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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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Prima conferenza regionale sulle scuole dell’infanzia in ER
Contesti, soggetti e finalità

di Agostina Melucci

 

Si è tenuta il 25 e 26 ottobre, nella sede della Regione, un’importante iniziativa rivolta alle scuole dell’infanzia. Ne scrivo limitatamente ai più significativi aspetti culturali e pedagogici (gli unici di cui possa riferire con competenza) ma il convegno è stato importante anche per quelli politici con l’assessore Gianluca Borghi e amministrativi con l’ apprezzato intervento del Direttore dell’Ufficio scolastico regionale Lucrezia Stellacci. Importante anche l’intervento della dirigente del MIUR Rosa Angela Giombolini e rilevanti per la cronaca politico-pedagogica l’illustrazione della proposta di legge regionale sulla scuola della Regione tenuta da Cristina Bertelli e l’intervento di Antonella Spaggiari, sindaco del comune di Reggio nell’Emilia.

E’ emerso come il momento in cui viviamo sia particolarmente ricco di difficoltà come di opportunità ma anche come siamo in grado di far fronte alle prime e di contrastare le seconde. In tal senso una pluralità di soggetti (Regione Emilia-Romagna, MIUR-Ufficio Scolastico regionale ER con la collaborazione di ANCI-ER, IRRE- ER,Università di Bologna, Associazioni gestori scuole paritarie come FISM, Confcooperative…Arer-Ipab, Lega Coop) aveva ritenuto opportuno organizzare sul piano regionale una prima conferenza interistituzionale sulle scuole dell’ infanzia.

Si è dunque realizzato, in un momento di ridisegno complessivo della nostra scuola, un luogo di incontro che ha saputo offrire configurazioni (immagini relativamente stabili delle trasformazioni) e generare altri spazi di dialogo, scambio, formazione. Si tratta ora di procedere mantenendo ed esaltando il senso delle differenti e diverse tradizioni che costituiscono il patrimonio ideale della nostra scuola. L’ incontro vuole avere il carattere dell’ intersoggettività: di soggettività che intendono porsi reciprocamente in relazione.

La felice disponibilità realizzatasi al dialogo interistituzionale è dovuta alla concomitanza di vari elementi: al contributo pedagogico dell’Università di Bologna, alle leggi regionali che hanno, già a partire dall’83 con la legge 6, promosso iniziative di coordinamento, alla legge nazionale, n.62 del marzo del 2000 che istituisce il sistema nazionale di istruzione composto da scuole statali, paritarie private e degli Enti locali.

 

La ricerca sulle prospettive: progetto come espressione della scuola-in-atto, distensione che viene dalla fiducia nel proprio futuro

Un buon progettare –secondo una tesi largamente accreditata nel convegno- viene da una giusta fierezza e dalla fiducia nella propria istituzione e in coloro che ne fanno parte. Fierezza e fiducia che generano la sicurezza necessaria per aver la forza –anche in contingenze difficili- di conservare quel che va conservato e creare quel che chiede di venire alla luce. Innovare dunque non perchè ci viene commissionato ma per far dono al mondo di qualcosa che prima non esisteva e che sia attuazione di una intenzionalità orientata entro un ampio orizzonte di senso.

Al fine di incrementare il dialogo interistituzionale, la Direzione scolastica generale ha proposto, fin dal maggio scorso, alla Regione, all’Anci, alla Fism, all’Irre, all’Università la costituzione di un gruppo di lavoro/Osservatorio sulla scuola dell’infanzia. (1)

Le finalità principali individuate sono le seguenti:

  • costruire una più evidente dimensione regionale della scuola dell’infanzia (in questa prospettiva si è organizzato il convegno basandolo su un confronto di identità e sull’individuazione delle categorie essenziali che configurano l’identità del servizio educativo per l’infanzia dai 3 ai 6 anni)

  • costituire una sede di raccordo in cui far convergere i dati quantitativi inerenti alla presenza regionale della pluralità del servizio, base indispensabile per la conoscenza e la promozione

  • analizzare congiuntamente le problematiche inerenti alla scuola dell’infanzia

  • avviare una riflessione sugli aspetti qualitativi

  • studiare le modalità più efficaci per un impiego ottimale delle risorse.

