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Riflessioni a margine di una riforma annunciata

di  Carmelo Ialacqua

 

1 - Largo al docente tuttologo!

2 - A scuola anche nelle vacanze?

3 - Superiori: nasce il Poliliceo…

4 - Insegnamento: la deregulation dei metodi

5 - Dall’onda anomala all’onda lunga


 

1 - Largo al docente tuttologo!

Se ormai è chiaro che saranno 3 i percorsi formativi dell’alunno (extrascuola, obbligatorio, facoltativo), non sembra ancora chiaro che cosa si chiederà ai docenti delle varie classi di insegnamento.

Lo Stato, infatti, detterà l’elenco delle discipline di insegnamento e delle attività obbligatorie, ma non prescriverà i contenuti specifici delle discipline, né la loro rigida scansione annuale (come avviene oggi). Tale elenco sarà utile per la determinazione dell’organico funzionale di istituto (Rapporto finale…, p. 38). Che vuol dire tutto questo sul piano organizzativo per i docenti delle varie classi di abilitazione? Due cose, innanzitutto:

1) che "le discipline non sono più fini, ma mezzi" (ivi, p. 38);

2) che ogni docente sarà invitato a scongiurare il rischio di "chiusure disciplinaristiche autoreferenziali" (ivi, p. 38).

A chiarimento della questione, sempre a pagina 38 del Rapporto finale, si legge:

"[…] è naturale, quindi, aspettarsi che un docente di italiano e storia o di matematica, per esempio, debba promuovere, se così si stabilisce nella programmazione didattica collegiale, anche sensibilità estetiche, conoscenze geografiche, riflessioni morali, abilità operative, atteggiamenti sociali ecc. richiesti nel profilo educativo, culturale e professionale o contemplati negli obiettivi specifici di apprendimento, ancorché non riferibili, in senso stretto, né alla sua classe di abilitazione, né ad un’altra disciplina prevista in maniera formale nel piano degli studi" (ivi, p. 38)

Il che è come dire: largo al docente tuttologo!

 

2 - A scuola anche nelle vacanze?

Il Rapporto finale prospetta, nella sua complessità e ricchezza, alcuni punti di forza facilmente individuabili; tra questi sicuramente la flessibilità, ovvero la lotta ad ogni forma di rigidità, di tempo e di luogo, nei percorsi formativi. Ne deriva, tra l’altro, il superamento di ogni tradizionale scansione del tempo scuola, da quello settimanale a quello annuale. Tale liberalizzazione porterà indubbi vantaggi, per studenti docenti e famiglie; tra i tanti: fare scuola anche nelle vacanze…

Leggiamo infatti a pag. 49 del Rapporto finale, in merito all’istruzione primaria, che i percorsi degli allievi dovranno prevedere

"due velocità, ambedue negoziate con i genitori, anche tenendo conto dell’offerta formativa facoltativa dei Laboratori: una biennale e l’altra quadriennale. La velocità quadriennale può essere costante anno dopo anno, settimana dopo settimana, oppure subire accelerazioni ed espansioni modulari. I moduli intensivi si possono svolgere anche nei periodi di sospensione delle lezioni" (Rapporto finale, p. 49; il grassetto è nostro, ndr)

Quali sarebbero questi "periodi di sospensione" se non le vacanze natalizie, pasquali ed estive? In alternativa potremmo pensare al sabato, sempre che, per l’organizzazione del percorso obbligatorio settimanale (25 ore), le scuole si orientino verso la formula della settimana corta.

Analogo discorso potremmo fare per i Laboratori delle superiori, ed in particolare per i Larsa: Laboratori di Recupero e Sviluppo degli Apprendimenti . Considerata infatti la loro "funzione strategica" per la "transizione reciproca tra il sistema educativo di istruzione e di formazione" (ivi, p. 43), ci rendiamo conto che i "periodi di sospensione delle lezioni" potranno (o dovranno - per forze di cose) essere utilizzati dalle scuole per venire incontro al diritto di opzione degli studenti, erodendo così ulteriore spazio alle vacanze più lunghe: quelle natalizie e quelle estive.

 

3 – Superiori: nasce il Poliliceo…

Dopo 5 anni di elementari e 3 di medie, gli alunni potranno decidere se imboccare il canale dell’istruzione secondaria, o piuttosto il canale della formazione secondaria. Se opteranno per l’istruzione, sceglieranno tra 8 licei: Classico, Linguistico, Scientifico, Tecnologico, Economico, Umanistico, Musicale, Artistico.

Quella operata sui licei, lo comprendiamo tutti, è un’operazione di razionalizzazione della secondaria attuale, caratterizzata da decine di indirizzi; del resto sembra anche facile immaginare, grosso modo, come avverrà la migrazione dell’oggi al domani: magistrale -> liceo umanistico; tecnico commerciale -> liceo economico; ecc.

