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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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Il passato vale

di Antonio Stanca

Molto singolare si è rivelato Luigi Marrella, docente di Storia e Filosofia, di Casarano, in provincia di Lecce, col suo breve volume “Pro Reggio e Messina”- Un messaggio di solidarietà dal Salento in occasione del terremoto del 28 dicembre 1908 (Barbieri, 2008), dedicato al centenario del tragico evento che sconvolse le città di Messina e Reggio Calabria provocando migliaia di vittime e incalcolabili danni alle case, alle strade, alle ferrovie, alla corrente elettrica e ad ogni altro servizio delle città e dintorni.

Marrella è un ricercatore di antiche fonti, uno storico, da tempo studia il periodo fascista della storia italiana, ha esaminato documenti ad esso relativi e non molto noti ricavandone pubblicazioni di rilievo. Dirige la collana di studi di Storia patria “Quaderni di Kèfalas e Acindino”, da lui fondata e presso la quale sono comparsi altri suoi lavori che indagano su avvenimenti e personaggi del passato di Casarano. Egli tende a valorizzare vecchi momenti, aspetti di una storia, di una cultura, di un ambiente che sono rimasti lontani dal clamore di quelli più noti e contemporanei, vuole restituire ad essi il valore che hanno meritato e scoprire i collegamenti per inserirli nel più vasto contesto che a distanza si verificava.

Stavolta Marrella con “Pro Reggio e Messina”, numero cinque della suddetta collana di studi di Storia patria, ha inteso mostrare come nel 1908, quando il mondo intero fu colpito dall’evento luttuoso e in soccorso delle zone terremotate si mosse, anche a Casarano si pensò di prestare aiuto. Per sostenere la raccolta di fondi e di materiale utile da inviare fu promossa, da parte di un Comitato, la stampa di un giornale dal titolo “Pro Reggio e Messina. Numero Unico a beneficio dei danneggiati dal terremoto”. Uscì a Casarano il 10 gennaio 1909, risultò composto da otto pagine, scritto da un piccolo gruppo di collaboratori e costituito da testi in versi, in prosa e di storia, tutti impegnati a dire della tragedia, dei suoi luoghi, dei suoi precedenti nei secoli scorsi, degli aiuti giunti allora e adesso e soprattutto dello spirito di partecipazione, collaborazione, carità, che in simili circostanze era emerso mostrando come fosse sempre presente e vivo nell’animo dell’uomo, come segnalasse la qualità della sua natura, la sua civiltà.

Su questi testi ha indagato Marrella, li ha scoperti e ne ha tratto il suo libro dove oltre a commentarli li offre nelle loro immagini autentiche e li colloca insieme ad altri di quel momento e di altri posti e città soprattutto del Meridione d’Italia. Di nuovo l’autore è riuscito nel suo proposito d’inserire la periferia in un contesto più ampio, di nuovo ha fatto parlare i documenti, li ha resi protagonisti e stavolta ha ricavato da essi anche la possibilità di sapere come si scriveva, la forma che si usava nell’italiano scritto di cento anni fa, le differenze da quella attuale. Vale quest’opera del Marrella  come testimonianza di storia e di lingua, come prova di uno spirito e di un’espressione comune pur in luoghi diversi della vecchia Italia.


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