MAPPE MENTALI ED INTERNET
Il computer in rete interattiva può rimediare ad una situazione educativa carente nella scuola?

Nota per il dibattito di Paolo Manzelli - LRE- Università di Firenze
Presidente della Associazione telematica Internazionale EGO-CreaNET//LRE

 

Reti e computers possono in vero favorire l’apprendimento creativo, se con la "interattività" potenzialmente permessa dai sistemi di comunicazione informatizzati saremo capaci di realizzare un dialogo costruttivo capace di mettere in discussione l’evoluzione dei concetti nozionisticamente acquisiti nella vecchia ed obsoleta modalità di istruzione.

Come la musica non è nel pianoforte, ma nella mente di chi suona, pur sapendo che il pianoforte è uno strumento adeguato a comunicarla, così le moderne tecnologie della educazione in rete interattiva possono migliorare l’apprendimento e modificarlo da, passivamente ripetitivo, in attivamente creativo, sempre che tale trasformazione persegua finalità e strategie innovative capaci di adeguare la educazione alle potenzialità dello strumento multimediale interattivo.

Il computer in rete infatti offre potenzialmente ottimi vantaggi che possono trasformare il sistema di apprendimento tradizionale ormai antiquato, che è ancora definito da un sistema di lezioni impartite con gesso lavagna e libri organizzati per materie di insegnamento.

Con il computer in rete è possibile utilizzare della "comunicazione interattiva" per organizzare progetti di innovazione educativa tra scuole ed università ed anche industrie, strutturati come progetti di ricerca educativa finalizzati alla comprensione di tematiche più avanzate e complesse ed interdisciplinari che non quelle trattate tradizionalmente dall’insegnamento scolastico suddiviso in materie di insegnamento. Quindi sarà lo sviluppo del software didattico e della editoria elettronica in rete ciò che permetterà una decisa innovazione del sistema di istruzione e pertanto la attuale fase dell’introduzione delle reti e dei computer nella scuola, pur necessaria, evidentemente non è sufficiente per migliorarne le strategie di apprendimento.

In vero per una appropriata utilizzazione delle reti interattive nel rinnovamento educativo, dovremo anche superare quella mentalità tradizionale di organizzare una istruzione, che è stata acriticamente acquisita dai docenti, innanzitutto perché essa ingloba alcuni preconcetti fuorvianti in particolare in relazione alle relazioni che sussistono tra mente/cervello ed apprendimento.

 

MENTE / CERVELLO - Come Mosaico intelligente

Il primo pregiudizio di cui vorrei trattare è quello che conduce a presumere che la relazione mente/cervello dia origine ad un sistema pensante unico, che si sintetizza in un "io" univoco, privo cioè di relazioni evolutive e di parti funzionali che si integrano tra di loro.

Il cervello, organo in cui si forma la mente infatti è tutt’altro che unitario, ma è costituito da un "mosaico" di componenti che presiedono a capacità mentali differenziate e complementari.

Acquisita questa importante concezione relativa al funzionamento ed allo sviluppo dell’apprendimento, potremo sostenere che il cervello ben si adatta ad una "formulazione multimediale" della informazione nella quale le cognizioni possono essere presentate nell’ambito di molte prospettive cognitive proprie della loro evoluzione in differenti contesti storici e di sviluppo.

Quanto sopra ci conduce a capire che una caratteristica importante dello sviluppo del software e della editoria elettronica è quella degli "ipertesti in rete" tramite i quali sarà possibile strutturare le nozioni in forma visiva/ auditiva tramite simulazioni ed animazioni dinamiche le quali sono più facilmente acquisibili e al contempo permettono di osservare la evoluzione di processi a più variabili, cosa estremamente difficile da dimensionare in un libro dove sono facilmente riproducibili solo figure o diagrammi statici. Anche ciò si confà alla struttura del cervello umano proprio in quanto in esso l’ampiezza dell’area visiva ha la maggiore estensione rispetto ad altre aree funzionali degli emisferi cerebrali superiori. È opportuno quindi sottolineare che la importanza dei sistemi multimediali in rete telematica risiede nella loro potenzialità "interattive". La interattività del sistema delle reti informatiche nel rinnovamento educativo condurrà infatti a ricondurre l’apprendimento a forme modernamente elaborate di "dialogo".

