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Per un’Italia più completa

di Antonio Stanca

Venerdì 30 Marzo 2007 a Sternatia, in provincia di Lecce, presso i locali del Centro Studi "Chora-ma", da anni attento a promuovere e diffondere operazioni culturali tese al recupero e rivalutazione della storia, della vita, dell’arte che si sono verificate e si verificano nel Salento, è stato presentato dal direttore Donato Indino il volume "Corigliano d’Otranto – Famiglie (Comi – Maggio – Gervasi – Peschiulli)" di Giuseppe Orlando D’Urso. L’opera, pubblicata presso Edit Santoro, non è la prima dell’autore coriglianese ché altri lavori ha egli prodotto ed altri ha in programma circa la storia del suo comune, le vicende che lo hanno riguardato da vicino e quelle che lo hanno visto collegato col più ampio contesto salentino e nazionale.

Degne di nota sono, infatti, in quest’opera del D’Urso anche le parti che, pur minime, evidenziano i rapporti di alcuni personaggi delle famiglie studiate con avvenimenti politici, culturali, artistici di livello nazionale se non europeo quali il Risorgimento, l’Arcadia, il Decadentismo. Gli interessi principali del libro sono, tuttavia, rivolti a ricostruire la storia delle quattro famiglie di Corigliano indicate nel titolo. Si tratta di famiglie di antiche origini e che nei secoli hanno goduto di alto prestigio morale oltre che economico, sono state esempio di vita, di condotta, hanno rivestito, tramite loro esponenti, funzioni amministrative, religiose e promosso azioni, opere utili alla comunità cui appartenevano. Sono le famiglie nobili di Corigliano e l’indagine del D’Urso parte da molto lontano, da quando e come nei secoli si sono formati i cognomi, procede in maniera chiara nell’esposizione, precisa e puntuale nell’indicazione delle fonti e giunge fino ai giorni nostri corredando il lavoro di note esplicative, documenti fotografici e tavole genealogiche. E’ un’opera derivata da un impegno costante e paziente, è il frutto di un lungo e qualificato lavoro e leggendo si ha modo di sapere non solo della formazione e sviluppo delle famiglie in esame ma anche dei rapporti avvenuti con altre di paesi vicini tramite matrimoni o altri collegamenti. Il lettore, soprattutto se dei luoghi presentati, viene messo al corrente di un movimento che non sospettava fosse avvenuto, viene introdotto in una vita della quale non aveva mai saputo. Scopre cose completamente nuove, diverse circa posti, strade, case, chiese che credeva di conoscere e magari frequenta. E il fascino della scoperta aumenta se gli si dice pure che alcune delle persone di tali storie finora sconosciute hanno partecipato ad avvenimenti a lui noti perché ufficiali, della nazione, se gli si rivela che anche in periferia si è respirata l’atmosfera dei centri.

Un recupero del passato quello compiuto dal D’Urso che rientra in una più vasta operazione condotta ai nostri giorni da altri autori meridionali e di altre zone periferiche d’Italia e che è da ritenere positiva per il contributo che può comportare ai fini di un completamento di quella storia nazionale finora ritenuta unica. Senza interventi di questo genere alcuni fenomeni, pur importanti, rischierebbero di rimanere ignorati, la periferia resterebbe per sempre esclusa… tanta vita non sarebbe valsa!


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