foto scattata, ogni pagina internet visitata, ogni telefonata fatta, ogni trasmissione televisiva guardata, ogni giornale letto".
Negli ambienti militari, dunque, si registra il fascino per lo sviluppo di tecnologie che possano tenere traccia di tutto ciò che facciamo. Da un punto di vista ontologico, questa tentazione non è inedita e ricorda l'attrazione della Cia durante la guerra fredda per controllo delle menti.
Negli anni Cinquanta allo psichiatra canadese Donald Ewen Cameron i servizi segreti americani pagarono 69 mila dollari per condurre esperimenti di elettroshock per il cambiamento e la destrutturazione della personalità dei nemici del governo.
LifeLog è oggi un progetto che appartiene più alla fantascienza  che non alla realtà.
Ma rivela comunque la tentazione dei governi di controllare e telecomandare i suoi cittadini.

Ma come ci ricorda Maria Montessori vi è una differenza  sostanziale tra annientamento e disciplina.

A marcanrne la  differenza è la libertà.
Aldo Civico
http://www.disinformazione.it/controllomentale.htm
 
 
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LifeLog saprà tutto di te Registrare l'esistenza: questo il progettone sul quale sta lavorando la DARPA, andando quindi ben oltre gli scopi e le procedure del già contestatissimo Total Information Awareness Program. In nome, naturalmente, della sicurezza 22/05/03 - News - Web - Una testa, un dossier. Così si potrebbe sintetizzare lo scopo del più inquietante dei progetti finora messi in cantiere da DARPA (Defense Advanced Projects Research Agency), sigla che ormai tutto il mondo ha imparato a conoscere. Ne parla diffusamente Wired ma naturalmente di cose se ne san poche e sul nuovo progetto della Difesa americana tutti saranno purtroppo costretti a dire la loro in assenza di informazioni essenziali. Già, perché l'idea di fondo di LifeLog, così si chiama il giochino che ronza in testa ai generali a stelle e strisce, è quello di registrare l'esistenza degli individui e renderla disponibile in pochi clic. La "sala progetti"download/ponte/documenti/ del Pentagono intende dare alla luce un sistemone capace di raccogliere informazioni su un individuo, sulle sue attività, sulla sua salute, sulle sue spese, sui suoi contatti, sulle sue relazioni e via elencando, indipendentemente dalla fonte e dall'origine del dato. Sfruttando i potenti mezzi di intercettazione, controllo e monitoraggio già attivati ed altri che potranno via via essere messi in campo, LifeLog consentirà a chi avrà accesso a questo "database" senza precedenti di visionare "la vita"download/ponte/documenti/ di un individuo da una tastiera, nel giro di pochi secondi dalla richiesta dei dati. Si potrà capire cosa gli piace, cosa legge o ama guardare, chi frequenta e perché, da quando, quanto guadagna e come spende e via dicendo. Perché? Naturalmente per combattere il terrorismo. A quanto pare, LifeLog è oggi poco più di un'idea ma l'infrastruttura sulla quale si baserà il suo funzionamento è, in effetti, per buona parte già attiva. Oltre all'intercettazione via Echelon, infatti, i servizi statunitensi già raccolgono informazioni in tutto il mondo attraverso un'enorme varietà di sistemi. A questo si deve aggiungere il tracciamento delle comunicazioni elettroniche che può essere messo in atto attraverso Carnivore sui network dei provider americani (che da soli gestiscono una parte enorme del traffico internet mondiale) nonché, naturalmente, gli ancora più potenti strumenti che sono in via di realizzazione per il temuto Total Information Awareness Program (TIA) Scopo del TIA, come si ricorderà, è quello di consentire l'accesso veloce ai risultati dell'incrocio di dati anagrafici, commerciali, professionali e altro ancora dei singoli individui, ufficialmente per scoprire cellule terroristiche. Un apparato dalle estese capacità che ha provocato, tra le molte prese di posizione, anche la "scomunica" di Mitch Kapor, visionario dell'era digitale, fondatore della Electronic Frontier Foundation. Proprio in questi giorni DARPA ha inviato un dettagliato rapporto su TIA al Congresso americano, ribattezzandolo "Terrorism Information Awareness Program"download/ponte/documenti/ e sperando con pagine di rassicurazioni di assicurarsi lo sblocco di importanti fondi per il suo sviluppo. In ogni caso questi strumenti, accoppiati a più tradizionali sistemi di controllo e intercettazione e ai più avanzati sistemi di sicurezza (da quelli biometrici ai nuovi documenti elettronici), renderanno via via più facile il lavoro di LifeLog, che nel tempo potrà così sperare di soddisfare le speranze dei suoi ideatori. Lo scenario che si apre è quello che inquieta tanti, e nei giorni scorsi ne ha parlato anche il Garante per la privacy Stefano Rodotà, e questa volta il progettone LifeLog potrebbe non finire in un cassetto come accaduto ad altri precedenti idee di "controllo globale" emerse in DARPA. Ora DARPA sta infatti chiedendo l'interessamento di esponenti del mondo universitario e scientifico americano. Agli scienziati viene chiesto un progetto di fattibilità che possa portare in vita LifeLog entro un massimo di due anni. Addirittura sul sito DARPA esiste una pagina dedicata al progetto nella quale si parla di LifeLog in questi termini: "un sottosistema che cattura, archivia e rende accessibile il flusso dell'esperienza di un individuo e delle sue interazioni con il mondo" - "obiettivo di LifeLog è poter tracciare le fila della vita di un individuo in termini di eventi, situazioni, relazioni". Ce n'è abbastanza per evocare i peggiori fantasmi della letteratura e della cinematografia apocalittica degli ultimi 50 anni. L'articolo di Wired, in inglese, è disponibile a questo indirizzo.
http://www.wired.com/news/business/0,1367,58909,00.html