Ricordiamo che Socrate asseriva che il pensiero creativo doveva essere costruito attivamente con la comunicazione ed il dialogo in modo da rendere possibile lo sviluppo di una critica capace di mettere in evidenza per confronto i limiti di un qualunque ragionamento al fine di individuare le strategie cognitive per superarli sviluppando nuove conoscenze. Socrate pertanto diffidò anche del libro poiché esso spingeva il lettore a seguire una organizzazione mentale passivamente, piuttosto che a parteciparvi attivamente dialogando; quindi lo inquietava l’idea che da una impostazione passiva ed unidirezionale della lettura potesse generarsi un condizionamento mentale della gente.

Sempre per Socrate anche il dialogo di per se stesso poteva essere esercitato senza una finalità creativa e quindi poteva degenerare in inutili e sterili sofismi. Pertanto la necessità di un fine che spingesse il dialogo ad una critica costruttiva ed operativa era la condizione necessaria per una attività mentale creativa.

Se riprendiamo gli insegnamenti "Socratici" al giorno d’oggi, possiamo dire che le reti, pur presentando una potenziale di interattività che annulla i vincoli di spazio/tempo di comunicazione certamente limitati ai tempi della "Magna Grecia", permetterà certamente uno sviluppo di attività di apprendimento superiori a quelle permesse dal ricorso ai libri di testo, ma sarà importante dimensionare opportunamente ed appropriatamente le finalità progettuali della educazione in rete se non vorremo far perdere tempo agli studenti in una "navigazione senza mete", ricordando ancora con Socrate l’antico saggio che dice: "non c’è vento favorevole per chi non sa dove andare".

Oggi viviamo in una epoca nella quale l’apprendimento dei giovani viene fortemente condizionato dall’impatto delle tecnologie della comunicazione radio-televisiva che generano mutazioni culturali profonde.

Radio e televisione sono stati utilizzati nell’ambito di sistemi di informazione "unidirezionali" che escludendo ogni possibile dialogo conducono a condizionamenti palesi nel comportamento dei giovani.

Infatti i loro tempi di attenzione e di riflessione sono notevolmente ridotti e la disponibilità di ascolto a problematiche complesse e difficili risulta del tutto superficiale.

Quanto sopra non è solo causato dai mezzi di comunicazione dei "mass-media" e dai loro programmi spesso del tutto privi di una impronta educativa, ma anche dalla incapacità della scuola a generare una progettazione culturale che rigeneri una attendibilità nel rapporto tra nozioni impartite ed loro utilizzazione sociale nel contesto della vita contemporanea.

 

INTERNET E NUOVE PROSPETTIVE FORMATIVE

La società della informazione post-industriale si muove verso la globalizzazione delle relazioni fra i popoli che supererà l’ambito degli scambi commerciali, coinvolgendo un ampio confronto culturale e di collaborazione nel campo della ricerca ed innovazione educativa.

La telematica, nata da una integrazione tra tecnologie informatiche e delle telecomunicazioni, infatti permette una delocalizzazione delle fonti di informazione e consente una bidirezionalità di interrelazioni tra i messaggi; quanto sopra annulla in gran parte i vincoli spazio temporali della comunicazione, determina inoltre molteplici possibilità di relazioni multidirezionali ed infine riduce notevolmente i costi della informazione.

In tale contesto di sviluppo la scuola, che fino ad oggi, pur vivendo nell’ambito della società della comunicazione, ne era rimasta tagliata fuori, in quanto chiusa nella struttura cellulare delle classi, con il ricorso alla telematica in internet, potrà realizzare rapporti di collaborazione con centri di ricerca delle Università ed industrie a livello nazionale ed internazionale, e con ciò potrà trasformarsi in sistema aperto capace di produrre e di diffondere attivamente innovazione culturale artistica e scientifica.

Le nuove prospettive formative dovranno tener conto del fatto che, con l’utilizzazione della telematica la attività didattica diviene aperta alla interazione con il mondo esterno e ciò implica la realizzazione di una ampia articolazione di progetti di ricerca ed innovazione educativa, che verranno prodotti collaborativamente dalla aggregazione su differenti tematiche promosse da "circoli di apprendimento e di produzione di editoria elettronica", delocalizzati nel territorio a cui parteciperanno differenti plessi scolastici.

