Tracce di memoria

di Adele Baudo

Avvertenze dell'autrice ai lettori

Prima di iniziare questo cammino lungo un percorso disseminato di grandi e piccoli fatti e misfatti italiani, desidero spiegare a chi avrà la pazienza di leggere, in tutto o in parte queste pagine, che cosa vi troverà e le motivazioni che hanno condotto chi le ha scritte a ideare un libro tutto basato sulla memoria.

Sono pienamente consapevole della soggettività che attraversa e sostanzia ogni scelta. E quindi anche la scelta di fare questo libro e come scriverlo e che cosa dire risente della soggettività di chi l'ha scritto.

Ogni storia e ogni argomento possono essere raccontati in tanti modi diversi, a seconda del punto di vista della voce narrante.

Tanti i punti di partenza, i sentieri e i punti di arrivo possibili.

Ciò che invece non può essere messo in discussione - e che rivendico come punto di partenza - è la ferma e decisa scelta di campo a favore della legalità e della democrazia, a fianco di quei magistrati e di quegli Uffici Giudiziari che per avere adempiuto pienamente al proprio dovere - compiendo indagini a 360 gradi - sono stati oggetto di attacchi mai registrati nei confronti di coloro che sono stati inermi, omissivi, pavidi o collusi nei confronti del Potere, in tutte le sue forme.

Esaurita questa premessa di ordine generale, brevissimi flash sui punti che maggiormente possono essere oggetto di interrogativi, discussione e critica. *La lunghezza del periodo di tempo prescelto e la data di partenza, per cominciare. Perché iniziare dal 1987 e arrivare fino quasi ai nostri giorni? Perché ripartire da quell'articolo di Leonardo Sciascia sui professionisti dell'antimafia sul Corriere della Sera e dalle polemiche che lo seguirono per ripercorrere le vicende giudiziarie intrecciandole con quelle sociali, politiche, economiche?

L'importanza di quell'articolo e di quel momento della nostra storia recente sono stati sottolineati alla fine del novembre 1998 in un convegno che si è tenuto a Racalmuto - il paese di Leonardo Sciascia - proprio per rileggere oggi il senso e il significato del termine professionisti dell'antimafia, a più di dieci anni di distanza. Partire da quella data e da quella polemica vuol essere la proposta di fare un viaggio sul filo della memoria per recuperare parti di noi che ci appartengono, per capire come l'oggi sia un punto in quel continuum che è la storia.

E per capire come i protagonisti cambiano ma i professionisti dell'antimafia restano...

Un professionista di oggi è sicuramente Gian Carlo Caselli, attuale Procuratore capo di Palermo. Per alcuni - uno tra tutti l'ex guardasigilli Filippo Mancuso - lo è in senso negativo, dispregiativo. Per tantissimi lo è nel senso più alto, più forte e più vero.

Per l'impegno altamente professionale che caratterizza tutto il suo trentennale lavoro nella magistratura (prima sul versante della lotta al terrorismo, poi sul versante antimafia) e per il ruolo da protagonista che ha sempre svolto nella battaglia per la democrazia, gli ho attribuito in questo libro la parte centrale e fondamentale del filo rosso che lega tutte le vicende e attraversa tutto il percorso

Ho vissuto in prima persona - come cittadina e componente di un'associazione antimafia di Palermo - molta parte della storia italiana raccontata in queste pagine e so per esperienza diretta come anche i ricordi di eventi importanti possano sbiadire nel tempo se non sono impressi nero su bianco nel libro della memoria personale e collettiva.

Nel tentativo di ricostruire fatti e misfatti italiani - utilizzando quotidiani, riviste, libri e filmati televisivi - mi sono anche ricordata di quanto sia difficile ritrovare nella storia raccontata ufficialmente gli eventi vissuti in presa diretta o conosciuti attraverso canali informativi informali.

Non basta impegnarsi quotidianamente per la legalità e la democrazia, non basta fare opera di testimonianza come cittadini.

Perché l'impegno non resti confinato nel perimetro ristretto del presente e non sia un attimo fuggente e presto dimenticato bisogna fare memoria. Come ha detto Milan Kundera "la lotta dell'uomo contro il potere è la lotta della memoria contro l'oblio".

Non ho la pretesa o la presunzione di lottare contro il potere o di fare memoria pubblicando una cronologia - lunga ma inevitabilmente incompleta - di undici anni di parti, pezzi, segmenti di storia italiana. Ma nel ricordo e nel rispetto di chi ha speso la propria esistenza per migliorare la qualità della vita di tutti, arrivando anche a sacrificarla per riuscirci, ritengo un mio impegno - oltre che un mio dovere - contribuire a lasciare tracce di memoria.

Pensando a loro, a coloro che ancora attendono verità e giustizia e a coloro che quotidianamente si impegnano perché diventino realtà ho deciso di scrivere questo libro. A tutti loro lo dedico. Con grande umiltà, ma insieme tanta riconoscenza e anche - sperando che me lo permettano - molto affetto.

Palermo, gennaio 1999

 

Da: ADELE BAUDO, TRACCE DI MEMORIA
"A Palermo, in tutto il nostro Paese, dimenticare è già divenire, anche inconsapevolmente, complici." Gian Carlo Caselli

 

Nota

Adele Baudo, vive a Palermo, e' psicologa e attiva sul fronte antimafia. Collabora a diversi progetti: infanzia, tossicodipendenze, affido-famiglia e inoltre presso La Corte di Appello di Palermo, Sezione minori.



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