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L’Italia delle mostre

di  Antonio Stanca

Da anni, in Italia, in molti capoluoghi di regione o provincia oltre che nei maggiori centri urbani si organizzano manifestazioni di vario genere, fiere, mercati, immense esposizioni che, accanto alle più recenti realizzazioni tecniche e meccaniche, mostrano anche quanto sta succedendo in ambito culturale, letterario, figurativo, cinematografico. Ciò  che si vede in televisione o sui giornali viene fatto conoscere da vicino, concretamente e questo attira non solo i cittadini del posto e dintorni ma anche molti turisti al punto che l’incremento del turismo è considerato ormai uno dei motivi promotori del fenomeno. In tali circostanze vengono proposti allo stesso modo prodotti diversi e molte distanze e differenze risultano annullate. Tra il libro, il quadro, il film e l’elettrodomestico, il videogioco non si distingue per quanto è necessario, tutti rientrano nella serie dei prodotti di consumo e si aggrava lo stato di confusione già esistente. Questo avviene anche perché non c’è un pubblico preparato o con esigenze particolari. Il pubblico attuale è stato creato dai mezzi di comunicazione di massa ed  ha ovunque gli stessi gusti e bisogni, è il pubblico al quale come l’automobile o il cibo anche la visione, l’ascolto, la lettura devono piacere. E come le case automobilistiche ed alimentari pure quelle cinematografiche ed editoriali hanno preparato ciò che gli serve, i film, i libri che possono soddisfarlo anche se lontani dal vero cinema e dalla vera letteratura. Di questi e della musica, del teatro, della pittura d’autore lo spazio e il seguito si sono ormai ridotti: non essendosi adattati ai tempi sono diventati di pochi autori e di una fascia quasi irrilevante di pubblico. E non solo alle mode, a quanto richiesto dal momento, si concede, in ambito culturale, nelle suddette manifestazioni ma anche al posto, a quanto proviene dal territorio, alla produzione letteraria, figurativa, teatrale del luogo, alla lingua, agli autori di questo. Tenendo conto di come sia diffusa ormai da noi la tendenza a recuperare usi, costumi, tradizioni linguistiche e generalmente culturali di un territorio e di quanto diversi siano stati in Italia i territori a causa di un passato diviso politicamente e geograficamente, si può immaginare a quale frazionamento si va incontro, a quale moltiplicazione di generi, prodotti, linguaggi, autori.

Se ovunque la cultura, l’arte sono in crisi per i tempi da noi lo sono anche per i luoghi!


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