Certamente la "funzione docente" in tale contesto di trasformazione della scuola da "sistema chiuso a sistema aperto alla comunicazione interattiva", dovrà modificarsi e differenziarsi non solo e soltanto in relazione all’insegnamento per materie, come attualmente; dovremo infatti prendere in attenta considerazione una ridefinizione del ruolo del docente tale che includa nell’ambito delle proprie mansioni la funzione innovativa della educazione in rete, inquadrabile nel settore della ricerca educativa nonché nelle attività di produzione di materiale didattico da immettere in rete.

Nuove specializzazioni e nuovi profili professionali del corpo docente divengono pertanto necessari per attuare una efficace prospettiva di utilizzazione didattica delle reti; infatti rimanendo inalterato il ruolo tradizionale dell’insegnante, il sistema di sviluppo di una editoria elettronica, dedicata al rinnovamento educativo telematico, capace di integrarsi con il modo tradizionale di fare scuola, non avrà alcuna possibilità di decollare.

Certamente non sono sufficienti, anche se inizialmente necessari, i corsi di aggiornamento che propongono una "alfabetizzazione sommaria" dei docenti alle tecniche di utilizzazione di "internet", poiché è invero necessaria una riqualificazione professionale degli insegnanti orientata a definire nuove attività di ricerca educativa e di produzione di didattica di software educativo da immettere in rete.

Prescindendo da ciò, la utilizzazione delle reti nel settore educativo, rischia di divenire una ulteriore perdita di tempo, che induce a "navigare nel world wide web" senza meta, così come a discutere entro gruppi di discussione privi di scopi e finalità operative; in tal caso invece di favorire l’apprendimento creativo, la introduzione della telematica condurrebbe la scuola in una situazione ancor più precaria di quella attuale perché la classe docente sarebbe complessivamente incapace di esprimere e comunicare con i nuovi mezzi tecnologici le proprie competenze e la propria cultura.

È bene precisare che la necessaria riqualificazione dei docenti non ha solo un carattere tecnico, infatti si rende necessaria una ridefinizione del ruolo docente, da quello tradizionale, correlato alla istruzione libresca e nozionistica, a quella di ricercatore nel settore della innovazione e della ricerca educativa.

Questo è in sintesi il profondo cambiamento che dovrà essere effettuato, sia pur gradualmente ma quanto prima, perché la utilizzazione della telematica nella scuola possa divenire un fattore di sviluppo socio-economico ed accellerare cataliticamente la transizione complessa tra la società industriale e quella definita come post-industriale nella quale si attui appropriatamente il fondamentale passaggio tra la società della informazione a quella della conoscenza.

Da quanto detto sopra si deduce che il rischio più evidente che corriamo attualmente è che l’aumento della quantità dei messaggi, oggi permesso dallo sviluppo delle reti interattive, non corrisponda ad una crescita significativa della qualità della informazione, proprio per una carenza di attenzione nel far corrispondere agli investimenti tecnologici delle reti telematiche la fioritura di una adeguata formazione e riqualificazione del capitale umano necessaria per una proficua utilizzazione educativa e sociale del sistema di comunicazione in "intenet " .

Abbiamo visto, in anni recenti, come il sistema di informazione "radio-televisivo" abbia provocato condizionamenti sociali intimamente connessi alla natura "unidirezionale" della informazione con cui tali mezzi di informazione sono stati utilizzati.

In particolare ,con la Televisione, si è visto come, quando la rappresentazione delle idee viene a prendere il posto delle idee stesse, si alterino i processi di memorizzazione a lungo termine e si generi una assuefazione mentale all’esercizio di processi di informazione ripetitiva e superficiale che inibiscono la crescita di capacità di riflessione concettuale della gente.

Quanto sopra è conseguenza del mancato esercizio di processi di integrazione e di accomodamento tra differenti aree funzionali (visiva - auditiva- associativa - vocalizzante ecc... ) e le strutture sensitive ed intellettive che nelle complesse relazioni di integrazione tra gli emisferi cerebrali costituiscono l’intero "mosaico" del nostro cervello.

