Decreto Presidente della Repubblica 14 giugno 1955, n. 503
(Abrogato e sostituito dal D.P.R. 12 febbraio 1985, n. 104)

Programmi didattici per la scuola primaria

 

Art. unico.-

I programmi didattici e le relative istruzioni per le scuole elementari, pubbliche e private, stabiliti con il decreto luogotenenziale 24 maggio 1945, n. 459, e i programmi per l'insegnamento dell'educazione fisica nelle scuole elementari approvati con il decreto del Capo provvisorio dello Stato 8 novembre 1946, n. 383, sono sostituiti dai programmi annessi al presente decreto e vistati dal Ministro proponente.

I nuovi programmi entrano in vigore dall'1 ottobre 1955 per la parte relativa alla 1a classe e dall'1 ottobre 1956 per la parte relativa alle altre classi.

Premessa

I presenti programmi comprendono l'indicazione del fine assegnato alla istruzione primaria; la descrizione della via da seguire per raggiungere il fine stesso; un complesso di suggerimenti, desunti dalla migliore esperienza didattica e scolastica.

Sotto il primo riguardo (indicazione del fine dell'istruzione primaria) i programmi hanno carattere normativo e prescrivono il grado di preparazione che l'alunno deve raggiungere: ciò per assicurare alla totalità dei cittadini quella formazione basilare della intelligenza e del carattere, che è condizione per un'effettiva e consapevole partecipazione alla vita della società e dello Stato. Questa formazione, anteriore a qualunque finalità professionale, fa si che la scuola primaria sia elementare non solo in quanto fornisce gli elementi della cultura, ma soprattutto in quanto educa le capacità fondamentali dell'uomo; essa ha, per dettato esplicito della legge, come suo fondamento e coronamento l'insegnamento della dottrina cristiana secondo la forma ricevuta dalla tradizione cattolica.

Le indicazioni attinenti al secondo aspetto dei programmi (la via o metodo da seguire per il raggiungimento degli scopi dell'istruzione primaria) non hanno il medesimo carattere normativo delle precedenti; poiché lo Stato, se ha il diritto e il dovere di richiedere l'istruzione obbligatoria, non ha una propria metodologia educativa. Va tuttavia osservato che le indicazioni di questo secondo gruppo sorgono come sintesi concorde e spontanea dalla meditazione sui problemi attuali dell'educazione e dell'insegnamento. Esse si riconducono anzitutto alla nostra tradizione educativa umanistica e cristiana: cioè al riconoscimento della dignità della persona umana; al rispetto dei valori che la fondano: spiritualità e libertà; all'istanza di una formazione integrale. Da qui derivano: la necessita di muovere dal mondo concreto del fanciullo, tutto intuizione, fantasia, sentimento; la sollecitudine di fare scaturire dall'alunno stesso l'interesse all'apprendere; la cura di svolgere gradualmente le attitudini all'osservazione, alla riflessione, all'espressione; la costante preoccupazione di aiutare in tutti i modi il processo formativo dell'alunno senza interventi che ne soffochino o ne forzino la spontanea fioritura e maturazione; la consapevolezza, finalmente, che scopo essenziale della scuola non è tanto quello di impartire un complesso determinato di nozioni, quanto di comunicare al fanciullo la gioia e il gusto di imparare e di fare da se, perché ne conservi l'abito oltre i confini della scuola, per tutta la vita.

Queste esigenze capitali del processo educativo acquistano un accento di più diretta attualità, se vengono riconosciute in due istanze particolarmente vive nella scuola contemporanea: la globalità e l'aderenza all'ambiente dell'alunno.

Nella psicologia concreta del fanciullo l'intuizione del tutto è anteriore alla ricognizione analitica delle parti; cosi la scuola ha il compito di agevolare questo processo naturale partendo dalle prime intuizioni globali per snodarle via via nelle articolazioni di un discorso riflesso. Il fanciullo scopre a poco a poco il significato delle proprie esperienze, e perciò conviene che con lenta gradualità scopra l'esistenza delle materie nelle quali il sapere scolastico tanto più variamente si diversifica, quanto più progredisce verso il sistema e la scienza.

Il criterio della globalità, più accentuato nei primi anni di scuola, viene via via attenuato e superato; tuttavia il progressivo affiorare delle materie d'insegnamento non significa che esse possano sussistere isolate e indifferenti le une rispetto alle altre. Tutte, ancorché in misura di volta in volta diversa, si prestano sempre a scambievoli richiami e integrazioni che sorgono dalle loro molteplici correlazioni sul piano dell'unita della cultura.

D'altra parte, la consapevolezza delle fondamentali caratteristiche dell'anima infantile pone la scuola su una linea di naturale continuità con quanto l'alunno ha già imparato, inteso e sentito nel cerchio della famiglia, del suo ambiente naturale e sociale, delle istituzioni educative che abbia frequentato; perciò l'insegnante non può dimenticare l'aderenza e la partecipazione alla vita dell'ambiente nella varietà delle sue manifestazioni e nell'ispirazione morale e religiosa che la anima.

In tal modo il principio della libertà trova una reale attuazione; come il maestro non deve mai dimenticare che l'educazione dell'alunno non comincia dalla scuola e non si esaurisce in essa, cosi i presenti programmi non intendono creare l'istruzione dal nulla o dal vuoto, bensì intendono stimolare il costume scolastico già in atto, perché dia una misura sempre più piena delle proprie energie interiori, orientandolo al conseguimento delle finalità civili e sociali dell'istruzione pubblica.

Anche il terzo aspetto dei programmi (suggerimenti più particolari desunti dalla migliore esperienza scolastica e didattica) va considerato nello spirito della libertà e nel rispetto della funzione autonoma della scuola.

Non si è seguita nella elaborazione dei presenti programmi la distinzione tradizionale tra le prescrizioni programmatiche e le avvertenze poiché le une e le altre vengono ricondotte al processo della ricerca pedagogica e didattica e all'atto vivo dell'insegnamento.

