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Riflessioni sul diffuso scetticismo nei confronti del metodo suggestopedico e sui suoi antidoti

di Fabio Noferini
Docente di italiano LS - Suggestopeda

L' esperienza mi insegna che l'impatto della Suggestopedia su alunni italiani e stranieri durante i corsi, rispettivamente, di lingua italiana e di lingue straniere è decisamente positivo. Decisamente ma non ovviamente. Il metodo si presenta infatti come "alternativo" piuttosto che come "efficace" e, come sempre avviene con tutto ciò che si pone al di là del tradizionale, è necessario vincere un certo scetticismo iniziale. Il rischio è di entrare in una situazione conflittuale con gli alunni che si trovino di fronte a tecniche didattiche estranee a quanto hanno sperimentato fino a quel momento. Il conflitto nasce dal rischio di porre gli studenti nella condizione di valutare da subito qualcosa di nuovo che contrasta con le loro esperienze didattiche passate. Il conflitto in classe è una barriera all'apprendimento e la sua nascita contrasterebbe con principi base della suggestopedia, quali l'armonia, la gioia ad apprendere, la naturalezza e la spontaneità del processo di apprendimento, l'abbattimento di barriere. Dove c'è un conflitto, se non integrato nel processo di apprendimento, c'è un errore di calcolo da parte del docente. Mi è capitato di parlare con docenti che lavorano con la suggestopedia in scuole di italiano per stranieri che l'hanno adottata, per così dire, ufficiosamente. Il cliente straniero arriva in classe e non ne sa niente. Ebbene, mi è stato detto, molti sono i casi di ostilità perché ciò che è estraneo appare strano e ciò che è strano appare, durante un corso, una perdita di tempo.

Per evitarlo uso due tecniche. Tanto semplici quanto efficaci. La prima è quella di sfruttare l'effetto placebo che proporre il corso già come corso suggestopedico sortisce sugli alunni. Essi sanno infatti che si tratta di un metodo particolare, vengono informati in anticipo sulle sue caratteristiche, sviluppano curiosità ed apertura rispetto ad esso già a priori. Sanno che ciò che scopriranno di nuovo non saranno soltanto contenuti e conoscenze linguistiche, ma anche tecniche d'insegnamento "nuove". In questo caso le caratteristiche del metodo vengono tematizzate fin dall'inizio ed il corso si svolge fortemente su un piano di metacomunicazione. Chiederanno spesso perché si fa una cosa invece di un'altra, come si chiama una certa fase e così via. Gli alunni stessi divengono cioè, in minime dosi, degli esperti.

L'altro "trucco" va nella direzione contraria ed è utile quando non sono io ad organizzare e proporre i corsi, quando cioè lavoro con una struttura che mi chiama a svolgere un programma lasciandomi carta bianca sul metodo. In questo caso gli alunni non hanno idea di che cosa li aspetti. Per evitare il conflitto di cui sopra tengo sempre bene a mente che chi ho di fronte viene con tutta probabilità da esperienze didattiche non particolarmente innovative. Non sempre ho ragione e mi scontro, in questo caso, con un mio personale scetticismo, con un pregiudizio. Un primo colloquio mi mette nelle condizioni di capire chi è, nel gruppo, un alunno prevalentemente "cinestetico". Questi alunni sono anche i più aperti ad innovazioni ed i più flessibili. So che saranno dei validissimi alleati, qualora il conflitto dovesse nascere e si rendesse quindi necessario tematizzarlo ed integrarlo nelle dinamiche di gruppo. In questi casi, anche se ho carta bianca, non parto mai con l'applicazione del metodo suggestopedico. Cerco prima di guadagnarmi la fiducia di chi ho di fronte conducendo quelle lezioni a cui il gruppo si aspetta presumibilmente di assistere. Allo stesso tempo, però, non dimentico di introdurre elementi che prediligano la percezione piuttosto che la concentrazione, l'alternanza di fasi attive e passive, la cooperazione dei canali sensoriali. In questo modo l'impatto con il metodo è mite e, in pieno spirito suggestopedico, lascio agli alunni la possibilità di scegliere in breve tempo come continuare. Non è necessario tematizzarlo. Basta osservare la loro risposta ad elementi della didattica suggestopedica, che si possono così discretamente e gradatamente inserire fin dall'inizio. Se tematizzarlo o no è altresì una scelta degli alunni.

