sem terra&desparecidos

Un itinerario di resistenza possibile e' l'onestà intellettuale dell'intelligenza che non si piega al compromesso,e che attinge, per una schietta ed urgente esigenza di verità e di speranza ad analoghe istanze morali nell'affrontare il mondo e la vita .

La resistenza e' sempre il frutto di un percorso di ricerca e di speranza , nella consapevole certezza che il punto di riferimento ultimo rimane il bene inalienabile della dignità della vita umana in tutte le sue forme.

La resistenza e' anche espressione non violenta della volonta' di sussistenza di valori comuni ed è spesso un "dovere" delle minoranze non elitarie.

Pagina di resistenza che ci obbligano ad una attenzione costante e' la travaglaita esperienza di lotta dei "SENZA TERRA" e il Progetto DESPARECIDOS

per la conservazione della memoria delle vittime del terrorismo di stato in America latina e nel mondo.

Nadia Scardeoni

5 marzo 2000


da:
http://www.citinv.it/associazioni/MST/

"La Riforma Agraria è una lotta dei Senza Terra per trasformarsi in cittadini. Lottano per la terra, il lavoro e per avere un futuro migliore per le loro famiglie liberandosi dallo sfruttamento dei latifondisti e dalla miseria che esiste nell'ambiente rurale. Ma la sola lotta per la terra non trasforma un individuo in cittadino, se non democratizziamo le conoscenze, se tutti non possono accedere all'educazione. E' per questo che noi del MST abbiamo compreso che conquista della terra e conquista dell'educazione devono procedere insieme. La sola conquista della terra non libererà il lavoratore dallo sfruttamento. Il solo accesso alla scuola non può liberare il senza terra dallo sfruttamento del latifondo. Sappiamo che la Riforma Agraria è l'insieme di queste due conquiste: poter accedere alla terra e poter accedere alla scuola, alla conoscenza, all'educazione. Per questo noi del MST facciamo un appello alla nostra base, a tutti i militanti del Movimento, a tutti i lavoratori Senza Terra che sono negli insediamenti e negli accampamenti, a tutti quelli che lottano per la riforma agraria: dobbiamo lottare anche per l'educazione. Tutti, adulti, vecchi, bambini e giovani devono studiare sempre. Perché se noi non avremo accesso alla conoscenza, se noi non democratizzeremo l'educazione non riusciremo a costruire una società più giusta ed egualitaria. Perché oggi, nella società moderna, conquistare la conoscenza è tanto importante quanto conquistare la terra.

L'appello che facciamo a ciascuno di voi è quindi: dedicatevi, con la stessa tenacia con la quale preparate una occupazione o una coltivazione in un insediamento, allo studio. Dobbiamo eliminare l'analfabetismo negli insediamenti, dobbiamo preparare i nostri giovani perché diventino tecnici, si laureino, dobbiamo trasformare le campagne in una società progressista, egualitaria, dove ci sia giustizia sociale ed educazione per tutti."

(Joao Pedro Stedile 1997)

7-9 Aprile 2000

Rimini

Nel Mese di Aprile (7-9) João Pedro Stedile è stato invitato a partecipare al convegno della Rete Radié Resch che si svolgerà a Rimini, all'Hotel Punta Nord

http://www.xs4all.nl/~picaflor/copertina.html
http://www.mst.org.br/gfotos/galeria.htm
http://www.citinv.it/associazioni/MST/mostra.htm
http://www.desaparecidos.org/main.html

El Proyecto Desaparecidos es un proyecto de diversos organismos y activistas de derechos humano para mantener la memoria y alcanzar la justicia. Es un lugar donde poder conocer y recordar a las víctimas del terrorismo de estado en América Latina y el mundo.