In sostanza troppe immagini facilitano molta informazione instabile e condizionata dalla ripetitività dei messaggi provenienti dall’ambiente esterno, generando disattenzione ed oblio di significati ed emozioni più profondi e più intimi e limitando di conseguenza lo sviluppo dell’immaginazione e delle capacità intuitive interiori a ciascun essere umano; come risultato si instaura una equivalenza tra troppe immagini poca conoscenza, quest’ultima intesa come capacità di apprendimento, di riflessione ed elaborazione personalizzata e creativa della informazione ricevuta.

Il "potenziale interattivo" delle reti telematiche potrà pertanto riequilibrare questa pesante situazione che ha condotto la nostra gioventù ad una acculturazione degenere che è dimensionata da "tutto quanto fa spettacolo", a patto che la classe docente ed intellettuale acquisti innanzitutto coscienza di questo evidente stato di deformazione culturale e quindi sappia agire con la professionalità necessaria per rendere concettualmente significativo il proprio lavoro innovativo di comunicazione cognitiva in rete internet, finalizzato a realizzare un miglioramento qualitativo della educazione.

 

COMUNICAZIONE MULTIMEDIALE E NUOVI PARADIGMI COGNITIVI

La società della immagine delle cui peculiarità abbiamo già fatto riferimento è iniziata con il primo film dei fratelli Lumiere nel 1895 anno in cui G. Marconi realizzo i suoi primi esperimenti con il "telegrafo senza fili". Più recentemente la digitalizzazione delle immagini e dei suoni e lo sviluppo delle reti informatiche stanno modificando la cultura analogica e sequenziale del continuo in una cultura quantizzata del discontinuo, tale da permettere quella flessibilità e possibilità di ricombinazione cognitiva di cui un esempio è dato dagli ipertesti non più sequenziali come i libri tradizionali ma aperti a molteplici accessi e ricomposizioni culturali.

Sarà quindi un compito importante della scuola generare quella progettazione culturale che rileggendo lo sviluppo concettuale delle scienza e della tecnologia sappia ridefinire un nuovo paradigma cognitivo adeguato a delineare nuove strategie di sviluppo creativo delle conoscenze.

Il nostro Laboratorio di Ricerca Educativa della Facoltà di Scienze MFN della Università di Firenze nell’ambito del proprio compito istituzionale di realizzazione di rinnovati rapporti di collaborazione tra Università, Scuola ed Industria, ha iniziato a ideare un sistema di cooperazione intellettuale finalizzato a sbloccare quei vincoli concettuali antiquati, che determinano condizioni di pregiudizio che limitano la nostra creatività non rendendoci idonei ad affrontare con una nuova e più avanzata mentalità la utilizzazione dei nuovi strumenti multimediali interattivi della educazione.

Un pregiudizio fuorviante per la comprensione di una moderna educazione telematica capace di operare su sistemi audio-visivi che simulano una realtà virtuale, risiede nella idea ingenua secondo cui la realtà da noi percepita sarebbe equivalente a ciò che ci rivelano i sensi.

Come insegna la storia della scienza, per conoscere bisogna sempre riflettere sulla apparente veridicità della percezione, in quanto il modo con cui ci appaiono i fenomeni non è mai solo diretta conseguenza della loro natura oggettiva, ma è il frutto più complesso della nostra elaborazione cerebrale, razionale ed emotiva, che matura storicamente sulla base della informazione percepita dai nostri sensi.

In particolare trattando l’argomento della "percezione visiva" in modo comprensibile ad un livello di scuola dell’obbligo, quello che in particolare ci ha stupito e che per quanto viviamo in un mondo in cui l’immagine è dominante nei libri di scuola si perpetua l’insegnamento di modelli antiquati sulla interpretazione della percezione che fanno riferimento ad inesistenti raggi di luce che disegnano nella retina dell’occhio umano una immagine rovesciata del mondo esterno.

Federico Fellini, indubbiamente un genio del campo della cinematografia con l’intuito tipico dell’artista soleva dire: "nulla si vede realmente tutto si immagina".

Ad una simile conclusione è giunta la scienza contemporanea, sappiamo infatti che la percezione è frutto di un riconoscimento prodotto dal cervello proprio in quanto la radiazione visiva non è assimilabile ne riducibile in alcun modo alla sua antica descrizione in "raggi di luce"; quindi siamo certi che nella retina dell’occhio non si forma alcuna immagine speculare del mondo esterno.

