SPERIMENTAZIONE DELL’AUTONOMIA

di Stefano Retali - Collaboratore vicario

Ist. Tecnico Industrale "C. Beretta"
Gardone V.T.

 

Il D.M. 765/97 ha permesso alle scuole di compiere autonome sperimentazioni sul piano didattico-organizzativo con la massima libertà, dando possibilità di attuazione alle molte idee nate tra i docenti, mai applicate per la presenza di rigidi vincoli normativi (e non solo, anche la mancanza quasi totale di una cultura della progettualità e dell’azione collegiale intenzionale).

Mi è sembrata un’occasione importante da cogliere per molti motivi, ampiamente esposti nei documenti normativi e nella pubblicistica di settore, ma qui vorrei ricordarne alcuni:

  1. La necessità di trasformare la scuola, e soprattutto una scuola di provincia e situata in un’area montana come la nostra, in una realtà con proprie caratteristiche ed identità culturali e didattiche, veramente ed organicamente inserita nel tessuto socio-economico di riferimento con proprie intenzionalità.
  2. La necessità di affrontare realmente i problemi dell’insuccesso e dell’abbandono, drammaticamente presenti nella nostra scuola, anche per le particolari tipologie del contesto territoriale di radicamento, dando luogo a risposte didattiche e pedagogiche originali, creative e flessibili, senza limitarsi ad una sterile lamentazione sulla presunta pochezza dei nostri studenti ed al rimpianto dei "bei tempi andati"
  3. Far nascere nella scuola la cultura del monitoraggio e della valutazione, oltre che della responsabilità sugli esiti, abbandonando gradualmente il tradizionale atteggiamento autoreferenziale

Con un gruppo di colleghi abbiamo pensato, dopo una attenta lettura dei documenti normativi sull’Autonomia, a quale ambito privilegiare e subito la nostra attenzione si è concentrata sulla ".flessibilità dell’orario e sulla diversa articolazione della durata della lezione..".

Infatti, gli altri ambiti suggeriti dal D.M. 765 sono già stati affrontati in vario modo nella nostra scuola, pur con i vincoli esistenti, ma il problema della flessibilità è veramente centrale in quanto comporta un ripensamento globale del modo di fare scuola, una nuova progettualità in cui tutti gli altri settori della didattica si ricollocano organicamente e sinergicamente. In concreto, si tratta di un punto di partenza per affrontare molti dei problemi notati in questi anni e giungere gradualmente all’obiettivo dell’autonomia.

Il lavoro di studio e di ricerca ha portato a tre ipotesi di flessibilità didattico-organizzativa, che qui elenco :

La prima ipotesi, quella modulare, ci è sembrata utile per intervenire su molti punti deboli dell’azione didattica e sicuramente funzionale a ridurre l’insuccesso scolastico.

La struttura organizzativa pensata nel progetto è la seguente:

  1. l’anno è suddiviso in due quadrimestri
  2. italiano, educazione fisica e religione sono mantenute annuali , le altre discipline, invece, concentrano il loro monte-ore annuale in un solo quadrimestre
  3. le discipline per quadrimestre sono 6 o 7 invece di 11
  4. i debiti formativi del primo semestre dovranno essere recuperati nel secondo semestre ; quelli del secondo semestre, nel primo semestre dell’anno successivo, se non determinano, unitamente a quelli non colmati nel primo semestre, gravi carenze nella preparazione complessiva

Il modello consente di:

  1. concentrare l’impegno degli studenti su un numero minore di discipline, favorendo un approccio intensivo ed ottimizzando l’impiego di energie mentali, con una minore dispersività della giornata di lezione
  2. aumentare le possibilità di attività interdisciplinari
  3. favorire una scansione temporale dei contenuti più funzionale alle necessità del processo di insegnamento/apprendimento
  4. facilitare interventi più efficaci sui debiti formativi e sulle difficoltà di apprendimento
  5. facilitare la ricerca e la sperimentazione didattica, soprattutto nelle discipline quadrimestralizzate, nella direzione di una forte modularità (distillazione/rimontaggio, secondo le linee della didattica breve)
  6. dare al docente la possibilità di gestire meno classi contemporaneamente e di avere a disposizione uno spazio temporale più ampio per impostare un lavoro che no sia frammentario e dispersivo, funzionale soprattutto alle esigenze delle attività di progetto e di laboratorio

Il nuovo modello didattico-organizzativo è stato pensato per le classi seconde, ma può indubbiamente essere applicate anche alle altre classi.

La motivazione di questa scelta sta nel fatto che proprio in questa classe si evidenziano ogni anno i maggiori problemi di insuccesso, abbandono e disagio, per cui le nostre risorse devono indirizzarsi in via privilegiata su essa.

