Bio-Informatica, connessioni tra Vita e Informazione

di Giuseppe Fortunati

L’uomo nella sua evoluzione, non ha mai progredito tanto nella conoscenza della vita, come nell’ultimo secolo.

I settori trainanti ed in crescente sviluppo sono la biologia e l’informatica.

Sembrerebbe a prima vista che i due settori non abbiano alcun punto in comune, ma ad una più attenta analisi si vede che sono entrambi accomunati da una unica sorgente: l’informazione.

La vita e la biologia, fondamentalmente stanno sempre più scoprendo che la nascita di qualunque organismo vivente, è legata alla trasmissione delle informazioni elementari della specie, cioè al suo codice genetico.

La grande novità di questo secolo è stata l’accelerazione impressa alle scoperte dei meccanismi di trasmissione delle informazioni a livello cellulare, con la scoperta dei codici genetici, contenuti nel DNA.

Questo è stato reso possibile grazie alla velocità di circolazione delle informazioni ed a semplici scoperte, come microscopi sempre più potenti. Ma l’informazione è il motore di tutte le scoperte unita alla capacità umana di elaborare sinteticamente i dati, magari cercando esperimenti in grado di simulare e riprodurre in poche frazioni di secondo processi che altrimenti necessitavano di centinaia o migliaia di anni.

Quindi si potrebbe dire che non c’è vita senza la trasmissione di informazioni.

Consideriamo ora il settore che permette il massimo della velocizzazione di circolazione di informazioni, l’INFORMATICA , che vuol dire proprio INFORMAZIONE AUTOMATICA.

Con gli ultimi progressi delle COMUNICAZIONI per via elettronica, si è poi passati alla TELEMATICA , che non è altro che la possibilità di far circolare le informazioni a DISTANZA a livello automatico.

Partendo da tali considerazioni si dovrebbe dare vita ad una nuova scienza la BIOINFORMATICA, che al di là delle parole dovrebbe cercare di trasmettere la vita nelle informazioni e, cosa più importante, DOVREBBE ESSERE IN GRADO DI TRASMETTERE LE INFORMAZIONI ACQUISITE DALL’UOMO NELLA SUA VITA, NEL SUO CODICE GENETICO. Mi spiego meglio, le informazioni e la capacità di elaborarle, che ogni essere umano acquisisce durante la sua vita, vanno il più delle volte, perdute alla sua morte.

Questo fatto è sempre meno vero, grazie alla capacità della specie umana di trasmettere informazioni, codificandole sotto varie forme. Infatti siamo passati dai graffiti ai papiri, dai libri scritti a mano alla stampa, attualmente grazie ai computers riusciamo ad archiviare informazioni, fruibili poi da tutto il genere umano.

Ogni persona deve però all’inizio della propria vita biologica, ripartire da zero, imparando a leggere e scrivere, è come se avessi scritto un bellissimo libro al computer senza averlo salvato sul disco rigido e qualcuno all’improvviso spegne la mia macchina, facendomi perdere tutte le informazioni.

LA DOMANDA ORA E’ LA SEGUENTE:

E’ POSSIBILE TRASMETTERE LE INFORMAZIONI ACQUISITE PER VIA GENETICA???

Attualmente la risposta sembrerebbe essere no, ma credo che nel futuro le possibilità fornite dalle biotecnologie, potrebbero dare delle risposte diverse. Non trascuriamo poi che ci potrebbero essere anche altre possibilità di trasmissione del patrimonio informativo e creativo acquisito da un uomo durante la sua vita.

Faccio un esempio che può sembrare banale; la mia esperienza di informatico, mi ha portato a dover trasferire continuamente da un computer ad un altro, i miei lavori ed il loro contributo informativo.

Ricordo ancora il mio primo computer, un vecchio elaboratore a schede perforate usato all’università negli anni '70-'80, da esso ripresi alcuni dei miei primi programmi, che poi utilizzai negli home computer che ebbi a disposizione negli anni successivi, passando le informazioni e le capacità acquisite dal primo Tandy Radio Shake al VIC 20, dall’Apple II allo Spectrum passando poi per Commode 16, il Plus4, Commodore 64, Texas Istruments, Commodore 128, Amiga , Olivetti M20, Olivetti M24, Ibm Compatibili 8088, per poi passare ai gloriosi IBM AT detti anche 286.

Ogni volta bisognava trasferire sul nuovo supporto informatico, sia i dati che le lettere ed i programmi utilizzati nel precedente computer, cambiando faticosamente anche il sistema generale su cui si operava.

Ad esempio, il supporto era di volta in volta diverso; passando dalle schede perforate ai nastri, dai dischi da 8 pollici a quelli da 5 e ¼, ed infine a quelli da 3 e ½,.

La storia recente ha avuto per fortuna una semplificazione importante, infatti pur dovendo cambiare computer, l’operazione era meno traumatica, perché avendo lo stesso sistema operativo, si trattava solo di trasferire i lavori già fatti, con lo stesso criterio di catalogazione delle informazioni e con lo stesso standard di archiviazione.