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da

http://www.safetal.com/newsActive/visualizza_news2.asp?id_news=1154&utente=Family


LifeLog saprà tutto di te
Una testa, un dossier. Così si potrebbe sintetizzare lo scopo del più inquietante dei progetti finora messi in cantiere da DARPA (Defense Advanced Projects Research Agency), sigla che ormai tutto il mondo ha imparato a conoscere.

Ne parla diffusamente Wired ma naturalmente di cose se ne san poche e sul nuovo progetto della Difesa americana tutti saranno purtroppo costretti a dire la loro in assenza di informazioni essenziali. Già, perché l´idea di fondo di LifeLog, così si chiama il giochino che ronza in testa ai generali a stelle e strisce, è quello di registrare l´esistenza degli individui e renderla disponibile in pochi clic.

La "sala progetti" del Pentagono intende dare alla luce un sistemone capace di raccogliere informazioni su un individuo, sulle sue attività, sulla sua salute, sulle sue spese, sui suoi contatti, sulle sue relazioni e via elencando, indipendentemente dalla fonte e dall´origine del dato. Sfruttando i potenti mezzi di intercettazione, controllo e monitoraggio già attivati ed altri che potranno via via essere messi in campo, LifeLog consentirà a chi avrà accesso a questo "database" senza precedenti di visionare "la vita" di un individuo da una tastiera, nel giro di pochi secondi dalla richiesta dei dati. Si potrà capire cosa gli piace, cosa legge o ama guardare, chi frequenta e perché, da quando, quanto guadagna e come spende e via dicendo. Perché? Naturalmente per combattere il terrorismo.

A quanto pare, LifeLog è oggi poco più di un´idea ma l´infrastruttura sulla quale si baserà il suo funzionamento è, in effetti, per buona parte già attiva. Oltre all´intercettazione via Echelon, infatti, i servizi statunitensi già raccolgono informazioni in tutto il mondo attraverso un´enorme varietà di sistemi. A questo si deve aggiungere il tracciamento delle comunicazioni elettroniche che può essere messo in atto attraverso Carnivore sui network dei provider americani (che da soli gestiscono una parte enorme del traffico internet mondiale) nonché, naturalmente, gli ancora più potenti strumenti che sono in via di realizzazione per il temuto Total Information Awareness Program (TIA).

Scopo del TIA, come si ricorderà, è quello di consentire l´accesso veloce ai risultati dell´incrocio di dati anagrafici, commerciali, professionali e altro ancora dei singoli individui, ufficialmente per scoprire cellule terroristiche. Un apparato dalle estese capacità che ha provocato, tra le molte prese di posizione, anche la "scomunica" di Mitch Kapor, visionario dell´era digitale, fondatore della Electronic Frontier Foundation. Proprio in questi giorni DARPA ha inviato un dettagliato rapporto su TIA al Congresso americano, ribattezzandolo "Terrorism Information Awareness Program" e sperando con pagine di rassicurazioni di assicurarsi lo sblocco di importanti fondi per il suo sviluppo.