Quello che però spiazza, nel Rapporto finale, è il grande rimescolamento di carte che lascia intravedere la seguente affermazione:

"Ogni istituzione scolastica può prevedere anche la coesistenza di più Licei"
(Rapporto finale, p. 57; il grassetto è nostro, ndr)

 

Poiché l’affermazione è perentoria e, peraltro, non contraddetta né approfondita in altre parti del documento, possiamo solo ipotizzare quanto segue:

1) si verificheranno vari accorpamenti tra scuole superiori (come già avviene oggi);

2) si realizzeranno istituti comprensivi verticalizzati (del resto caldeggiati dal Rapporto finale), con più indirizzi superiori;

3) si avvierà una sorta di deregulation, al fine di sviluppare la concorrenza dell’offerta sul territorio (pubblico-pubblico, pubblico-privato, ecc.)

E’ del resto evidente che, all’interno di un sistema d’istruzione superiore flessibile, l’alunno debba poter sempre avere la possibilità di riorientare le proprie scelte; ma qui, forse, si va oltre: verso il Poliliceo…

 

4 – Insegnamento: la deregulation dei metodi

Lo ha detto anche ultimamente l’ex Ministro Lombardi: basta pensare alla riforma dell’apparato! concentriamoci piuttosto sulla didattica (vd. La Stampa, 5/12/2001). Ma il Rapporto finale, tutto teso a ridisegnare l’assetto scolastico italiano ed a ribaltare la riforma Berlinguer-De Mauro, trascura proprio questo aspetto. E’ vero che il profilo educativo degli alunni sarà modulato sulla base di obiettivi da fissare successivamente, e che l’attuale mandato del Gruppo Ristretto di Lavoro (Grl) non prevedeva questo ulteriore impegno; tuttavia sembra evidente la differenza tra questo modo di procedere e lo sforzo di riforma operato da Berlinguer, che produsse un articolato e prezioso documento sulle "Conoscenze fondamentali per l’apprendimento dei giovani"!

Sul problema dei contenuti il Rapporto finale taglia corto, prevedendo che lo Stato detti solo l’elenco delle discipline di insegnamento e non i contenuti specifici:

"[…] i contenuti specifici da svolgere anno per anno, mese per mese in classe sono, infatti, determinati dai docenti sulla base del profilo e degli obiettivi specifici di apprendimento" (ivi, p. 38).

Contenuti e metodi, quindi, costituiranno per i docenti delle "sfide professionali" (ivi, p. 43), per affrontare le quali è giusto pensare ad un servizio di sostegno; meglio ancora accompagnare la messa a regime dei nuovi piani di studio con la pubblicazione di Raccomandazioni, ovvero

"[…] consigli pedagogici e psicologici, di presentazione di modelli organizzativi, itinerari metodologici e didattici privi di valore normativo, ma che possono svolgere un positivo ruolo orientativo o, se non altro, di stimolo per la discussione e il confronto" (ivi, p. 44).

E se il Rapporto finale è sicuramente ricco di riflessioni pedagogiche e filosofiche, in verità sui metodi sarà difficile trovare qualcosa di più rilevante e puntuale di quanto trascritto sopra! Un vero passo indietro, insomma, rispetto alle tante sperimentazioni ed ai tanti passi istituzionali fin qui realizzati; un vero colpo di spugna, soprattutto, rispetto ai tentativi di Berlinguer e Maragliano.

Il tutto, alla fine, sa tanto di deregulation, anche nelle metodologie di insegnamento. Ma il dramma, in questo settore, consiste nel rischio di accreditare non tanto metodi antiquati, quanto piuttosto la mancanza totale di metodi!

 

5 – Dall’onda anomala all’onda lunga

Lo aveva imposto la Moratti tra le priorità del Grl, lo sbandiera come risultato conseguito con successo il Rapporto finale: l’onda anomala della riforma Berlinguer-De Mauro non ci sarà! Sappiamo un po’ tutti di che si tratta: tagliando un anno di media, si rischiava di avere il doppio di iscritti alle superiori nei primi anni di introduzione del nuovo sistema. Un problema tecnico non irrilevante, che viene mostrato in grafico nel Rapporto finale a pag. 54. Un pericolo comunque scongiurato, visto che il Grl non prevede alcun taglio alle medie, ma "solo" un accorciamento dell’attuale quinquennio delle superiori.

Il problema dell’onda anomala, in realtà, non scompare; se n’è accorto ovviamente Andrea Casalegno sul "Sole 24 ore" del 29/11/2001, facendo notare come la soluzione Bertagna ponga un inconveniente non da poco, poiché:

"[…] non elimina il problema dell’onda anomala, ma lo sposta dalla scuola all’università. Vi sarà infatti un anno in cui si iscriveranno agli atenei sia gli ultimi studenti che completano il vecchio ciclo sia i primi che concludono il nuovo".

Insomma, è da prevedere un anno critico in cui: 1) si "celebreranno" esami di Stato per un numero doppio di maturandi; 2) si riverserà sulle Università una vera marea di matricole (bisognerà fare dei conti, ma siamo nell’ordine dei milioni…). Un vero e proprio dramma tellurico; come dire: dall’onda anomala, all’onda lunga…

 


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