 

Interventi e relazioni della mattinata del 25

L’incontro ha approfondito, attraverso apporti culturali e pedagogici (Aldo Masullo e Piero Bertolini) l’identità delle scuole dell’infanzia intendendo per identità la memoria prospettica perchè essa riguarda la storia, quel che si pensa di essere e di volere diventare. L’identità non si raggiunge una volta per tutte, va ripensata continuamente in un rapporto dialogico tra memoria come ricostruzione diacronica e tensionalità verso l’avvenire. Nella scuola si costruisce intorno al diritto del bambino all’educazione, diritto fondamentale per l’evoluzione della cultura e della democrazia. Coincide con il diritto al futuro. E’ il futuro il vettore essenziale dei soggetti e delle società più vive, ma il passato, recuperato nelle scuole attraverso la memoria, è il tratto distintivo della loro solidità e della loro forza. Se non sento i legami con i Padri e con le Madri stento ad esprimere fiducia verso il futuro.

L’identità della scuola è collegata alla ricerca, atteggiamento di fondo dell’essere scuola, nel senso di curiosità, problematicità, criticità. La ricerca è tale quando conduce a incrementare il sapere. Tutto ciò è premessa a un innovare e a uno sperimentare non fini a se stessi ma capaci di interpretare le direzioni di fondo della società e della cultura.

In questa prospettiva, identità e qualità non vanno perseguite sulla base di modelli precostituiti ma attraverso un processo di ricerca autentica, dunque problematizzante, aperto, teso ad attuare le intenzionalità di fondo dei vari soggetti individuali e collettivi impegnati in educazione. La consapevolezza della propria identità è premessa imprescindibile per incontri intersoggettivi, capaci di tutelare e valorizzare le differenti esperienze presenti nel territorio.

Per attuare queste alte finalità –come ha rilevato Mariagrazia Contini- è necessario un disegno culturalmente e pedagogicamente fondato di formazioni iniziale degli insegnanti, realizzato entro una fitta trama di relazione tra universitaà scuole ed enti locali drll’ Emilia-Romagna.

In tale prospettiva, l’identità delle scuole aderenti alla FISM è frutto prezioso di storie educative cresciute entro una tradizione religiosa di comunità particolarmente attenta alla persona.

La scuola comunale ha il valore del radicamento nel territorio e si è avvalsa delle capacità creative di grandi personalità.

La scuola gestita dallo Stato ha sempre cercato di essere luogo dello spirito, di offerta al bambino di un contesto pensato secondo un’alta sintesi culturale e pedagogica dei modi di autoattuazione dei protagonisti della vita educativa.

 

I lavori di gruppo

Nel pomeriggio del 25 i lavori hanno proseguito con sessioni anch’esse all’insegna della pluralità riguardo ai relatori, ai coordinatori, ai partecipanti.

Il gruppo che ha lavorato sul progetto ha messo in evidenza il nesso tra progetto e intenzionalità; la realizzazione effettiva di un progetto è mediata da condizioni contingenti. Progetto può essere paragonabile allo scenario di una rappresentazione teatrale in cui tutti i soggetti principali costruiscono la scena da protagonisti. E’ dunque disegno educativo che narra l’esistere delle persone nel loro protendersi a costruire l’avvenire.

Come costruire l’avvenire, in forme gestionali e organizzative, è stato l’argomento del secondo gruppo vertente appunto su Gestione e organizzazione . E’ questo un aspetto che ha forti incidenze sul valore educativo e culturale della scuola. Parlare dell’aspetto gestionale significa anche far presente le difficoltà economiche e i vincoli burocratici che producono lentezza e sovraccarico di incombenze. Ci sono preoccupazioni riguardo alla possibilità di rendere effettiva la generalizzazione del servizio educativo anche in relazione all’incremento demografico che condurrà a nuove richieste di accesso.

