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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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Quando l’ambito scolastico necessita della valorizzazione delle risorse umane

di Giusy Rao

                                        

In un attuale contesto europeo dove si auspica una maggiore unità, una maggiore tolleranza e maggiori responsabilità e conoscenze in campo lavorativo, urge una valorizzazione delle risorse umane non solo nell’ambito sociale ma anche in quello prettamente scolastico, poiché rinomato appare il collegamento che unisce il microcosmo della scuola col macrocosmo della società. La relazione che sarà qui di seguito esposta, intenderà soffermarsi su cinque temi fondamentali, atti ad indagare nell’ambito della valorizzazione, motivo per cui, pare di primaria importanza soffermarsi su quanto segue:

-         Perché valorizzare le risorse umane.

-         Chi sono le risorse umane nell’ambito scolastico.

-         Cosa significa valorizzare le risorse umane.

-         Come valorizzare le risorse umane.

-         Qual è il ruolo del Dirigente scolastico.

Innanzitutto chiediamoci cosa intendesse sottolineare Pietro Romei quando definì la scuola “laboratorio della gestione della complessità sociale”. Il concetto poc’anzi esposto vuole indicare come nella scuola si verificano le medesime situazioni che solitamente investono una micro-organizzazione sociale e quindi la società nel suo significato più ampio, quindi giungere alla conclusione che nell’atto in cui si è tesi  a far riferimento alla scuola, essa appare come micro-organizzazione o società nel suo complesso. Pare vi sia un rapporto di interazione abbastanza forte tra la qualità dell’organizzazione e la qualità delle prestazioni professionali dei vari operatori scolastici, pertanto, dalla funzionalità di tale relazione, dipende la qualità del servizio scolastico, quindi appare palese il fatto che le capacità di un soggetto, possono esprimersi eccellentemente solo in seno ad un contesto efficiente, e per riflesso, se la qualità del contesto è efficace, il soggetto ne trarrà beneficio esplicando il meglio si sé e delle sue risorse, poiché è fatto ormai tangibile che un soggetto con brillanti capacità professionali, se inserito in un contesto precario, tenderà a svalutare se stesso e la propria identità professionale. Appare chiaro il fatto che l’organizzazione e le risorse umane interagiscono in un’ottica sistemica e dall’interazione di esse, nasce la qualità del servizio scolastico; appare pertanto necessario che entrambe le componenti esprimano il massimo delle loro possibilità poiché una buona organizzazione scolastica, può influire positivamente sulle espressioni delle capacità professionali. Lo scopo che si prefigge il sistema scolastico, è quello della formazione (intesa e come trasmissione di valori civili, sociali e morali che hanno caratterizzato una certa cultura  e come rielaborazione del sapere) di nuove generazioni. La scuola, ha l’obbligo di formare il soggetto facendolo approdare a quei valori universalmente condivisi. La qualità del servizio scolastico, non va intesa in senso aziendalistico, poiché lo scopo non è quello di formare uno studente omologato, passivo o standard, ma proiettare il soggetto verso una nuova rielaborazione delle conoscenze, affinché diventi uno studente critico che sappia riorganizzare il sapere appreso rielaborando le conoscenze. In termini quasi provocatori, va detto che la scuola, appare come una sorta di “fabbrica di menti” dove le risorse umane appaiono preponderanti e che alla stessa è affidato il compito di formare una generazione capace di venire incontro alle aspettative della società, quindi, tanto più i giovani che frequentano la scuola sono persone preparate, tanto più la società è incline al miglioramento e al progresso. La valorizzazione delle risorse umane è utile per approdare a tre lidi:

-         Migliorare la qualità della vita degli operatori scolastici. La valorizzazione deve tener ben presente i fini etici, il soggetto deve essere conscio del fatto che il suo lavoro non solo possiede nobili scopi, ma lo gratifica dal punto di vista lavorativo, producendo effetti benevoli in seno alla società e incrementando nel soggetto operante il senso di autorealizzazione. Va detto pertanto, che le risorse umane includono in sé il concetto di benessere come condizione indispensabile affinché ci si senta capaci di realizzare situazioni utili e sensate. Se dovessimo indagare intorno al fattore del mobbing inteso come situazione di vessazione da parte dei superiori nei confronti dei subordinati, ci renderemmo presto conto del fatto che una situazione di perpetuante violenza psicologica, innesta nel soggetto vittima, un meccanismo di svalutazione del sé e conseguente depauperamento psicofisico.

