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Poco tempo per i migliori

di Antonio Stanca

L’ex-CT della nostra squadra nazionale di calcio, Marcello Lippi, intervistato in televisione circa il successo mondiale riportato, nel 2006, dai calciatori azzurri e sui motivi per i quali un evento così importante abbia avuto scarsa risonanza a livello d’opinione pubblica, non abbia, cioè, particolarmente attirato l’attenzione di essa e dei mezzi di comunicazione di massa, ha risposto che oggi succede così, che pure avvenimenti eccezionali sono destinati a non lasciare molta traccia. Ha detto una cosa importantissima con la naturalezza di chi fa una semplice constatazione. E’ vero, infatti, che ai nostri giorni anche azioni, opere di rilievo incidono poco, non hanno vasta eco e che questo è un fenomeno dei tempi moderni, un loro prodotto. In essi l’evento singolare vale solo per chi lo vive direttamente, per gli altri, per il pubblico è diventato una notizia tra le tante. E’ il segnale che a livello generale mancano ambizioni, aspirazioni o sono diverse da quelle che possono portare ad un successo particolare, mancano idealità dal momento che la condizione generale si è tanto appiattita da far ritenere ognuno soddisfatto di sé, da aver accolto valori molto diversi da quelli ideali e possibili per tutti. Essi consistono nel vivere di ciò che il corpo chiede, cioè di esigenze concrete, bisogni materiali, di quanto si vede, si tocca, si gusta, di quanto il momento, la moda propone. Si aspira quasi solamente ad apparire e nel migliore dei modi, a riuscire bene e meglio degli altri rimanendo, però, sempre tra loro e non pensando di staccarsi, di andare per altre, diverse vie. C’è ancora, tuttavia, chi queste segue perché così sente, ha bisogno di fare. C’è ancora chi vive d’idee e non soltanto sportivi campioni del mondo ma anche uomini di pensiero, cultura, scienza, arte, religione, politica. Ci sono ancora azioni, opere che si distinguono da un contesto così conformato, che conseguono riconoscimenti altissimi quali il Nobel anche se la loro notizia non riesce ad incidere in modo durevole dal momento che rientra nel numero sterminato delle tante altre notizie dei tanti altri avvenimenti di cui è carica l’attuale situazione privata e pubblica, umana e sociale, nazionale e internazionale. In essa accade di tutto, di tutto si sa, si dice, si scrive, si legge, è tanto dilatata da non escludere niente pur se di minima importanza, da farne motivo, elemento, aspetto di una comunicazione che non conosce confini di nessun genere. Fin quando l’azione clamorosa, l’opera mirabile erano tra le poche cose di cui si sapeva e si diceva l’interesse, l’ammirazione che suscitavano erano tali da far assumere loro una funzione didattica, un valore di correzione e miglioramento, da identificarle con quanto di buono generalmente si pensava e si voleva. Succedeva così anche perché non tutti avevano accesso all’informazione ma solo chi poteva per condizioni economiche e qualità di vita: per questo pubblico valeva quanto valeva per l’uomo o donna d’eccezione. Da quando, però, conquiste politiche, sociali, economiche hanno fatto sì che il pubblico si allargasse fino a comprendere ogni fascia sono sopravvenuti interessi diversi da quelli del più limitato pubblico precedente. Interessi legati alla realtà e non all’idea, alla materia e non allo spirito. Il consumismo, i mezzi di comunicazione di massa hanno contribuito, in maniera notevole, alla formazione di tale pubblico ed alla diffusione di tali interessi. Tra chi comunica attraverso radio, televisione, Internet e chi ascolta, vede, s’è creato, poi, un sistema che si regge sulla continua ricerca e proposta di ciò che è nuovo, diverso anche rispetto a quanto poco prima detto o visto. In tal modo tutto è diventato importante, continuo s’è fatto il bisogno di materiale sia per chi trasmette sia per chi segue e difficile risulta distinguere tra le infinite parti di esso quelle che valgono di più poiché stanno insieme ad altre più comuni e più accettate. Tuttavia che ancora adesso, quando minimi sono diventati lo spazio e il tempo ad esse dedicati, si pensino, si perseguano, si facciano “cose che valgono di più” della norma vuol dire che non tutto di quello spirito dell’uomo che viene da lontano, dalle sue origini, si è perduto e che sempre difficile risulterà parlare di una sua fine.


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