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I “piccoli” della storia

di Antonio Stanca

E’ appena uscito, insieme al n. 4 – Aprile 2005 di “Presenza Taurisanese”, mensile di Politica, Cultura e Attualità, diretto a Taurisano, in provincia di Lecce, da Luigi Montonato, docente di Lettere, il breve volume “Nino Liberto Salentino era un soldato”. E’ il direttore Montonato l’autore di questo quaderno, nel quale ha raccolto, come altre volte in altri lavori, quanto ha rilevato tramite prolungate e meticolose ricerche. Ne ha svolte in diversi ambiti culturali e sempre chiaro e convincente è riuscito nella ricostruzione di personaggi ed ambienti, sempre ordinato, accessibile nell’esposizione. Tali risultati si ottengono quando uno studioso è mosso dai soli interessi della scoperta e le sue uniche intenzioni sono quelle del conoscere e trasmettere.

Anche in questo lavoro il Montonato muove da una circostanza particolare per estendere il suo discorso ai tempi e luoghi di essa, per far luce su interi periodi di storia e cultura.

Sessant’anni fa, il 17 Gennaio 1945 presso il fiume Lamone – Casa Matteucci, in provincia di Ravenna, cadeva in combattimento Nino Liberto Salentino. Aveva diciotto anni, era originario di Taurisano ed ora è sepolto nel cimitero di guerra di Camerlona (Ra). Si era arruolato volontario nel nostro esercito di liberazione nazionale che, dall’8 Settembre 1943 al 25 Aprile 1945, ha combattuto, insieme agli  alleati angloamericani, in tanti punti della penisola italiana al fine di respingere le truppe tedesche ancora presenti. E’ questo uno dei periodi più gravi e più oscuri della nostra storia: dopo l’armistizio, nel 1943, in Italia si fronteggiarono non solo le forze militari tedesche con quelle avversarie degli alleati ma anche forze italiane (partigiane, monarchiche) con altre italiane (Salò) rimaste vicine alle tedesche. La guerra mondiale  da noi continuava e diveniva anche civile. Inoltre tra i partigiani italiani c’erano gruppi di diversa formazione ed ognuno combatteva per potersi ascrivere dopo, quando l’Italia sarebbe stata liberata, il merito d’averlo fatto ed il colore politico in nome del quale  aveva  operato onde continuarlo nella nuova nazione.

Molte presenze, molti obiettivi, molta confusione c’è stata ed apprezzabile risulta il Montonato per la chiarezza con la quale riesce a muoversi tra tanta complessità senza trascurare particolari pur minimi.  Si notino ancora l’accurata indagine da lui svolta presso diverse fonti e la capacità di comporre ogni volta il quadro della situazione. E’ venuto incontro, così, ad un bisogno spesso emerso nei nostri ambienti culturali, quello di sapere di più della Resistenza dal momento che, nonostante sia stata trattata, molto è rimasto ancora di non appurato. Montonato cerca di colmare il vuoto, di essere completo in questo “saggio sulla liberazione”. Da ammirare che a suggerirglielo sia stato il bisogno di recuperare la memoria di un ragazzo di Taurisano morto in quelle complicate circostanze. Di lui l’autore dice all’inizio ed alla fine del lavoro ma tanto basta perché  il lettore insegua quel nome, lo cerchi ovunque. Vuole sapere di Nino, della sua storia, della sua sorte da “piccolo” mentre legge l’altra dei “grandi”.  Si  superano, in tal modo, quei limiti che sarebbero potuti essere propri del documento, del saggio e si dimostra quanto siano notate oggi, in ambito culturale e sociale, la presenza e l’azione degli “umili” poiché testimoni di un’innocenza, di una lealtà, di una verità ormai quasi completamente compromesse,  come si tenda, da parte di chi produce e di chi   vi assiste, a riscoprire l’uomo nelle sue qualità più autentiche.


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