Sappiamo infatti che non ci sono raggi di luce ma "fotoni", cioè onde/particelle dal comportamento "quantistico" che come tali non percorrono alcuna determinata traiettoria.

La "quanto - meccanica" è ormai vecchia di quasi un secolo ed ha visto il proprio campo di applicazione estendersi e migliorarsi progressivamente sostituendo gran parte delle interpretazioni della fisica classica in varie branche della scienza che hanno teso a superare il realismo ingenuo affrontando le problematiche fondamentali del microcosmo.

Applicando quindi le concezioni "quantistiche" alla percezione visiva generata dal sistema "occhio/cervello", comprendiamo che l’occhio non vede nulla di per se stesso, in quanto è il cervello il reale costruttore delle immagini che percepiamo. La retina tramite una reazione fotochimica registra e trasmette al cervello dati comportandosi come un analizzatore di frequenze e di fase e di intensità luminosa; l’occhio pertanto, come una telecamera, esplora l’ambiente secondo una ricerca impostata da comandi cerebrali che dirigono una "ottica inversa" per la quale il cervello è un attivo simulatore di immagini della realtà esterna.

Ricordiamo che nel modello concettuale, ormai antiquato, cresciuto nell’ambito di una concezione classica-cartesiana, tesa a separare nettamente il soggetto dall’oggetto osservato, si paragona l’occhio ad una "macchina fotografica" capace di fornire una immagine speculare dell’ambiente. In tale paradigma cognitivo tradizionale, il cervello è stato considerato solo come un passivo ricettore di immagini già precostituite e trasferite nell’area occipitale, come delle "eidolà", cioè forme senza sostanza, di antica memoria, concettualmente rintracciabili nelle concezioni atomistiche di Democrito ai tempi della Magna Grecia. Oggi invece sappiamo che la informazione analizzata dal sistema oculare viene trattata ed organizzata in immagini da milioni di neuroni nell’area occipitale del cervello, con il risultato di fornirci un quadro di previsione sulle nostre possibili interazioni con l’ambiente.

Già da queste preliminari osservazioni sulla percezione visiva comprendiamo come, più in generale, oggi divenga necessaria la costruzione di un nuovo paradigma interpretativo, capace di includere la realtà virtuale nella interpretazione delle nostre capacità percettive, che ci aiuti a comprendere che di fatto la realtà che osserviamo non è indipendemente dal nostro modo di percezione e di conoscenza.

Ricordiamo a questo proposito che già Platone considerò che la realtà conosciuta è indeterminata poiché risulta noto solo ciò che risulta dopo la mediazione con chi la osserva.

Pertanto nel quadro del nostro progetto di innovazione educativa denominato SECoS - (Scuola Europea di Comunicazione della Scienza), a cui hanno dato fino ad oggi adesione varie scuole in varie regioni Italiane, abbiamo prodotto e sperimentato in classe, materiale didattico su tematiche riguardanti la percezione e abbiamo divulgato il nostro lavoro di ricerca ed innovazione educativa, sia in forma articoli e di libri che di audiovisivi, che di ipertesti in rete, sia sulla storia dello sviluppo concettuale della scienza, (in particolare sui concetti di spazio e tempo e la loro evoluzione epistemologica), che sul tema del Calore - Colore e Percezione". (Vedi Note Bibliografiche).

Recentemente abbiamo fondato una associazione telematica - denominata EGO-CreaNET - che coordina la propria attività in una lista di discussione (ego-crea@citinv.it); inoltre al I° convegno di fondazione della suddetta Associazione ( Firenze 15/17 Maggio 1997) abbiamo costituito un gruppo di discussione in rete telematica sul tema "Cervello Informazione ed Apprendimento" (CIeA@scuolaitalia.it), nel quale abbiamo iniziato a trattare il tema dei modelli cerebrali a partire dalle concezioni prese in considerazione dal Prof. Mc Lehan, e dalle idee sviluppate dal Prof. Mc Luhan , entrambi tra gli artefici più noti della nuova dimensione culturale correlata al funzionamento cerebrale ed all’utilizzazione di internet nella educazione e nella società.

