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Dio o l’uomo?

di Antonio Stanca

Sulla base di testi filosofici comparsi nel mondo occidentale dal XVII secolo ai nostri giorni il professore di Filosofia morale presso La Sapienza di Roma, Eugenio Lecaldano, dimostra nel suo breve volume, “Un’etica senza Dio” recentemente pubblicato da Laterza, che soltanto omettendo l’idea della presenza e dell’azione divina nella vita dell’uomo può questi avere una morale.

Dalle opere di Hume, Kant, Mill, Lecaldano muove per dimostrare come già tre, quattro secoli addietro l’attività di pensiero era giunta a stabilire, quasi definitivamente, che la religione è un impedimento giacché vieta all’uomo di guardare oltre i  confini di essa, lo limita ad una visione unica, non gli permette di svilupparsi, di accogliere il nuovo e, quindi, anche la morale che gli procura è limitata alla sfera religiosa, non è estendibile a chi di questa non fa parte, non è di tutti gli uomini ma soltanto di quelli religiosi. Perché ci sia un’etica nella quale tutti possano riconoscersi bisogna riferirsi a quella formatasi insieme all’uomo, nata e costruita con lui, con il mondo, all’origine dei tempi. Quella che è scaturita dalle prime emozioni, quando si è sofferto per un dolore, gioito per un piacere, quando si è imparato a piangere, a ridere, a sapere cosa significa essere buoni, cattivi, quanto serve per essere giusti, quanto vale essere veri, che vuol dire sentirsi in colpa, cosa intendere per bene e cosa per male. E’ la morale che d’allora ha seguito l’uomo nella sua evoluzione, si è modificata come la sua vita, è vissuta con lui, è diventata la sua legge. Si dirà che anche la religione separa il bene dal male, anch’essa invita, educa all’acquisizione di tali principi ma si dovrà pure ammettere che il bene e il male di una religione sono diversi da quelli di un’altra e, quindi, si dovranno riconoscere i limiti di un’etica di formazione religiosa di fronte all’altra di formazione umana e gli ostacoli  che dalla prima sono derivati e derivano all’affermazione e diffusione della seconda anche perché priva delle possibilità di rinnovamento proprie di questa.   Dell’uomo è l’etica non di Dio, della vita non della religione: questo vuol dire Lecaldano nel suo libro e per farlo si riferisce a quanto è avvenuto nel pensiero occidentale moderno e contemporaneo anche se è costretto a riconoscere che nemmeno tanto è stato sufficiente a risolvere la questione dal momento che ancora oggi essa risulta esposta a dibattiti, ancora oggi si discute sull’origine della morale.

Chiaro, scorrevole, convincente è il Lecaldano di quest’opera nonostante la complessità dei temi trattati. Abile espositore egli si mostra e, tuttavia, il suo discorso sarebbe risultato migliore se non fosse dipeso quasi sempre dall’esterno, dai testi degli autori antichi e moderni addotti a conferma delle proprie tesi, se avesse avuto una maggiore autonomia.


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