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Italia nazionale o popolare?

di Antonio Stanca

L’attività letteraria, artistica, filosofica, scientifica, verificatasi nella storia di una nazione e riportata nei suoi testi ufficiali, diffusa nei suoi luoghi d’istruzione, costituisce la sua cultura, la sua possibilità d’identificarsi al confronto di altre nazioni, di esprimere movimenti di pensiero non solo propri ma anche provenienti dall’esterno. Umanesimo, Rinascimento, Barocco, Illuminismo, Romanticismo, Verismo, Decadentismo sono i nomi che hanno distinto tali movimenti nel continente europeo e  sono rimasti a significare  i periodi, le epoche della  storia culturale  delle sue nazioni. Attraverso quei periodi è continuato un percorso partito da lontano, dai primordi, e giunto fino a noi, un percorso complicato ché difficile é distinguere quanto  per la cultura siano servite le vicende generali, politiche, economiche, sociali, di un popolo e quanto quelle particolari di un uomo, artista o filosofo o linguista o scienziato. Mentre la storia procedeva, mentre i suoi regni, le sue guerre, i suoi personaggi si avvicendavano, si verificava un altro processo che riguardava il pensiero, si vivevano, si perseguivano interessi, ambizioni che a volte erano vicini a quelli del tempo altre se ne discostavano. In modo, quindi, non sempre facile si è proceduto nella formazione del patrimonio culturale di una nazione, dei testi e linguaggi nei quali essa potesse valere  per tutti e per sempre.   

Oltre agli autori ed ai prodotti “maggiori” ci sono stati, in ogni epoca, anche quelli “minori” che non sono pervenuti ai livelli di contenuto e forma degli altri e, tuttavia, non sono stati trascurati dai testi ufficiali, scolastici anche se lo spazio ed il rilievo ad essi assegnati sono risultati ridotti.

Nessun rilievo, invece, è stato accordato a quanto avveniva nella vita quotidiana, a cosa si pensava,  come si parlava, si scriveva, si viveva a livello popolare perché era questo un ambito sul quale l’altro, quello della cultura, si era levato al punto da rappresentare l’unico. Recentemente, però, soprattutto in Italia, si tende a recuperare quegli usi e costumi popolari dei quali non si era mai detto, quella produzione, in parole od opere, che è stata propria delle classi sociali rimaste ignorate dalla storia sia civile sia culturale. Ovunque, nella nostra nazione, sono sorti organismi tesi a riprendere e valorizzare  tali elementi. Anche la scuola, dall’elementare alla media superiore, è ormai coinvolta, con i suoi progetti, nell’operazione né assente al richiamo è rimasta l’università. Si vogliono riportare alla luce  materiali sconosciuti, si vuole attribuire loro l’importanza ritenuta negata. Anche i mezzi di comunicazione di massa partecipano del movimento, anche gli organi di stampa e c’è da scoprire, vedere, scrivere in un’ Italia  divisa e sottomessa a diverse dominazioni straniere fino ai tempi moderni. Ci sono infinite particolarità in una nazione dove diversa è stata, per secoli, la condizione delle sue città, province, regioni ed esteso è l’interesse che la loro rivelazione suscita. Ma qui sta il problema: questo interesse arriverà a sostituire quello per la cultura nazionale? La varietà diverrà più importante dell’unicità? I dialetti d’Italia prevarranno sulla lingua italiana? I canti popolari su quelli dei poeti? I frantoi ipogei sulle cattedrali? La tradizione culinaria su quella letteraria?

Questo succederà se il fenomeno della cultura popolare non sarà ricondotto entro i suoi confini, se non sarà considerato marginale anche se il problema è più vasto di quanto si creda. Le diverse e tante culture territoriali per farsi conoscere  tendono a trasformarsi in elementi visivi, richiedono soprattutto  spettatori mentre l’altra cultura richiede lettori ed in questo momento riesce più gradito assistere, visitare che leggere, capire. Le immagini, dalle televisive alle cinematografiche alle telematiche, stanno sostituendo ogni altro modo di conoscere, di sentirsi partecipe di un evento  e di esse si servono le  culture popolari, il folklore per raggiungere il pubblico.

La semplicità del contenuto, la curiosità della scoperta, la facilità della trasmissione: sono gli aspetti che finora hanno assicurato il loro successo e sono anche quelli che non fanno intravedere possibilità di soluzione per il problema.


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