Secondo il gruppo sulla Valutazione le scuole dell’infanzia non hanno timore a valutarsi e ad essere valutate purchè la valutazione non sia mera applicazione di stereotipi valutativi, ma autonomo interrogarsi capace di tener conto della complessità e delicatezza dell’esperienza educativa e sappia far agire valori.

Di particolare attualità la tematica relativa alla Continuità e all’innovazione. Nel gruppo è emerso come la continuità offra in Regione un terreno fertile per la sperimentazione sia di specifiche tematiche che di strutture (sezioni primavera, nuove tipologie a gestione mista).

Sperimentare è innovare seguendo una trama epistemologicamente fondata e sentita dagli operatori, una trama che risponda a richieste presenti nella società civile e nei territori. Ricercare e sperimentare sono aspetti connaturati all’attività educativa rappresentando modalità con cui il sapere è costruito. Se la scuola ha autentica cura pedagogica la ricerca diventa componente fondamentale della propria identità.

Il gruppo che si è occupato di documentazione ha sottolineato come questa sia forma di autoracconto, di autocomprensione, di visibilità, di comunicazione da parte delle scuole.

 

Impegni

Far perno su una storia della scuola dell’ infanzia qui particolarmente ricca, approfondire le specificità come le connessioni al resto della costellazione scolastica, dare fondazioni scientifiche e il massimo possibile di sicurezze all’ intenzionalità: saranno gli elementi essenziali di cui nei prossimi anni l’azione di tutti dovrà essere innervata. Potranno costituire le coordinate dell’identità di un servizio educativo plurale il cui fine più alto sia la continua conquista dell’autonomia del soggetto attraverso l’esercizio di un pensiero pensante culturalmente solido, critico, creativo.

Non a caso la prima iniziativa del gruppo regionale è stata incentrata sull’approfondimento delle identità delle scuole dell’infanzia; la consapevolezza della propria identità è fondamentale per evitare rischi di anonimato e di subordinazione.

Le scuole dell’infanzia cresceranno nel loro complesso non nell’isolamento, ma nel dialogo traendo reciproco vantaggio dalla comunicazione delle rispettive visioni del mondo e del fare scuola. Affrontare il nuovo può essere agevole se non si è soli, se esiste uno stabile campo di relazioni interistituzionali, se si attivano iniziative di rete che incrementino le relazioni senza forzature. Può essere dunque prezioso proseguire su questa strada attraverso un impegno in ogni provincia inerente all’attività interistituzionale. Ambiti particolarmente importanti sono le iniziative di formazione e ricerca fondate sull’essere-autori degli insegnanti. E’ questo un invito a proseguire o a riprendere sul territorio provinciale l’attività congiunta. Nuclei tematici di lavoro potrebbero essere quelli proposti in sede regionale: la dimensione progettuale, organizzativa, valutativa, documentativa, l’attenzione all’innovazione e alla sperimentazione.

Ci siamo assunti l’impegno a lavorare nelle province e a mantenere una scadenza biennale: la seconda conferenza regionale sulle scuole dell’infanzia si terrà nell’ottobre del 2004. Tale conferenza avrà lo scopo di rappresentare un momento di bilancio, approfondimento e di sviluppo.

Dall’incontro sono emerse linee di evoluzione del pensiero pedagogico, esperienze, elementi di problematicità che abbiamo il diritto-dovere di proporre anche alle altre regioni d’Italia e d’Europa. Negli anni venturi auguriamoci che la nostra scuola possa avere le condizioni normative e finanziarie migliori per poter essere stessa e cosÏ interpretare il tacito mandato che ogni giorno i genitori ci assegnano consegnandoci i loro figli. Nel contempo si potrà soddisfare il diritto soggettivo di ciascun bambino a fruire del bene cultura come autocostruzione dell’umanità, diritto che coincide con l’interesse della società a restare tale e a evolversi.

