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Dall’uomo  alla vita
(Una scoperta graduale)

di Antonio Stanca

Per i tipi di Iperborea è comparso il breve romanzo “La storia seguente” dello scrittore olandese Cees Nooteboom (Aja 1933) già noto per altri romanzi oltre che per raccolte di poesia, opere teatrali e diari di viaggio. La traduzione è di Fulvio Ferrari e l’opera, che risale al 1991, ha ottenuto il premio Aristeion della Comunità Europea e il Grinzane Cavour 1994. Particolare è in essa la figura del protagonista Herman Mussert, scapolo cinquantenne, esperto classicista ed ex insegnante di materie classiche in un liceo della provincia olandese. Questi aveva condotto fino a trent’anni una vita solitaria, nella quale la sua cultura, profonda e convinta, e le sue lezioni avevano costituito un valore unico, assoluto da anteporre ad ogni altro. Ma improvvisamente si erano verificate, in un percorso così lineare, delle circostanze non previste: la visione quotidiana della straordinaria bellezza di un’alunna, la regalità di questa nel portamento e nell’espressione, la relazione con una collega voluta soprattutto da lei perché delusa del marito, avevano comportato alcune crepe nella solida costruzione della vita di Mussert, gli avevano fatto sollevare lo sguardo su quanto altro, oltre i classici, esisteva e poteva valere anche per lui. Era cominciata così una vicenda che gli aveva fatto scoprire di avere un corpo oltre che una mente, di poter provare emozioni, sensazioni, piaceri diversi da quelli procurati dalla declamazione di testi greci o latini, superare la sofferenza patita soprattutto a causa dell’aspetto fisico, ridimensionare quanto la cultura e la scuola avevano sempre rappresentato. Non era soltanto la scoperta della realtà per chi era vissuto solo d’idee ma anche la rivelazione di altre idee, pensieri, sentimenti, dei quali prima Mussert non aveva avvertito alcun segnale, era un ampliamento della sua persona, fisica e psichica, quello che ora si stava verificando.

Quando il romanzo inizia tutto questo è già avvenuto e  Mussert è  un curatore di guide turistiche, vive fuori dalla scuola, lontano dalla bellissima allieva e dall’amante. E’ tornato solo come prima non per sua scelta ma perché obbligato dalle circostanze. Non si è, tuttavia, rifugiato nelle precedenti certezze dal momento che quel processo di estensione della personalità è continuato fino a modificare, alterare ogni sua convinzione,  disorientarlo e condurlo ad una vera  crisi d’identità. Aveva cominciato col far posto ad immagini insolite (la bellezza femminile), col concepire pensieri e compiere atti nuovi (il rapporto d’amore), si era tanto disposto verso l’esterno, verso la vita e la sua immensa varietà da aver perso ormai ogni precedente sicurezza o riferimento, non distinguere più tra tempi e luoghi diversi e lontani, non sapere dove si trovasse, come e quando vi fosse giunto, chi fosse.

Una sera si era coricato, come al solito, ad Amsterdam e la mattina seguente si era svegliato a Lisbona. Dopo i primi dubbi aveva dovuto convincersi che entrambe le situazioni erano vere e che nella seconda si trattava della stessa stanza d’albergo dove, molti anni prima, aveva trascorso la notte con l’amante dopo averla raggiunta in un suo viaggio per motivi di studio. Sarà assalito dai ricordi relativi al tempo della loro permanenza a Lisbona, ai momenti, luoghi, circostanze più interessanti, all’inizio della relazione, alla loro vita nella stessa scuola insieme al marito pure insegnante, alla maniera di lei più decisa della sua, ai particolari della loro intimità, alle parole, gesti che li avevano segnati, alla fine del rapporto perché scoperto. Questi ricordi non gli si presenteranno in un ordine logico, consequenziale ma  tramite una serie d’immagini, visioni quasi autonome, indipendenti da lui e intrecciate con altre completamente  diverse che la nuova dimensione ormai gli procurava. Assisterà, pertanto, ad un succedersi di spazi e tempi che cambiano in continuazione, ad un movimento interminabile per direzioni diverse  dal momento che tutto, preistoria, mitologia, storia antica, cultura classica, modernità rientra in esso.  Tutto gli si mostra interscambiabile, può essere, cioè, antico e nuovo, passato e presente poiché partecipe di un eterno processo di trasformazione,  di fine e inizio, e l’uomo, i suoi pensieri, le sue opere, egli stesso, i suoi problemi, in un’esistenza concepita così immensa e priva di confini spaziali e temporali, sono soltanto una presenza minima e mutevole. “Un fascio di circostanze e funzioni, composite e in continuo cambiamento, a cui pensiamo come ‘io’...”: è questo ora l’uomo per Mussert e mentre nella prima parte dell’opera egli avverte tali fenomeni ancora come sensazioni e le comunica solo alla compagna durante i loro vagabondaggi a Lisbona, nella seconda gli si traducono in verità concrete.  Pertanto durante il viaggio, che compie o immagina di compiere da Lisbona al Terzo Mondo su una nave, è insieme a poche persone di diversa nazionalità, età, estrazione sociale, cultura, professione. Ognuna di queste narrerà la sua storia, la collegherà col proprio paese, si riferirà a luoghi, tradizioni, concezioni, usanze, costumi diversi da quelli conosciuti da Mussert e, tuttavia, con grande sua sorpresa tutti obbedienti all’idea di una vita quale tempo e spazio infiniti, quale infinita presenza di persone e cose, esseri animati e inanimati che si modificano ininterrottamente, si evolvono, assumono nuovi aspetti, riprendono quelli precedenti in un  movimento inarrestabile, indipendente dalla volontà dell’uomo e obbediente a quelle leggi di natura per le quali ha avuto inizio ed avrà fine.

Altri popoli, altre culture aggiungeranno altri luoghi, altri tempi, altri processi a quelli  avvertiti da Mussert, li confermeranno ed amplieranno, li realizzeranno.

Si era partiti dall’ idea dell’unicità e inalterabilità di certi valori, della loro capacità di riassumere interamente la vita e si è giunti alla coscienza della complessità e mutabilità di ogni aspetto di questa, dell’incessante trasformazione dei suoi elementi. Non è la prima volta che succede, nella letteratura moderna, di assistere alla rappresentazione della vita quale fenomeno molto articolato ma è la prima in cui tale rappresentazione viene condotta in modo così particolare, tramite, cioè, una prosa priva di regole poiché attraversata, in ogni frase, da elementi diversi, percorsa da improvvise illuminazioni, carica di molte presenze quasi volesse riflettere, in maniera immediata, i momenti del complicato processo che intende mostrare.


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