........ El Proyecto Desaparecidos no le pertenece a nadie en particular, nos pertenece a todos. Todos están invitados a colaborar con información, fotos, diseño u otras cosas. El proyecto recién se inicia, así que la información que tenemos aquí es limitada - pero con tu ayuda podremos crecer y recordar en voz alta.

http://www.oikos.org/Politica/arco.htm
http://www.mst.org.br/
http://www.tmcrew.org/int/semterra/materiali.htm
http://www.tmcrew.org/int/semterra/scheda.htm
http://www.tmcrew.org/int/semterra/intervistamst.htm
http://bcnet.upc.es/ravalnet/semterra.htm
http://bcnet.upc.es/ravalnet/infanciaviva.htm

Infància Viva - Meninos e Meninas de Rua

http://bcnet.upc.es/ravalnet/entrevista1.htm

ENTREVISTA A RODRIGO GONZALEZ Coordinador General del Movimiento Nacional de Meninos e Meninas de Rua

http://www.manitese.it/prog_al/1560bra.htm

A)AZIONE IN BRASILE. Da piccoli tagliatori di canna ad alunni.

Si tratta di un programma educativo per 430 bambini fra i sei e gli undici anni, figli di ex braccianti senzaterra che lottando con il Movimento brasiliano Sem terra si sono "affrancati" da condizioni di semischiavitù nelle piantagioni di canna da zucchero ottenendo per legge l'assegnazione alle famiglie di terre in proprio, unica alternativa all'emigrazione in città e allo sfruttamento dei latifondisti.

Le risorse umane necessarie al progetto sono interamente locali. Recuperando ex bambini lavoratori e prevenendo sfruttamenti futuri, il progetto si inserisce nel contesto della campagna di Mani tese contro lo sfruttamento del lavoro infantile.

B)AZIONI IN ITALIA(eventuali). Scambi pedagogici fra scuole.

Sensibilizzazione dei ragazzi italiani sul grave fenomeno del lavoro infantile (fra i 5 e i 14 anni) nel mondo e in Italia. La presentazione pubblica del progetto alla cittadinanza può essere l'occasione di un'analoga sensibilizzazione

B)AZIONI IN ITALIA(eventuali).

1. Scuole. SCAMBIO PEDAGOGICO. La particolare filosofia educativa applicata nelle scuole del Movimento Sem Terra può essere un'interessante integrazione ai programmi scolastici italiani, per quanto riguarda l'apprendimento manuale e il concetto di "formazione di soggetti della storia".

Mani Tese ha tradotto un piccolo quaderno pedagogico illustrato (14 pagine) curato dalla sezione educazione del Movimento Sem Terra.

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LA PROPOSTA EDUCATIVA DEL MST

La breve, ma intensa, traiettoria storica del MST in campo educativo ha avuto due obiettivi complementari: la lotta per il diritto alla educazione e la costruzione di una nuova pedagogia. E' dalla combinazione di questi due obiettivi che nasce quella che è stata chiamata la "Proposta di educazione del MST", intorno alla quale abbiamo già formulato alcuni principi/riflessioni che vogliamo condividere con voi:

1 - L'educazione che noi vogliamo e di cui abbiamo bisogno non e' legata solo alla scuola. È un processo molto più ampio che ha la stessa dinamica del movimento sociale che è l'ambiente di apprendimento per eccellenza. Ma la lotta per la scolarizzazione dei Senza Terra è fondamentale; oltre al fatto che si tratta di un diritto di cittadinanza, rappresenta la possibilità di accesso a certi tipi di saperi che fanno l'effettiva differenza nella formazione/educazione onnilaterale di soggetti della trasformazione sociale e della riconquista della dignità umana.

2 - La nostra lotta è per scuole pubbliche di qualità negli accampamenti e insediamenti della Riforma Agraria di tutto il paese, con risorse dello Stato e partecipazione delle comunità e del MST nella gestione pedagogica. In questa direzione il nostro lavoro si integra in un movimento sociale più grande di resistenza alla distruzione della scuola pubblica brasiliana che è stato portato avanti da molti enti e organizzazioni insieme ai quali cerchiamo appoggio e organizziamo azioni di lotta. Bisogna aggiungere che, in questo momento, la qualità include la quantità, ossia, finché negli insediamenti ci saranno analfabeti, o bambini e giovani fuori dalla scuola, o professori ed educatori senza una scolarizzazione adeguata, non potremo ritenere di stare facendo una educazione di qualità, per quanto la pedagogia che stiamo sviluppando sia la migliore.