In estrema sintesi il modello cerebrale, che si riconosce nelle teorie sulla comunicazione di Mc Lehan, prende in considerazione tre livelli evolutivamente differenziati della struttura del cervello; trattasi di un modello a "scatole cinesi" per il quale si possono distinguere tre livelli interdipendenti:

1°) ---- il Primo detto "cervello detto dei rettili" lo ritroviamo nel nostro cervello nella struttura polarizzata sull’area "della Ipofisi e della Amigdala " giacente nella base cranica la quale già possiede funzioni decisionali intelligenti, correlate a processi volitivi e decisionali;

2°) ----- il secondo (sistema limbico con specifiche funzioni emotive ed emozionali), è la sezione del cervello ereditata in noi da un processo evolutivo già strutturato nei "mammiferi primitivi", nel quale si concentrano tutte le ramificazioni sensoriali eccetto la percezione visiva.

3°) ---- il terzo corrisponde agli emisferi cerebrali superiori (ECS - cognitivi/razionali) ed ha retaggio nelle costruzione cerebrale dei mammiferi evolutivamente più recenti di cui l'uomo e' la espressione genetica più evoluta.

A tali livelli strutturali va aggiunta la finzione fondamentale dei GANGLI BASALI, noti fin dall’antichità come "Sustancia Nigra" che determinano importanti collegamenti tra immaginazione, memoria e percezione visiva cosciente.

Il livello più elevato, ( il 3°), e' stato considerato quello della distinzione dell' "io", con funzioni primarie di riconoscimento cognitivo di se stessi e della distinzione tra soggetto ed ambiente; distinzione che permette la comunicazione della propria rappresentazione interna della realtà esterna.

Il livello 2°, denominato livello dell' "es", rappresenta invece l’insieme di pulsioni interiori dominato essenzialmente dalle tracce mnemoniche delle esperienze sensitiva ed emotiva; esso quindi genera un comportamento che persegue il principio del piacere; diversamente dall’ "io" che tende a riconoscersi cognitivamente adeguandosi alla realtà esterna, la funzione primaria di questo livello cerebrale dell'es , "non cognitivo" (nel senso di concettualizzazione e di verbalizzazione comunicativa, in quanto scarica la sua presenza psichica direttamente nel comportamento), e quella della non facile adattabilità razionale all'ambiente, in quanto contribuisce ad introdurre, nei processi di integrazione cerebrale, componenti di orientamento selettivo motivati da affinità sensitive, emozionali ed affettive, che fanno parte della comunicazione non verbale e di un "immaginario" derivato sia da processi di memoria consci, ma anche onirici.

La funzione dell’Immaginario viene attivata dai Gangli Basali, una massa di materia grigia di piccola dimensione situata alla base del cervello, che è correlata mediante circuiti ad anello agli emisferi cerebrali superiori, ed emette i segnali nervosi che si ritengono necessari per definire un confronto tra una prima immagine dei dati ricevuti dai sensi e la percezione cosciente e raffinata da una più complessa elaborazione cerebrale dei medesimi.

I tre livelli possono essere coordinati anche in varia misura da un insieme di circuiti integratori che possono essere attivati fino ad includere il più antico livello cerebrale, che coordina la volontà, intesa capacita' decisionale e risolutiva dei conflitti tra l'io e l'es. [EGO = / io + es /].

Il modello su descritto e' volutamente schematico ed esemplificativo di un modello ancor più differenziato di cui sperimentiamo costantemente la validità, nell’ambito degli studi e delle sperimentazioni educative del LRE della Università di Firenze, che concerne la differenziazione degli emisferi cerebrali destro e sinistro, in relazione ai tre livelli sopra descritti, e quindi considera le differenziazioni tra area occipitale e frontale, delle funzioni di area temporale auditiva, occipitale visiva, .... aree specifiche di individuazione del colore, ecc ecc..

Riteniamo comunque che il delineare un modello di riferimento, pur minimale e riduttivo, sia pur sempre necessario per non trovarsi a spaziare con la ragione entro sistemi concettuali troppo complicati che rischiano di far disperdere la nostra mente in un labirinto di interpretazioni degli eventi. in modo simile colui che dissipa la propria energia intellettuale proprio perché non possiede alcun modello di riferimento.

Il modello cerebrale su esposto infatti può rendere conto dando una descrizione utile a comprendere problemi di disadattamento nell’apprendimento, che sono conseguenti alla scissione delle relazioni di integrazione cerebrale tra il sistema emozionale (livello 2° -Talamico) e razionale- cognitivo (livello 3°- ECS).

