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Esempi ancora validi

di Antonio Stanca

Di Eugenio Montale (Genova 1896 – Milano 1981) è stato recentemente pubblicato “Lettere a Clizia”, una raccolta di centocinquantasei lettere scoperte ora e inviate tra il 1933 e il 1939 all’amica e amante ebreo-americana Irma Brandeis dopo che il loro rapporto si era concluso e lei era tornata in America. Grazie ad esse si è definitivamente sicuri dell’identità della Clizia de “La bufera”.

Di Marcel Proust (Parigi 1871 – 1922) è comparso da poco il volumetto “Pittori” che contiene brevi sue annotazioni sull’attrazione che lo scrittore sentì per l’arte figurativa e sui pittori preferiti.

In entrambi i casi si tratta di ritrovamenti che  confermano quanto già si sapeva. Altre volte avvengono vere e proprie scoperte che aggiungono alla vita o all’opera di un autore particolari finora sconosciuti. Pure in altri secoli questo è successo ma la differenza rispetto ad allora consiste nel fatto che il nostro passato, pur se non molto lontano come quello di Montale, è divenuto remoto dal momento che notevoli, determinanti sono state le trasformazioni verificatesi nella società, nella cultura, nella vita. Mentre prima ancora ci si sentiva vicini con quanto era avvenuto in precedenza ché non molto era cambiato tra un periodo e l’altro ora si sono accumulate tante novità in un breve giro di tempo, si sono susseguiti tanti fenomeni, è stata prodotta tanta letteratura, tanta poesia, tanta pittura, si è fatto tanto teatro, ci sono stati tanti modi di fare arte che non si sa più cosa intendere per essa e se ancora se ne possa parlare. Per questo succede che notizie come quelle suddette sembra che riguardino situazioni ormai finite anche se non lontanissime. Ma succede pure che sapere di pubblicazioni recenti di inediti di autori che per noi moderni rappresentano i nostri classici susciti, almeno in certi ambienti, un particolare interesse, richiami l’attenzione. E’ come vedersi offerta, in un momento di confusione, di disorientamento quale l’attuale, la possibilità di un riferimento sicuro, indiscutibile, come poter disporre di un termine di confronto ancora valido. Stampare Montale o Proust adesso che tutto è cambiato, che non si sa più cosa intendere per autore, per artista anche perché ridotte sono le possibilità che si formino figure del genere, non concepita è la condizione di alienazione, d’isolamento dal contesto propria del genio, nessuno spazio è concesso all’espressione e comprensione della carica d’idealità che esso ha sempre comportato, significa che tutto questo non è completamente finito, che certi esempi possono ancora servire. Non è un caso se da qualche tempo, in ambito culturale, artistico, ci si è rivolti indietro per ricavare suggerimenti, indicazioni: quando si è confusi si ha bisogno di chiarezza. Naturalmente esempi come Montale o Proust non possono essere ripresi per le ragioni di ambiente, di atmosfera sociale e culturale che non sono più quelle dei loro tempi e, tuttavia, rappresentano un riferimento, evitano di perdersi a chi si era smarrito. Forse, però, è l’ultima volta che svolgono tale funzione giacché si può prevedere che la perderanno quando il tempo trascorso sarà tanto e la situazione si sarà evoluta nel senso che oggi fa pensare.


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