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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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Il ricordo è vita

di Antonio Stanca

“E tu onore di pianti, Ettore, avrai…”
(Ugo Foscolo,”Dei Sepolcri”)

Nella Collana di Studi di Storia patria “Quaderni di Kèfalas e Acindino” (ed. Barbieri di Manduria - Taranto) è comparso di recente “Antonio Natale scultore e pittore”. E’ un catalogo delle opere dell’artista di Casarano (Lecce) scomparso tre anni fa a sessantacinque anni per una grave malattia. Il lavoro è stato curato da Luigi Marrella, pure di Casarano, docente di Storia e Filosofia, studioso del fascismo ed autore di opere di rilievo in tale ambito oltre che di saggi e studi di altro argomento. Nella Collana sono stati pubblicati alcuni importanti lavori di Marrella ai quali si aggiunge ora il catalogo. Questo contiene anche una biografia del Natale, l’elenco delle mostre alle quali aveva partecipato, dei riconoscimenti ottenuti e alcuni ricordi e giudizi espressi da amici, allievi e noti osservatori. Ma è soprattutto impegnato a ricostruire per intero il suo percorso artistico dagli inizi alla fine quando era diventato quasi assente dal contesto nonostante continuasse la sua attività. Anche se in tono minore a causa delle precarie condizioni della sua salute l’ultimo Natale non aveva smesso di lavorare e come in altri casi di autori condannati ad una morte precoce ha creato fino alla fine anche perché non crede di poter finire chi fa nascere.

Era nato a Casarano nel 1942, conseguito il diploma di “Maestro d’Arte” nel 1966 aveva cominciato, giovanissimo, a partecipare a mostre e negli anni settanta era emigrato in Lombardia per insegnare nella scuola. Vi sarebbe rimasto parecchio tempo, avrebbe continuato nel suo lavoro di docente e scultore, avrebbe intrattenuto rapporti con artisti del posto. Rientrato in Puglia perché trasferito ha insegnato a Lecce, Nardò ed, infine, al Liceo Scientifico “G. C. Vanini” di Casarano dove è rimasto per molti anni fino al pensionamento. A Casarano sarebbe morto nel 2007.

Molto giovane era Natale quando aveva cominciato la sua attività artistica. Sarà prima scultore e poi pittore, userà la terracotta, il gesso per la scultura, la tela, il cartone, il truciolato, il compensato per la pittura. Non si distinguerà tra le due produzioni, le forme, le linee, i colori si assomiglieranno dal momento che sono di figure lente, silenziose, quasi prive di movimento. Figure sole che esprimono particolari stati d’animo o insieme ad altre che cercano di comunicare, di scambiare fino ad unirsi, fondersi e rendere difficile una loro distinzione. Natale persegue l’espressione di un’interiorità che ha bisogno di dire di sé, che cerca quanto le manca, una parola, un gesto che risolva il suo problema.

Di poco vivono i suoi soggetti, del loro volto, del loro corpo, di uno sguardo, di un abbraccio, non partecipano di grandi avvenimenti, della storia di tutti ma solo di quella della loro anima semplice, buona che cerca altro bene, altro amore. La sua è un’umanità protesa a raggiungere quella comunione di sentimenti, di affetti nella quale tutti possano ritrovarsi, riconoscersi. Il suo è l’uomo moderno, contemporaneo che nello spirito cerca di salvarsi dallo smarrimento che i tempi gli hanno procurato. Un invito è l’opera del Natale, un messaggio che egli ha affidato a delle immagini perché ovunque giungesse, per tutti valesse. Così l’uomo è diventato artista e si è inserito in quel vasto contesto culturale ed artistico promosso dal Decadentismo europeo, rivolto ad identificare l’arte con lo spirito e durato, anche se solo per pochi autori, fino ai giorni nostri. Pure nelle sue linee Natale mostra di risentire della lezione delle tante avanguardie succedutesi nell’arte figurativa del Novecento italiano e straniero e il suo caso offre al Meridione d’Italia la possibilità di partecipare di tanto movimento, lo immette in un panorama di così ampie proporzioni. Dalla “malinconia” di un giovane schivo, riservato, come viene ricordato, si è passati a quella delle sue figure, alle richieste della loro anima e da qui si è giunti all’arte di un  secolo.

Ricordare Natale, come ha fatto Marrella tramite il catalogo, significa fissare l’importanza della sua opera, onorare il suo nome, continuargli la vita, assicurargli l’immortalità dell’arte.


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