 

(1) Il convegno è stato ideato e preparato dal citato gruppo interistituzionale, finanziato e logisticamente organizzato dall’Assessorato alle politiche sociali dell’Ente regione.


Scuole dell’infanzia tra memoria e progetto
Scenari d’identità

Primo seminario regionale interistituzionale

Gli ultimi anni, confermando una tendenza in atto da tempo in Regione, sono stati caratterizzati da un forte impegno progettuale, formativo, prassico della scuola emiliana e romagnola. Il personale della scuola nel suo complesso e in primo luogo le insegnanti si sono spesi al fine di migliorare la qualità della scuola dell' infanzia.

Nonostante le difficoltà degli scenari generali offerti dalla società economica e civile, la scuola emiliana e quella romagnola hanno positivamente continuato nel loro tradizionale cammino volto a aiutare i bambini a conoscere in ambienti ricchi di sollecitazioni cognitive e di intensa vita relazionale.

In Regione esiste un terreno particolarmente fertile di lavoro interistituzionale congiunto sulle questioni relative alla scuola dell’infanzia; questo tipo di esperienza è stata realizzata soprattutto sul piano provinciale.

Nello spirito di approfondire ulteriormente i rapporti e le relazioni tra le istituzioni che si occupano di questo prezioso settore educativo, la Direzione generale ha proposto all’ente Regione, alla FISM, all’Anci, all’Università, all’Irre la costituzione di un Osservatorio/gruppo integrato per la scuola dell’infanzia. Può essere utile infatti in un momento di ridisegno della nostra scuola, in un tempo di trasformazioni sul piano sociale e su quello della fisionomia dei saperi, attivare luoghi di incontro plurale per la formazione, il confronto, la promozione. Il gruppo intende operare valorizzando le differenti e diverse esperienze tradizionalmente presenti sul territorio regionale, mantenendo l’autonomia intellettuale e il senso delle plurali tradizioni che costituiscono il patrimonio ideale della nostra scuola. Si tratta di lavorare, entro contesti di autonomia non subordinata nè autoreferenziale, per educare soggetti autonomi e capaci di pensiero critico.

Come prima iniziativa, il gruppo regionale ha concordato un seminario sull’identità delle scuole dell’infanzia in modo da favorire la conoscenza delle varie modalità progettuali e organizzative esistenti in regione, accrescere la consapevolezza della dimensione regionale della scuola dell’infanzia sul piano della storia, delle specificità, delle intenzionalità.

Risulta importante infatti maturare una visione generale relativa all’esistenza di una pluralità di scuole diverse per storia e intenzionalità ma accomunate dal rispetto delle leggi della Repubblica e dalla sensibilità alle tematiche educative.

 

Tra memoria e progetto

I grandi mutamenti in atto nelle strutture ordinamentali della Repubblica rappresentano un'occasione importante per riflettere sul piano della memoria e per progettare possibili scenari evolutivi. Scuola dell’infanzia dunque tra memoria e progetto. Mentre presta l'indispensabile attenzione al presente e orienta al nuovo, la scuola dell’infanzia non dimentica le radici: rappresenta anche la voce del passato perchè non vive nella cronaca ma nella storia. Educare è atto culturale di apertura al passato e al futuro; è appartenere al tempo, ad ogni tempo, non solo a quello presente; è appartenere alla propria storia; è appartenere al futuro. L'appartenenza consente di non perdere i legami-che-liberano, di sentire la continuità con il passato e il futuro.

La scuola è soggetto di memoria, è luogo in cui gli eventi acquistano spessore storico e fondano ogni possibile sviluppo. La memoria costruisce e rafforza l’identità.

Proprio in quanto memoria la scuola è portata a innovare, ma non a caso o senza criteri che non siano frutto di un’approfondita discussione culturale. La scuola interpreta le tendenze evolutive della scienza, della letteratura e del sentire comune e cerca di riconoscervi valori e piste di conoscenza meritevoli di ricerca. Mantiene sempre un profilo critico che consente una rigorosa tutela della propria autonomia intellettuale. S’impegna a reinterpretare originalmente le proprie finalità nelle contingenza. “Essere nel mondo senza soggiacervi”, scriveva Enzo Paci.

