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Intervento conclusivo del Ministro MORATTI
ROMA, 20 DICEMBRE 2001 - PALAZZO DEI CONGRESSI
Stati generali dell'Istruzione


Cari studenti, cari insegnanti, cari genitori,

Sta per concludersi un passaggio importante di quella che noi chiamiamo la prima fase del progetto di riforma della scuola: raccogliere in tutto il Paese le esigenze, le problematiche, i suggerimenti, le proposte per rinnovare la scuola e portarla ai livelli di qualità adeguati al ruolo che il nostro Paese è chiamato a svolgere sulla scena internazionale.

L'intera famiglia della scuola - milioni di persone, dai più insigni accademici e pedagogisti ai docenti e agli studenti raccolti negli istituti della più piccola provincia - è stata ascoltata e ha partecipato attivamente. Anche ieri, come abbiamo sentito questa mattina, grazie al prezioso lavoro delle settemila scuole collegate via satellite e con Internet con il Palazzo dei Congressi sono pervenute alla riflessione comune migliaia di proposte per dare corpo e vita alla nuova scuola che tutti insieme stiamo costruendo.

Le grandi riforme scolastiche che si sono succedute nella storia della nostra scuola sono state concepite in gran parte dall'alto. C'era un progetto ideale, concepito dai responsabili della politica scolastica con una idea di scuola già definita. Noi abbiamo scelto un metodo diverso, perché diversi sono il momento storico e la realtà sociale nella quale ci troviamo: questa è una riforma che è partita dal basso, quindi realmente democratica, non di una democrazia virtuale ma reale.

"Punto e a capo", questo è stato lo slogan degli Stati Generali dell'istruzione: "punto", perché abbiamo voluto sottolineare la positività di quanto è stato fatto in passato; "a capo", perché abbiamo voluto indicare la necessità del cambiamento.

Da questo dibattito una cosa è emersa chiaramente: c'è la necessità di una riforma che si ponga effettivamente al servizio della persona, che favorisca la formazione delle coscienze prima ancora che la diffusione delle conoscenze. Tutti insieme abbiamo dunque posto al centro del dibattito un'autentica e sincera ricerca dei valori universali dell'uomo, la responsabilità individuale e collettiva, il rispetto degli altri, la libertà, la solidarietà ai quali vogliamo fermamente ispirare la nostra azione politica per la scuola.

Abbiamo così, io credo, davvero messo la persona al centro della nostra ricerca. Ci siamo tutti impegnati a dire le cose con chiarezza, a non essere reticenti su nulla, nemmeno quando ciò ha comportato una contrapposizione di opinioni. Ci siamo confrontati con franchezza, perfino sugli aspetti più minuti, proprio perché ciascuno potesse meglio esprimere il proprio grado di consenso e di dissenso.

Ora dobbiamo mettere a sistema questi suggerimenti. Ma prima di arrivare a una vera e propria proposta, vogliamo tenere ancora aperto il confronto. Tutti coloro - docenti, famiglie, studenti, associazioni, gruppi, enti, che intendano portare ulteriori contributi, dopo quelli proposti in questi mesi - sono invitati a farlo. Nelle prossime settimane dopo aver raccolto gli ultimi suggerimenti e messo quindi a punto un progetto strutturato, affronteremo i necessari passaggi istituzionali.

Con il prossimo anno scolastico vogliamo che la nuova scuola possa mettersi in moto, magari gradualmente e che possa comunque uscire dalla attuale fase di attesa. La base di partenza è quella della proposta del Gruppo di lavoro composto dai Professori Norberto Bottani, Giorgio Chiosso, Michele Colasanto, Ferdinando Montuschi, Silvano Tagliagambe, e presieduto dal Professor Giuseppe Bertagna, proposta che in questi mesi abbiamo sottoposto ad un attento e profondo esame. I prossimi suggerimenti e confronti istituzionali la miglioreranno e ne aumenteranno la condivisione.

L'architettura che realizzeremo dovrà essere fattibile e contemplare il principio della sussidiarietà "orizzontale e verticale", cioè di una gestione partecipata dall'intera società, in tutte le sue componenti e concepita secondo un asse che dallo Stato va verso le Regioni e i singoli comuni.

La riforma dovrà fondarsi sui cinque pilastri che abbiamo ieri indicato:

  • Una scuola per la persona e la società;
  • Una scuola europea, nazionale, locale;
  • Una scuola per il territorio;
  • Una scuola per il lavoro,
  • Una scuola per il capitale umano.

Ora, nella realizzazione della riforma dobbiamo andare avanti tutti insieme, perché la scuola è un bene di tutti, non di una sola parte. L'obiettivo di migliorare la qualità dell'istruzione riguarda infatti tutti. Nessuno deve sottrarsi alla responsabilità di costruire un sistema educativo e formativo capace di offrire ai giovani le medesime opportunità di sviluppo personale, culturale e professionale che vengono oggi offerte ai giovani di altri Paesi.