Dopo il rinnovamento operato dai programmi del 1923 e da quelli del 1945, la formulazione di questi nuovi programmi è stata sollecitata più direttamente da due esigenze: far aderire maggiormente il piano didattico alla struttura psicologica del fanciullo e tenere conto che per precetto della Costituzione l'istruzione inferiore obbligatoria ha per tutti la durata di almeno otto anni.

Per rendere questi intenti praticamente attuabili, è stato alleggerito il carico delle nozioni rispetto ai programmi quinquennali precedenti e sono stati elaborati programmi graduati per cicli didattici. Tali cicli rispettano per la loro durata le fasi dello sviluppo dell'alunno e rendono meglio possibile un insegnamento individualizzato in relazione alle capacita di ciascuno, così che in un periodo di tempo a più largo respiro ogni alunno possa giungere, maturando secondo le proprie possibilità, al comune traguardo.

D'altra parte, ciò consente che vengano adottati quei procedimenti saggiamente attivi che spronano il fanciullo nell'operosa ricerca e nell'approfondimento della consapevolezza di quanto viene imparando.

Spetta naturalmente all'insegnante, in base alle accertate possibilità dei singoli alunni, di formulare un suo personale piano di lavoro, distribuito nel tempo, che egli potrà eventualmente aggiornare alla luce di una sempre più approfondita conoscenza della scolaresca.

Una vecchia opinione popolare considerava la scuola elementare come la scuola del leggere, dello scrivere e del far di conto. Si può intenderla ancora oggi così, salvo una accurata determinazione del significato di queste parole. Nell'auspicare una scuola che insegni per davvero a leggere si esige che da essa escano ragazzi che ragionino con la propria testa, giacché saper leggere è ben anche aver imparato a misurare i limiti del proprio sapere e ad esercitare l'arte di documentarsi. Analogamente saper scrivere vale saper mettere ordine nelle proprie idee, saper esporre correttamente le proprie ragioni. Quanto a far di conto, nel nostro secolo, che è il secolo dell'organizzazione e delle statistiche, è chiaro che una persona è tanto più libera quanto più sa misurare e commisurarsi.

Non ci si dissimula l'importanza e la gravità del compito affidato al maestro. Nessuno, dopo di lui, potrà forse riparare ad una mancata formazione essenziale, e in questo senso elementare, degli alunni che le famiglie e la Patria gli affidano. Ed è pur vero che il grado di civiltà di una Nazione si misura soprattutto dalla cultura di base del suo popolo.

Programmi per la prima e la seconda classe

L'insegnante, fin dall'inizio, orienti la sua azione educativa a promuovere la formazione integrale della personalità dell'alunno attraverso l'educazione religiosa, morale, civile, fisica e le altre forme di attività spirituali e pratiche corrispondenti agli interessi, ai gradi, ai modi dell'apprendere e del conoscere propri dell'età. Nell'assolvere questo compito, l'insegnante faccia leva sulle tendenze costitutive dell'alunno, guidandolo ad osservare, riflettere, esprimersi, senza alcuna preoccupazione di ripartire nelle tradizionali materie le attività scolastiche e il contenuto dell'insegnamento. Si proporrà invece di ottenere dall'alunno la partecipazione quanto più possibile spontanea e impegnativa alla ricerca ed alla conquista individuale di quelle esperienze, cognizioni, abilità, che nel loro complesso concorrono appunto alla formazione integrale della personalità in questo stadio dello sviluppo.

Anche l'accenno alla distinzione fra attività di osservazione, riflessione, espressione, va tenuto presente a titolo puramente indicativo e pratico, in quanto nessuna di esse si compie isolatamente. Così, dopo aver stimolato lo spirito di osservazione del fanciullo, dirigendo la sua attenzione su oggetti e fatti della più elementare esperienza e dell'ambiente locale, l'insegnante lo condurrà, mediante conversazioni, indagini personali, osservazioni più attente, a riflettere su quei medesimi oggetti e fatti, perché parlino più suggestivamente alla sua naturale sete di conoscere, e lo avvierà ad esprimere nelle più varie forme, con spontaneo processo spirituale, i risultati delle sue personali conquiste.

L'insegnamento religioso sia considerato come fondamento e coronamento di tutta l'opera educativa. La vita scolastica abbia quotidianamente inizio con la preghiera, che è elevazione dell'animo a Dio, seguita dalla esecuzione di un breve canto religioso o dall'ascolto di un semplice brano di musica sacra. Nel corso del ciclo, l'insegnante terrà facili conversazioni sul Segno della croce, sulle principali preghiere apprese (Padre nostro, Ave Maria, Gloria al Padre, preghiera all'Angelo Custode, preghiera per i Defunti), su fatti del Vecchio Testamento ed episodi della vita di Gesù desunti dal Vangelo.

Nello svolgimento di tale programma si tenga presente la "Guida di insegnamento religioso per le scuole elementari", pubblicata dalla Commissione superiore ecclesiastica per la revisione dei testi di religione.

Contemporaneamente si avvii il fanciullo alla pratica acquisizione delle fondamentali abitudini in rapporto alla vita morale, al comportamento civile e sociale e all'igiene, nella famiglia, nella scuola, in pubblico; si colgano tutte le occasioni per l'educazione del sentimento, degli affetti e della volontà, anche a mezzo di incarichi di fiducia e di piccoli servigi, per educare al senso della responsabilità personale e della solidarietà umana.

In ogni giornata scolastica trovino adeguato ed opportuno posto, possibilmente all'aperto, giochi ed esercizi che, mentre giovino ai fini dell'educazione alla socievolezza, valgano a sveltire ed a correggere i movimenti e consentano al fanciullo di esprimersi gioiosamente in canti e ritmi rivolti all'armonico sviluppo delle attitudini fisiche e morali.

