Prima Pagina
Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

Fabbriche dell’immaginario e loro ultimi, vecchi prodotti

di Gabriele Boselli, consigliere CNPI

 

I risultati di ulteriori cronache di denigrazione 

Per la ricorrente sensazione che una volta le cose andassero meglio, investiti dalle sentenze di organismi interessati come l’OCSE o ancor appesantiti da vecchi arnesi di ricerca come quelli ancor usati dall’INVALSI, presi in giro dalla TV, gli spettatori della rappresentazione scolastica operata dai media (tra costoro, pure molti docenti un po’ ingenui) sono indotti a pensare che la scuola italiana produca poco e male. Il che significa che li si è indotti a vedere non quel che c’è ma quel che sono stati portati a immaginare. Nuove campagne di denigrazione sono state intraprese anche in questo giugno 2009; mostrano quel che non c’è e nascondono quel che dovrebbe emergere. Così i comuni fruitori dell’informazione destinata alle masse  non sanno ad esempio che alla scuola italiana vengono addebitati i costi dell’handicap, in altre nazioni messi in conto alla sanità: i docenti di sostegno sono quasi 100.000 su 700.000 totali, il che significa che un 15% in più di costi viene messo in conto  alla scuola  mentre negli paesi è ascritto ad altri enti.

La scuola italiana è assai migliore di quella che appare nella rappresentazione che viene data al largo pubblico. Quanto ai risultati non strumentalmente costruiti, l’esperienza mia e di altri colleghi e le varie visite compiute in Europa mostrano uno scenario completamente diverso: ci sono degli incapaci sia tra gli insegnanti e i dirigenti che fra gli studenti ma –anche nelle bistrattate regioni del Sud- la grande maggioranza dei docenti e dei dirigenti svolge bene il suo dovere e gran parte dei studenti pure. Gli studenti nostri e i loro maestri non sfigurerebbero in alcuna scuola europea.

 

Uomini, non machinae

In un processo valutativo consono alle epistemologie del postmoderno e all’etica della ricerca scientifica i risultati non dovrebbero essere confezionati secondo i desideri del committente ma cercati attraverso un discorso aperto fra i soggetti. L'essenziale -ovvero il contatto generativo tra un ragazzo e la cultura, la luce inestinguibile- andrebbe esplorato nel rispetto del diritto del soggetto di essere autore del suo incontro personale, unico con il sapere. I risultati che valgono non sono quelli che si possono contare subito; sono quelli riscontrabili a lungo termine. Ma a chi è schiacciato sulla cronaca, che importa della storia ventura? 

 Chi ha lavorato alle valutazioni citate in questi giorni sembra interessato non a una valutazione del conoscere della persona ma di una machina competente, ente anonimo, senza volto, buono come materiale di ricerca per sfornare risultati conformi alle attese. E’ dunque interessato a risultati a breve termine e misurabili, alle competenze, ovvero agli effetti secondari dei processi di quel che davvero vale, cioè l’acquisizione di una pura e indifferenziata capacità di conoscere. Forse anche per questo le prove scritte di riferimento sono tutte strutturate con fissazione delle variabili di sfondo per garantire gli esiti finali; non si sa mai…

E’ ben vero che a certi livelli la valutazione non è un atto di conoscenza ma di potere; vero è pure che i sistemi valutativi generali non sono nati per conoscere il campo dei fenomeni dell’istruzione ma per controllarlo. Queste ricerche vengono comunque prese per rispecchiamento dell’esistente, almeno da alcuni destinatari (penso che gli autori siano troppo svegli per crederci loro stessi), per effetto di un qualche residuo metafisico, pre-fenomenologico, persistente nella cultura occidentale. Dell’idea che esistano verità ipostatiche, direttamente accessibili, indipendenti dalle persone; che sia possibile valutare i prodotti indipendentemente dai volti degli esistenti. Quel che viene proposto come fosse il riferimento assoluto, “oggettivo”, la verità incontrovertibile, è semplicemente l’espressione del modo di presentare il mondo e delle correnti di appartenenza dei gruppi che preparano i tests.

 

Per una valutazione “di sistema” scientificamente fondata

La scuola andrebbe meglio rispettata.  Non deve aver bisogno di provare con risultati di un certo tipo il diritto all’esistenza. Le discipline stesse non sono oggetti museali, ma delle realtà viventi nei soggetti che le esperiscono. Ogni anatomia del vivente uccide e non riproduce mai veritativamente l’oggetto sezionato. L’oggettività degli universi disciplinari –l’inestinguibile mito positivistico dell’in-sé e del per-sé - non è comunque accessibile, L’oggettività è una chimera e noi possiamo solo, nel descrivere formalmente la realtà, condurre un racconto ma inserendovi esplicitamente i soggetti dell’esperire e del conoscere. E’ dalla evidenziazione della relazione tra gli oggetti e i soggetti, coltivata entro la comunità dei ricercatori, che possono definirsi le strutture per cui qualcosa di vero riesce ad emergere. Altrimenti i vecchi arnesi ipostatizzanti producono solo vecchi racconti ad usum delphini.

La protensione del ricercatore autentico è quella di confrontarsi –dopo la riduzione fenomenologica- con fenomeni puri. Potranno allora farsi spazio le strutture permanenti e quelle emergenti, i nuclei inediti, le forme nuove di conoscenza che sortiscono dalla messa in relazione tra i fenomeni. La struttura emergente dai fenomeni sarà quella risultante da un’interazione che ci informa dell’oggetto e tien conto del nostro tipo di percezione ma non è riducibile a questi due versanti; perciò veicola contenuti scientificamente condivisibili. Il valore delle istituzioni che producono educazione e istruzione è inverabile allora come operazione di ricerca scientifica retta da umana coscienza, si manifesta come onesta e rigorosa (connessa costantemente all’esperienza) risultanza di processi intersoggettuali.

 

Bibliografia

  • G.Gentile Sommario di pedagogia come scienza filosofica (1913) ora in Le Lettere Firenze 2004

  • F. Bertoldi Critica della certezza pedagogica, Roma, Armando, 1988

  • P. Bertolini (a cura di) La valutazione possibile,  La Nuova Italia, Firenze, 1999

  • G. Bertagna Valutare ciascuno, valutare tutti. Una prospettiva pedagogica, Brescia, La Scuola, 2004

  •  G. Boselli Non pensiero e oltre. Scenari e volti per un’educazione al pensare venturo,  Erickson, Gardolo di Trento, 2007

  • C.Conni/R.Monticelli, Ontologia del nuovo. La rivoluzione fenomenologica e la ricerca oggi B.Mondadori, Milano, 2008

 

Sulla valutazione dell’attività delle scuole è in corso di redazione un focus (contenente lavori di studiosi di varie parti del mondo) sulla rivista Encyclopaideia, CLUEB, Bologna


La pagina
- Educazione&Scuola©