Sono fin qui emersi spunti interessanti di riflessione, che ci terranno occupati a partire da domani in un attento lavoro di messa a punto, di verifica e di controllo.

  1. Fattibilità della riforma. Da più parti ho avvertito il richiamo ad essere realisti, sia pure senza perdere di vista la spinta ideale che deve essere alla base di ogni buona riforma. Realismo significa procedere nel progettare iniziative riformatrici stando bene attenti che esistano le "condizioni ambientali" necessarie per evitare che anche questa riforma, come è accaduto in passato, finisca nel libro dei sogni. Voglio ricordare l'impegno del Governo, in primo luogo del nostro Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, di investire nella scuola 19.000 miliardi negli anni 2003 - 2007 per migliorarne la qualità complessiva ed elevare la dignità di quell'importante parte di scuola finora trascurata, la formazione professionale. Oltre a questo, l'impegno a raccordarsi con le politiche del lavoro e dell'innovazione, con le politiche industriali, con le politiche regionali, fattori determinanti per garantire quell' "ambiente sociale" nel quale la riforma della scuola si attuerà.

  2. Misurabilità dei risultati. Nessuna buona riforma, è stato ricordato qui, può esistere senza contenere dentro di sé gli strumenti adatti per verificare con trasparenza e puntualità che i suoi principi, i suoi metodi e i suoi obiettivi siano raggiunti nei tempi preventivati e diano gli esiti programmati.

  3. Criticità del fattore umano. La valorizzazione del corpo docente é stata messa ancora una volta in primo piano. Ci siamo detti convinti che il buon insegnante - quello messo in condizione di assolvere al meglio al proprio ruolo professionale, dotato delle capacità di ascoltare, di relazionarsi, di comunicare, di accrescere le proprie competenze specifiche nelle proprie materie didattiche - é la garanzia più preziosa per la riuscita di una riforma che vuole mettere al centro l'obiettivo della crescita, della maturazione e della valorizzazione degli studenti.

  4. Sussidiarietà e federalismo. Questa riforma sarà diversa da quelle che l'hanno preceduta anche perché sarà frutto di una intensa concertazione fra Stato e Regioni. Il sistema educativo e formativo nazionale di domani vedrà lo Stato assolvere a ruoli di programmazione, di definizione degli standard qualitativi dei livelli di apprendimento, di accreditamento delle offerte didattiche, di supporto alle condizioni disagiate affinché il diritto allo studio sia un'effettiva garanzia di pari opportunità; ma vedrà le Regioni, le Province, i Comuni assolvere a compiti organizzativi, di integrazione dei piani di studio e di effettiva innovazione didattica. E vedrà soprattutto il territorio, in tutte le componenti della società civile locale, assolvere al cruciale compito di rendere la scuola aderente alle specifiche esigenze di sviluppo e di crescita sociale ed economica.

Raccolgo e faccio mie queste indicazioni che ci serviranno per dare forma al progetto che abbiamo messo sul tavolo della discussione. Vi sono grata per questo, per il contributo che avete fornito. Dai vostri interventi abbiamo ricavato un ricco bagaglio di suggerimenti, di critiche, di incoraggiamenti che ci serviranno per portare avanti l'opera iniziata. Nulla di ciò che abbiamo ascoltato andrà disperso.

Lasciatemi concludere tornando brevemente sul tema del metodo. Molto si è detto sull'importanza di seguire un metodo aperto e chiaro di lavoro. La migliore delle riforme possibili nelle sue intenzioni originali verrebbe infatti compromessa da un metodo poco trasparente e poco partecipativo. Ebbene, quanto al metodo penso che possiamo trarre insieme un bilancio positivo. Abbiamo usato il metodo dell'ascolto, continuo e profondo. E il risultato di questo sforzo è stato chiaro: un confronto di grande serietà e di grande utilità per tutti. Non tradiremo questo nostro metodo di dialogo, di trasparenza, apertura, libertà e democrazia. La straordinaria partecipazione in questi mesi e in questi giorni a questo processo di rinnovamento ci dice che la maggioranza della scuola vuole cambiare e che siamo sulla strada giusta.

In conclusione voglio dire :

  • a voi docenti: la riforma che costruiremo insieme valorizzerà il vostro ruolo, la vostra professionalità, la qualità della vostra preparazione che significa qualità della scuola;

  • a voi ragazzi: la riforma garantirà più qualità nella scuola e quindi un successo formativo e educativo che non escluda nessuno.

  • e infine a voi genitori: la riforma confermerà e rafforzerà il patto tra scuola e famiglia per assicurare un futuro di successo ai vostri ragazzi.


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