L'esplorazione dell'ambiente non abbia carattere nozionistico, ma muova dall'interesse occasionale spontaneo del fanciullo per sollecitarlo e guidarlo alla diretta osservazione del mondo circostante, nei suoi due inseparabili aspetti di tempo e di luogo.

Si dia modo perciò all'alunno di formarsi un'idea intuitiva della successione delle generazioni (coetanei, giovani, adulti, vecchi) tra le persone di sua conoscenza, delle divisioni dell'anno (ricorrenze religiose, civili, ecc.), dei mutamenti e delle trasformazioni delle cose (vicenda delle stagioni e suoi riflessi sulle coltivazioni e sul lavoro umano; materie e strumenti di lavoro, mezzi di trasporto, servizi pubblici, ecc.). Si utilizzino le escursioni nei dintorni, si incoraggino raccolte e collezioni.

Si guidi in particolare l'alunno ad osservare attentamente qualche animale e pianta del luogo per fargli scoprire le caratteristiche fondamentali della vita animale e vegetale. Il fanciullo comincerà cosi a considerare le vitali necessita dell'uomo e il suo lavoro per procacciarsi alimenti, indumenti, asilo nell'ordinata convivenza sociale.

Con questa graduale scoperta del mondo degli uomini e delle cose, l'insegnante desti e chiarisca nel fanciullo il senso, in lui già presente, della bellezza e dell'armonia del Creato.

La conoscenza del numero parta dalle attività di gioco e dal bisogno di osservare e di fare del fanciullo, e si svolga per lenti gradi di sviluppo.

L'insegnante addestri l'alunno nella numerazione progressiva e regressiva, nella scomposizione e ricomposizione dei numeri, nei relativi esercizi intuitivi e pratici di riunire, togliere, replicare, distribuire, attività che sono alla base delle quattro operazioni.

E' opportuno che in un primo tempo non si oltrepassi il 10 e che si giunga al 20 alla fine del primo anno del ciclo.

I calcoli pratici sulle quattro operazioni verranno compiuti dapprima solo oralmente, poi anche per iscritto.

Soltanto nel secondo anno si passera, di decina in decina, all'ambito numerico compreso entro il 100, continuando a dare la dovuta importanza al calcolo mentale.

L'apprendimento della tavola pitagorica sia una conquista intuitiva e costruttiva; pertanto il suo spedito e sicuro uso mnemonico sarà rinviato al ciclo successivo. Si cerchi di evitare alcune operazioni scritte meno facili, quali la sottrazione che richieda il cosiddetto prestito l'addizione con più di tre addendi, la divisione che lasci resto. Naturalmente nella divisione ci si limiterà al divisore di una sola cifra.

L'occasione ad eseguire operazioni verrà prevalentemente data da facilissimi quesiti tratti dalla vita pratica e dai giochi infantili: quesiti che richiedano una sola operazione.

Dall'osservazione degli oggetti più comuni si farà derivare la conoscenza intuitiva di qualche solido geometrico e di qualche figura piana, possibilmente intesa come limite del solido.

L'insegnante consideri come fonte e stimolo della progressiva conquista della lingua parlata, e successivamente scritta, le intuizioni, osservazioni, scoperte, esperienze che soprattutto nella fase iniziale del processo educativo trovano i più vivi elementi di sviluppo nei giochi individuali e collettivi, nel gioco-lavoro, nelle libere attività creative (mimica e drammatizzazione, disegno spontaneo, manifestazioni pittoriche, plastiche, ecc.).

Il disegno spontaneo sia sempre considerato la naturale forma di scrittura per immagini, che il bambino ha già usato liberamente come gioco per esprimere i suoi desideri e i suoi sentimenti ancora prima di frequentare la scuola.

L'insegnante avrà cura di interpretare tale scrittura, che procede e si perfeziona per gradi e che rispecchia lo sviluppo spirituale di ogni fanciullo.

Egli dovrà favorire con simpatia le spontanee manifestazioni grafiche e pittoriche degli alunni, lasciandoli liberi di esprimersi a loro modo sugli argomenti che più li interessano, coi mezzi a loro più graditi (matite nere e colorate, pastelli, gessetti colorati, acquerelli, carte colorate a strappo e a ritaglio, ecc.). Li inviterà di volta in volta a spiegare con la parola, e appena possibile anche con lo scritto, il significato delle loro espressioni grafiche e pittoriche.

L'eventuale correzione dei disegni si ottenga non con cancellature o rifacimenti, oppure con suggerimenti intempestivi e inopportuni che scoraggerebbero il piccolo disegnatore, ma per processo di chiarificazione interiore, cioè col guidare ogni alunno all'amorosa e sempre più attenta osservazione, alla riflessione e all'auto-correzione in riferimento a quanto egli ha inteso esprimere. Sono da evitare i ricalchi e le copie perché soffocano la spontaneità infantile e favoriscono la insincerità e il cattivo gusto.

Partendo dalle diverse attività sinora accennate, si incoraggi al massimo la conversazione con l'insegnante e degli alunni tra di loro per abituarli a parlare quanto più chiaramente e correttamente b possibile. L'insegnante dia sempre l'esempio del corretto uso della lingua nazionale e, pur accogliendo le prime spontanee espressioni dialettali degli alunni, si astenga dal rivolgere loro la parola in dialetto.

L'acquisizione della scrittura e della lettura sia il risultato di una personale scoperta dello scolaro. A tal fine dovranno essergli offerti in libero uso, e sotto forma di gioco, tutti quei comuni sussidi didattici (alfabetieri murali e mobili, cartelloni con disegni, schede illustrate, ecc.), che favoriscono l'interesse per l'iniziale distinzione e il possesso degli elementi grafici essenziali .

Dai primi ideogrammi o disegni spontanei lo scolaro passi alla formulazione di pensieri (frasi e parole) e li trascriva a integrazione ed illustrazione di quanto ha voluto esprimere col disegno. Le prime letture e le prime spontanee esercitazioni scritte concluderanno questa fase fondamentale .