Ben più difficile trovo invece il confronto con docenti di italiano LS/L2 o di lingue straniere. In genere ne hanno già sentito parlare e la liquidano con formule del tipo quella con la musica, quella con i materassini, quella dove ti ipnotizzano. Lo scetticismo è forte e lo ritrovo soprattutto rispetto a due elementi. Il primo è evidentemente legato alla difficoltà di vedere le fasi di un'unità didattica suggestopedica in un ciclo completo e di verificarne l'efficacia nel loro complesso e nella loro combinazione. Ne estrapolano piuttosto singoli elementi, come appunto la musica, le fasi di rilassamento, il centering, il movimento, il nome stesso e ne stravolgono significato e funzione. Questo è un aspetto molto importante, a mio avviso, dello scetticismo dei docenti nei confronti della suggestopedia che viene quindi rapportata a singoli dettagli, capaci di colpire e bloccare la loro attenzione.

Per lo stesso motivo mi viene spesso mossa un'altra critica, e cioè che la suggestopedia proporrebbe soluzioni già adottate da una didattica di tipo non frontale e quindi non sarebbe affatto innovativa: l'uso coordinato dei sensi, la creatività, la fantasia, le dinamiche di gruppo, il ruolo centrale dell'alunno. Dico per lo stesso motivo perché di nuovo si ignorano le fasi del metodo nella loro sequenza, interazione e completezza. Quindi elementi ed aspetti che già vengono ponderati da un docente non suggestopeda ricompaiono qui strutturati in fasi che ritmano la concentrazione e la percezione, l'attività ed il rilassamento, in concerti che vanno orchestrati con oculatezza. Ed è questo uno scoglio col quale torno sempre a scontrarmi.

L'altro elemento che fa da ostacolo ad una corretta conoscenza ed interpretazione della suggestopedia da parte dei docenti che non la conoscono o la conoscono per sentito dire è la difficoltà a cogliere i presupposti di questo metodo, che sono fondamentali. Ho scritto sopra che il ciclo suggestopedico, che si compone di diverse fasi, è importante per capire e collocare elementi che altrimenti rimangono orfani di senso e che, isolati, non dicono niente sul metodo. Ma è altrettanto importante comprendere lo spirito con cui il suggestopeda si appresta a lasciar attraversare ai suoi alunni, fase dopo fase, l'intero ciclo. Quello spirito è l'essenza del metodo, nella cui chiave va riletto ogni tipo di attività, anche e soprattutto quelle che i docenti già utilizzano in classe. La centralità della percezione e della naturalezza nell'acquisizione di nuovi contenuti che si propongono agli studenti dà a tutto il metodo un'impronta che non può essere colta dagli aspetti più tecnici.

Un esempio per tutti: la creatività. Spesso mi viene detto che ogni docente già le da uno spazio enorme e che quindi la percezione trova una sua collocazione anche al di fuori del metodo suggestopedico. Tento ogni volta di far capire che è la prospettiva che è diversa. La creatività è un mezzo che può servire tanto alla percezione, nel caso in cui il docente o altri alunni in lavori di gruppo la usino per colpire l'immaginario di chi impara, quanto alla concentrazione, durante fasi attive. La creatività in sé non costituisce una fase del metodo, né un presupposto. E' naturalmente un veicolo privilegiato per lavorare alla spontaneità del materiale proposto e alla sua naturale assimilazione ma non è ciò che caratterizza la prospettiva suggestopedica. E' quindi importante comprendere che insegnare con la suggestopedia significa in primo luogo sposare una prospettiva per mettere poi ogni strumento noto o meno noto al suo servizio.


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