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Da Venezia un richiamo
(Ancora l’idea)

di Antonio Stanca

Le paure, che tra fine ‘800 e primo ‘900 sorsero nell’ambito culturale ed artistico europeo riguardo alla condizione d’isolamento, emarginazione e conseguente   “decadenza”, come allora si disse, alla quale sembravano destinati i valori dello spirito, dell’idea e dell’arte che li esprimeva poiché diversi da quelli del sistema di vita individuale e collettiva che si profilava come sempre più incline alla materializzazione dei costumi, ora, e da tempo, non ci sono più. Da anni la vita nel mondo civile e per questo s’intende l’Occidente, europeo ed americano, è regolata quasi completamente da principi di carattere contingente, materiale e quelli ideali, spirituali, propri dell’arte, hanno dovuto accettarli e adattarvisi. Se gli artisti “decadenti” rifiutavano la realtà gli autori d’oggi cercano in essa un inserimento, una collocazione. Non vogliono distinguersi dal contesto, dall’esterno per perseguire e rappresentare, nelle opere, un’interiorità diversa, superiore ma vogliono stare nella realtà anche a costo di operare delle rinunce, di accettare condizioni. C’è ancora, tra gli autori contemporanei, chi non ha accettato il compromesso ed è condannato al silenzio, a rimanere sconosciuto, a valere per pochi se non solo per se stesso.

Dal rifiuto della realtà alla sua totale, incondizionata accettazione: è stato un processo lento ma inesorabile. Tuttavia pur nella situazione ormai creatasi succede che si torni a dire dei valori dello spirito in  arte soprattutto da quando l’ambito culturale ed artistico si è esteso rispetto agli anni passati, da quando sono giunte sue espressioni da aree geografiche rimaste per molto tempo lontane e sconosciute perché depresse quali quelle sudamericane ed orientali, da quando si parla di “multiculturalismo” e sono stati ampiamente riconosciuti e premiati scrittori, poeti, pittori, registi ed altri autori provenienti da quelle aree ed impegnati, nella loro produzione, a trattare dell’anima, del sentimento, a fare dei loro personaggi degli interpreti esemplari dei valori dello spirito, a rappresentare situazioni ed ambienti diversi da quelli degli autori occidentali perché ancora legati all’idea ed alle sue manifestazioni. Un recente esempio del fenomeno   si è verificato a Venezia dove, nella 62ª Mostra Internazionale del Cinema, registi ed attori orientali, in particolare cinesi, si sono distinti rispetto a quelli occidentali, europei o americani. Alla produzione di questi che si può dire fatta di luoghi comuni, diventata ripetitiva, di maniera, quelli hanno opposto un cinema che mostrava situazioni, eventi umani e sociali, nei quali valevano il pensiero, il sentimento, l’interiorità. Sono stati i film più applauditi e questo dimostra che anche presso il pubblico non si sono del tutto spente certe fedi, che sono le condizioni di vita a frenarle e ridurle visto che ricompaiono appena possibile.

Non si deve, tuttavia, pensare che episodi come quello di Venezia possano modificare quanto si è consolidato nella produzione artistica occidentale, quanto si è definito nel rapporto tra questa e l’ambiente, ma si può dedurre di non essere ancora giunti ad una situazione unica, inalterabile e non è poco.


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