 

La memoria

La scuola dell’infanzia italiana è il risultato di un articolato processo storico.

Ha infatti più di un secolo e mezzo di vita e una tradizione pedagogica gloriosa che in alcuni casi ha raggiunto un respiro europeo ( il pensiero di M.Montessori è tuttora seguito in molti paesi del mondo). Negli ultimi trent’anni è avvenuta una forte crescita sotto il piano qualitativo e quantitativo.

Dagli anni '6O in avanti, la scuola dell’infanzia si è particolarmente distinta nel definire i propri compiti educativi. Negli anni '70, la pedagogia della “liberazione” in particolare ha rappresentato un importante punto di riferimento. La tendenza era rivolta ad un'educazione che si esprimesse in forma non autoritaria, non direttiva. Venivano esaltati e resi centrali, anche in vista di un processo di liberazione e di miglioramento della collettività, i valori della partecipazione sociale, dell'apertura al territorio, delle culture soprattutto subalterne. Entravano in crisi alcuni concetti strettamente interagenti con il mondo della scuola: controllo, autorità, selezione, possibilità di certezze.

Gli anni 8O sono contrassegnati da una intensa ricerca dell'identità della scuola dell’infanzia; le sperimentazioni, le riviste, le associazioni professionali, l'Università, le scuole si impegnano in questo processo approdato nel ’91 all' emanazione di Orientamenti, un documento culturalmente e scientificamente più avanzato tra quelli pubblicati nella nostra Repubblica. E’ un testo che si colloca (e colloca questa scuola) al confine tra la tardo-modernità e la postmodernità.

Gli Orientamenti hanno consegnato alla scuola dell’infanzia un alto profilo di identità; in esso si è riconosciuto e si riconosce la generalità delle articolazioni gestionali della scuola dell’infanzia.

Recentemente è uscita anche la bozza inerente alle Indicazioni nazionali per i piani personalizzati delle attività educative nelle scuole dell’infanzia e alle Raccomandazioni per lo svolgimento delle attività educative nelle scuole dell’infanzia.

Sussistono naturalmente elementi che hanno segnato una positiva evoluzione e altri che continuano a preoccupare.

Tra i primi, il più rilevante è forse costituito dall'impegno con cui dirigenti scolastici e insegnanti hanno continuato nella ricerca volta a rendersi conto dei mutamenti in atto nella società e nello Stato, il che li porta spesso a ripensare la propria situazione e a un nuovo senso dell'agire scolastico che si traduce in attività di formazione in servizio e in importanti innovazioni e sperimentazioni. E' in questo di conforto la sempre maggior consapevolezza -non limitata più agli addetti ai lavori- dell'importanza della scuola dell’infanzia nello scenario generale dell'educazione.

La felice disposizione verso l'infanzia, la cultura, la relazionalità, atteggiamento che da sempre contrassegna l'azione di gran parte delle insegnanti e dei dirigenti scolastici della regione ha origine nel fatto che tradizionalmente la scuola dell’infanzia è un soggetto culturalmente e "politicamente" motivato, creativo, attento e disponibile al cambiamento.

Tra gli aspetti che destano qualche preoccupazione non si possono non porre in evidenza: l’alto rapporto numerico tra insegnanti e bambini in relazione al più forte impatto nelle scuole delle problematiche dell'immigrazione, con tutti i problemi di risposta in termini di educazione e di istruzione entro un contesto di risorse umane decrescenti; le situazioni di nuove forme di disagio; le difficoltà a educare in un contesto caratterizzato sempre più dalla pervasività della tecnologia dell'informazione. Qualche preoccupazione esiste anche intorno all’ampiezza di gamma delle fondazioni culturali della Riforma, al loro effettivo accogliere ed esprimere l’intero fronte delle esperienze e della ricerca scientifica sulla scuola dell’infanzia.

