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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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Scrittura come scoperta

di  Antonio Stanca

Aveva cominciato a scrivere a diciotto anni, si era trattato di novelle, al successo era giunta nel 1929, a ventisei anni, con il romanzo “David Golder”. Allora era comparso in volume pure un romanzo precedente “Il malinteso”, che nel 1926 era stato pubblicato su rivista. A ventitré anni, quindi, la scrittrice francese Irène Némirovsky aveva prodotto la sua prima ampia narrazione che ora è stata pubblicata dalla casa editrice Adelphi di Milano nella serie Piccola Biblioteca Adelphi. La traduzione è di Marina Di Leo e la nota conclusiva dello studioso Olivier Philipponnat.

La Némirovsky era nata in Russia, a Kiev, nel 1903 da padre ebreo. Era stata educata da una governante francese che aveva fatto di quella francese la lingua della bambina. Fuggita dalla Russia nel 1917, al tempo della Rivoluzione, la famiglia Némirovsky si era rifugiata in Scozia, Finlandia ed infine in Francia, a Parigi, dove Irène studierà e nel 1924 si laurerà in Lettere alla Sorbona. Nel 1926, quando comparirà per la prima volta “Il malinteso”, si sposerà e poi, in seguito al successo riportato con “David Golder”, entrerà a far parte dei fervidi ambienti culturali della Parigi del primo Novecento, anni ’20, ’30, ambienti frequentati da autori noti, intellettuali, artisti, tra i quali la Némirovsky s’inserirà mentre la sua produzione di novelle, racconti e romanzi diveniva sempre più intensa. Sarà una frequentatrice dei salotti parigini ma a causa delle leggi antisemitiche emanate in Francia nel 1940 sarà costretta, insieme al marito ed alle due figlie, ad abbandonare la città. Le verrà impedito di pubblicare anche se continuerà a scrivere e nel 1942 sarà arrestata e trasferita, dopo qualche tempo, ad Auschwitz dove morirà poco dopo l’arrivo. Sarà una delle figlie a recuperare in seguito molti suoi manoscritti, pubblicarli e farla riemergere dal lungo silenzio nel quale era caduta dopo la morte. Tra le opere che sono provenute da questa operazione il romanzo “Suite francese” pur se incompleto diventerà un successo mondiale e farà della Némirovsky uno dei classici della letteratura francese del Novecento, uno dei maggiori autori dell’Europa tra le due grandi guerre. Era un periodo nel quale tutto, ogni realtà era divenuta precaria e in letteratura, in arte si cercavano i valori interiori, quelli dello spirito, dell’anima. Continuava l’atmosfera culturale del Decadentismo europeo, a grandi autori, a grandi opere “decadenti” si assisteva ancora, Parigi era ancora uno dei centri maggiori di tale movimento e la Némirovsky una protagonista della vita intellettuale della capitale francese. In senso “decadente” procedeva la Némirovsky scrittrice di romanzi, racconti, novelle e abile si mostrava a svelare e rappresentare quanto si cela dietro le apparenze, ad indagare tra i moti più complessi e segreti dell’animo umano. Nelle sue narrazioni muoveva sempre da una realtà attuale, da problemi quali lo sradicamento, l’esilio, le peregrinazioni, il declino della classe aristocratica, l’ascesa della borghesia, la vita nelle campagne francesi, le conseguenze della prima guerra mondiale, le situazioni che preparavano alla seconda ma riduceva tutto alla cornice, allo sfondo sul quale si muovevano i suoi personaggi obbedienti solo ai richiami del proprio animo. Così ne “Il malinteso” dove un giovane aristocratico francese, Yves, ritrovatosi povero dopo aver partecipato alla prima guerra mondiale, si tortura in questa che gli diventa una pena e che alla fine lo costringe a fuggire. Prima, però, incontra Denise, la giovane e bella moglie di un ricco uomo d’affari. Lei soffre di solitudine, d’insoddisfazione e s’innamora subito e senza limiti di Yves. Pensa di risolvere così i suoi turbamenti, si concede totalmente al giovane, crede finita la sua sofferenza, crede nell’amore, lo vede come una liberazione, come la possibilità migliore perché si avverino le sue aspirazioni, i suoi sogni. Non sa delle condizioni di Yves e gravissimo le sarà scoprirsi lasciata, rinunciare a tutto quanto con quell’amore aveva collegato.

Per Yves sarà diverso dal momento che la  povertà gli aveva impedito di pensare ad un futuro con Denise e il suo era rimasto l’innamoramento difficile da evitare per un giovane solo di fronte ad una donna tanto bella e tanto disposta.

Due diversi modi d’amare, una strana relazione, un “malinteso” del quale la Némirovsky si fa interprete riportando quanto sentono, pensano, immaginano i due protagonisti, osservando senza sosta il loro spirito. La sua scrittura è un’indagine che poco concede all’esterno e tutto all’azione dell’anima fino a ricavarne un intero romanzo, a costruirlo e svolgerlo con naturalezza poiché sempre in una lingua semplice, scorrevole. Che tanto sia avvenuto in un’opera prima, quando la Némirovsky si stava formando, fa risorgere l’antico problema di quanto la maniera di un autore sia da attribuire al clima culturale del momento e quanto alla sua naturale disposizione.


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