In ogni caso questi strumenti, accoppiati a più tradizionali sistemi di controllo e intercettazione e ai più avanzati sistemi di sicurezza (da quelli biometrici ai nuovi documenti elettronici), renderanno via via più facile il lavoro di LifeLog, che nel tempo potrà così sperare di soddisfare le speranze dei suoi ideatori.

Lo scenario che si apre è quello che inquieta tanti, e nei giorni scorsi ne ha parlato anche il Garante per la privacy Stefano Rodotà, e questa volta il progettone LifeLog potrebbe non finire in un cassetto come accaduto ad altri precedenti idee di "controllo globale" emerse in DARPA.

Ora DARPA sta infatti chiedendo l´interessamento di esponenti del mondo universitario e scientifico americano. Agli scienziati viene chiesto un progetto di fattibilità che possa portare in vita LifeLog entro un massimo di due anni. Addirittura sul sito DARPA esiste una pagina dedicata al progetto nella quale si parla di LifeLog in questi termini:

"un sottosistema che cattura, archivia e rende accessibile il flusso dell´esperienza di un individuo e delle sue interazioni con il mondo" - "obiettivo di LifeLog è poter tracciare le fila della vita di un individuo in termini di eventi, situazioni, relazioni".

Ce n´è abbastanza per evocare i peggiori fantasmi della letteratura e della cinematografia apocalittica degli ultimi 50 anni.

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da
http://www.ilnuovo.it/nuovo/foglia/0,1007,179719,00.html

Usa come il Grande Fratello: LifeLog spia le nostre vite

Dopo il Tia, la Difesa americana ha in mente un enorme database che raccolga informazioni su eventi, situazioni, relazioni di una persona. Motivo: la lotta al terrorismo. E infiammerà la polemica sulla privacy

WASHINGTON – Più di un Grande Fratello, più delle più ambiziose previsioni di George Orwell quando immaginò un potere “che ci scruta”. Esiste un progetto del dipartimento di Difesa americana, di cui parla diffusamente il sito Wired, di raccogliere in un enorme schedario elettronico vita morte e miracoli di tutti gli abitanti, registrati, della Terra. Una sorta di enorme motore di ricerca che cattura, archivia e rende accessibile il flusso dell’esistenza delle persone in termini di eventi, situazioni, relazioni, salute, gusti, posizioni politiche e religiose. Motivo: chiaramennte la lotta al terrorismo su vasta scala.
Il progetto, chiamato DARPA (Defence Advanced Projects Acency) e ribattezzato LifeLog, sfrutterebbe i potenti mezzi di intercettazione, controllo e monitoraggio già attivati quelli che potranno via via essere messi in campo. Tra queste infrastrutture, oltre all'intercettazione via Echelon, infatti, i servizi statunitensi già raccolgono informazioni in tutto il mondo attraverso un'enorme varietà di sistemi. A questo si deve aggiungere il tracciamento delle comunicazioni elettroniche che può essere messo in atto attraverso Carnivore sui network dei provider americani (che da soli gestiscono una parte enorme del traffico internet mondiale) nonché il TIA, il Total Information Awareness Progress, ossia il temuto progetto, di cui hanno parlato tempo fa molti quotidiani, messo a punto dai generali a stelle e strisce per ottenere accesso istantaneo in tutto il mondo a messaggi di posta elettronica, a conti correnti e a documenti di viaggio, senza previa autorizzazione della magistratura.
Il Tia ha scatenato una serie di polemiche in tutto il mondo, e il LifeLog, un’espansione di esso, non farà che innescare le reazioni da parte dei sostenitori del diritto della privacy. Ma lo stesso garante italiano, Stefano Rodotà, pur riconoscendo lo scenario inquietante che si sta aprendo, ha affermato “che non ci sono ricette semplici per governare queste trasformazioni”
Il governo Usa avrebbe comunque già contattato equipe di scienziati per rendere attivo il LifeLog in due anni.
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A Spy Machine of DARPA's Dreams 


By Noah Shachtman  |   Also by this reporter  Page 1 of 2 next »