 

In Regione

La Regione Emilia-Romagna dal canto suo ha fatto proprio fin dagli anni ottanta il tema della qualificazione delle scuole dell’infanzia: è del 1983 infatti la legge regionale n. 6 sul diritto allo studio che riconoscendo “il diritto di ogni persona di accedere a tutti i gradi del sistema scolastico e formativo” stabiliva che la Regione e gli Enti locali promuovessero “interventi volti a rimuovere gli ostacoli di ordine economico, sociale e culturale che si frappongono al godimento di tale diritto e che impediscono lo sviluppo della personalità”.

Per quel che riguarda le scuole dell’infanzia questa legge prevedeva, tra l’altro, interventi volti a favorire la qualificazione del sistema scolastico, indicando come destinatari anche di tali interventi, i bambini delle scuole dell’infanzia statali, degli Enti locali e private che non avessero fini di lucro, sulla base – in quest’ultimo caso- di un rapporto di convenzione fra tali istituzioni e i Comuni interessati. Sussidi e servizi speciali erano previsti per i bambini con deficit.

L’ultimo comma dell’art. 2 stabiliva inoltre il sostegno ad iniziative volte a favorire il raccordo tra i nidi d’infanzia, le scuole dell’infanzia e le scuole elementari e tra le istituzioni dell’infanzia pubbliche e private, mentre l’art. 8 prevedeva che “agli obiettivi individuati dal programma regionale per il Diritto allo studio concorrono, con specifici interventi […] la Regione, le Province e i Comuni” sulla base dei compiti da essi attribuiti dalla stessa legge.

I cosidetti progetti di continuità 0-6 anni promossi dalla Regione e realizzati dai Comuni hanno concorso al superamento della separatezza delle politiche rivolte ai bambini di questa età e alla qualificazione del sistema formativo a partire dalla prima infanzia attraverso i seguenti obiettivi:

promozione della continuità interistituzionale orizzontale e verticale;

sostegno e qualificazione di un sistema integrato di servizi;

razionalizzazione delle spese regionali e locali.

Le indicazioni di lavoro prevedevano l’opportunità di attivare una:

formazione congiunta degli operatori e dei nidi e delle scuole dell’infanzia;

formazione comune tra scuole dell’infanzia comunali e scuole gestite da altri Enti (statali, private);

programmazione comune da parte degli stessi operatori del biennio 2/4 anni al fine di preparare il passaggio dei bambini da un’istituzione all’altra;

programmazione di attività didattiche comuni tra nido e scuole dell’infanzia che implichino l’utilizzo congiunto e programmato di centri formativi esterni ad entrambe le istituzioni (ludoteche, biblioteche, ecc.);

la informazione rivolta ai genitori di tutti i bambini in età 0-6, utenti e non dei servizi educativi.

L’investimento regionale verso un sistema di scuole dell’infanzia articolato ed integrato diventa ancor più evidente nel ‘95 quando la legge regionale n. 52, oltre a confermare l’impianto della precedente legge, riconosce quale obiettivo prioritario nell’ambito del diritto allo studio la realizzazione di un sistema integrato di scuole dell’infanzia –pubbliche e private- basato sul progressivo coordinamento e sulla collaborazione tra le diverse offerte educative, in una logica di qualificazione delle stesse, promuovendo convenzioni tra gli Enti locali e le scuole dell’infanzia gestite da altri Enti senza fini di lucro.

Con la successiva legge regionale n. 10 del 1999 oltre a confermare i principi a cui si erano ispirate le precedenti leggi si ribadisce “la promozione e la qualificazione di un sistema formativo integrato tra la scuola, la formazione professionale e il lavoro fondato sull’autonomia delle istituzioni scolastiche e su uno stretto rapporto con il territorio, anche tramite accordi o protocolli, finalizzati alla diffusione della integrazione fra questi sistemi […]” .

