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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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PENSIERI DI INIZIO D’ANNO
di STEFANO STEFANEL

Dirigente scolastico incaricato - Istituto comprensivo di Pagnacco (Udine)

Informatica a scuola. Nel 1992 la Industrial Development Authority, organismo governativo per lo sviluppo industriale dell’Irlanda, dava vita al progetto nazionale di sviluppo delle conoscenze informatiche nelle scuole elementari, nell’ambito dell’ambizioso progetto di trasformazione dell’Irlanda in un e-hub capace di competere a livello mondiale. Il programma prevedeva uno sviluppo del sapere informatico per alunni e insegnanti, con l’obbligo di farlo apprendere a tutti e con un monitoraggio di tipo valutativo. Oggi l’Irlanda è il primo e-hub del Mondo e alla base della crescita “asiatica” del suo PIL ci sta proprio lo sviluppo dei servizi informatici. L’Irlanda si appresta a combattere con Singapore e India per mantenere questo primato, ma – comunque vada – sta nella parte alta della competizione mondiale sulle tecnologie.

       Stendiamo un pietoso velo su quanto si sta facendo in Italia per l’informatica, con corsi ministeriali piuttosto avvilenti e un utilizzo “artistico” se non “autistico” del computer nella didattica (D.M. 61/2003, Monfortic, Punto Edu/Indire e altre amenità). In moltissime scuole il computer viene ancora utilizzato solo per confezionare pesanti ipertesti che nessuno legge, gallerie fotografiche chilometriche che si scaricano con tempi biblici e altri materiali solo documentativi. L’utilizzo dell’informatica costituisce quasi sempre un’aggiunta e praticamente mai una sostituzione sostanziale di parti cartacee. Non sto dicendo che in Italia si dovrebbe eliminare nella didattica la carta, sto parlando di un 20% di attività che a scuola si potrebbero fare solo sul computer. Anche perché permane il mistero sulla riluttanza dei docenti ad assegnare compiti per casa da svolgere col computer, quasi che un compito fatto sul quaderno abbia valore e uno fatto sul computer no. L’utilizzo di Internet dal punto di vista curricolare è molto modesto e comunque esiste una diffidenza diffusa nei confronti delle strumentazioni informatiche, vedi anche il numero di fotocopie che si continuano a produrre nelle scuole.

Orientamento. Se il computer piange l’orientamento scolastico non ride. Nelle scuole secondarie di 1° grado l’orientamento viene fatto, grosso modo così: “se vai molto bene a scuola puoi andare al Liceo classico, se vai bene puoi andare al Liceo scientifico o a quello pedagogico o a quello linguistico, se vai così e così puoi andare in un Istituto Tecnico, se ti attesti sulla sufficienza puoi andare in un Ipsia, se vai proprio male cerca di andare in un Centro di formazione.” Troppe scuole ancora oggi invece di dare un chiaro giudizio di orientamento continuano a propinare diciture criptiche ed inutili: i consigli “scuola a breve termine”, “scuola a medio termine”, “scuola a lungo termine” sono, purtroppo, ancora presenti, nonostante siano diciture avvilenti, generiche e che non presuppongono responsabilità da parte di chi le emana.

       Se le scuole “medie” orientano in modo approssimativo dalle scuole “superiori” non viene, purtroppo, alcun aiuto: ogni scuola superiore vuole “vendere” il suo prodotto e per questo si magnifica. Ogni scuola invita gli studenti a venire a vedere i propri servizi e le proprie offerte, ma non dice in che modo valuta gli alunni nell’ordinario. Le scuole superiori si presentano come organizzazioni complesse e strutturate, ma poi i consigli di classe si limitano a raccogliere i voti dei vari docenti, a conteggiare i crediti, a votare a maggioranza promozioni e bocciature. Sarebbe molto interessante verificare in che modo le scuole superiori controllano la veridicità e l’oggettività dei giudizi assegnati dai propri insegnanti. E’ vero che alla fine di un percorso lungo o corto che sia va fatta la scelta di una scuola, anche perché le “passerelle” tra una scuola e l’altra si sono rivelate uno strumento fallimentare, ma è anche vero che si sta orientando con una gerarchia che non vuole essere ammessa dalle scuole, ma che invece è fortemente presente. Quello che pesa è l’approssimazione, la mancanza di scientificità, l’assenza di conoscenza reciproca tra i due ordini di scuole. I docenti delle scuole conoscono l’altro ordine troppo spesso solo attraverso le esperienze dei figli e producono teoria partendo dall’osservazione personale, impossibile da scalfire e sempre giudicata corretta e inattaccabile.

       D’altronde se le scuole secondarie di 1° grado poco si informano su quello che avviene nelle secondarie di 2° grado, le scuole “superiori” mostrano il più assoluto disinteresse su quello che si insegna e si apprende nelle scuole “medie”. L’unica solidarietà tra i due mondi è scattata per bocciare le Riforme Moratti, anche se molto pochi hanno letto quella dell’altro ordine di scuola (e troppi neppure quella del proprio ordine di scuola). Si dice che la Moratti vuol far scegliere a 14 anni per la vita: ma in questi giorni i ragazzi di terza media cosa stanno facendo, nonostante la Riforma Moratti non sia ancora iniziata per loro e per le superiori? Che differenza c’è tra scegliere oggi tra Liceo tecnologico e Istituto professionale e scegliere con la Riforma tra Liceo e Istruzione professionale? Sembra quasi che le nostre scuole superiori siano una fucina di lavoratori intellettuali pronti ad entrare nel mondo del lavoro nel settore in cui si sono diplomati senza alcuna mediazione. I dati direbbero dell’altro e cioè che l’80% dei laureati che trovano il posto di lavoro congruente alla propria laurea lo fanno nel mondo della scuola. Cioè la scuola riproduce la sua classe insegnante.

