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Scegliere di morire

di Antonio Stanca

Fabio Levi, docente di Storia contemporanea presso l’Università di Torino e da tempo impegnato nello studio della moderna società italiana, della storia degli ebrei, dei problemi sorti oggi in seguito alla convivenza tra etnie diverse per tradizione, cultura, lingua, costume, religione, ha ora pubblicato, da Feltrinelli, “In viaggio con Alex” (La vita e gli incontri di Alexander Langer, 1946-1995). Nell’opera ripercorre, in maniera molto documentata e in uno stile semplice e chiaro, la breve esistenza di uno dei personaggi della nostra società, politica, cultura degli ultimi tempi evidenziandone la particolarità e l’eccezionalità.

Alexander Langer era nato a Sterning/Vipiteno nel Sudtirolo da padre austriaco-ebreo e madre italiana, altoatesina, aveva compiuto gli studi medi e superiori a Bolzano e si era laureato in Diritto a Firenze, dove sarebbe morto suicida a quarantanove anni. Primo di tre fratelli era vissuto, si era formato in una famiglia, il padre medico, la madre farmacista di antica origine aristocratica, dove la cultura aveva avuto un posto ed una funzione importanti, aveva fatto parte dell’ambiente, del modo di vivere. Sin da ragazzo Alexander, divenuto poi Alex, aveva manifestato una chiara disposizione a cercare gli altri, stare con loro, partecipare delle loro vicende, vivere i loro problemi. Già negli anni della scuola si era mosso in tal senso e piccoli giornali, riviste, azioni di gruppo di carattere religioso erano state le prime operazioni a sfondo sociale alle quali aveva aderito o che egli stesso aveva contribuito a far nascere allora in risposta ai problemi comportati, in una zona di confine, dalla compresenza di tedeschi, italiani e ladini. Così aveva continuato nel periodo degli studi universitari e così ancora da insegnante fin quando gli interessi esterni, quelli pubblici, non gli avevano fatto apparire ridotto, limitato il suo tempo, il suo impegno per essi e non lo avevano convinto che altro tempo, altro impegno serviva. Aveva lasciato, quindi, l’insegnamento e l’attività politica, nelle file dell’estrema sinistra, di Lotta continua, gli era sembrata la più adatta a soddisfare le sue esigenze di essere presente, intervenire, agire ovunque ci fosse bisogno, quando avvenivano ingiustizie, sfruttamenti, soprusi, dove si soffriva, si moriva per la guerra o per disastri naturali specie se dovuti ad incuria, disonestà. In tal modo i suoi movimenti, i suoi rapporti, le sue conoscenze si erano allargati insieme ai suoi interventi, ai suoi programmi, cominciava a farsi conoscere per le sue idee, il suo ambito non rimaneva quello italiano ma si estendeva all’estero, dai paesi più vicini ai più lontani. Ancora di più si sarebbe esteso quando, nel 1980, aderì alla politica dei Verdi e di più quando, nel 1989, divenne deputato del Parlamento europeo. Dopo i problemi d’Italia e d’Europa venivano quelli del mondo e Langer vi giungeva col fervore, con la speranza di sempre. Come sempre li avrebbe vissuti, trattati, avrebbe creduto di risolverli ma come sempre avrebbe incontrato ostacoli nelle persone e nelle cose, non si sarebbe sentito corrisposto nelle aspettative, nell’innata tendenza a cercare la soluzione migliore, il bene per tutti possibile. Instancabile, infaticabile diverrà la sua vita, interminabili i suoi viaggi, i suoi incontri e salda rimarrà la sua fiducia nella verità, nella giustizia. Le idee che lo animavano erano molto più importanti delle realtà che si frapponevano e per questo tardò ad arrendersi all’evidenza, rifiutò a lungo quei pensieri di abbandono dei propri compiti, d’impossibilità di farcela, che negli ultimi tempi avevano cominciato a comparire. I rapporti mai smessi con Vipiteno, i ricordi, gli amici lo aiuteranno a continuare ma sempre più solo si scoprirà, sempre più indifeso, incapace di procedere: le leggi della vita, della storia sia individuale sia collettiva erano cambiate, si erano guastate, avevano accettato come regola quanto prima era stato reato. Pensò più volte di rinunciare, andarsene, ritirarsi e non lo fece mai ché non gli riusciva di stare lontano da dove c’era bisogno. Ma impossibile gli era pure riconoscersi sempre sconfitto, un dramma era diventata la sua vita e non restava che trovare il coraggio di farlo finire.


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