Prima Pagina
Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

Di fronte alla vita
(Rifiuto e accettazione)

di Antonio Stanca

Una serie di componimenti in verso libero, raggruppati in brevi sillogi datate e intitolate, costituisce “L’immagine cosciente” (ed. Lacaita) di Elisabetta Mori, nata a Taranto e vissuta in Toscana. L’opera raccoglie la produzione poetica dell’autrice dagli anni ’70 al 2000, quando è stata pubblicata, e rappresenta un’eccezione in un percorso impegnato soprattutto nella narrativa. Numerosi sono stati i riconoscimenti ottenuti dalla Mori tra i quali va segnalato anche quello per “L’immagine cosciente” nel 2002 al concorso “L’uomo e il mare - Città di Gallipoli ”.

Pur se divise da date e titoli queste poesie si presentano unite nello stile, agile,  capace di spostarsi con facilità tra situazioni, immagini, pensieri diversi e lontani, di balenare rapido tra passato e presente, echi letterari antichi e nuovi, e nel significato che emerge  unico, inequivocabile anche tra tanto movimento. Una ricerca d’altro, un anelito di diverso, un’ aspirazione a cambiare, ad evadere o almeno allontanarsi da quanto è vicino, usuale, quotidiano: questo proviene dalle brevi liriche si riferiscano a luoghi, tempi, eventi vicini o lontani nello spazio o nel tempo,  contengano  un pensiero o un ricordo, una sensazione o un’emozione, trattino di persona o cosa. “… so che non avrò / altro / che ciò che vedo / eppure aspetto bramo desidero…” dice la Mori nel componimento “Craving” e sono parole che possono essere considerate emblematiche dello stato d’animo sotteso dall’intera raccolta ed espresso in modi così abilmente allusivi e finemente elaborati da  superare la condizione particolare dalla quale muovono i singoli brani ed assurgere ad un valore più esteso, quello dell’arte. L’insoddisfazione della Mori e la sua ambizione a vivere in altro modo o mondo o vita vanno accostate a quelle di tanti autori del decadentismo italiano ed europeo, allo stato di sospensione tra reale e ideale che è tipico delle loro opere poiché traduce simile condizione dello spirito,  proclama i bisogni di un’anima diversa dal comune ed alla ricerca di quanto possa appagarla.

Non giunge, tuttavia, la Mori ad enunciare come ultima, definitiva tale situazione morale ché subentra, nella sua poesia, un senso di accettazione, di rassegnazione. “… Non affannarti a cercare la risposta / vivi oggi per domani / e prendi il meglio”, così in “Quattro doppie V” e così molte altre volte. Constatata l’impossibilità di evadere da questa vita, di scoprire il “varco” per accedere ad altre esistenze, verificata la propria condizione come necessariamente obbediente a leggi naturali, alla poetessa non rimane che pensare di adeguarsi ad essa. E’ un aspetto della sua poesia al quale va attribuito un valore didattico dal momento che può essere inteso come l’indicazione di una via da seguire per correggere quell’inquietudine che i tempi moderni hanno diffuso in ogni ambiente e che spesso muove a rifiutare o a rifiutarsi. Anche la Mori era partita da un rifiuto ma poi ha maturato pensieri più tolleranti: come non tenerne conto in un momento in cui tutto sembra superarci e muoverci a negarlo senza sapere cosa scegliere o fare!


La pagina
- Educazione&Scuola©