DISCIPLINE

TRADIZIONALE ANNUALE

 

TEORIA

LABORATORIO

ITALIANO

5

 
STORIA

2

 
INGLESE

3

 
ECONOMIA E DIRITTO

2

 
MATEMATICA

3

2

SCIENZE

3

 
FISICA

2

2

CHIMICA

1

2

TECNOLOGIA E DISEGNO

3

3

EDUCAZIONE FISICA

2

 
RELIGIONE

1

 
Totale

27

9

Totale settimanale

36

Numero discipline

11

 

Ipotesi 1 Classe seconda

DISCIPLINE

MODULARE 1° SEMESTRE

MODULARE 2° SEMESTRE

  TEORIA LABORATORIO TEORIA LABORATORIO
ITALIANO

5

 

5

 
STORIA    

4

 
INGLESE    

6

 
DIRITTO    

4

 
MATEMATICA

6

4

   
SCIENZE    

6

 
FISICA    

4

4

CHIMICA

2

4

   
DISEGNO TEC.

6

6

   
ED. FISICA

2

 

2

 
RELIGIONE

1

 

1

 
Totale

22

14

32

4

Totale settimanale

36

36

Numero discipline

6

8

 

Ipotesi 2 Classe seconda

DISCIPLINE

MODULARE 1° SEMESTRE

MODULARE 2° SEMESTRE

  TEORIA LABORATORIO TEORIA LABORATORIO
ITALIANO

5

 

5

 
STORIA    

4

 
INGLESE    

6

 
DIRITTO

4

     
MATEMATICA

6

4

   
SCIENZE

6

     
FISICA

4

4

   
CHIMICA    

2

4

DISEGNO TEC.    

6

6

ED. FISICA

2

 

2

 
RELIGIONE

1

 

1

 
Totale

28

8

26

10

Totale settimanale

36

36

Numero discipline

7

7

 

Ipotesi 3 Classe seconda

DISCIPLINE

MODULARE 1° SEMESTRE

MODULARE 2° SEMESTRE

  TEORIA LABORATORIO TEORIA LABORATORIO
ITALIANO

5

 

5

 
STORIA

4

     
INGLESE

6

     
DIRITTO    

4

 
MATEMATICA

6

4

   
SCIENZE    

6

 
FISICA

4

4

   
CHIMICA    

2

4

DISEGNO TEC.    

6

6

ED. FISICA

2

 

2

 
RELIGIONE

1

 

1

 
Totale

28

8

26

10

Totale settimanale

36

36

Numero discipline

7

7

 

La discussione che si è sviluppata all’interno del Collegio docenti ha portato all’individuazione di questi punti di forza:

    1. evitare che intercorra troppo tempo tra una lezione e l’altra, se qualche lezione salta per i motivi più vari
    2. gli studenti tendono ad impegnarsi meno in una materia poco presente, preoccupandosi solo di far passare l’ora e di rimandare tutto alla settimana successiva
    3. la conoscenza della classe avviene più rapidamente

Nel contempo sono stati sottolineati alcuni punti di debolezza :

La discussione sulla proposta di sperimentazione ha messo in luce, a mio parere, che il vero elemento di debolezza è costituito da problemi di organico del personale docente, sempre possibili nel caso di scuole situate in aree periferiche come la nostra.

Gli altri punti evidenziati sono sicuramente superabili con un attento lavoro di programmazione ed attuazione didattica, con parallela azione di monitoraggio e di verifica/valutazione di processi ed esiti.

Il problema delle lunghe pause di distacco dalla disciplina, se quadrimestralizzata, è affrontabile con adeguati interventi di riequilibrio dei debiti formativi, che così avrebbero un reale rilievo, e con momenti di ripresa dei contenuti affidati alla elaborazione di tesine, concordate e gestite con una sorta di contratto formativo tra studenti e docenti.

Potrebbero sorgere problemi in sede di valutazione finale, ma soltanto in assenza di chiari criteri di valutazione e meccanismi procedurali. Infatti, i debiti formativi accumulati al termine del primo quadrimestre devono essere verificati con attenzione, con strumenti e tempi diversi seppur coordinati. Gli esiti delle prove di verifica verranno integrati con i risultati di profitto nella latre discipline annuali e quadrimestralizzate nella seconda parte dell’anno.

E’ chiaro che si potrà giungere ad una valutazione in grado di fotografare la realtà solo se il Consiglio di classe, sulla base dei crietri generali elaborati dal Collegio docenti, saprà costruire indicatori atti a rendere concretamente il concetto di preparazione complessiva nei limiti dell’accettabilità.

