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Libri di storia e pessima politica

di Beatrice Mezzina

Sembrava che la questione sul controllo dei libri di storia in uso nelle scuole, proposta tempo fa dalla giunta Storace - fresca di nomina nel Lazio - fosse ormai dimenticata, tante le reazioni dal mondo della scuola e il convincimento, anche da parte di molti esponenti del centro destra, che non fosse proponibile così rozzamente una questione complessa che tocca libertà costituzionali, di ricerca e di insegnamento. Si pensava che si fosse trattato quasi di un incidente di percorso per una giunta di destra, ancora politicamente inesperta e desiderosa di notorietà. E invece, nonostante i tanti problemi che in questo momento impegnano il dibattito nella scuola, dai tagli di organico alla sicurezza e alla dispersione ancora elevata, nella Commissione Cultura la maggioranza elabora la risoluzione che pone al governo il compito di controllare l’oggettività dei libri di storia in uso nelle scuole, tutti quanti di impronta marxista e cattocomunista, a sentire il senatore Pedrizzi di Alleanza Nazionale.

Si aggiunga che la risoluzione ha la paternità di Fabio Garagnani, il deputato forzista al cui numero verde si possono fare delazioni contro professori e presidi, rei di dire qualcosa conto il governo o di spiegare la storia in maniera faziosa, sempre secondo i delatori, che sarebbero poi credibilissimi, non faziosi, non ideologici.

La questione, per i tempi e i modi della proposizione, è risultata così pesante che anche nella stessa maggioranza il ministro per i rapporti con il parlamento Carlo Giovanardi ha rispedito al mittente la proposta dichiarandola seccamente irricevibile, per il motivo che non spetta all’esecutivo vigilare sulla obiettività dei libri di storia.

Fin qui i fatti. Che dire allora? molti insegnanti, nelle loro associazioni e sindacati hanno fatto già sentire la loro protesta, e tuttavia il pericolo è che a livello massmediatico la questione si riduca a una bassa polemica sui libri di testo e si porti il dibattito su false questioni, su quanto di Stalin e di Hitler, di foibe o di gulag ci siano nei libri di storia, spostando l’attenzione dall’attacco fortissimo che questa risoluzione conduce alla scuola e alla ricerca.

Non spetta al governo decidere quali siano le interpretazioni corrette di un periodo storico, né di imporre alla scuola la verità presunta. Si vuole trattare da ignoranti non solo coloro che fanno per mestiere gli storici ma anche tutti gli insegnanti, minus habentes che hanno bisogno di un Garagnani o di un Adornato per decidere quale libro di testo adottare.

Nel dibattito culturale e scientifico ben vengano, come sempre del resto, dispute e opposte interpretazioni nella logica del confronto e dello scontro, non certo nel mito dell’oggettività che non è categoria della storia che per statuto è continua ricerca, che si rielabora e si ricostruisce con l’avanzare degli studi sui documenti, con lo spostamento dell’ottica di analisi, con il prevalere di tesi o interpretazioni, insomma con l’avanzare continuo della stessa ricerca nel flusso culturale in cui vivono gli studiosi.

Questa dinamica culturale e di ricerca si vuole spezzare e impoverire, con una greve operazione ideologica.

Non ci si tira indietro rispetto alle grandi discussioni su storia e storiografia, su revisionismo e potere, ben vengano i dibattiti con tutte le posizioni ideologiche e culturali, ne sia tuttavia fuori l’esecutivo e il ministero.

Si aggiunga che il prevalere di intromissioni improprie sulla scuola non e’ un fenomeno isolato ai libri di testo. Da un po’ di tempo una cappa ideologica e culturale spira dalle stanze del Ministero dell’Istruzione, ormai nemmeno più pubblica.

Promana dai librettini sulla salute e sul sesso che planano in questi giorni sulle scuole, dalle varie raccomandazioni e indicazioni per le scuole che sperimentano la riforma Moratti, dai profili dello studente nelle varie fasi dell’itinerario scolastico che vengono presentati agli addetti ai lavori in questi giorni, ad opera di commissioni secretate, non pluraliste, che comunicano all’esterno tramite l’onnicomprensivo e onniscente – dal sesso all’ambiente – pedagogista Bertagna, inondando di una visione ideologica e unidirezionale la scuola, che, fortunatamente, ha questioni ben più importanti da gestire quotidianamente e non vi porta molta attenzione.

Nel dibattito a Ballarò di qualche giorno addietro sul libretto di educazione sessuale che si vuole che i docenti commentino in classe con gli studenti, a una precisa e ripetuta domanda sugli estensori del libretto, quali persone competenti dal punto di vista scientifico avessero collaborato, non fu data risposta. Chi siano coloro che indicano le naturali pulsioni sessuali degli adolescenti come tentazioni da evitare con la castità, non è dato saperlo.

Il 19 prossimo sarà presentato agli addetti ai lavori il profilo dello studente della scuola superiore ed è già disponibile il profilo educativo, culturale e professionale dello studente fino ai 14 anni.

Impressionante la melassa che ne cola. Tre paragrafi sul dover essere di questi ragazzini e ragazzine con cui ci relazioniamo tutti i giorni: dovrebbero essere fiduciosi , non irrequieti, attenti a dare aiuto ad anziani e disabili, capaci di adeguare le proprie scelte di vita alle proprie capacità, di porsi problemi morali e politici, di capire la differenza tra il bene e il male, di porsi le grandi domande sul mondo. Insomma, la logica del bambino più buono d’Italia, il falso buonismo di una educazione totalizzante, nella logica del controllo di tutta la personalità dello studente.

Coloro che lavorano nella scuola e che hanno a che fare veramente con i giovani, al contrario di chi scrive e legifera di scuola e ne è fuori da tanto tempo o non vi è mai stato, sapranno fare ancora la loro parte, continuando a cercare di fare buona scuola tutti i giorni nonostante la scarsezza dei finanziamenti, ponendosi di fronte alle tante emergenze cognitive al di la’ di ogni ideologismo d’accatto. Tentando per altro di insegnare agli studenti la legalità e il rispetto ambientale nel dilagare dei condoni fiscali ed edilizi.


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