Prima Pagina
Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

I problemi de “Il Gattopardo”

di  Antonio Stanca

In “Ricordo di Lampedusa” (ed.Scheiwiller) il critico letterario Francesco Orlando ha ricostruito la figura dell’autore de “Il Gattopardo” (Palermo 1896-Roma 1957), ha indagato nella sua vita privata, nel periodo dei suoi svogliati studi universitari e del rapporto d’amicizia verificatosi tra lui, giovanissimo, e il Giuseppe Tomasi,  entrambi palermitani. L’Orlando vedeva nel Lampedusa un maestro d’eccezione data la sua vastissima cultura e la capacità d’indagine ed osservazione critica ma lo considerava pure una persona dai rapporti difficili a causa del carattere ombroso e dell’umore instabile. Molte sono le notizie, rivelazioni, particolarità che il libro contiene sul Lampedusa, che risulta una persona particolarmente schiva, riservata e attenta solo all’arricchimento della biblioteca di famiglia ed a quanto dalle continue letture potesse derivarle. E’ un’angolazione particolare che, tuttavia, aiuta a ricostruire la figura dell’autore. Va notato, però, che se Tomasi era uno studente distratto, scarsamente interessato agli studi di Giurisprudenza, un lettore accanito di romanzi storici italiani e francesi, un osservatore acuto della storia e letteratura nazionali e soprattutto un insofferente, un inquieto, questo era dovuto anche al fatto che egli vagava, in quegli anni, alla ricerca di ciò che potesse suggerirgli un’idea chiara per l’opera alla quale pensava in continuazione. E’ un fenomeno che succede a tanti autori prima che si rivelino e perciò il comportamento  del Lampedusa può essere giustificato. Si pensi che per la sua opera egli visse tutta la vita e non solo il periodo  che la precedette ma anche il seguente quando si mise alla vana ricerca di chi la potesse pubblicare. La pubblicazione e il successo sono stati postumi e “Il Gattopardo” ha costituito un “caso letterario”. Esso può essere considerato il primo best-seller italiano, ha avuto traduzioni in molte lingue, una riduzione cinematografica e il favore di molta critica. In verità è successo che i modi e i luoghi della scoperta del manoscritto, la fascinosa figura dell’aristocratico, solitario e misterioso autore, la ricostruzione, contenuta nell’opera, di ambienti e personaggi di un passato non molto lontano e tuttavia sconosciuto, abbiano contribuito ad attirare l’interesse di un pubblico sempre più vasto. Agli inizi è stato un successo incondizionato che ha fatto trascurare ogni eventuale  difetto dell’opera. In seguito, venuto il tempo della riflessione critica, sono state manifestate diverse e contrastanti interpretazioni sicché ancora oggi si discute se quello del Lampedusa sia da intendere un romanzo storico o verista o decadente. Ci sono in esso aspetti diversi e questi fanno sì che possa essere ricondotto ad ognuna di tali correnti.

La storia narrata è quella di una nobile famiglia siciliana vista nel momento dello sbarco garibaldino nell’isola durante le guerre per l’indipendenza dell’Italia e poi nel periodo risorgimentale quando la raggiunta unità nazionale aveva provocato la crisi della vecchia nobiltà e l’affermazione di una nuova classe sociale, quella degli “sciacalli”, cioè dei borghesi arricchitisi sulle rovine dei nobili “gattopardi”. Del romanzo storico l’opera ha l’ambientazione nel passato e l’unità e la cura della lingua ma manca di un’idealità o aspirazione unica che la percorra e animi tutta; del romanzo verista ha l’attenzione ai particolari degli ambienti e dei personaggi, l’impassibilità di chi scrive di fronte alle vicende presentate ma è priva di quella coralità che le sarebbe stata necessaria; del romanzo decadente ha la concentrazione dell’azione su un solo personaggio, il principe don Fabrizio Salina, e il senso di decadenza, di sconfitta da questi vissuto e sofferto. Tale ultimo aspetto potrebbe essere anche di ascendenza verista ma si rivela soprattutto decadente poiché dichiaratamente soggettivo nonché autobiografico. Tuttavia non sarà mai possibile risolvere il problema, definire in maniera decisiva l’opera. Solo se si accetta l’idea di un Lampedusa intellettuale incerto, insicuro, dagli umori cangianti, come testimonia l’Orlando, alla ricerca dell’idea illuminante per la propria opera, se lo si riconosce sospeso tra diverse tradizioni, opere, autori, influenze, se si valuta che il suo è stato, nella storia della nostra cultura e letteratura, un difficile momento di trapasso dall’eredità romantica e poi verista alla nuova lezione decadente e che egli, preso tra suggestioni vecchie e nuove, italiane e straniere, non ha saputo chiarirsi un proprio progetto ma di tutte ha risentito nella formazione e, quindi, nell’opera, si spiega come sia stata possibile la coesistenza di tante varietà in un solo romanzo. Come l’uomo, come l’intellettuale così lo scrittore sono stati più vittime della propria cultura e dei propri tempi che geni autonomi ed originali. Quello che sentivano non ha superato quello che sapevano e vivevano ed alla misura di questo sono rimasti anche quando altro sarebbe stato necessario.


La pagina
- Educazione&Scuola©