Forse però il pericolo maggiore sta nella difficoltà di far recepire a studenti e famiglie la reale portata innovativa della proposta : la novità, spesso, crea tensione e successivamente rifiuto, soprattutto di fronte alla prime difficoltà ed insuccessi. Questo problema, indubbiamente reale, può essere superato se i docenti sapranno essere compatti nella loro azione didattica e capaci di comunicare con chiarezza e coerenza.

In definitiva, credo che il progetto possa attuarsi se si verificheranno, almeno in buona parte, queste condizioni:

La discussione ha messo in luce con chiarezza che queste condizioni faticano ad attuarsi, soprattutto per la rigidità dei processi decisionali interni agli organi collegiali e per lo scarso collegamento di questi con le componenti studenti e genitori.

L’Autonomia è ormai legge ed anche i regolamenti attuativi, se non operativi, sono già in gran parte conosciuti, ma la mentalità del mondo docente è ancora di tipo esecutivo : gli insegnanti, infatti, pur brontolando sono pronti ad adattarsi a tutte le prescrizioni ministeriali (anche con la massima creatività), ma faticano moltissimo ad assumersi responsabilità progettuali in proprio, come gruppo di professionisti che operano in un certo Istituto.

In conclusione, nessuna decisione è stata presa dal nostro Collegio docenti, se non un "ci penseremo..."

Sulla seconda proposta sperimentale, quella definita di "flessibilità semimodulare", non posso che limitarmi ad una esposizione delle grandi linee del progetto, dato che questo non è stato presentato ufficialmente al Collegio docenti, anche se in molti lo conoscono. Del resto, si tratta di una proposta per certi versi ancora più innovativa e difficile da attuare in tutte le sue forme da parte dei docenti, per cui anche qui si è preferito lasciare tempo a tutti per acquisire e metabolizzare le novità.

Ecco lo schema di massima del progetto:

Il modello di flessibilità semi-modulare consente di :

  1. adattare il monte-ore disciplinare alle esigenze curricolari delle discipline
  2. aumentare la possibilità di attività interdisciplinari o multidisciplinari
  3. favorire interventi più efficaci sui debiti formativi e sulle carenze di apprendimento
  4. favorire una scansione temporale dei contenuti più funzionale alle necessità del processo di insegnamento/apprendimento

Sistema organizzativo

  1. fermo restando il monte-ore settimanale, alcune discipline variano la loro presenza oraria con compensazioni reciproche e quadrimestrali
  2. storia e diritto, matematica e fisica svolgono un’ora settimanale di compresenza secondo modalità e programmazione appositamente pensate e definite di comune accordo
  3. l’area d’integrazione è composta da due ore settimanali per un monte di 66 ore annuali
  4. l’area d’integrazione è finalizzata ad attività integrative di recupero ed approfondimento, anche con taglio trasversale e progettuale

 

Ipotesi classe prima

DISCIPLINE ORARIO TRADIZIONALE ORARIO SPERIMENTALE 1° Q. ORARIO SPERIMENTALE 2° Q.
ITALIANO

5

7

3

STORIA

2

2

2

GEOGRAFIA

3

2

4

MATEMATICA

5

4

6

FISICA

4

5

3

CHIMICA

3

2

4

DISEGNO

3

3

3

SCIENZE

3

3

3

DIRITTO

2

2

2

INGLESE

3

4

2

EDUCAZ. FISICA

2

2

2

RELIGIONE

1

1

1

Totale ore

36

36

36

I perchè degli adattamenti di orario:

ITALIANO e GEOGRAFIA: potenziamento in ingresso di competenze ed abilità trasversali, oltre che del bagaglio linguistico

MATEMATICA e FISICA: preliminare acquisizione di basi concettuali e strumentali, con rinforzo delle carenze pregresse; uso graduale e mirato dei laboratori

CHIMICA: graduale acquisizione di strumenti/competenze, per poi passare ad una più intensa fase di cognitività ed applicazione sperimentale

INGLESE: potenziamento in ingresso delle basi grammaticali e rapida integrazione di quanti non abbiano conoscenze, almeno elementari, della lingua straniera

 

AREA D’INTEGRAZIONE

Le 66 ore annuali possono essere ripartite nei seguenti modi tra le discipline, sfruttando le ore di recupero e di disponibilità dei docenti:

ipotesi 1

Matematica 15 h
Italiano 15 h
Fisica 12 h
Chimica 12 h
Inglese 12 h

 

ipotesi 2

Matematica 13 h
Italiano 13 h
Fisica 11 h
Chimica 11 h
Inglese 11 h
Diritto 7 h