Non appena possibile gli alunni siano avviati alle libere letture, all'autodettatura, all'apprendimento e recitazione di facili artistiche poesie, alla spontanea drammatizzazione di favole, raccontini, scherzi, giochi.

L'insegnante accerti sempre che ogni alunno abbia chiaramente compreso il significato delle parole e delle frasi, incoraggiando le necessarie richieste di spiegazioni. L'usuale esercizio del parlare corretto, del leggere e dello scrivere, anche sotto dettatura, miri ad assicurare, senza esercizi artificiosi, la padronanza delle più comuni norme ortografiche. Sia diligentemente curata l'ortoepia, anche per le sue naturali connessioni con la correttezza dello scrivere.

La scrittura, fin da principio, non sia considerata un fatto meramente meccanico, anche se implica talvolta l'adeguamento al modello, ma una delle espressioni della personalità. Essa deve quindi tendere alla semplicità, alla chiarezza, all'ordine, al decoro. Si consiglia di iniziare gli alunni anche alla lettura e scrittura dei caratteri lapidari nella loro forma più semplice e a fini pratici (intestazione di quaderni, cartelli e avvisi, biglietti di augurio, ecc.).

Molta importanza va data al canto corale all'unisono di facili motivi, in lingua o in dialetto, appropriati all'estensione vocale del fanciullo e accompagnati, se possibile, da interpretazioni mimiche o ritmiche. Scopo del canto b di contribuire all'elevazione spirituale e alla socialità all'educazione dell'orecchio, della voce, della retta pronuncia; all'addestramento motorio. Può inserirsi in questo insegnamento l'ascolto di brani musicali adatti all'età.

Le attività manuali e pratiche saranno incoraggiate come gioco-lavoro, per appagare anche questo naturale bisogno di esprimersi, di costruire, proprio dell'età. A tale scopo possono essere adoperate materie di facile lavorazione, come sabbia, plastilina, argilla, carta, rafia, ecc.

Il lavoro sarà anche rivolto a vantaggio della comunità scolastica,. con piccole prestazioni volontarie per il mantenimento dell'ordine e decoro dell'ambiente, per il giardinaggio, ecc.

Le bambine siano lasciate ai loro giochi preferiti (cura della bambola, sua pulizia, vestizione, acconciatura, ecc.) e vengano addestrate alle più semplici e più facili attività della casa.

Programmi per le classi terza, quarta e quinta

Dalla globale intuizione del mondo circostante già suggerita per il primo ciclo didattico, e tenuta ancora a fondamento dell'attività scolastica durante il primo anno di questo secondo ciclo, il fanciullo sarà avviato ad una prima attenta analisi soprattutto attraverso l'esperienza episodica, prima base del sapere sistematico.

Sarà dunque ancora l'ambiente, nei suoi molteplici aspetti, il punto di riferimento per ogni ulteriore attività di osservazione, di ricerca, di riflessione, di espressione; ma, in progresso di tempo, l'alunno si renderà conto delle molteplici connessioni e correlazioni esistenti tra gli argomenti di studio. Ciò gli darà sempre maggiore consapevolezza dell'unita della cultura di base su cui si va formando e della possibilità di articolarla anche attraverso lo studio di singole discipline. Tutto questo va tenuto presente per la migliore interpretazione del programma che segue, dove le materie d'insegnamento affiorano, senza peraltro essere separate, dal contesto delle indicate attività che l'alunno dovrà svolgere, e sulle quali fondamentalmente si deve far leva per bandire dalla scuola primaria ogni ingombrante nozionismo e ogni pretesa di prematura sistematicità del sapere.

Religione

Quanto è detto per la Religione nel precedente ciclo è valido anche per questo secondo ciclo.

L'educazione religiosa si ispiri alla vita e all'insegnamento di Gesù, esposti nei Vangeli. La vita religiosa derivi da una sentita adesione dell'anima ai principi del Vangelo e dalla razionalità dei rapporti fra tali principi e l'applicazione della legge morale e civile.

Alle preghiere precedentemente apprese si aggiunga la "Salve Regina", e si spieghi più particolarmente il significato del "Padre nostro"; inoltre si guidi il fanciullo alla conoscenza e all'apprendimento del "Credo".

Si continui nella narrazione facile ed attraente di episodi del Vecchio Testamento (primo anno del ciclo) e del Vangelo. Nel secondo e nel terzo anno del ciclo si tengano pure facili conversazioni sui Comandamenti e sui Sacramenti, sulle Opere di misericordia corporale e spirituale, sul Santo Patrono, sulle tradizioni agiografiche locali, sui Santi la cui vita possa interessare particolarmente i fanciulli, sui periodi dell'anno ecclesiastico e sulla Liturgia romana; si leggano e si commentino passi del Vangelo, accessibili alla mentalità degli alunni. Non si trascuri l'eventuale riferimento a capolavori d'arte sacra.

Nello svolgimento di tale programma si tenga presente la "Guida di insegnamento religioso per le scuole elementari", pubblicata dalla Commissione superiore ecclesiastica per la revisione dei testi di religione.

Educazione morale e civile - Educazione fisica

Anche per quanto riguarda l'educazione morale, civile e fisica, ci si colleghi al programma del precedente ciclo.