02:00 AM May. 20, 2003 PT
It's a memory aid! A robotic assistant! An epidemic detector! An all-seeing, ultra-intrusive spying program!
The Pentagon is about to embark on a stunningly ambitious research project designed to gather every conceivable bit of information about a person's life, index all the information and make it searchable.
What national security experts and civil libertarians want to know is, why would the Defense Department want to do such a thing?
The embryonic LifeLog program would dump everything an individual does into a giant database: every e-mail sent or received, every picture taken, every Web page surfed, every phone call made, every TV show watched, every magazine read.
All of this -- and more -- would combine with information gleaned from a variety of sources: a GPS transmitter to keep tabs on where that person went, audio-visual sensors to capture what he or she sees or says, and biomedical monitors to keep track of the individual's health.
This gigantic amalgamation of personal information could then be used to "trace the 'threads' of an individual's life," to see exactly how a relationship or events developed, according to a briefing from the Defense Advanced Projects Research Agency, LifeLog's sponsor.
Someone with access to the database could "retrieve a specific thread of past transactions, or recall an experience from a few seconds ago or from many years earlier ... by using a search-engine interface."
On the surface, the project seems like the latest in a long line of DARPA's "blue sky" research efforts, most of which never make it out of the lab. But DARPA is currently asking businesses and universities for research proposals to begin moving LifeLog forward. And some people, such as Steven Aftergood, a defense analyst with the Federation of American Scientists, are worried.
With its controversial Total Information Awareness database project, DARPA already is planning to track all of an individual's "transactional data" -- like what we buy and who gets our e-mail.
While the parameters of the project have not yet been determined, Aftergood said he believes LifeLog could go far beyond TIA's scope, adding physical information (like how we feel) and media data (like what we read) to this transactional data.
"LifeLog has the potential to become something like 'TIA cubed,'" he said.
In the private sector, a number of LifeLog-like efforts already are underway to digitally archive one's life -- to create a "surrogate memory," as minicomputer pioneer Gordon Bell calls it.
Bell, now with Microsoft, scans all his letters and memos, records his conversations, saves all the Web pages he's visited and e-mails he's received and puts them into an electronic storehouse dubbed MyLifeBits.
DARPA's LifeLog would take this concept several steps further by tracking where people go and what they see.
That makes the project similar to the work of University of Toronto professor Steve Mann. Since his teen years in the 1970s, Mann, a self-styled "cyborg," has worn a camera and an array of sensors to record his existence. He claims he's convinced 20 to 30 of his current and former students to do the same. It's all part of an experiment into "existential technology" and "the metaphysics of free will."

DARPA isn't quite so philosophical about LifeLog. But the agency does see some potential battlefield uses for the program.
"The technology could allow the military to develop computerized assistants for war fighters and commanders that can be more effective because they can easily access the user's past experiences," DARPA spokeswoman Jan Walker speculated in an e-mail.
It also could allow the military to develop more efficient computerized training systems, she said: Computers could remember how each student learns and interacts with the training system, then tailor the lessons accordingly.
John Pike, director of defense think tank GlobalSecurity.org, said he finds the explanations "hard to believe."
"It looks like an outgrowth of Total Information Awareness and other DARPA homeland security surveillance programs," he added in an e-mail.
Sure, LifeLog could be used to train robotic assistants. But it also could become a way to profile suspected terrorists, said Cory Doctorow, with the Electronic Frontier Foundation. In other words, Osama bin Laden's agent takes a walk around the block at 10 each morning, buys a bagel and a newspaper at the corner store and then calls his mother. You do the same things -- so maybe you're an al Qaeda member, too!
In its LifeLog report, DARPA makes some nods to privacy protection, like when it suggests that "properly anonymized access to LifeLog data might support medical research and the early detection of an emerging epidemic."
But before these grand plans get underway, LifeLog will start small. Right now, DARPA is asking industry and academics to submit proposals for 18-month research efforts, with a possible 24-month extension. (DARPA is not sure yet how much money it will sink into the program.)
The researchers will be the centerpiece of their own study.
Like a game show, winning this DARPA prize eventually will earn the lucky scientists a trip for three to Washington, D.C. Except on this excursion, every participating scientist's e-mail to the travel agent, every padded bar bill and every mad lunge for a cab will be monitored, categorized and later dissected.

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