Salvatore tra mafia e antimafia

di Francesca Vassallo

 

Salvatore è stato arrestato a 15 anni perché sorpreso a spacciare…. Era entrato in un giro di attività illegali, ricalcando modelli di stampo mafioso trasmessi ineluttabilmente da padre in figlio.

Come Salvatore tanti altri…Eppure aveva da un anno conseguito il diploma di scuola media con un discreto risultato! E’ strano! La sua era una scuola dove si faceva “ antimafia”, dove gli obiettivi didattici miravano innanzitutto ad un’educazione alla legalità…

Mi viene in mente un passo delle "Lettere Luterane" di Pasolini: "Le parole dei genitori, dei maestri,e dei professori si sovrappongono cristallizzandolo su ciò che ad un ragazzo hanno già insegnato le "cose" e gli "atti".

Non posso fare a meno di collegare questo brano alla vicenda di Salvatore, tanto più che il destinatario del trattatello pedagogico, sopra citato, è Gennariello, un ragazzo napoletano anche lui vittima di un sistema di violenza e di miseria di una città del sud.

Tanti cartelloni fatti in classe, tante manifestazioni, tanti discorsi e stimoli sulla legalità, offerti dalla scuola, non riescono in molti casi a contrastare un ‘destino’ che sembra colpire, senza rimedio, i più deboli, rendendo ‘necessari’ certi comportamenti per potere sopravvivere. E’ facile parlare di mafia quando uno non c’è dentro..”, mi diceva un ragazzo dello ‘Sperone’ che ci vedeva sfilare per le strade della città. Allora penso che ci vuole ben altro per ribaltare una mentalità che in certi contesti sociali nasce dal bisogno di trovare qualsiasi espediente per potere ‘campare’.

Così al di là degli insegnamenti, ciò che nell’età evolutiva forma la coscienza e i comportamenti sono le ‘cose’ e gli ‘atti’, cioè tutto quello che il bambino sperimenta quotidianamente sulla sua ‘pelle’; in negativo, sono tutte quelle sollecitazioni, di fronte alle quali egli è impotente, che sono l’espressione di un potere che gli adulti, la società, la televisione, esercitano costantemente su di lui, che non ammette repliche, alternative, resistenze..La prepotenza subita con forza, diviene inevitabilmente uno stile di vita, a cui difficilmente ci si può sottrarre.

Il cambiamento può avvenire solo offrendo ‘cose’ e ‘atti’ altrettanto forti, che, nel rispetto della libertà e della coscienza di ogni individuo, siano occasioni concrete per sperimentare sulla propria pelle altri valori positivi. In questo senso, la scuola, piuttosto che insegnare la legalità dovrebbe essere un “ luogo di legalità”, dove quotidianamente anche il bambino più sprovveduto trovi accoglienza, rispetto, lealtà, giustizia.

E’ questa esperienza di una legalità vissuta che può lasciare un segno nella crescita dei ragazzi, ben più incisivo di tutto il ragionare e dibattere sulla mafia.



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