L'ambiente esterno, con i suoi molteplici e frequenti episodi di vita, unitamente a quello della quotidiana convivenza scolastica, offrirà all'insegnante le migliori occasioni per conversare sugli argomenti che rientrano nella sfera degli interessi dell'alunno, al fine di conoscerne sempre meglio le inclinazioni e le possibilità, e di avviarle all'azione secondo le norme morali e del vivere civile. Per la conquista di una prima consapevolezza dei principi direttivi della condotta, l'insegnante abbia cura di avviare gradualmente l'alunno alla riflessione sugli atti della vita individuale nell'ambiente scolastico, familiare, sociale. Sul piano delle abitudini ed attività pratiche si favoriscano in particolare le iniziative anche modeste che possano condurre l'alunno al dominio di se e alla formazione del carattere. Esse trovano la loro migliore applicazione quando l'insegnante favorisce l'attività svolta per gruppi, aperti sempre alla libera collaborazione di chiunque trovi congeniale il lavoro prescelto. Questa attività favorirà il sorgere e il rafforzarsi, nelle giuste proporzioni, del senso della responsabilità personale e della solidarietà sociale.

A quest'opera di formazione sono naturalmente collegate le esperienze di vita dell'alunno, che l'insegnante deve vagliare con opportune conversazioni, e libere e ordinate discussioni. Si dia particolare rilievo a tutte le esperienze dirette a ottenere il rispetto delle persone, delle cose e dei locali pubblici, delle norme di circolazione stradale e di quelle riguardanti la pubblica igiene.

L'ambiente sociale in cui l'alunno vive offrirà occasioni a conversare sulla famiglia, sul Comune, sulla Provincia, sulla Regione, sullo Stato, in collegamento con lo studio della storia e della geografia.

L'amore per la Patria si affermi nel sentimento del fanciullo come naturale estensione degli affetti domestici, e nella sua coscienza come attuazione dei valori nazionali, ordinati negli ideali della comprensione internazionale.

L'educazione fisica si consideri connessa all'educazione morale e civile come mezzo che induce l'alunno a rispettare e a padroneggiare il proprio corpo, a ordinare la tumultuaria esplosione delle energie, tipica della fanciullezza, e come tirocinio all'autocontrollo, all'autodisciplina e alla socievolezza.

L'insegnante avrà cura che l'alunno esegua esercizi relativi all'ordine e alla marcia, alla corsa, ai saltelli e ai salti.

Negli esercizi di squadra sia dato conveniente posto alle forme ritmiche atte ad assicurare la scioltezza, l'espressività e l'armonia dei movimenti.

In questa fase del suo lavoro l'insegnante potrà far tesoro, anche in connessione col canto corale, degli elementi del folklore locale.

I giuochi ordinati di movimento di gruppo continuano ad avere il loro posto in questo ciclo e si precisano non solo per l'aspetto ricreativo, ma anche per la loro forma di educazione alla lealtà, alla gentilezza, all'armonia del gioco sportivo.

Giochi ed esercizi fisici debbono svolgersi, per quanto e possibile, all'aperto.

L'insegnante vigilerà sullo sviluppo fisico dei singoli fanciulli e consulterà il medico nei casi di sospette alterazioni anatomiche o funzionali, e terra presente che l'attività fisica comporta un impegno di energie al pari dello studio.

Storia, geografia, scienze

Sarà soprattutto l'ambiente con le sue molteplici occasioni di interesse storico, geografico, scientifico ad offrire all'alunno più ampia ed esatta conoscenza del mondo. Nel compiere con impegno personale questo lavoro di ricognizione dei dati del sapere, il fanciullo ne scoprirà, con la guida dell'insegnante, le connessioni. Spetta quindi all'insegnante di suscitare, scegliere, coordinare, favorire le occasioni di ricerca e di studio, nel graduale trapasso dalla globale intuizione dell'ambiente alle prime analisi dei contenuti culturali rilevati nell'ambiente stesso.

Oggetto della ricognizione, sempre episodica, dell'ambiente, non saranno soltanto gli elementi naturali del paesaggio, ma anche e soprattutto le opere con le quali gli uomini lo hanno modificato e incessantemente lo modificano, per adeguare sempre più il loro ambiente ai bisogni dell'individuo, della famiglia, della comunità. Il motivo coordinatore sia sempre quello di dare particolare rilievo alle difficoltà superate dagli uomini nel lavoro e nelle arti, nelle scienze, nelle invenzioni e scoperte, negli ordinamenti civili, nelle opere di fraternità umana.

Sin dal primo anno del ciclo, si guidi l'esplorazione dell'ambiente partendo dalla rilevazione degli elementi più importanti del paesaggio: fisici (morfologia del terreno, idrografia, fenomeni meteorologici), biologici (fauna, flora; e conseguentemente, allevamenti e coltivazioni), e antropici (vie e mezzi di comunicazione, botteghe artigiane e commerciali, mercati, stabilimenti industriali, servizi pubblici, edifici pubblici, monumenti e vestigia storiche). Saranno sempre di grande giovamento le escursioni e le visite nei dintorni della scuola, che offriranno occasione a conversazioni sulle caratteristiche del paesaggio, a esercizi di orientamento sul terreno, a osservazioni di geografia fisica per un primo uso intuitivo della carta topografica della zona, a raccolte di storia naturale.

Negli anni successivi, l'insegnante allargherà progressivamente l'orizzonte degli alunni, estendendo le osservazioni dirette ad altri aspetti storico-geografici dell'ambiente, e cercando di far scoprire sempre più i rapporti di interdipendenza degli elementi geografici tra di loro e con le attività umane. Alle già consigliate escursioni, visite, ricerche varie e raccolte si aggiungerà: la costruzione di facili plastici, piante, schizzi cartografici e la consultazione sempre più consapevole di carte geografiche; letture storiche e geografiche di andamento narrativo, la consultazione di enciclopedie, almanacchi, guide turistiche, atlanti; la compilazione di schede per l'elementarissima documentazione ordinata delle cognizioni, ecc.

L'apprendimento della storia non deve tendere alla sistematicità sotto forma di ripartizione cronologica, ma deve soprattutto proporsi la caratterizzazione di grandi figure dell'umanità e di momenti rappresentativi di un'epoca (per l'antica Roma, per l'affermarsi del Cristianesimo, per la vita e i costumi del Medio Evo e del Rinascimento, per le grandi scoperte e invenzioni che introducono all'età moderna, fino a dare un maggior risalto al Risorgimento nazionale, nell'ultimo anno del ciclo).