Ad esempio alcuni processi di integrazione cerebrale, possono essere inibiti da situazioni di saturazione mentale, provocate sia da troppa informazione frammentaria oppure da nozioni apprese che non si adeguano alle aspettative della vita vissuta degli studenti.

In molti casi, ben evidenti in una scuola le cui nozioni non provocano condizioni di motivata attenzione, in quanto non si adeguano più alla pratica di vita vissuta, si determinano nell’apprendimento dei giovani, svariate situazioni di "asincronia" tra attività emozionali e cognitive, che tendono a limitare i processi di memorizzazione a lungo termine, proprio in quanto questi ultimi sono il frutto di processi di integrazione tra emozioni e conoscenze.

Pertanto l’eccesso di informazione nozionistica, appresa a breve termine, provoca processi di saturazione mentale e di conseguenza genera quella alienante perdita di attendibilità nei riguardi dell’insegnamento a cui consegue, disattenzione per l’ascolto delle lezioni, diminuito grado di lucidità intellettiva e demotivazione se non addirittura rigetto per lo studio.

 

PROSPETTIVE E CONCLUSIONI

A partire da questi modelli, interpretazioni e conoscenze, oggi il nostro Laboratorio di Ricerca Educativa, ha iniziato a riflettere sui riflessi positivi e/o negativi sullo sviluppo di personalità creative, che si innesteranno in corrispondenza ad una estesa utilizzazione delle reti interattive e della realtà virtuale. Per impostare tale ricerca, accettando pur sempre il dualismo "Mente/Cervello", abbiamo iniziato a pensare che la mente possa effettivamente essere concepita come una entità non più rinchiusa all’interno dei confini fisici del cervello di ciascun individuo, ma aperta dai sistemi di informazione interattiva, i quali potranno estendere le capacità di relazione e di integrazione della mente umana ben oltre la semplice trasmissione dei messaggi in rete e giungere a determinare una evoluzione delle funzioni cerebrali umane. In tale ipotesi avremo bisogno di rinnovare i nostri paradigmi interpretativi e renderli capaci di interpretare i fondamentali processi innovativi tramite i quali il soggetto apprenderà nuove conoscenze attribuendo significato alla "realtà osservata", ivi compresa la così detta "realtà virtuale".

Questa ipotesi di lavoro, nella quale l’osservatore è concepito globalmente all’interno del sistema di osservazione stesso, potrà avere sviluppi di grande interesse per il nostro futuro, quando la applicazione, ormai a regime, delle reti al sistema educativo avrà generato lo sviluppo di un sistema di "informazione / formazione", fortemente innovativo, che non potrà più essere semplicemente concepito come uno strumento meramente utile a aumentare la quantità di messaggi in giro per il mondo, ma piuttosto come un sistema in cui, ciascun individuo, agendo attivamente dall’interno dei sistema possa acquisire, con un ampio grado di autonomia, competenze ed abilità per avviare processi di configurazione e valorizzazione della propria personalità creativa.

In conclusione, è nostra convinzione lungimirante, nonché speranza, che, il sistema di comunicazione interattiva in Internet, con l’ampliarsi della comunicazione globale in campo educativo, se opportunamente guidato da una strategia cognitiva finalizzata allo sviluppo creativo, potrà permettere la crescita di processi di integrazione mentale cui corrisponderà a livello di formazione individuale una più grande apertura del mondo interiore dell’uomo.

 

Note Bibliografiche:

- Spazio Tempo Informazione:- Quaderno N° 2 Editore Regione Toscana Collana Ricerca S&T (1995)

- Rapporto Uomo/Macchina nelle tecnologie multimediali avanzate- :Quaderno N° 4 Editore Regione Toscana Collana Ricerca S&T (1996)

- Calore Colore Percezione : Quaderno N° 10 Editore Regione Toscana Collana Ricerca S&T (1997)

- Calore Colore- Percezione- Audiovisivo-(VHS - Color 30’) Edito dal Centro Didattico T.V. della Università Di Firenze. Cat. 273/a (1996)

- Storia Della Scienza: Manuale per un Futuro Creativo; Ipertesto in rete reperibile all’indirizzo: http://www.ips.it/musis/eco-crea/storia.html