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Dalla vita alla sua idea

di Antonio Stanca

Abile narratore si è rivelato Mario Quaranta nel romanzo “La passeggiata della camicia nera”, recentemente comparso presso Editrice Salentina. L’autore vive ad Alessano, un comune del Sud d’Italia nella provincia leccese. Ha insegnato presso la scuola elementare e s’interessa di culture giovanili. Ora, in pensione, ha scritto quest’opera ambientandola in un immaginario paese del Meridione italiano e nei tempi della seconda guerra mondiale. La vicenda presentata non è eccezionale dal momento che casi di giovani mariti morti sul fronte e di famiglie private  della figura  del padre, del suo valore, della sua funzione, non sono rari in tempi di guerra. E’ una situazione che si ritrova in tanta letteratura, non solo italiana, venuta dopo  gravi conflitti, è un tema ricorrente e tuttavia il Quaranta riesce ad attirare il lettore, a coinvolgerlo nella narrazione, a tenerlo legato fino alla fine. Succede perché la sua   scrittura  scorre facile, rapida pur tra infiniti particolari. Accorto, puntuale è l’autore nel registrare ogni movimento del corpo e dell’anima, ogni aspetto della materia e dello spirito. Non risulta mai approssimativo, riesce sempre nell’intento perseguito, nell’effetto, nel significato voluto. Non di una  prova d’inizio si potrebbe dire di questa ma di una venuta dopo molte altre, di una prova maturata, tanto sicura  si mostra nell’ambientazione, nel collegamento, nella successione degli eventi.

Ottime qualità di forma che fanno sì che il contenuto, pur rientrando in un genere diffuso, si distingua poiché lo rendono in una maniera così vicina, così aderente alla  realtà, così  autentica, così naturale da sembrare che si svolga da solo. Niente di costruito, d’inventato sembra ci sia nella vicenda della giovane Angela rimasta ad accudire ai  tre figli dopo la partenza del marito per la guerra e il suo mancato rientro. Accetterà qualsiasi tipo di lavoro, si ammalerà, troverà ultimo ricovero nella casa materna ma non smetterà mai di pensare ad un futuro migliore, alla sua famiglia ricomposta una volta tornato il marito dal fronte. Non accetterà l’idea di averlo perso per sempre, inseguirà ogni sua traccia fino ad invecchiare senza smettere di sperare di rivederlo. E’ la sua storia quella narrata nel romanzo, è la sua vita quella che Quaranta rappresenta con tanta verità da farla diventare un segno, un simbolo, da fare di una persona comune un personaggio tramite le sole  caratteristiche  di lei e dei suoi luoghi. Angela giovanissima diviene moglie e madre e le circostanze che le occorrono la fanno sempre più rafforzare nel suo ruolo, accrescono le qualità richieste dalla sua posizione fino a trasformarla in una figura esemplare, nell’idea, unica ed inalterabile, di moglie e madre. Questo processo di trascendenza avviene, nell’opera del Quaranta, in maniera così spontanea da sembrare non cercato dall’autore e da sfuggire al lettore.

Non è facile  elevarsi usando mezzi semplici, pensare ad un documento e giungere a superarlo, muovere dalla singolarità di un caso e pervenire alla generalità dell’ idea: Quaranta è riuscito!


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