L'insegnante ispirerà la sua azione didattica all'esigenza di far quasi rivivere il passato collegandolo in forma intuitiva al presente.

Il progressivo allargamento dell'orizzonte, dal Comune alla Provincia, alla Regione, condurrà gli alunni ad avere al termine del ciclo un'idea sommaria ma chiara dell'Italia nei suoi fondamentali aspetti storici e geografici, che saranno oggetto, nell'ultimo anno del ciclo, di quella iniziale sistemazione che risulterà possibile in rapporto alla qualità ed ai modi del lavoro compiuto nei due anni precedenti, ma dando particolare sviluppo alle vicende più salienti del Risorgimento nazionale. L'insegnamento storico-geografico dovrà soprattutto giovare a far conoscere ed amare la Patria e a far nascere sentimenti di fraternità per i popoli che costituiscono la grande famiglia umana.

Prima che sia concluso il ciclo, l'insegnante avvierà l'alunno ad una prima conoscenza episodica ed occasionale degli altri Paesi europei ed extraeuropei.

L'uso che l'alunno potrà fare del globo e del planisfero offrirà l'occasione a conversazioni su l'avvicinarsi del giorno, della notte e delle stagioni, sui fenomeni meteorologici, che condizionano la vita umana, animale e vegetale.

La lettura di interessanti libri di viaggi sarà ottima fonte di concrete conoscenze in materia unitamente all'osservazione di suggestive illustrazioni e, se possibile, alla proiezione di filmine e di documentari cinematografici.

Per quanto riguarda in particolare le esperienze di storia naturale, si continui ad assecondare l'interesse del fanciullo per il mondo della natura, orientandolo, via via, verso l'osservazione sempre più analitica e collegata di tipi vegetali, animali, minerali esistenti nel luogo, per poi passare ad esempi di tipi corrispondenti lontani, attraverso opportune correlazioni. Ci si valga, allo scopo, della coltivazione di piante a breve ciclo, nell'aula e all'aperto, della preparazione del terrario e dell'acquario, di piccoli allevamenti di animali da cortile, ecc. Questo studio non abbia mai premature esigenze classificatorie, ma sia invece vivificato col far intuire all'alunno che anche il mondo animale, vegetale, minerale è legato alla storia dell'uomo; e perciò proceda in correlazione al progredire delle conoscenze geografiche e storiche.

Sia fermata l'attenzione dell'alunno sul progressivo miglioramento della vita igienica dell'uomo e sulle relative applicazioni personali, con accenni alle fondamentali funzioni del corpo umano, particolarmente nell'ultimo anno del ciclo.

L'insegnante non manchi, infine, di avviare il fanciullo alla contemplazione della bellezza della natura, coronando così, anche ai fini spirituali ed estetici, lo studio dell'ambiente. Da tale contemplazione parta per coltivare nell'alunno quel rispetto verso le piante, gli animali e quanto altro fa parte del paesaggio; rispetto che è segno di gentilezza d'animo e di consapevolezza civile.

Aritmetica e geometria

Anche l'insegnamento della matematica andrà in questo ciclo differenziandosi sempre più, ma senza perdere il collegamento con gli altri insegnamenti è quindi sempre a strettissimo contatto con la vita pratica, e in relazione agli interessi del fanciullo. Si darà per questo massima importanza ai problemi, che andranno proposti con la naturalezza che deriva dalle effettive occasioni pratiche, ma al tempo stesso con rigorosa costante gradualità.

Occorre soprattutto concretezza e aderenza alla realtà quotidiana, ricorrendo anche al casi più comuni della contabilità familiare e commerciale.

In questo ciclo didattico occorre fissare definitivamente il significato essenziale di ciascuna delle quattro operazioni aritmetiche in relazione ai problemi fondamentali che esse risolvono. A tale scopo si svolgeranno ampiamente e ripetutamente problemi, soprattutto orali, con dati numerici semplicissimi; e solo gradualmente si introdurranno, nei problemi da eseguire per iscritto, dati più complessi usando numeri interi più alti o numeri decimali, e ricordando che per tali numeri in molti casi non soccorre più direttamente l'intuizione.

Solo in un secondo momento (ad esempio, nel secondo anno del ciclo) si passera a problemi richiedenti più di una operazione, usando dapprima sistematicamente una o più domande ausiliarie intermedie, le quali spezzino sostanzialmente il problema nella somma di due o più problemi. Ad ogni modo non si proporranno problemi, anche alla fine del ciclo, che richiedano più di tre, o eccezionalmente quattro operazioni: anzi si raccomanda di giungere a tali problemi solo nell'ultimo anno del ciclo.

Così l'insegnamento del sistema metrico deve appunto essere elemento di concretezza e non di astratta artificiosità: va quindi compiuto con la massima rispondenza alla effettiva pratica della vita. Dovranno essere banditi, ad esempio, quei multipli di unita di misura che, come il miriametro e il miriagrammo, non vengono usati mai o quasi mai in pratica. Si darà invece rilievo alle misure di valore, a quelle non decimali del tempo ed anche a talune misure locali, pur limitandosi a semplicissime esercitazioni. Si riduca al minimo o si sopprima del tutto l'uso per le riduzioni della famosa "scala" coi suoi gradini: è essenziale che l'alunno sappia, per esperienza e per ragionamento, e non per operazione meccanica, che ad esempio cinque metri equivalgono a cinquecento centimetri o che tre chilometri equivalgono a tremila metri. Si evitino quindi i virtuosismi inutili e, di regola, si evitino le riduzioni dirette da multipli a sottomultipli dell'unita di misura e viceversa. Anche in questo campo si seguirà una bene intesa gradualità, riservando ad esempio al secondo anno del ciclo le misure di superficie ed all'ultimo anno le misure di volume.