-         Migliorare l’organizzazione interna. Maggiore è il protagonismo di chi lavora in una organizzazione, più quest’ultima è capace di affermarsi positivamente: se i soggetti sono spronati a progettare creativamente, modificando e verificando il proprio lavoro, l’organizzazione ne trarrà non pochi benefici, poiché tenderà a proiettare se stessa verso una condizione ottimale.

-         Migliorare la qualità del servizio erogato dalla società. Una scuola che opera in modo non sindacabile, funzionando in modo imperscrutabile, adempie alle richieste provenienti dal sociale. Quindi si nota una compenetrazione soggetto- società, pertanto, agendo nel microcosmo della scuola, possiamo agire nel macrocosmo della società. In tal contesto, l’educazione pare essere posta in una posizione altamente significativa, a tal punto che pare utile citare il pensiero di Paulo Freire il quale sostenne che la rivoluzione più duratura è l’educazione poiché a lungo andare produce cambiamenti.

Per addentrarci ancor meglio nell’ambito della valorizzazione delle risorse, è utile chiederci chi sono le  personalità che costituiscono il tessuto delle risorse umane. Le risorse umane, sono costituite dall’insieme dei soggetti che operano nel sistema scolastico e che contribuiscono a condurre la complessa attività della scuola: Dirigenti, insegnanti, personale ATA. Tali soggetti, hanno ruoli e compiti differenti sebbene debbano cooperare in modo organico per giungere all’obiettivo comune che è quello della formazione della nuova generazione. Il personale è di fondamentale importanza per il buon funzionamento dell’istituzione scolastica. La condizione che ci si pone affinché l’organizzazione funzioni e raggiunga i suoi obiettivi, è quella di chiarire la definizione dei ruoli e distinguere i compiti specifici che tali soggetti coinvolti nell’attività formativa devono svolgere:

_   Dirigente scolastico. Egli deve essere in grado di creare soggetti capaci di appropriarsi del sapere, in tale obiettivo che si prefigge, deve saper tener testa a tutti gli altri attori coinvolti nell’attività educativa, in quanto egli è colui che detiene la “mission” della scuola, egli è inoltre garante delle decisioni collegiali. Il suo compito è quello di far rispettare le decisioni democratiche, di valutare i risultati che l’organizzazione scolastica produce, valutando gli eventuali insuccessi e stimolando e valorizzando creativamente il soggetto fornendogli gli strumenti utili per giungere ad una maggiore autonomia.

_  Docenti. Essi devono essere caratterizzati da una vera e propria vocazione all’insegnamento, devono essere urne all’interno delle quali si trovano ottime competenze relazionali e conoscitive capaci non solo di essere esplicate, ma anche di essere fertilmente trasmesse.

_   Personale ATA. I collaboratori scolastici, sono indispensabili poiché attraverso la loro persona passa l’informazione richiesta dall’utenza. Il personale ATA, deve sentirsi  coinvolto nella “mission della scuola”, mostrando degli atteggiamenti accoglienti tali da far capire al genitore che  sta varcando la soglia del tempio dell’educazione, che si sta per entrare nella palestra della vita. Il collaboratore scolastico, deve essere messo in una situazione tale che gli consenta di capire quanto la sua collaborazione sia utile al funzionamento dell’istituzione scolastica, affinché da tale situazione, ne tragga beneficio e autorealizzazione. Altro elemento da tener in gran considerazione, è il significato che assume il concetto di valorizzazione delle risorse umane: le scienze psicologiche e sociali, hanno messo in evidenza che l’individuo detiene in sé dei bisogni fondamentali, qui di seguito elencati:

1)     Il soggetto desidera un percorso di crescita che lo conduca a migliorar progressivamente da un punto di vista professionale, personale e sociale.

2)     Il soggetto lavora meglio quando si percepisce come persona competente e che possiede realmente le competenze richieste (chi possiede un alto tasso di autostima, ha un buon successo nelle attività che porta avanti), inoltre,  valorizzare una persona è importante perché le vengono forniti gli strumenti utili per svolgere bene il suo lavoro e per rafforzare l’autostima.