3 - Lavoriamo per una scuola che assuma l'identità dell'ambiente rurale Quando insistiamo nella lotta per scuole di 1° e 2° grado all'interno degli insediamenti, non stiamo pensando soltanto al problema della facilità di accesso (che potrebbe essere anche risolta da buoni mezzi di trasporto).
Difendiamo la possibilità di una scuola che si leghi organicamente con la realtà delle campagne e che aiuti nelle trasformazioni che sono necessarie.
Non si tratta di limitare il processo educativo a obiettivi immediati e locali: la sfida è la combinazione tra una formazione ampia, critica e aperta e una formazione che aiuti concretamente nell'inserimento degli studenti e degli educatori nei processi di un nuovo tipo di sviluppo rurale, che è esattamente quello che l'esistenza di questi insediamenti progetta. Insieme a tutto questo c'è anche l'identità ancora più specifica della scuola di insediamento (o accampamento), che significa considerarsi una parte responsabile della continuità della lotta per la Riforma Agraria, partecipando ai momenti importanti di questa lotta, coltivando la sua mistica, aiutando a rafforzare l'insediamento, il Settore educativo, l'intero Movimento.
Questa specificità è collegata a un nuovo curriculum, ad una relazione effettiva tra scuola e comunità, tra educazione, produzione, cultura, valori ed una formazione adeguata per i lavoratori e le lavoratrici che si impegnano in questo settore.

4 - Valorizziamo le educatrici e gli educatori Pensiamo che dal loro lavoro dipende in gran parte la potenzialità della dimensione educativa delle scuole che stiamo conquistando. Il processo è collettivo, ma è necessario che qualcuno lo dinamizzi, rassicuri gli animi di fronte alle difficoltà, studi le questioni specifiche, mantenga viva la pratica e la costante riflessione su di essa. Questo è il ruolo di coloro che sono chiamati, nel nostro movimento, educatori e educatrici. Dall'inizio della sua storia di educazione il MST ha messo al primo posto la formazione degli educatori per sottolinearne l'importanza, sapendo che questo ruolo è da costruire. Solamente con un processo sistematico di formazione/rieducazione é possibile assumersi una proposta educativa come questa.

5 - Più che di un principio, si tratta di un presupposto fondamentale: la nostra profonda fede nella persona umana e nella sua capacità di formazione e trasformazione. Il MST è uno spazio sociale di trasformazione delle persone: attraverso la lotta collettiva, gli esclusi si vanno trasformando in cittadini. Il processo attraverso il quale un lavoratore senza terra, isolato, si trasforma in "Sem Terra", ossia in un lavoratore organizzato in un movimento sociale, e legato alla classe lavoratrice, é un processo di formazione per eccellenza. Simbolicamente basta prestare attenzione allo sguardo di questo lavoratore o di questa lavoratrice: lo sguardo che prima non si sollevava da terra, poco a poco si solleva ed è capace di incontrare lo sguardo dell'altro, riflettendo in esso la dignità di chi ha cominciato a credere che anche lui può essere soggetto della storia; o l'indignazione di chi non ammette più di essere passivamente trascinato e la fiducia di chi non si sente più solo. L'educazione e la scuola che vogliamo non devono essere molto di più della realizzazione di questa pedagogia viva.

6 - Crediamo in una educazione che valorizzi il sapere degli/delle studenti/sudentesse. Bambini, giovani, adulti, persone più mature, tutti possiedono dei saperi, una cultura, una storia che devono essere rispettati e considerati all'interno della scuola. Questo vale anche per gli educatori/educatrici. È questa la materia prima del processo di produzione di nuovi saperi, nuovi comportamenti, nuovi valori.

7 - Vogliamo educare per la cooperazione. Nel MST la cooperazione è stata considerata uno strumento importante per arrivare a un nuovo tipo di sviluppo rurale. Ma per svilupparla è necessario un processo prolungato e intenzionale di formazione. Qui la "pedagogia viva" del giorno per giorno finisce per non essere sufficiente di fronte alla cultura radicata della proprietà privata e dell'individualismo che domina nella nostra società. La storia ci ha dimostrato che non basta studiare o parlare di cooperazione. Bisogna fare formazione perché vivano le pratiche cooperativistiche. Solamente la partecipazione concreta in forme (differenti) di lavoro cooperativo potrà inserire le nostre scuole in questa grande sfida: aiutare a costruire i valori, i comportamenti, le abilità, i saperi necessari alla crescita di nuove relazioni sociali nei nostri insediamenti e nell'ambiente agricolo.