Alla fine del ciclo didattico, l'alunno dovrà possedere in modo organico e completo la tecnica delle quattro operazioni sui numeri interi e decimali (non oltre i millesimi): perciò l'insegnante potrà proporre anche svariati esercizi di calcolo, pure non sostenuti da problemi. Ricordi ad ogni modo che in mancanza di meglio è preferibile far eseguire operazioni a titolo di esercizio anziché proporre problemi artificiosi, astrusi, non rispondenti a realtà. In particolare, si raccomanda di dare grande importanza al calcolo mentale, anche con procedimenti di approssimazione. Il possesso della tavola pitagorica dovrà essere sicuro e completo alla fine del primo anno del ciclo. Per dare una sicura gradualità allo studio delle operazioni aritmetiche si raccomanda di rinviare al secondo anno del ciclo la divisione col divisore di due cifre e le operazioni sui numeri decimali. Non si dovranno in alcun modo, in questo ciclo, introdurre operazioni sulle frazioni: ci si limiterà a dare l'intuizione di frazione a fini pratici.

Per la geometria l'alunno verrà condotto in via naturale a riconoscere le principali figure piane e solide: ciò attraverso il disegno e le più evidenti proprietà, mai attraverso la definizione, spesso non compresa, sempre dannoso sforzo mnemonico.

Non si facciano recitare a memoria regole di misura: basta che l'alunno le sappia applicare praticamente. Ci si limiti a semplici calcoli di perimetri (poligoni, circonferenza del cerchio), di aree (rettangolo, quadrato, triangolo, cerchio, un cenno appena sui poligoni regolari), del volume del parallelepipedo rettangolo e del cubo.

Sarà bene riservare all'ultimo anno del ciclo i calcoli riguardanti il cerchio. Si evitino i problemi inversi, quando essi non sorgano da una pratica necessita e non presentino una evidente eseguibilità.

Tanto nel campo dell'aritmetica quanto in quello della geometria, sarà utile abituare gli alunni stessi a proporre e a formulare problemi pratici ricavati dalla propria esperienza.

Lingua italiana

L'apprendimento della lingua può in questo ciclo didattico soddisfare in modo più intrinseco le sue finalità formative, nelle quali buon senso e buon gusto convergono come esigenze dominanti. Si fa quindi esplicita raccomandazione, nella scelta delle letture, di evitare e combattere il futile, il brutto e il retorico.

Per conseguire questa finalità, l'insegnante incoraggerà i fanciulli a letture adatte a ciascuno di essi, di libri, di giornali, mirando ad ottenere che le fonti di cultura degli anni di scuola non si riducano ai soli manuali scolastici e che nei fanciulli sorga uno schietto e durevole amore per la lettura. Di conseguenza, dovrà essere dedicato ogni sforzo a costituire ed arricchire le biblioteche di classe.

L'insegnante eserciterà i fanciulli nella lettura a prima vista e a viva voce, nella lettura individuale silenziosa, nella lettura espressiva, nella conversazione, nella drammatizzazione, nella recitazione a memoria di brevi prose e poesie di autentico valore, nella partecipazione a scene dialogate. L'insegnante deve curare che gli alunni abbiano ben compreso tutte le parole dei brani che sono oggetto di lettura o di recitazione. E' anche consigliabile che l'alunno partecipi attivamente a spettacoli di burattini e assista a rappresentazioni teatrali opportunamente scelte.

Tutte queste attività sono strettamente connesse all'espressione scritta, per la quale si consigliano libere composizioni possibilmente su argomenti scelti dagli stessi alunni, relazioni su osservazioni, esperienze e ricerche personali, letture fatte.

Possono rientrare in queste attività espressive la corrispondenza interscolastica, la redazione del giornalino scolastico (frutto della collaborazione di tutti gli alunni, singolarmente o a gruppi), la preparazione di brevi monografie su argomenti scelti dagli alunni stessi e la stesura di scene dialogate.

E' anche necessario che l'insegnante eserciti la scolaresca nell'arte non facile di ascoltare la parola altrui: perciò offrirà esempi di espressiva lettura di brani antologici e, a puntate, di una opera narrativa unitaria di riconosciuto valore e li abituerà a seguire adatte radiotrasmissioni, previa opportuna preparazione. L'insegnante sappia cogliere sempre le occasioni di esercizio alla retta pronuncia.

Affinché i fanciulli arricchiscano e sappiano ordinare il loro patrimonio linguistico, è pure necessario che siano stimolati a scoprire nella lingua viva sinonimi, analogie, etimologie, famiglie di parole, frasi idiomatiche: esercizio che può fornire occasione a ricerche personali e per gruppi, alla redazione e all'ordinamento di appositi schedari. Sarà curata anche la consultazione del vocabolario e di elenchi alfabetici.

Si eviti che i fanciulli confondano i modi del dialetto coi modi della lingua; perciò si cercherà ogni occasione per disabituarli dagli idiotismi e dai solecismi. Nella didattica della lingua, ai fini della sincerità dell'espressione, l'insegnante tenga presente che una persona dimostra tanto meglio la sua padronanza di linguaggio, ossia di raziocinio e di gusto, quanto più scrive come parla e parla come scriverebbe. La revisione dei compiti deve risolversi in un appello alla capacita di autocorrezione dei fanciulli in forma di collaborazione.

Un insegnamento grammaticale che sia fine a se stesso, con regole, definizioni, appositi e artificiosi esercizi di analisi, e assolutamente da bandire in questo ciclo di ancora episodiche scoperte e acquisizioni. Anche in questo campo occorre procedere con naturalezza, avviando nei primi due anni del ciclo al concreto e pratico riconoscimento delle parti del discorso e delle loro flessioni o funzioni, ma fissando in modo più particolare l'attenzione sulla flessione dei verbi nell'ultimo anno del ciclo. Tali esperienze devono sempre scaturire dal vivo della lingua e non devono mai turbare i felici momenti estetici offerti dalla lettura di prose e poesie.