3)     Il soggetto desidera operare in modo autonomo e non ama farsi guidare: ci si sente più gratificati quando vi è una libera esposizione del proprio lavoro che se così condotto, non risulta né vincolante, né dipendente da altri soggetti.

4)     Il soggetto desidera assumere compiti e responsabilità quando l’organizzazione nasce da una decisione negoziata o partecipata. Il disinteresse a volte, può essere visto come meccanismo di difesa che si innesta nel momento in cui un superiore, ad esempio, detta ai subordinati delle norme ben precise in modo arrogante e autoritario.

5)     Il soggetto è motivato al lavoro quando percepisce di contribuire effettivamente alla risoluzione di problemi concreti.

6)     Il soggetto ha più probabilità di ottenere successo se ha una percezione positiva di sé e del lavoro che sta svolgendo e si prefigura un futuro positivo (avere aspettative ottimistiche).

Tutti i bisogni della persona sono stati messi in luce dalla psicologia degli umanisti, Maslow parlò di “Teoria motivazionale” secondo la quale, l’uomo non si attiva solo in funzione del fattore monetario, ma si mette in moto solo quando può raggiungere uno scopo che soddisfi un suo desiderio. La valorizzazione delle risorse umane, tende ad indirizzare positivamente le competenze, la professionalità, le risorse culturali, il senso di appartenenza, il ruolo e le responsabilità di ogni singolo verso gli scopi dell’organizzazione. Valorizzazione equivale a coinvolgimento delle risorse umane tese verso una comune condivisione e responsabilità, il soggetto agisce solo quando si trova coinvolto in un progetto coerente ed effettivamente esistente. Inoltre, valorizzare le risorse umane significa gestire gli aspetti normativi ed etici riguardanti comportamenti e relazioni che suscitano senso di appartenenza, questi ultimi, nascono dall’elaborazione comune di norme, valori etici e sociali posti alla base della convivenza fra persone. Sintetizzando, valorizzare le risorse umane vuol dire soddisfare il bisogno di autorealizzazione e coinvolgere i soggetti verso la realizzazione comune degli scopi dell’organizzazione raggiungibili mediante la progettualità e il senso di appartenenza. Altra situazione da prendere in considerazione, riguarda il  come valorizzare le risorse umane. In tal contesto, è utile evidenziare il fatto che l’azione è diretta sul campo individuale e sul campo collegiale. Per quanto concerne il campo individuale, va subito detto che il leader (in senso ampio) deve adempiere a determinati compiti: è tenuto a conoscere gli interessi e le competenze del personale, deve riconoscerne le qualità individuali e  professionali, le capacità comunicative e la disponibilità di lavorare in team. Il leader inoltre deve favorire l’assunzione di compiti e responsabilità, è tenuto a valorizzare competenze professionali specifiche assegnando deleghe per incarichi di coordinamento di gruppi di lavoro o per compiti particolari. In tal contesto pare utile evidenziare l’importanza che assume la delega: il leader dovrebbe delegare senza troppe riserve e senza controllare in modo minuzioso come procedono i lavori, delegare vuol dire valorizzare le risorse umane attraverso due funzioni: la funzione operativa, che serve per raggiungere in modo efficace gli obiettivi dell’organizzazione; e la funzione formativa, atta a perseguire la qualità del servizio attraverso lo sviluppo delle potenzialità del soggetto. La delega è un elemento utile e deve includere in sé il concetto di rotazione, al fine di evitare i favoritismi e le preferenze personali. Altro importante compito del leader, è quello di incoraggiare (non nel senso paternalistico) il soggetto a vedere al di là della situazione da lui vissuta in modo scoraggiante. Il leader inoltre, è chiamato a suggerire un ventaglio di soluzioni atte a spronare il soggetto ad una maggiore autonomia e inoltre deve  stimolare l’autocontrollo e la capacità di prendere decisioni.