8 - Un curriculum organizzato a partire dalla realtà e dal suo permanente movimento. Questo implica il rompere con almeno due idee tradizionali di curriculum: quella di un curriculum come elenco di materie o di contenuti e quella di un curriculum che si occupa solo di quello che accade nello stretto spazio dell'aula scolastica, ossia nel momento di studio dei contenuti. Anche se si dice che le cose non stanno così , i metodi di valutazione sono un esempio concreto del fatto che è questo che di fatto prevale nella maggioranza delle scuole. Un curriculum che si basa invece sulla realtà in movimento, deve avere, tra l'altro, queste caratteristiche: Comprende la costruzione di un ambiente educativo nella scuola, promuovendo spazi di apprendimento e insegnamento multipli: lezioni frontali (non abbiamo niente contro di loro!), studio, ricerca, lavoro produttivo, giochi, diverse produzioni artistiche e culturali, attività comunitarie, momenti collettivi, momenti individuali, cooperazione tra classi diverse, tra diverse scuole, assumendo la dinamica delle domande che vengono dal processo storico con la fermezza di una pianificazione e di una valutazione seria e attenta di ogni periodo o situazione pedagogica. Fa dei problemi e delle sfide degli insediamenti e accampamenti, oggetto di studio e di azione nella scuola e attraverso di essa produce conoscenze con valore di uso sociale nella realtà concreta. In questa prospettiva, tanto gli studi e le ricerche come le azione che sono sviluppate nell'insediamento e in altri luoghi devono integrare il curriculum e , pertanto essere trattate pedagogicamente. Socializza e produce informazioni e conoscenze scientifiche. Per trattare in classe delle questioni reali e non cadere nello spontaneismo o nei luoghi comuni, bisogna garantire che questi problemi siano trattati scientificamente, cioè mediando saperi di diverso tipo e origine , senza trascurare informazioni e conoscenze che l'umanità crea e ricrea continuamente. Non siamo, in questo senso, contro la lista dei contenuti, se considerata come punto di appoggio (appunti su argomenti che non dovremmo dimenticare di socializzare con alunni e alunne) e con la mobilità necessaria per una permanente attualizzazione e revisione Sviluppa metodologie che mettano al centro del processo pedagogico la "attività oggettivata" dei/delle studenti/studentesse, ossia le situazioni oggettive (reali) che provocano necessità di apprendimento e rendono capaci i soggetti di risolvere i loro problemi prendendo l'iniziativa di cercare le informazioni e l'aiuto di cui hanno bisogno Crea nuovi tempi e nuovi spazi di relazione pedagogica tra educatori e studenti, poiché l'insegnamento, ossia il momento di socializzazione/ricreazione dei contenuti già prodotti dall'umanità, è solo uno di questi . Il grande ruolo degli educatori e delle educatrici é dinamizzare l'ambiente educativo della scuola, aiutando gli alunni e le alunne a percepire gli oggetti e le situazioni di formazione che esistono intorno a loro. In questo processo, l'insegnamento, può non essere privilegio dei soli professori, ma anche degli studenti tra loro e degli altri appartenenti alla comunità. Apre spazi per la gestione democratica della scuola e per l'auto-organizzazione degli alunni e delle alunne, anche come strategia pedagogica di formazione organizzativa e apprendimento della cittadinanza.
Sviluppa processi di valutazione adeguati all'insieme delle dimensioni previste da questo tipo di curriculum, stabilendo per questo forme cooperative e democratiche

9 - Creazione di Collettivi Pedagogici Una delle lezioni tratte dalla nostra pratica è che la trasformazione della scuola non avviene senza la costituzione di collettivi di educatori. Un educatore/educatrice che lavori da solo/a non riuscirà mai a realizzare questa proposta educativa anche perché questo sarebbe incoerente con il processo collettivo che la sta formulando. Sono necessari collettivi per dare continuità alla lotta per le scuole in condizioni adeguate, per organizzare l'Equipe dell'educazione dell'insediamento o accampamento, per pianificare le forme di esecuzione dei mutamenti nel curriculum, per riflettere sul processo pedagogico, per studiare, per pianificare e valutare le lezioni, per continuare sognando e rinnovando questa proposta. In ogni luogo la sfida è quella di trovare la forma migliore di costruire e far funzionare questi collettivi.