Al termine del ciclo l'alunno dovrà essere in grado di esprimersi correttamente, a voce e per iscritto, senza errori di ortografia e di morfologia e con sintassi corretta.

Disegno e scrittura

Il disegno a matita, a penna, a pastelli, ad acquerello, a tempera, a strappo e ritaglio di carte colorate, ecc. sia considerato nei tre aspetti relativi alle tendenze del fanciullo in questa fase dell'età evolutiva: disegno spontaneo, disegno dal vero, disegno ornamentale.

Il disegno spontaneo, inteso soprattutto come mezzo di espressione grafica o pittorica, dei pensieri e dei sentimenti dell'alunno, continuerà la sua funzione a servizio di tutte le materie di studio e della lingua italiana in particolare.

Il disegno dal vero, inteso a risvegliare ed esercitare lo spirito di osservazione e di riflessione sul mondo circostante che più interessa il fanciullo, avrà il fine non solo di esprimere con linee e colori le personali impressioni, ma anche di guidare l'alunno a correggere, al momento opportuno, attraverso l'addestramento all'osservazione dei particolari, gli errori più caratteristici del disegno spontaneo.

Il disegno ornamentale tenderà invece a favorire e a sviluppare le spontanee espressioni ritmiche dei fanciulli, sia grafiche che pittoriche, orientandolo verso la composizione individuale decorativa. Questa attività asseconderà lo spirito inventivo del fanciullo, educherà il suo gusto estetico e sarà utilizzata anche a fini pratici: decorazione dei quaderni, del giornalino scolastico, di avvisi, di inviti, di manifesti, di fasce ornamentali, di oggetti, ecc. con particolare riguardo soprattutto alle tradizioni artistiche dell'ambiente locale. I motivi decorativi saranno offerti anche dalla geometria e da soggetti del mondo circostante.

Anche in questo ciclo sarà evitata, perché contraria alla naturale spontaneità del fanciullo, la copia di illustrazioni da libri, da album, da modelli e simili.

Allo scopo di favorire e perfezionare il gusto estetico, l'alunno sarà guidato alla contemplazione di opere d'arte o di loro buone riproduzioni.

La pratica della scrittura (non inclinata, ma diritta) aiuterà il fanciullo a migliorare sempre più, con l'affinamento del gusto estetico, le caratteristiche che debbono contraddistinguere ogni buona grafia, la quale deve essere semplice, chiara, scorrevole, leggibile, ma sempre personale. Continuerà pure l'uso del carattere lapidario nelle sue forme più semplici a fini pratici, scolastici ed extrascolastici, come per esempio: intestazione di fogli, di quaderni, di registri, di cartelli indicatori, di avvisi, di inviti, di manifesti, ecc., al fine di promuovere negli alunni l'abitudine alla regolarità delle forme grafiche, alle proporzioni, all'ordine, alla simmetria, al buon gusto. Sarà bene curare particolarmente queste qualità anche nella scritturazione di indirizzi su buste e nella compilazione di moduli vari.

Canto

Il canto corale, come espressione di sentimenti personali più profondi e di socievolezza, valga ad educare e ad affinare la voce, l'orecchio e lo spirito del fanciullo per mezzo di semplici ed artistici motivi religiosi, patriottici e popolari, all'unisono e anche a due voci, per imitazione. Il testo dei canti sia sempre ben conosciuto e compreso dagli alunni.

I canti siano bene intonati, eseguiti con grazia, con dolcezza e con sentita espressione. Si dovranno pertanto evitare la pronunzia imperfetta, la monotonia, la forzatura della voce e le grida incomposte che si manifestano quando la musica nulla dice alla mente e al cuore del fanciullo.

Sarà anche curata l'ascoltazione di facili e artistici brani musicali, previa adeguata preparazione.

Attività manuali e pratiche

Il lavoro, che è un sentito bisogno dell'infanzia, offra occasioni per rendere il fanciullo gioiosamente attivo, per stimolarne lo spirito di iniziativa, per arricchirne i poteri e i mezzi di espressione al fine di una sempre migliore formazione. Non sia considerato come disciplina d'insegnamento e quindi non assuma carattere di tecnicismo professionale, ma neanche di dilettantismo dispersivo e inconcludente; deve essere attraente, facile, non pericoloso.

I fanciulli saranno incoraggiati a costruire rilievi e plastici geografici o di contenuto storico in relazione allo studio della geografia e della storia, con l'uso di sabbia, di plastilina, di creta, o di altro materiale adatto; a preparare mezzi didattici utili per la scuola; a costruire a scopo dimostrativo figure e solidi geometrici con carta o cartone, oppure giocattoli di uso comune; a modellare figure ed oggetti del presepio; a fabbricare e vestire marionette e burattini per il teatrino; ecc..

Il lavoro potrà essere orientato anche a vantaggio della propria classe o della scuola (preparazione del materiale per piccoli allevamenti e coltivazioni; abbellimento dell'aula; manutenzione degli arredi e dell'ambiente scolastico; preparazione del materiale del museo di classe; foderatura e legatura di libri di proprietà personale e della biblioteca scolastica; facili lavori di giardinaggio, ecc.).

Il lavoro femminile sia tenuto nella più alta considerazione come uno degli elementi di formazione spirituale della donna e per la sua grande influenza morale e materiale nella vita domestica. Le fanciulle saranno pertanto esercitate in graduali lavori più facili e più comuni di maglia, di cucito, di rattoppo, di rammendo e di ricamo, con particolare riguardo alle esigenze più sentite ed alle tradizioni dell'ambiente locale. Siano inoltre educate ai più facili lavori di pulizia, di abbellimento e di buon governo della casa. Sarà curata anche la pratica dell'igiene e, possibilmente, delle più elementari abilità nel cucinare.