Quindi in qualche modo avevo la possibilità di curare molto di più il contenuto informativo reale, piuttosto che il mezzo ed il modo con cui venivano archiviate le informazioni.

Ogni volta che ho dovuto cambiare il computer su cui avevo lavorato per qualche tempo, è stato un poco come morire, per poi rinascere nel nuovo computer più aggiornato e potente e con maggiori prospettive di miglioramento nel trattare le informazioni.

Negli ultimi anni le informazioni da trasferire erano sempre di più perché andavo accumulando, molti miei lavori precedenti, ad esempio passai tutte le informazioni create per la banca dati del mio paese, dal mio vecchio computer 286 comprando un nuovo computer 386, che nel giro di un anno diventò sorpassato, questa volta invece dei dischetti potei riutilizzare il mio disco rigido che conteneva informazioni che sarebbero state contenute in centinaia di dischetti.

Stiamo parlando della fine degli anni 80, circa nei primi anni del 1990. Negli anni successivi ho pazientemente travasato di media ogni anno, da un computer all’altro, tutti i miei libri, i miei lavori e programmi (lettere, grafici, disegni, programmi, posta elettronica.....ecc.).

Con l’avvento delle immagini archiviate nel computer, la capacità dei dischi rigidi è drammaticamente aumentata, costringendomi a mettere in un armadio i miei dischi rigidi precedenti e trasferendo il loro contenuto da un disco all’altro, con operazioni a volte anche complicate o con supporti esterni come i lettori Iomega Zip, però la velocità di trasferimento delle informazioni e quindi il tempo necessario per effettuare tutta l’operazione si è andato sempre più riducendo anche se la quantità dei dati da scambiare è andata sempre aumentando.

Anche ora pur essendo passato da un 486 ai vari Pentium 75, 100, 130, 233, ogni volta l’operazione è stata relativamente veloce, anche perché ogni volta depuravo solo l’informazione importante scartando cose ormai vecchie e dal basso contenuto informativo. Attualmente ho un Pentium II 400 con 64 M di memoria centrale, ma ho già in programma di comprare un nuovo Pentium III, su cui dovrò riportare gran parte del mio lavoro precedente.

MA CHE IMPORTA, ORMAI HO QUASI RAGGIUNTO L’IMMORTALITA’ INFORMATICA.

A parte gli scherzi, questa mole di lavoro, con l’avvento di Internet, dovrebbe essere sempre più ridotta, semplificando le operazioni di trasferimento, perché quello che conta è l’informazione e non il supporto su cui essa è archiviata. Su Internet infatti ci sono semplici protocolli per archiviare e far viaggiare le informazioni, in modo universale e multimediale (scritte, suoni, immagini, programmi, ect). Nel prossimo futuro con la fusione di Internet e televisione si farà un ulteriore passo in avanti, con implicazioni molto interessanti da sviluppare.

Quindi le prossime generazioni, avranno a disposizione una mediateca digitale, disponibile in gran parte del mondo e consultabile dalla propria casa.

Ma resta il grande problema di fondo:

E’ POSSIBILE TRASFERIRE L’INFORMAZIONE E LA CAPACITA’ ELABORATIVA ACQUISITA DA UN UOMO DURANTE LA SUA VITA, AD UN ALTRO ESSERE VIVENTE???

Una possibile risposta potrebbe venire dalla Genetica e dalle Biotecnologie, senza dover ricorrere ad esperimenti per ora poco probabili di trapianti di organi come il CERVELLO, che sarebbe indubbiamente un altra possibile soluzione al problema, che però solleverebbe scelte etico morali, sicuramente di grande spessore ed importanza.

La clonazione di un essere umano da un fatto astratto e teorico, sta diventando sempre più credibile, se non addirittura realizzabile, la pecorella Dolly in tale campo insegna.

Con la genetica, posso trasmettere attualmente anche nella specie umana, le caratteristiche di una coppia di individui in un altro individuo, certo si tratta di caratteristiche potenziali e non ho la certezza assoluta di successo. Ad esempio posso fecondare un ovulo di una bellissima donna, con gli spermatozoi congelati di un uomo molto intelligente; questa operazione dovrebbe dare un essere bellissimo e molto intelligente, ma potrebbe anche dare un essere sciocco e forse anche bruttino.

Molta strada però è fatta e le tecnologie genetiche ed informatiche unite alla grande possibilità degli attuali mezzi di comunicazione elettronica, ci permettono di ben sperare per il futuro .

Quindi ipotizzare una convergenza e lavorare nello sviluppo di questo importantissimo traguardo per la specie umana dovrebbe essere un impegno importante per le intelligenze migliori del nostro tempo.

Concludo quindi con questo interrogativo, che poi è alla base dell’immortalità:

Non ho attualmente la certezza di poter trasferire il contenuto informativo del mio cervello in un altro essere vivente appena creato, ma questo è un limite insormontabile oppure sarà possibile nel prossimo futuro ????????

Credo che la domanda meriti un approfondimento. 



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