L’autocontrollo è la capacità di posticipare le proprie emozioni, ciò non vuol dire reprimerle, ma essere cauti nel dare giudizi portando così avanti un comportamento assertivo. Il leader deve anche attribuire significato e valore al ruolo dei soggetti, poiché la persona ritiene fondamentale essere riconosciuta come soggetto che detiene certe capacità. Ulteriore compito del leader è quello di dare riconoscimenti e gratificazioni poiché i rinforzi spronano a lavorare con maggiore efficacia. Per quanto riguarda invece l’ambito collegiale, va presto detto che vanno perseguiti cinque fini specifici:

a)     Attivare canali efficaci di informazione per motivare i docenti.

b)    Attivare situazioni collegiali che valorizzino comportamenti del gruppo.

c)     Finalizzare le azioni collegiali che si compiono.

d)    Sviluppare il senso di appartenenza all’istituzione scolastica.

e)     Attivare forme ordinate e finalizzate di formazione in servizio.

La valorizzazione delle risorse umane denota l’aumento del potere gestito dai soggetti. Nelle organizzazioni a volte può verificarsi lotta di potere poiché vi è la tendenza a dominare sugli altri.

Giungendo alla conclusione, è importante toccare anche un altro punto che è quello del ruolo del dirigente scolastico. Per Contratto Collettivo Nazionale, il dirigente scolastico è preposto alla direzione, al coordinamento, alla promozione e alla valorizzazione delle risorse umane e professionali con connesse responsabilità in relazione ai risultati. Il capo d’istituto assicura la gestione unitaria dell’istituzione scolastica e la finalizza all’obiettivo della qualità dei processi formativi predisponendo gli strumenti attuativi del piano dell’offerta formativa. In sintesi, il leader è colui che favorisce “il potere dell’equilibrio” aiutando il soggetto a crescere aumentando il potere dell’organizzazione. È necessario concludere dicendo che bisogna intervenire nell’ambito della scuola per apportare cambiamenti in seno alla società. La società richiede competenze sempre più esplicite, per realizzare tutto ciò, è fondamentale dare il via ad una formazione complessiva che sproni e valorizzi il soggetto nella sua totalità aiutandolo ad esprimere il meglio di sé nel tessuto sociale. La strada sembra essere in parte spianata per condurre il soggetto verso la valorizzazione totale delle sue risorse. Per quanto mi concerne in prima persona, sono stata molto colpita dal ruolo motivante che il leader svolge in seno all’istituzione scolastica. Non bisogna agire né con atteggiamenti paternalistici, né con atteggiamenti “laizzer faire” poiché entrambi porterebbero allo smembramento del tessuto scolastico; il migliore atteggiamento da assumere, è quello della collaborazione reciproca: tutta la missione educativa viene ben vagliata dal leader il quale ha la responsabilità di condurre eticamente il suo lavoro chiedendo consulenza ai suoi collaboratori, in tal contesto, è utile agire anche con programmi di “modelling” ed è fondamentale che il leader non agisca con indiscrezione o con atteggiamenti dispotici, ma deve tener ben in mente, che l’obiettivo educativo si raggiunge solo se vi è una coordinazione di forze collaboratrici che lottano per un unico fine. Gli organi, non possono “starsene con le mani in mano” perché si rischierebbe di cadere nel baratro dell’indifferenza. Lottare per conquistare gli obiettivi, è il metodo migliore per non cadere nel qualunquismo. In merito al concetto qui di sopra esposto, sembrerebbe calzante una massima di Johann Saume,  “Sembra che il destino dell’uomo non sia la verità, ma la lotta per la verità; non la  libertà, non la giustizia, non la felicità…ma la lotta per la loro conquista”.

 

 

 

     Indicazioni bibliografiche

 

·        AA.VV., Materiali per la direzione del personale, Ed. MIDA, Milano, 1990.

·        AIF (Associazione italiana Formatori), Professione formazione, Ed. Franco Angeli, Milano, 1993.

·        Freire P., La pedagogia degli oppressi, Ed. Mondadori, Milano, 1971

·        Trisciuzzi L., (a cura di) Le nuove attività della funzione docente. Manuale dell’operatore psicopedagogico, del coordinatore di biblioteca e del coordinatore di orientamento scolastico, Ed. La Nuova Italia, Firenze, 1995

·        Jacoud R., Metsch M., Dirigere diversamente: i cinque riflessi del leader, Ed. Franco Angeli, Milano, 1992

 


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