10 - Una educazione che (si) alimenta (del) l'UTOPIA "Dobbiamo mettere in mostra e svegliare i sogni dei nostri ragazzi prima che sia tardi".
Siamo d'accordo con questa affermazione. Non servirebbe a niente per i nostri maggiori obiettivi di trasformazione sociale; lottare per le scuole e costruire una nuova pedagogia se questo non sarà inscritto all'interno di un progetto di futuro e non aiuterà a costruire, nelle nuove generazioni, la utopia e la convinzione che le trasformazioni sono possibili. Questo ha a che vedere sia con una formazione politica e ideologica diretta, sia con l'inclusione di attività curriculari che lavorino sulla sensibilità e i valori legati a questa utopia. Il vincolo della scuola con un movimento sociale alimenta questa dimensione. Ma bisogna includere permanentemente questa preoccupazione nei collettivi pedagogici, in modo da trovare le forme migliori di fare questo nel lavoro quotidiano di ognuna delle nostre attività educative. In molti momenti della storia del MST, il sogno è stato uno dei suoi principali motori. E ampliare il numero di coloro che sognano insieme é anch'esso un compito di noi tutti.

11 - Un principio di azione : mentre conduciamo la lotta per i nostri diritti, cominciamo già a lavorare con loro e con i valori connessi a questi diritti.
Sappiamo che siamo ancora molto lontani dalla realizzazione piena in ciascuna delle nostre scuole della pedagogia che sosteniamo. Ma sappiamo anche che la possibilità di far girare la ruota dipende a volte da movimenti frammentari e imperfetti , da balzi e sussulti. La cosa più importante è moltiplicare le iniziative e i luoghi in cui avvengono, senza la preoccupazione di attenersi a modelli, ma costruendo collettivamente delle alternative.

LA SFIDA

Il MST ha presente che, insieme con il Progetto di Riforma Agraria che porta avanti, questa proposta educativa è ancora, in gran parte, un sogno, di fronte alla situazione attuale del nostro paese in questo settore. La sfida è continuare questa lotta permanente finché il sogno diventi realtà: fino alla realizzazione della Riforma Agraria, fino a che lo Stato si democratizzi e si impegni con i problemi del popolo e fino a che le trasformazioni sociali producano giustizia, uguaglianza, dignità umana. Allora certamente non ci saranno più senza terra fuori dalla scuola, perché non ci saranno più nel nostro paese lavoratori senza terra e senza lavoro e non ci saranno più bambini, giovani o adulti fuori dalla scuola. Ma sappiamo bene che, ogni volta che conquistiamo un insediamento, costruiamo una agroindustria di lavoratori, alfabetizziamo un analfabeta, scolarizziamo un senza terra, stiamo facendo un passo in più nella concretizzazione di questo sogno. Non possiamo fare questo da soli. Abbiamo bisogno di aiuto, così come offriamo la nostra collaborazione. Se "la Riforma Agraria è una lotta di tutti" , una educazione di qualità per il popolo brasiliano é anch'essa una bandiera di lotta del MST, insieme con tanti altri movimenti che lottano per la stessa causa. La nostra grande sfida quindi è è riuscire a portare avanti questo lavoro ampliando il numero di quelli/e che possono aiutarci a far girare la ruota della storia in avanti.

