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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
- ISSN 1973-252X
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

Don Tonino Bello, un eroe dei nostri tempi

di Antonio Stanca

«Il volto spaurito degli oppressi,
                        la solitudine degli infelici,
                                l’amarezza di tutti gli
                                     uomini della Terra,
sono il luogo
dove Egli continua
a vivere in clandestinità.
                                A noi il compito di cercarlo.
                                                             Mettiamoci in cammino senza paura»

                                                           don Tonino

La sera di Venerdì 20 Maggio a Sternatia, in provincia di Lecce, presso il Centro Studi “Chora-Ma”, da anni presieduto da Donato Indino e da anni impegnato a promuovere incontri e scambi di carattere culturale e celebrare ricorrenze importanti, è avvenuto un breve convegno intitolato “Ricordando Don Tonino Bello”. Alla presenza di un pubblico numeroso, convenuto anche da centri vicini, e dopo il saluto del Presidente del Centro Studi ci sono stati degli interventi mirati ad evidenziare la figura del religioso salentino, la sua importanza per la gente e il territorio. Si è iniziato con la lettura di una poesia di don Tonino, con il discorso di un suo fratello, Marcello Bello, che si è soffermato sul tempo della loro infanzia e prima giovinezza trascorso in condizioni di estrema indigenza a causa della perdita prematura del padre. Ha rivelato che molto importante era stata la madre per i fratelli e soprattutto per don Tonino che a lei era rimasto particolarmente legato. Si è proceduto con la proiezione di un documentario dedicato agli anni della formazione, degli studi del religioso e, in seguito, sono venuti gli interventi da parte di persone qualificate che lo avevano direttamente conosciuto e più di tutti potevano testimoniare della sua figura. È emerso che questa era naturalmente disposta verso gli altri, naturalmente rivolta a partecipare della loro vita, dei loro problemi, a comunicare, comprendere. Si è detto che l’amore, il bene erano qualità proprie del suo spirito e nella religione cristiana avevano trovato l’espressione migliore, che le sue buone attitudini non rimanevano allo stato di pensiero, di sentimento ma si trasformavano in azione, in aiuto concreto verso i bisognosi.

Nel 1982, quando era vescovo di Molfetta (Ba), aveva partecipato allo sciopero indetto dagli operai delle Acciaierie Ferriere di Giovinazzo (Ba) a causa della chiusura della fabbrica. Nel 1985 per il recupero dei tossicodipendenti aveva fondato a Ruvo di Puglia (Ba) la Comunità di Accoglienza e Solidarietà “Apulia” e per gli extracomunitari la “Casa di accoglienza”, a Molfetta aveva promosso la “Casa per la pace”. In seguito, quando ormai era gravemente malato, aveva preso parte alla marcia a piedi dei Cinquecento su Sarajevo mentre si combatteva nei territori della ex Jugoslavia.

Era nato ad Alessano (Le) nel 1935, morirà a Molfetta nel 1993 quando aveva cinquantotto anni. Era stato ordinato sacerdote nel 1957, aveva condotto i suoi studi di teologia a Bologna e Milano, nel 1982 era divenuto vescovo di Molfetta, Giovinazzo, Terlizzi e dopo anche di Ruvo di Puglia, nel 1985 era stato nominato Presidente nazionale del Movimento Internazionale “Pax Christi”. E in qualunque posizione si fosse trovato sempre disposto era stato ad operare per la formazione dei giovani, ad offrire aiuti ai poveri, a dare ospitalità a chi ne aveva bisogno compresi gli immigrati, sempre aveva continuato a vivere con gli altri e come gli altri, a stare tra le persone comuni, ad aiutare chi era in difficoltà. Aveva pure riportato, in versi e in prosa, molti suoi pensieri fino a rendere possibile la pubblicazione di opere ad essi dedicate. È ora in corso un processo per la sua beatificazione.

Il suo esempio testimonia come pure in tempi moderni, quando gli ambienti, i costumi sono gravemente corrotti, quando i valori dell’anima sembrano completamente dimenticati, esiste ancora chi ad essi crede, di essi è convinto. Sono quelle figure che pensiamo proprie della tradizione, quei personaggi capaci di gesta eccezionali volte ad aiutare, difendere, salvare gli altri, quegli eroi che solo al passato sembrano appartenere. Don Tonino, la sua vita, le sue opere dimostrano che gli eroi non sono finiti, che non si spiegano con i tempi ma con lo spirito dell’uomo. Essi vivono solo di spirito e se la loro posizione permette possibilità maggiori si assiste a casi come il suo. Ogni tappa della sua carriera è stata da lui utilizzata per estendere la propria azione umanitaria, per riuscire meglio, per aiutare di più e più persone. Era egli l’interpretazione autentica dei principi fondamentali del Cristianesimo, era la loro riscoperta, il loro recupero, era un invito a ritrovarsi, scambiare, unirsi, capirsi quando difficile è divenuto tutto questo a causa di una vita, di una società sempre più individualiste. Solo si è trovato don Tonino con i suoi propositi in un tempo che escludeva i diversi di ogni genere ma non è arretrato e verso di loro si è mosso mostrando che il bene ancora c’è, ancora è possibile, che soltanto il bene può risolvere quanto di grave avviene nel mondo.

La sua figura è destinata a superare i limiti del proprio territorio, a rappresentare un riferimento sempre e ovunque valido, a diventare quella di un personaggio della storia.


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