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Il ricordo è vita
di Antonio Stanca “E tu onore di pianti, Ettore, avrai…”
Era nato a Casarano nel 1942, conseguito il diploma di
“Maestro d’Arte” nel 1966 aveva cominciato, giovanissimo, a partecipare
a mostre e negli anni settanta era emigrato in Lombardia per insegnare
nella scuola. Vi sarebbe rimasto parecchio tempo, avrebbe continuato nel
suo lavoro di docente e scultore, avrebbe intrattenuto rapporti con
artisti del posto. Rientrato in Puglia perché trasferito ha insegnato a
Lecce, Nardò ed, infine, al Liceo Scientifico “G. C. Vanini” di Casarano
dove è rimasto per molti anni fino al pensionamento. A Casarano sarebbe
morto nel 2007. Molto giovane era Natale quando aveva cominciato la
sua attività artistica. Sarà prima scultore e poi pittore, userà la
terracotta, il gesso per la scultura, la tela, il cartone, il
truciolato, il compensato per la pittura. Non si distinguerà tra le due
produzioni, le forme, le linee, i colori si assomiglieranno dal momento
che sono di figure lente, silenziose, quasi prive di movimento. Figure
sole che esprimono particolari stati d’animo o insieme ad altre che
cercano di comunicare, di scambiare fino ad unirsi, fondersi e rendere
difficile una loro distinzione. Natale persegue l’espressione di
un’interiorità che ha bisogno di dire di sé, che cerca quanto le manca,
una parola, un gesto che risolva il suo problema. Di poco vivono i suoi soggetti, del loro volto, del
loro corpo, di uno sguardo, di un abbraccio, non partecipano di grandi
avvenimenti, della storia di tutti ma solo di quella della loro anima
semplice, buona che cerca altro bene, altro amore. La sua è un’umanità
protesa a raggiungere quella comunione di sentimenti, di affetti nella
quale tutti possano ritrovarsi, riconoscersi. Il suo è l’uomo moderno,
contemporaneo che nello spirito cerca di salvarsi dallo smarrimento che
i tempi gli hanno procurato. Un invito è l’opera del Natale, un
messaggio che egli ha affidato a delle immagini perché ovunque
giungesse, per tutti valesse. Così l’uomo è diventato artista e si è
inserito in quel vasto contesto culturale ed artistico promosso dal
Decadentismo europeo, rivolto ad identificare l’arte con lo spirito e
durato, anche se solo per pochi autori, fino ai giorni nostri. Pure
nelle sue linee Natale mostra di risentire della lezione delle tante
avanguardie succedutesi nell’arte figurativa del Novecento italiano e
straniero e il suo caso offre al Meridione d’Italia la possibilità di
partecipare di tanto movimento, lo immette in un panorama di così ampie
proporzioni. Dalla “malinconia” di un giovane schivo, riservato, come
viene ricordato, si è passati a quella delle sue figure, alle richieste
della loro anima e da qui si è giunti all’arte di un
secolo. Ricordare Natale, come ha fatto Marrella tramite il
catalogo, significa fissare l’importanza della sua opera, onorare il suo
nome, continuargli la vita, assicurargli l’immortalità dell’arte. |
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