Notizie dal Friuli Venezia Giulia. E’ arrivata in questi giorni alle scuole una nota dell’assessore all’istruzione Roberto Antonaz che dichiara che la Regione Friuli Venezia Giulia accoglie la sentenza n° 279 della Corte Costituzionale, nelle parti in cui vincola il Ministero a concordare con le Regioni l’attuazione degli ingressi anticipati degli alunni nelle Scuole dell’Infanzia (due anni e mezzo) e delle Scuole primarie (cinque anni e mezzo). La cosa sorprendente è che la sentenza citata da Antonaz riguarda tutta la Riforma Moratti e di fatto respinge gran parte delle pregiudiziali sulla Riforma avanzate da Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia. Nella lettera di Antonaz non si dice però che la Riforma si deve applicare nella sua interezza, almeno finché un nuovo Governo non la cestina. La lettera dell’Assessore (che riporto a fine intervento) è molto interessante perché contraddice il Miur quando nella C.M. 93 del 23 dicembre 2005 scrive: “E’ opportuno sottolineare che la domanda d’iscrizione anticipata alla prima classe della scuola primaria costituisce, una volta esercitata tale facoltà, un diritto delle famiglie, cui consegue l’obbligo di accoglimento da parte delle scuole”. Quanto poco questo scontro di poteri aiuti alle scuole è facile intuirlo; pare, comunque, imbarazzante da parte dell’organo politico enfatizzare le parti della sentenza favorevoli ma non contrarie, da parte dell’organo amministrativo continuare a modificare attraverso circolare disposizioni legislative (vedi la modifica di fatto del D.lgs 226/2005 attraverso la C.M. 93/2005).

       Manca ancora un piccolo tassello da evidenziare: la Regione Friuli Venezia Giulia ha impugnato il D.lgs 59/2004 davanti alla Corte Costituzionale, ma si sta guardando bene dall’emanare una legge regionale (come gli compete) che metta finalmente fine al tormentone sulla formazione professionale, sull’’attuazione della Riforma Moratti, sugli Organici, sul Dimensionamento delle scuole , ecc. Qualche mese fa in un’intervista l’Assessore Antonaz ha garantito che questa legge sarebbe stata emanata in tempi rapidi, ma tutto pare languire, il testo non si vede e la formazione professionale continua il suo percorso come se tutto fosse perfetto. Servirebbe uno sforzo di chiarezza, ma la chiarezza non c’è. Ci sono tanti depliant che invitano tutti a venire nel meraviglioso mondo della formazione e dell’istruzione del Friuli Venezia Giulia. Probabilmente va tutto bene e io sono solo troppo pessimista.

Lettera inviata il 28 dicembre 2005 dall’Assessore Regionale all’istruzione, cultura, sport e politiche della pace della regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, prof. Roberto Antonaz, ai Dirigenti scolastici delle dell’infanzia e primarie della regione e all’Ufficio scolastico regionale del Friuli Venezia Giulia (Prot. SP/507/2005).

Oggetto: iscrizioni anticipate degli alunni. Sentenza n. 279 del 7 luglio 2005 della Corte Costituzionale.

    Desidero informare le SS.LL. che a seguito del ricorso presentato dalla Regione Friuli Venezia Giulia riguardante il decreto legislativo n. 59/2004 presso la Corte Costituzionale, la medesima ha accolto le motivazioni formulate dalla ricorrente Regione ed ha dichiarato l’illegittimità delle norme riguardanti l’iscrizione anticipata degli allievi alle scuole dell’infanzia e alle scuole primarie.

    Infatti, nel pronunciamento n. 279 del 7 luglio 2005 la Suprema Corte ha espressamente dichiarato l’illegittimità costituzionale:

- “dell’articolo 12, comma 1, ultimo periodo, … nella parte in cui dispone che il decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca in tema di anticipazione dell’età di accesso alla scuola dell’infanzia sia adottato «sentita l’Associazione nazionale dei comuni d’Italia (ANCI)» invece che sentita la Conferenza unificata Stato-Regioni;

b) dichiara l’illegittimità costituzionale dell’articolo 13, comma 1, secondo periodo, del medesimo decreto legislativo n. 59 del 2004 nella parte in cui non prevede che il decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca in tema di anticipazione dell’età di accesso alla scuola primaria sia adottato sentita la Conferenza unificata Stato-Regioni”

    In occasione delle prossime scadenze connesse con le iscrizioni degli alunni, esprimo l’auspicio che la sopra riportata sentenza sia portata a conoscenza delle famiglie e dei docenti al fine di formulare le conseguenti linee organizzative.

Prof. Roberto Antonaz

 


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