La recente legge regionale n. 26 del 2001, in accordo con le norme contenute nella legge nazionale n. 62/2000, disciplina gli interventi per il diritto allo studio e all’apprendimento per tutta la vita e contemporaneamente abolisce il sostegno finanziario regionale alle sezioni delle scuole dell’infanzia convenzionate con le Amministrazioni comunali, le quali possono stipulare convenzioni con soggetti privati per la prestazione di determinati servizi tra i quali quelli per l’infanzia.

In altre parole alla luce delle funzioni di programmazione, che le sono proprie, la Regione ha, con questa legge, puntato al finanziamento della qualità del sistema prevedendo finanziamenti rivolti a progetti di qualificazione; a questi si aggiungono quelli volti al miglioramento del contesto dell’offerta educativa delle scuole paritarie private nell’intento di garantire ad ogni bambino pari opportunità educative, indipendentemente dal tipo di scuola frequentata.

 

Progetto come sguardo in avanti, come attenzione all’innovare

Innovare è recare nel mondo qualcosa che prima non esisteva; nella scuola è applicare capacità creative alle interconnessioni della complessità. Occorre continuità critica con il passato cercando di interpretare le tendenze di fondo del contesto sociale. C'è necessità di differenziazione e di flessibilità organizzativa; vanno ridotte le rigidità istituzionali. Si pone una richiesta di alto impegno pedagogico: contemperare le istanze dei bambini, delle famiglie, della progettualità educativa con l' ottimale utilizzo delle risorse economiche e con la capacità di rispondere alla domanda sociale.

Affrontare il nuovo può risultare più agevole se esiste uno stabile campo di relazioni interistituzionali, “se non si è soli” .

Ambiti particolarmente preziosi di incontro e di confronto sono rappresentati dalle iniziative di formazione,di coordinamento attuate sul piano interistituzionale.

E' una linea di lavoro particolarmente feconda in quanto si pongono in dialogo esperienze diverse e si fanno entrare in un circuito virtuoso le idee, i patrimoni ideali e didattici delle varie realtà. La formazione in particolare può rappresentare un momento fondamentale di conoscenza e di reciproco arricchimento, occasione privilegiata di evoluzione, di cambiamento per le parti in causa.

 

L’identità tra memoria e progetto

E’ la risultante dello sguardo retrospettivo e di quello prospettico; ci si sposta se c’è consapevolezza del passato e si è in-tesi all’ avvenire.

I principali elementi che concorrono a delineare il profilo dell’identità della scuola dell’infanzia possono essere:

  • progettualità

  • organizzazione

  • valutazione

  • documentazione

Il progetto, disegno che connette presente e passato per tendere al futuro, va oltre l’adesso attraverso l’immaginazione e il lavoro. Nasce da aspettative, desideri, intuizioni, sensibilità, da qualcosa che chiama il nostro andare perchè parla al nostro mondo intellettuale e affettivo e ci fa andare.

Progetto è tensione dinamica a modificarsi e a modificare il cambiamento altrui. Conferisce senso a ciò che si fa creando contesti significativi di vita, cultura, esperienza. E’ in funzione del soggetto e del suo espandersi. Riconosce centralità al soggetto che entra in relazione con la cultura e gli altri in un contesto fatto di oggetti, spazi, tempi.

L’atteggiamento verso il futuro è sia di progettazione che di apertura verso eventi che comunque accadranno e di attiva attesa.

L’organizzazione è, nella scuola, modalità ben tratteggiata di coordinato impegno comune di soggetti nell’attuazione di un discorso pedagogico. Disegnare un progetto richiede allora uno studio pedagogicamente fondato delle condizioni organizzative.

Non c’è un modulo organizzativo preferibile in assoluto. Ogni scuola, per realizzare la propria intenzionalità entro un contesto unitario di riferimento, non può che reinventarsi, seguire la propria strada giocando su risorse e limiti a seconda della situazione in cui si trova ad operare. Il ruolo giocato dall’ambiente umano ha un rilievo preminente; rappresenta il presupposto affinchè qualcosa di buono possa compiersi. Il modulo organizzativo che si sceglierà non sarà certo indifferente rispetto al messaggio: anch’esso in-segna.