VOGLIAMO UNA SCUOLA

Firenze, Primavera '94

http://www.edscuola.com/archivio/scvogl.html

A Palmeri dobbiamo il Manifesto di "avanguardia" : "La scuola che vogliamo", distribuito a Firenze nell'aprile del 94 nel corso del convegno "SCUOLA E DEMOCRAZIA".Leggetelo attentamente.... merita una riflessione particolare perché è scritto da chi ha.... "intelletto d'amore".

da http://www.edscuola.com/archivio/cronache.html

Aparecida

Il suo nome completo è MARIA APARECIDA ALVES DE SOUSA, ha 40 anni, vive a Piripiriì un angolo del Brasile dei "campesinos", nello stato del Piuì, e, come tutti, lavora il "campo" come unica forma di sostentamento.

Ha otto figli ,quattro vivi, quattro morti.

E' una regola per le donne brasiliane della sua condizione, citare con naturalezza i figli morti accanto a quelli vivi, forse perché è così facile morire di stenti, di infezioni, di mancato soccorso medico che il tutto appare tremendamente "naturale".

La sua apparizione, dentro le mura restaurate con sobria eleganza del Circolo della Rosa, ha creato un impatto globale.

Tutta la sua persona respirava "altro", con la fierezza di chi ha conquistato, ad un prezzo altissimo, la propria autonomia.

Autonomia totale, anche dalle nostre carinerie. Quando ci siamo scusate di essere in poche a sentire la sua testimonianza, ci ha cresimate con un rapidissimo: "non è la quantità che conta, ma la qualità".

Si è disvelata a poco a poco, con tutto l'incanto della testimonianza diretta la storia di

Aparecida, una donna brasiliana che, sorretta solo dalla sua luminosa intelligenza, ha

saputo percorrere le tappe di un faticosissimo affrancamento dai quei vincoli terribili che la storia, la cultura, le tradizioni del suo paese ancora impongono alle donne come lei.

Quale forza per scalfire, incidere il granitico costume dell'assoggettamento totale, dallo sfiancamento per le ininterrotte gravidanze al lavoro massacrante sul campo, dalle violenze fisiche "in famiglia" alla discriminazione diffusa in qualsiasi aspetto e ordine sociale?

Aparecida si ritiene oggi fortunata per questa sua sorte che, da presidentessa, la fa essere il punto di riferimento più forte del movimento: "Mulheres trabalhadoras rurais", un movimento di donne, sorto nel 1988 per coscientizzare le donne della loro condizione esistenziale, per indurle a partecipare quanto e come gli uomini alle lotte comuni per la terra, per una dignitosa sopravvivenza.

Lei dice con una efficacia sintesi : era tutto aggiustato con un basin, basin - ciao, ciao. Tutto era tollerato, ogni sorta di violenza restava impunita.

Ora, Maria Aparecida, lascia spesso il campo per dedicarsi all'opera di formazione e informazione delle altre donne. Lascia il campo originando vuoti di sostentamento dentro la famiglia e, come ci ha detto fra parentesi, fanno volontariato non solo perché è bello e puro il volontariato ma sostanzialmente perché sono povere. Sono povere di una povertà materiale tremenda a tal punto che anche il Partito di riferimento che si occupa della riforma agraria, il P.T. (Partito dei Trabalhadores) non avrà le stesse chances dei potenti alla "Cardoso" che regalano qualsiasi cosa in campagna elettorale, anche la legatura delle tube.

Oggi, mentre parte della Chiesa brasiliana, capitanata da Mons. Lucas Moreiras Neves, sostiene pubblicamente i "Sem Terra" - contadini che rivendicano la proprietà delle terre strappate con anni di lavoro al latifondo incolto - ancora oggi, come nel Medio Evo, i lavoratori del Campo corrispondono il 70% del ricavato, al Padrone.

E' da questo scenario di vessazioni, abbandono, miseria e morte, sotto il tiro dei "pistoleros" assoldati per ammazzare i ribelli, compresi i bambini, che Aparecida, Alvaro, Garcia e Francisca , ciascuno per il suo impegno, lottatori sul campo, sono venuti in Italia. Per portarci un messaggio di resistenza e di fierezza. Non ci hanno chiesto niente ed è giusto così: sono loro che ci hanno donato qualcosa.

Noi dobbiamo solo decidere se questo "qualcosa" ci interpella oppure no.

Verona settembre 96



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