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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
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Un uomo, un confronto

di Antonio Stanca

Ancora una figura solitaria quella del protagonista del secondo ampio romanzo di Salvatore Carachino “Teufelserenade”, pubblicato nel 2010 da L’Autore Libri Firenze. Lo scrittore, di origini salentine e da anni domiciliato a Verona dove ha  svolto il suo lavoro di docente, aveva esordito in precedenza con “Il professore di lettere Luigi De Santis” comparso presso la stessa casa editrice. In quel romanzo il Carachino si era soffermato a rappresentare la vita di un insegnante del Meridione d’Italia che aveva svolto la sua attività nelle scuole veronesi dopo il periodo degli studi universitari a Milano. L’aveva mostrato perennemente incerto, indeciso a causa di un’interiorità tanto ricca da non farlo riuscire nella vita quotidiana, da procurargli continue difficoltà ad inserirsi, da fargli cercare nel proprio intimo le ragioni di tutto.

Anche Lucilio Corradi, il giovane protagonista di “Teufelserenade”, è un solitario. Anche lui è un docente nelle scuole di Verona. Anche la sua anima è inquieta, insicura perché attraversata da molti, contrastanti pensieri è la sua mente. E’ sempre assalito da dubbi, ripensamenti, sempre ritorna su quanto gli accade, sempre crede di aver sbagliato. Egli è figlio di un noto studioso, un professore universitario che, ammalato, muore in ospedale. Lucilio lo ha assistito negli ultimi tempi, durante la degenza. In ospedale ha conosciuto la bella infermiera Clara, dalla quale è rimasto subito affascinato, e gli è stato chiesto dal primario-attore di collaborare per uno spettacolo teatrale che si propone di rappresentare quanto avveniva nei postriboli  militari durante la prima guerra mondiale. Lucilio, che è professore e studioso di storia, che nel recupero, nell’esame di documenti storici impiega la maggior parte del suo tempo, che di essi riempie la sua solitudine, dovrebbe fornire al regista e all’intera compagnia i testi da adattare alla rappresentazione. Inizia, così, per il giovane un lavoro che lo porta a scoprire non solo la vita nei postriboli ma anche i luoghi, i tempi, i particolari delle innumerevoli vicende, compresi gli scontri armati fra soldati italiani e soldati austriaci, che si verificarono sulle montagne della grande guerra in inverni così freddi da costituire un altro nemico. L’esplorazione di Lucilio sarà adattata alla rappresentazione teatrale programmata. Dopo questa ci sarà una replica ed altra collaborazione verrà chiesta al giovane professore. Le sue letture, i suoi studi prima privi di un programma definito sembreranno averlo trovato nell’indagine di un determinato momento della storia d’Italia, il suo spirito prima confuso si sarebbe identificato con quello dei tanti eroi di allora, la sua solitudine sarebbe stata superata. Succederà, invece, che Lucilio rimanga solo a vivere la gloria di quel passato, che l’attenzione dei più sia per gli aspetti deteriori dell’evento quali appunto i postriboli militari e che questi costituiscano un motivo di costante interesse. Ad un confronto tra i suoi ed i pensieri degli altri collaboratori era stato chiamato il giovane e di nuovo solo si era ritrovato. Anche l’amore per Clara si trasformerà in un confronto tra le aspirazioni di Lucilio, le stranezze della ragazza e i comportamenti di quanti la cercano. Anche qui Lucilio rimarrà solo e il suo sembrerà un destino inevitabile che si è svelato durante il lungo percorso del romanzo dal quale tanto è emerso. Dal passato della prima guerra mondiale, che fa da sfondo continuo all’opera, dalle vecchie glorie all’attuale crisi di valori, dal mito alla leggenda, alla storia, dall’epica alla letteratura, dalla religione alla scienza, dalla fede alla ragione, dal sacro al profano, dalla pace alla guerra, dalla vita alla morte. Molti, tanti sono i temi che tramite il suo personaggio l’autore fa rientrare. Abilmente e ampiamente costruita risulta la narrazione oltre che espressa con un linguaggio capace di rendere ogni particolare di un pensiero o di un’azione, di un’idea o di una situazione. Colloquiale e impegnato, concreto e astratto, ironico e tragico, volgare ed eletto, come richiesto dalla circostanza sa essere il Carachino di questo romanzo senza mai rimanere lontano da chi legge perché convinto che la scrittura abbia la funzione di comunicare.


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