La qualità dell’educare è dunque connessa anche alle condizioni materiali, a partire da quelle spazio-temporali. Numero dei docenti, loro funzioni, fruizione degli ambienti e dei tempi, disposizione degli oggetti in essi, aggregazione dei gruppi/alunni sono alcuni degli elementi pedagogico-organizzativi che influiscono sulla formazione.

In ogni contesto organizzativo essenziale (generativo) è il soggetto. L’essere umano è anche storia incarnata; non è mai tale indipendentemente dalla terra natÏa, dai luoghi, dai contesti e dalla loro fisionomia; l’esistere è sempre esistere “qui ed ora”, progressivamente acquisendo però la conoscenza del suo venir di lontano e del suo poter andar oltre.

La particolare sensibilità educativa nei confronti della “didattica ambientale (dove anche la storia fa ambiente)”, quella che deriva dal modo in cui l’ambiente complessivo è disposto e da come si collocano i soggetti in esso, appartiene da sempre al patrimonio pedagogico della scuola dell’infanzia.

Valutazione può essenzialmente significare attivare modalità di conoscenza della qualità (prossimità a un qual-essere ideale) della relazione umana e culturale che viene vissuta in un determinato contesto educativo. Si tratta in sostanza di chiedersi insieme quale valore l’esperienza complessiva abbia costituito per quella comunità scolastica.

La documentazione allora diventa elemento prezioso affinchè la comprensione dell’esperienza vissuta consenta relazioni armoniche con il presente; insegna poi a orientare il futuro. Fare attività di documentazione vuol dire inoltre saper leggere la portata della propria presenza istituzionale.

L’identità, mai statica nè definita una volta per tutte ma neppure talmente instabile da non essere riconosciuta, si costruisce attraverso una complessa e felice interazione di più componenti;

E' consapevole di sè quella scuola che si dà un progetto educativo, ne ricerca le corrispondenti traduzioni operative, s’impegna a conoscere gli effetti, raccoglie i significati culturali e esistenziali e li comunica.

La scuola dell’infanzia, nel suo complesso, crescerà ulteriormente non nell’isolamento ma nel dialogo traendo reciproco vantaggio dalla comunicazione delle rispettive visioni del mondo e del fare scuola. E’ questo l’impegno di lavoro che ci assumiamo.

 

Approdi

La strada che si intraprende dovrà comunque mantenersi –secondo tradizione- al servizio del bambino e della cultura.

Certo, il futuro della scuola dell’infanzia della regione dipende anche da cose più grandi di lei: dal destino del globo, dall’evoluzione dell’Europa come comunità di patrie, dalle sorti della Costituzione, dalla futura forma-stato della nostra Nazione. Nonchè dagli indirizzi che il governo regionale vorrà offrire alla scuola.

Occorre appoggiarci alla forza del nostro passato e del nostro presente per non aver paura, per affrontare fiduciosi cambiamenti che potrebbero essere assai rilevanti, sempre mantenendo la memoria individuale e collettiva e una capacità di progetto ordinata a mete di qualità.

Abbiamo vari motivi per essere sereni.

La democrazia è ormai divenuta una forma di governo non eludibile dunque –ricordando Dewey-una garanzia di libertà di educazione. Libertà-da: dal non-pensiero, dalle didattiche imposte. Libertà-di: di pensiero pensante, di autoattuarci secondo la vocazione al nostro futuro aprendo ai bambini ampi varchi verso il loro.

In secondo luogo la nostra scuola si innesta, con continuità e discontinuità entrambe preziose, su tre millenni di cultura e di scuola occidentali. Abbiamo alle spalle milioni di storie e di eventi scolastici europei e italiani. Può temere la cronaca solo chi non abbia storia.

Infine, scusate, ma in Emilia e in Romagna dal personale ausiliario alle insegnanti fino al nostro dirigente sappiamo di essere bravi; dunque, pur nelle incertezze della contingenza, possiamo essere sicuri di noi e dell’avvenire della nostra scuola.


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