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Il Corano al confronto
(Religione e vita)

di Antonio Stanca

Ampio e dettagliato è il lavoro che Michael Cook, docente nel Dipartimento di studi sul Vicino Oriente presso l’Università di Princeton, compie nel volume "Il Corano" (ed. Einaudi). Il testo sacro dell’Islamismo viene esaminato dallo studioso al suo interno, nelle parti principali tra le tante che lo compongono (114 sure o capitoli, 6.200 versetti), nei contenuti più significativi, nella forma, ed all’esterno, nei tempi (sec. VII d.C.), luoghi, ambienti, della composizione, nei problemi che l’hanno interessata, nei confronti con le Scritture di altre grandi religioni e con classici quali l’Iliade e l’Odissea, che, come quelle, rientrano nel contesto eurasiatico. In queste due direzioni si svolge l’indagine del Cook senza che l’una prevalga sull’altra ma compenetrandosi in continuazione e creando un percorso sempre mosso ed animato poiché sempre pronto a risalire dal particolare di una parola o frase o data o episodio alla generalità della storia, degli eventi, degli ambienti che hanno costituito l’atmosfera nella quale l’Islamismo ha trovato espressione scritta, collocazione ed affermazione. Come in ogni opera dagli intenti divulgativi anche qui lo stile è chiaro e scorrevole e il lettore ne risulta attratto dal momento che gli è possibile addentrarsi con facilità in situazioni e argomenti per lui piuttosto misteriosi o poco conosciuti.

Gli elementi evidenziati dall’analisi del Cook, peraltro documentatissima circa il pensiero e la posizione di antichi e moderni osservatori e corredata di molte e preziose immagini fotografiche, sono la "compattezza" del Corano, la sua concentrazione in un libro unico, ben definito, privo delle diverse linee di trasmissione, delle ambivalenze, doppie interpretazioni, divisioni e alterazioni che hanno, invece, caratterizzato i testi di altre religioni quali il brahmanesimo, il buddhismo, il confucianesimo, l’ebraismo, il cristianesimo, tutte più antiche dell’Islamismo. Rispetto a questi ed ai poemi omerici il Corano non ha un carattere religioso – letterario ma soltanto religioso e di una religiosità che è sacralità se si pensa che i musulmani lo considerano coeterno di Dio e sacro fin nelle pagine che lo compongono. Inoltre esso ha avuto, pur essendo più recente degli altri testi, un’ affermazione e diffusione pari se non superiori alla loro. Altre differenze stanno negli scarsi riferimenti alla vita del profeta Maometto che l’avrebbe scritto per riportare la parola di Dio rivelatagli dall’Arcangelo Gabriele, nel contenuto costituito essenzialmente da precetti cultuali e giuridici, racconti, ammonizioni, leggende, annunci escatologici, nel limitare l’Islamismo quale liturgia ed estendere il suo ambito umano e sociale, nel richiedere la recitazione e non la lettura, nell’essere ancora scritto in arabo classico come in origine, nell’averne fatto l’unica lingua antica ancora in uso nel mondo moderno ed, infine, nell’aver reso l’Islamismo la religione più restìa ad ogni operazione di ammodernamento fino a promuovere l’attuale corrente dei fondamentalisti contraria a qualsiasi spinta modernista.

Unico e inimitabile oltre che eterno è il Corano al confronto con le altre Scritture e così l’Islamismo che ha continuato e continua come al suo nascere. Esso è praticato in Asia, Africa e nelle altre parti del mondo dove si è diffuso. Ancora oggi, rileva il Cook nella conclusione del libro, l’Islamismo è una religione in espansione, un messaggio che esercita una particolare attrazione presso i contemporanei. Nello spiegare il fenomeno, però, lo studioso non si sofferma molto e lo attribuisce solo alla "compattezza e netta definizione del canone". Andrebbe, invece, osservato che se la religione del Corano è vita del singolo e della collettività, se esso muove alla pratica di valori autenticamente umani e sociali quali il sentimento, l’amore, la comprensione, lo scambio, la generosità, la fiducia, se offre continui esempi di come ottenere ed usare la libertà, la giustizia, l’uguaglianza, se indica come pervenire ad un inalterabile equilibrio tra spirito e materia, anima e corpo, ad un rapporto corretto tra sé e gli altri, tutto questo manca ormai all’umanità dei nostri tempi, è stato da essa smarrito nell’inseguire il progresso e le sue regole alienanti ed ora viene cercato senza sapere dove o come o quando sarà possibile trovarlo. Neanche la letteratura, l’arte possono offrire, come altre volte, tali valori essendosi adeguate, nella maggior parte dei casi, ai tempi per poter sopravvivere. Pertanto il Corano sta sembrando un modo per risolvere il problema: l’uomo più moderno sta scoprendo di potersi ritrovare nel più antico e il fenomeno dimostra che quella del Corano è la voce di Dio come l’uomo l’ha voluta e la vuole, che è la voce dell’uomo d’ogni tempo, che non c’è tempo quando si tratta dell’uomo e che per eternità è da intendere solo questa.


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